Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 52 - GIUGNO 2008



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Problemi che non si possono eludere

Spirito critico e ricerca: un anno di lavoroverso la Conferenza

Dunque si farà. La conferma, per l'annunciata Terza Conferenza sui parchi, è arrivata alla Presidenza di Federparchi e la data cadrà nei primi mesi del 2009. L'attesa durava da tempo e l'ordine del giorno dell'occasione per discutere delle politiche nazionali, regionali e locali che si prefiggono di tutelate la biodiversità, si infittisce, ogni giorno, di nuovi argomenti per i quali le decisioni urgono sempre di più. Ci sono argomenti lasciati indietro da anni, dall'origine della tanto sospirata legge quadro venuta per normare in maniera speciale la gestione di territori particolari, al di fuori della norma. In questi anni si è rischiato che, invece, le normative si appiattissero sul routinario, in una quotidianità normale, comune a tante altre politiche con il rischio che ci si rassegnasse a una sorta di stagnazione senza più idee propulsive, speciali.
Talvolta si è assistito a dinamiche che, paradossalmente, hanno reso meno rigorosa la tutela del territorio proprio dentro le aree che, per definizione, dovrebbero essere "protette".
All'origine gestioni poco accorte, qualche pressapochismo di troppo e inadeguatezze ai tempi che rischiano di far scivolare il nostro Paese in coda alla classifica di quelli che hanno saputo cogliere la sfida della modernità in sintonia con la sostenibilità, per un futuro durevole.
Abbiamo bisogno di innovazione -prima di tutto fatta di creatività, di saperi di fare- che dovrebbe vedere il suo trionfo proprio all'interno dei parchi e delle aree protette, laboratori privilegiati per la sperimentazione di nuovi modelli culturali, economici, sociali, che ci aiutino a programmare un nuovo futuro. Già accade, ma accade in situazioni troppo isolate, che non riescono a imporsi, a fare massa critica e non emergono, quindi, dalla normalità.
Se questo non succede, se il nostro sistema di natura protetta stenta ad affermare la sua diversità positiva, virtuosa, il suo primato, dobbiamo sforzarci di comprendere quali ne sono le ragioni, individuare le responsabilità, denunciare le eventuali inefficienze, inadeguatezze, storture del sistema.
Abbiamo cominciato a farlo e continueremo su questa strada tracciata come impegno politico per dare un contributo di critica costruttiva che consenta di correre ai ripari, correggere, aggiustare, migliorare, cambiare.
Dai Consigli direttivi, spesso composti in maniera insoddisfacente, a corto di competenze e di passione, alle Comunità del parco interpreti più del malcontento distruttivo che della collaborazione integrata e costruttiva, dagli organismi di direzione con un accesso pressoché liberalizzato alla professione che così perde l'indispensabile riferimento a competenze irrinunciabili alla gestione di territori "speciali", alla ricerca scientifica, a volte trascurata, altre rispondente più alle richieste e alle esigenze di ricercatori e Università che a quelle delle aree protette.
Ci rendiamo conto di correre il rischio di essere troppo severi con noi stessi, ma crediamo sia nostro dovere di voce libera, cercare di essere uno strumento utile; e lo saremo solo se sapremo non essere compiacenti, concilianti, accomodanti, ma pungolo e stimolo per l'intero sistema.
L'enfasi e l'attenzione dedicata agli aspetti economici e sociali rappresenta una strategia importante e significativa per affermare il ruolo dei parchi anche in questi settori e ha certamente contribuito, in maniera determinante, a centrare l'obiettivo del consenso locale, basilare per la territorializzazione delle politiche di tutela territoriale. Ma essi non possono esaurire o assorbire in maniera prioritaria le preoccupazioni e gli interventi di un'area protetta che è investita di questo status proprio perché la sua missione principale resta la garanzia della conservazione o del ripristino delle qualità ambientali e dei fragili equilibri ecologici.
Non sono, questi, che alcuni degli argomenti sui quali la rete italiana dei parchi e delle aree protette -che Federparchi rappresenta- sarà chiamata a discutere senza reticenze, infingimenti, censure, per fare i passi in avanti necessari per diventare una delle politiche mature e fondanti su cui costruire il futuro del Paese.
Abbiamo un anno per lavorarci, discutere, autoanalizzarci e farci esaminare, per arrivare all'appuntamento della Terza Conferenza con lo screening completo e le "analisi" aggiornate, in modo da fotografare con completezza e precisione lo stato di salute del nostro sistema.
La diagnosi ci consentirà di attivare le giuste terapie, non necessariamente per curare malesseri che ci auguriamo non emergano, ma soprattutto per prevenire quelli che si potrebbero presentare e che i cambiamenti climatici ci annunciano come inevitabili.
Affrontarli preparati, consentirà di dare il contributo che si attende da noi alla più generale sfida per mantenere in salute il Pianeta.

Valter Giuliano
direttore.rivistaparchi@parks.it