Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 45 - GIUGNO 2005




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ALLE ORIGINI DEL MOVIMENTO AMBIENTALISTA

Gli anniversari di Lipu, Italia Nostra, Legambiente

Tempo di anniversari per il movimento ecologista e l'arcipelago delle associazioni che lo rappresentano. Il concentrarsi di ricorrenze storiche riferite alla fondazione di alcune delle associazioni nate sull'onda dei pionieri -la Pro Natura tra tutte- ci consente di ripercorrere una storia che è alle origini del movimento verde e anche di quello parchigiano, strettamente connesso. In esso confluì la sensibilità di tanti cittadini disposti a segnare, in qualche maniera, con l'appartenenza alle associazioni libere che fanno della difesa dell'ambiente il loro motivo di esistere, un diffuso sentimento di condivisione della necessità di tutela della natura. Certo, siamo ancora ben distanti da altri paesi, se pensiamo che nel Regno Unito gli appassionati di ornitologia che aderiscono all'autorevole Royal Society for Birds Protection, nata nel 1889, sono oltre un milione. La Lipu, sorella italiana che giunge al prestigioso traguardo del quarantennale con tanti importanti successi e un ruolo di primo piano nella battaglia per la conservazione dell'ambiente e della fauna selvatica, ne ha appena 42.000. Fiore all'occhiello dell'associazione è senza dubbio il sistema delle Oasi e dei Centri recupero e primo soccorso della fauna selvatica, una rete di ben 56 siti diffusi in 11 Regioni su una superficie di circa 7.000 ettari di natura protetta, visitati ogni anno da oltre 200.000 persone. Se nelle 32 oasi -la prima fu istituita a Crava Morozzo, in provincia di Cuneo nel 1979, l'ultima è stata inaugurata a maggio in territorio di Campagnola Emilia in provincia di Reggio Emilia- sono ospitate ben 250 specie di uccelli, i nove Centri di recupero -cui si aggiungono 15 centri di primo soccorso- salvano e curano, ogni anno, circa 13.000 animali feriti. Ma non basta: grazie al successo di progetti specifici, attuati per specie rare, a rischio di estinzione, nei nostri cieli sono tornate a volare specie quali la Cicogna bianca, il Gobbo rugginoso, il Grifone.
Se l'attività nazionale, di cui la rivista "Ali" -diretta da Dànilo Mainardi, presidente onorario- dà conto periodicamente, registra indubbi successi, il compleanno si celebra, tuttavia, in un panorama non proprio positivo per l'avifauna europea, che mette tra le specie minacciate la stessa Upupa, scelta come simbolo dell'organizzazione. Dieci anni in più vanta Italia Nostra che è, da cinquant'anni, la battagliera paladina della difesa del patrimonio ambientale e culturale d'Italia. E, non a caso decise di chiamarsi "Italia Nostra", a sottolineare un'appartenenza che auspicava di tutti, perché tutti se ne facessero carico. Le manifestazioni celebrative si sono aperte all'insegna del paesaggio per segnalare un'attenzione che è sempre stata nelle corde di una associazione nata proprio per difendere il territorio italiano dalle aggressioni e dall'indifferenza che hanno accompagnato la storia di un territorio un tempo noto come "Giardino d'Europa". L'anniversario, non solo celebrativo, ha visto subito la presentazione di una proposta di legge per tutelare il paesaggio agrario, una bozza di "Carta del paesaggio" e il progetto di un catalogo dei paesaggi rurali tipici. Sotto il marchio "Italia da salvare" -che ha ripreso una delle prime e più importanti indagini dell'associazione sul patrimonio storico, architettonico e paesaggistico della penisola- sono state organizzate numerose opportunità di riflessione sugli argomenti più consoni all'azione di questo prestigioso sodalizio, nato a Roma nell'ottobre del 1955. Quattro anni prima, la lettera aperta di un gruppo di letterati, artisti, critici e docenti universitari smosse l'opinione pubblica stimolandola a intervenire in opposizione ai previsti sventramenti del centro barocco di Roma tra il Tevere e Trinità dei Monti. Umberto Zanotti Bianco, Pietro Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Desideria Pasolini dall'Onda, Elena Croce, Luigi Magnani e Rubert Howard «estremamente preoccupati di fronte al processo di distruzione sempre più grave e più intenso al quale è stato sottoposto negli ultimi anni il nostro patrimonio nazionale», si costituirono in associazione «col proposito di suscitare un più vivo interesse per i problemi inerenti alla conservazione del paesaggio, dei monumenti e del carattere ambientale della città, specialmente in rapporto allo sviluppo dell'urbanistica moderna». Dichiarazione d'intenti e indicazione di linee di intervento, su cui Italia Nostra è sempre stata coerente, impegnandosi sui piani regolatori: non solo della capitale, ma anche di Firenze, Venezia, Napoli, Ferrara, Milano; per la tutela dei parchi storici, da Villa Savoia a Villa Pamphili, Villa Chigi, l'Appia Antica… L'impegno per l'istituzione di aree protette in territori fragili e preziosi del paese, dalla Maremma alla Val di Genova, dall'Abruzzo al Pollino, ha visto il suo coronamento con la legge quadro sulle aree protette che non a caso ha avuto per protagonista un vicepresidente di Italia Nostra come Gianluigi Ceruti, da sempre in prima linea nella difesa del Delta del Po. La spinta dell'associazione fu inoltre determinante prima per i decreti, poi per la "legge Galasso" a tutela del paesaggio e delle aree più fragili del paese, da quelle a rischio idrogeologico a quelle di alta quota. Dal primo nucleo romano, l'Associazione è cresciuta fino ad arrivare a più di 200 sezioni sparse su tutto il territorio nazionale. Tra le imprese di Italia Nostra meritano di essere ricordate, l'istituzione del Parco dell'Appia Antica a Roma e del Parco del Delta del Po, il recupero delle Mura di Ferrara, la già ricordata legge 394 sulle aree naturali protette, l'operazione Nettuno per le coste italiane. Tra le battaglie più significative quelle per la salvaguardia di Agrigento e di Paestum, delle Ville Venete e dei Colli Euganei, della Costa Smeralda, delle Pinete di Migliarino e di Ravenna. Il movimento di opinione che si riconosce in Italia Nostra ha partecipato alle campagne di protesta contro alcune iniziative ritenute dannose per l'ambiente e il patrimonio storico: fra queste le lotte contro la scelta nucleare, contro l'Expo a Venezia e contro le Olimpiadi a Roma. Nel corso del Giubileo 2000, Italia Nostra è riuscita a sventare un pericoloso progetto che avrebbe compromesso la stabilità di Castel Sant'Angelo. Alla presidenza dell'associazione si sono alternati personaggi prestigiosi, da Umberto Zanotti Bianco, a Filippo Caracciolo, Giorgio Bassani, Giorgio Luciani, Mario Fazio, Alessandro Merli, Floriano Villa, sino all'attuale, la combattiva fondatrice Desideria Pasolini dall'Onda. Infine, come dimenticare la ventata innovativa introdotta nell'arcipelago dalla Lega per l'Ambiente, che festeggia il quarto di secolo di attività? Maggio 1980, Roma: un gruppo di giovani attivisti della sinistra tra cui, Chicco Testa, Fabrizio Giovenale, Giovanni Berlinguer, Laura Conti, Virginio Bettini e tanti altri fonda, nell'ambito dell'Arci (Associazione Ricreativa Culturale Italiana, che a sua volta era stata fondata nel 1955) una nuova associazione che prende le mosse da temi ricorrenti nella nuova ondata di contestazione degli anni settanta: la pace, i problemi dell'ambiente e delle scelte energetiche a cominciare dal nucleare, stimolati anche dalle ferite ancora aperte dall'incidente di Seveso (1976), piuttosto che da quello del reattore americano di Three Mile Island dell'aprile 1979. La nuova organizzazione metteva in discussione alcuni parametri della sinistra introducendone altri, come quelli sui "limiti alla crescita" e sulla necessità di comportamenti meno energivori che tuttavia sembrano, alla verifica dell'oggi, non aver inciso più di tanto nei suoi programmi. Legambiente fu in prima fila nella battaglia contro i progetti di costruzione delle centrali nucleari previste nei piani energetici governativi, ponendo al centro della riflessione ecologista il dibattito sui limiti agli sprechi di energia e di materiali Subito dopo venivano introdotti, nel dibattito politico, temi dirompenti come la tossicità del piombo tetraetile nelle benzine, l'eccesso di impiego di pesticidi nell'agricoltura, il "buco dell'ozono" provocato dai clorofluorocarburi presenti negli spray e nella plastica espansa, la congestione del traffico. Argomenti che avrebbero indotto a un cambiamento di modello di sviluppo e di stili di vita, ma che, nonostante la catastrofe al reattore nucleare ucraino di Chernobyl (1986), e altri evidenti segnali di sofferenza del pianeta, non sembrano essere stati accolti, nemmeno da quella sinistra cui, per prima Legambiente si rivolgeva. Nonostante le centinaia di migliaia di soci, e una storia ormai lunga, il movimento ambientalista, non sembra in grado di incidere più di tanto né sui comportamenti individuali, né sulle scelte della politica. C'è da domandarsi seriamente il perché. Come ci si deve interrogare sulla scarsa incidenza dei temi ambientali -oggi universalmente riconosciuti come fondamentali, urgenti e indifferibili- nei programmi dei partiti e delle coalizioni che si presentano alle competizioni elettorali. Nessuna speranza dunque di arrestare la corsa folle verso l'ecocatastrofe? Tutti rassegnati a un destino che travolgerà questa insipiente specie umana che preferisce morire obesa e ricca di superfluo, piuttosto che vivere davvero, sino in fondo, la magnifica occasione della vita?

di Walter Giuliano