Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 54



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Aidap

Il Ministero dell’Ambiente e i Parchi: primi passi, falsi. L’AIDAP propone i passi nel
futuro

Perché confondere una giusta considerazione sull’intervento virtuoso dell’economia e del mondo della produzione in una serie di affermazioni approssimate? Perché portare per distrazione con la prima maximanovra finanziaria del nuovo governo le Aree marine protette sul lastrico?

Partiamo da queste domande per fare un tentativo. Quello di pensare che dopo questi primi passi falsi ci sia lo spazio per raccogliere le idee e definire un insieme di azioni più puntuali e capaci di dare risposte ai problemi della conservazione della natura nel nostro paese. Vogliamo fare come AIDAP ancora un tentativo in tal senso perché una cosa è certa nella nostra cultura politica di ogni appartenenza di credo: l’ambiente e tantomeno le politiche di tutela, non sono un campo di consolidata esperienza per gli schieramenti politici italiani. Lo hanno dimostrato purtroppo l’avvicendarsi nelle diverse legislature di Ministri e di strutture di gestione che non ci hanno permesso di raggiungere una vera e costruttiva politica per la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità.
C’è chi sostiene che ciò sia colpa anche della giovinezza con la quale nel nostro paese questi temi sono affrontati. E certo vero ma ora sono quasi venti’anni che lo diciamo e nel 2011 sarà il ventennale della legge 394. E dunque?
Dunque si deve rilanciare. Si deve metter mano ad un grande programma e l’AIDAP vuole in ciò fornire la proposta dell’esperienza dei tecnici e dei direttori che nelle aree protette investono la loro passione e il loro lavoro.
Le Aree protette italiane per il 2011. 150 anni dalla costruzione della nostra nazione e venti anni di storia di avvio della politica di tutela: su queste tappe e su questi messaggi credo si debba poggiare la proposta di costruzione di un programma serio e di lunga durata. Prendiamo spunto da chi ha studiato più di noi: Lindi Harvey del National Park Service ci ha spiegato nella bellissima iniziativa del 15ennale delle Dolomiti Bellunesi l’importanza e il valore delle politiche “proattive” che prevedono e pongono in essere con anticipo le azioni utili ad affrontare le sfide ambientali: il cambiamento del clima, la fruizione, l’educazione. Senza giungere al modello americano che oggi si sta preparando ai 100 anni del NPS, evento del 2016, oggi dobbiamo pensare di lavorare avendo prospettive e piani di azione.
Si dovrebbe tenere in considerazione che questa modalità di gestire i problemi, è una delle condizioni indispensabili e irrinunciabili per poter attivare quelle risorse private alle quali il Ministro ha fatto riferimento nelle sue dichiarazioni estive. Nel mondo privato la programmazione della spesa, l’attenzione allo sviluppo nel tempo degli investimenti è la condizione con la quale costruire paralleli progetti che siano di respiro.

Un Piano d’Azione Aree Protette 2011 è il terreno sul quale la nostra associazione aprirà il dibattito con il mondo dei parchi nei prossimi mesi, per chiedere risposte su questioni di fondo:
1 garantire solidità agli organi di gestione delle aree protette, proponendone anche una forte riforma, ma basata su chiare conoscenze e capacità di gestione.
2 predisporre una struttura di Agenzia tecnico-amministrativa di supporto esperto alla politica delle aree protette nazionali.
3 volgere una radicale azione di controllo e ridistribuzione di fondi e dotazioni organiche degli enti per recuperare disfunzioni e gestioni non virtuose.
4 predisporre un piano di investimenti nazionale che fornisca alle aree protette dotazioni finanziarie di standard europeo, come settore di efficacie investimento.
5 ricostruire il Comitato per le aree naturali protette abrogato dal Decreto Legislativo 28 agosto 1997, n. 28.
6 produrre in 3 anni la prima Carta della Natura e definire così il sistema della rete ecologica nazionale, corredata dalle prime norme di tutela coerenti con il sistema europeo della Pan-European Ecological Network (PEEN).
7 varare un Piano per la formazione del personale delle aree protette.
8 predisporre la “Carta dei Parchi d’Italia” un patto di azioni concrete sulla quale chiamare ad investire la pubblica amministrazione, la società civile e il mondo privato, nei campi dell’educazione delle nuove generazioni, della salvaguardia della biodiversità, della salvezza dei grandi sistemi ambientali e territoriali (il mare e le isole, le Alpi, i grandi Sistemi di Bacino, gli Appennini, le aree Periurbane).

Su questi impegni lanceremo proposte e attendiamo risposte per crescere e migliorare il nostro sistema dei Parchi. Senza svenderlo o donarlo a nessuno, ma mantenendolo fermo nel patrimonio della nostra Nazione.

Ippolito Ostellino