Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 44 - FEBBRAIO 2005

 




Ordina questo numero della rivista

Ambiente, parchi e partiti

Esiste una posizione generale di ciascuna forza politica italiana sulle questioni ambientali?

Chi, nel suo immaginario, ritiene di possedere una cultura ecologista ed è fornito di buoni contatti, riceve periodicamente molte pubblicazioni di nicchia, che confortano il suo senso di appartenenza ad una comunità di saggi, di giusti e di documentati. Ai primi posti di quel genere di pubblicazioni figura il trimestrale “natura e società”, organo ufficiale della federazione nazionale “pro natura”, da non confondere con “pro natura notiziario”, che ha diverso direttore responsabile e diversa “natura”. Forse. Sta di fatto che nel numero in distribuzione di “natura e società” (marzo 2005) il direttore Walter Giuliano (che, invece, in quanto direttore di pro natura notiziario è semplicemente Valter Giuliano, come quando collabora alla redazione della nostra rivista) dice cose sagge e condivisibili sulla sovrabbondanza di nuove associazioni naturaliste, e sulle sfide che si aprono per chi, venendo da lontano, non ha intenzione di chiamarsi fuori né di restare alla finestra. Accanto all'editoriale di Walter Giuliano viene pubblicato un articolo di Renzo Moschini, nella veste di componente del coordinamento redazionale, che si occupa di “ambiente e partiti” con l'identico stile che i lettori di “Parchi” conoscono bene. Renzo premette che “è merce rara quella che consente di ricostruire con qualche organicità le posizioni generali delle forze politiche sulle questioni ambientali. E poi fornisce la sua lettura critica di alcuni testi che io stesso in altra sede (il giornale dei parchi on line) ho recensito, ovviamente con maggiore verve, e più capacità di analisi. Tuttavia, al termine della lettura del gradevole prodotto del sapere e dello spirito del fondatore di questa rivista, al modesto suo successore nel ruolo di direttore responsabile sorge un dubbio. Anni di professione giornalistica e di consuetudine con i pretesti usati per avviare un ragionamento mi hanno da tempo vaccinato contro la tentazione di denunciare la fragilità di certe premesse, costruite al solo scopo di poterci appendere le considerazioni alle quali si tiene davvero. Tuttavia la premessa che fa Renzo è troppo impegnativa per non andarla a vedere. Lui immagina che esista una posizione generale di ciascuna forza politica sulle questioni ambientali (il che è fatale che sia, nei fatti ricostruibili soprattutto a posteriori) e sostiene che sia possibile ricostruirne le coordinate e le caratteristiche sulla base della lettura critica di alcuni libri in circolazione, trasferendone le ideologie ed i contenuti ai presunti partiti di riferimento. Ripeto, sono vaccinato nei confronti degli artifici della retorica giornalistica. Però non mi pare possibile farci questo tipo di illusioni. Esistono singoli autori che, fortunatamente, hanno voglia di esercitare le loro facoltà su materie che ci interessano. A volte la dicono giusta, a volte barellano. Come capita a tutti noi. Su tutt'altro piano, e con ben altre responsabilità e capacità di fare danni, operano le forze politiche, che esprimono in documenti politicamente corretti posizioni svariate su ogni campo dello scibile umano, che rappresentano l'abito da festa del Re, peraltro al dunque – quando opera scelte impegnative – sempre testardamente nudo. Sicché a me sembra re le forze politiche non possano essere chiamate in causa né sulla base dei libri di Questo o di Quello, simpatizzanti o iscritti o dirigenti che siano, e nemmeno sulla base di quello che scrivono nei programmi o che affermano nei convegni. Addirittura azzarderei l'ipotesi (verificata in anni di militanza) che i partiti intesi come soggetti decisivi nel compiere scelte legislative e di governo abbiano pochissimo a che vedere perfino con le loro sezioni tematiche, con i loro responsabili di settore e con i loro gruppi di lavoro tematici, che sono utili per l'occhio del mondo, per mostrare una apparenza di attenzione a certi temi, purché non si pretenda da nessuno di trasformare un convegno o un documento congressuale in leggi o in specifiche azioni di governo del Paese, o di pezzi di Paese detti Regioni. L'unico modo ragionevole per ricostruire, con qualche organicità e con qualche speranza di verità, le posizioni generali delle forze politiche sulle questioni ambientali è quello di desumerle dalle decisioni concrete che assumono su temi ambientali. Cosa che del resto Renzo Moschini fa, e non da oggi, e non solo su questa nostra rivista, ma anche ovunque riesce ad esprimere il suo modo di vedere le cose. Tutto ciò premesso, arrivo alla cosa che mi preme aggiungere. È gratificante sentirsi molto nel giusto. L'editoriale di Walter Giuliano su “natura e società” gronda auto gratificazione, del resto pienamente giustificata dalla storia di “pro natura” e dalla storia personale di Giuliano. E anche il sarcasmo che Moschini riserva a Papafava, con il quale io stesso ho dibattuto in un convegno romano trasmesso da radio Radicale, proprio discutendo del libro che Renzo porta ad esempio del modo di ragionare di certi liberisti, può essere assai gratificante. Purché non sfugga a nessuno di noi la nostra condizione di microscopici grilli parlanti, sommersi dal fragore delle chiacchiere della civiltà (?) dell'informazione, e dalle slavine dei libri che leggiamo e a volte scriviamo anche, ben coscienti di alimentare le discariche chiamate pudicamente remainders. Può sembrare singolare questo richiamo alle caratteristiche del nostro moto in luogo autoreferenziale permanente, proprio nel momento del rilancio e della riqualificazione di “Parchi”. Invece le due cose si tengono e si autoalimentano. Come scrive bene Valter Giuliano, la vera sfida è esistere, e non solo sopravvivere. E per esistere ci rinnoviamo. Tuttavia si esiste in un contesto reale, dove la tragedia ha spesso la meglio sulla commedia, dove non bastano le battute e le vignette per fermare i missili intelligenti, e soprattutto dove non ha senso alcuno crogiolarsi nel tepore delle nostre saggezze di nicchia, quando fischia il vento e infuria la bufera… P.S. Nella seconda metà del mese di Maggio su vari quotidiani nazionali (l'Unità, il manifesto, il Sole 24 Ore, ed altri ancora) si è sviluppata una polemica tra “Legambiente” e “Italia Nostra”, sulla quale si sono inserite autorevoli “firme” (Giuseppe Chiarante, Vittorio Emiliani). Segnalo anche questo “dibattito ecologico” perché ha raggiunto picchi fuori dell'ordinario. “Legambiente” fustiga l'ambientalismo “che sa dire solo no”, riferendosi ad “Italia Nostra”. Chiarante e Emiliani commentano lamentando la “rissa fra le associazioni” e attaccando pesantemente a loro volta “Legambiente” che avrebbe la colpa di voler “mettere a reddito” beni culturali, paesaggi, centri storici, monumenti e – naturalmente – gli stessi parchi. “Su tale strategia” affermano testualmente le due “grandi firme”, “Legambiente ha ricevuto e riceve finanziamenti molto ingenti dallo stesso ministro dell'Ambiente, Matteoli, descritto in modo benevolo, alla fine positivo. La linea di altre associazioni è molto diversa, contrapposta: i beni culturali e ambientali, la cultura, sono un inestimabile valore “in se e per se”, se il loro indotto turisticoculturale è fiorente ne siamo felici, ma quei beni hanno un valore assoluto che travalica quello commerciale. Qui sta la divaricazione. Qui sta il conflitto.” (L'Unità, 21 maggio) Sul “Sole 24 ore” di domenica 22 maggio interviene Giulia Maria Crespi, in qualità di presidente del Fai; ancora sull'Unità di lunedì 23 la presidente di “Italia Nostra” Desideria Pasolini Dall'Onda, presidente di “Italia Nostra” replica a Della Seta che aveva replicato a Chiarante ed Emiliani. Il dibattito, ferve. Cito questo gran discutere a riprova delle considerazioni già svolte. Anche in questo caso siamo al moto in luogo. All'autoreferenzialità. Ai polli di Renzo (inteso come Tramaglino, e non come Moschini). La domanda che poneva il Renzo Moschini relativa al pensiero dei partiti resta, a mio modo di vedere, ancora appesa al nulla. Anche su questo dibattito apparentemente “di sostanza”, infatti, chi può dire quali siano le posizioni delle maggiori forze politiche (o delle minori; o di ciascuna: minore, media o maggiore che sia)? L'ipotesi meno incredibile è che non esista nessuna posizione dei partiti. Ma potrei sbagliare. Aspetto notizie…

di Mariano Guzzini