Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 54



Ordina questo numero della rivista

Rete dei Parchi Meridiani e Programmazione Comunitaria

PREMESSA
Il Formez Centro di Formazione Studi, nell’ambito del “PON ATAS – Progetto operativo ambiente – Formazione della PA e aggiornamento della Task Force”, ha realizzato un ciclo di attività di formazione, assistenza e studio sulle aree naturali protette. In tale ambito, è stata rilevata l’esigenza di un approfondimento in merito alle opportunità di finanziamento per le Aree Protette del Mezzogiorno legate all’utilizzo dei fondi comunitari della Programmazione 2007-2013.
L’idea dell’indagine è nata durante un convegno, realizzato a Caronia – nel Parco Regionale dei Nebrodi, dal titolo “Il sistema delle Aree Protette nella Programmazione 2007-2013”, nell’ambito del quale rappresentanti delle Amministrazioni Centrali e Regionali e delle Aree Protette del Mezzogiorno si sono confrontati sulle prospettive di sviluppo della Rete Ecologica Nazionale. L’incontro ha consentito di avviare una riflessione sui risultati ottenuti dagli investimenti realizzati nel corso della Programmazione 2000-2006 e, ancor più, sulle prospettive dei Documenti Strategici Nazionali e Regionali per la nuova programmazione. Dai lavori è emersa l’opportunità di individuare delle linee strategiche comuni e condivise che concorrano, in maniera sinergica, al rafforzamento della Rete Ecologica dei Parchi Meridiani e allo sviluppo sostenibile dei loro territori. Si è così avviata, in collaborazione con Federparchi, un’indagine sulla Rete dei Parchi Meridiani e la Programmazione Comunitaria svolta fra l’ottobre 2007 e il marzo 2008. L’indagine è stata finalizzata a rilevare come la Programmazione 2000/2006 abbia contribuito a mutare o consolidare il ruolo che i Parchi svolgono per i territori su cui insistono. Inoltre, si è attivata una fase di ascolto dei territori volta a individuare indirizzi unitari per la definizione di una strategia condivisa dalle Regioni dell’Obiettivo Convergenza per il rafforzamento della Rete Ecologica dei Parchi Meridiani, da attuare con il ciclo di Programmazione Nazionale e Regionale 2007/2013.
Un sincero ringraziamento va al personale delle Aree Protette che ha collaborato per la riuscita dell’indagine.

INTRODUZIONE
L’indagine è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario, con domande a risposta chiusa e a risposta aperta, finalizzato sia alla raccolta dei dati sul passato periodo di Programmazione, sia alla rilevazione dei bisogni dei territori delle Aree Protette (AAPP). A tal fine, il questionario è stato articolato in tre sezioni. La prima sezione è stata dedicata alla raccolta d’informazioni inerenti il ciclo di Programmazione 2000-2006 e, in particolare, le principali fonti di finanziamento cui si è attinto e le modalità di utilizzo delle stesse (ambiti di attività, tipologie di azioni, modalità attuative), con un approfondimento in merito alle eventuali criticità incontrate nella gestione dei Fondi. Tali informazioni sono di particolare interesse, poiché dal monitoraggio nazionale dello stato di attuazione degli interventi a valere sull’Asse I -“Risorse Naturali”, settore Rete Ecologica, dei Programmi Operativi Regionali delle Regioni Obiettivo 1 emerge un ritardo di spesa generalizzato, legato anche alla complessità degli strumenti attuativi (Progetti Integrati e PI Territoriali). Nello specifico, rispetto ai 713 milioni di euro d’interventi programmati (oltre 1.800 progetti, metà dei quali finanziati dal settore turismo), l’impegno di spesa al 31 dicembre 2007 era inferiore al 70% e i pagamenti si attestavano a circa al 39% (Fonte: DPS).
Si è, dunque, sentita la necessità di approfondire, direttamente presso gli enti gestori, i fattori che hanno influenzato tali esiti, al fine di individuare i punti di debolezza del processo attuativo e rendere possibile definire degli interventi mirati nel periodo di Programmazione 2007-2013, evitando il rischio di riduzione delle risorse per scarsa capacità di spesa, come riscontrato nel passato periodo di programmazione.
La seconda sezione del questionario è stata destinata alla rilevazione degli ambiti e delle tipologie d’intervento che i Parchi ritengono prioritari nella nuova programmazione per una migliore gestione dell’area protetta e per l’avvio di processi di sviluppo sostenibile dei propri territori. Tali informazioni sono utili sia per rilevare l’eventuale modifica degli investimenti proposti rispetto a quelli già effettuati nella Programmazione 2000-2006, sia per confrontare le diverse esigenze espresse dagli Enti ed eventualmente individuare ambiti comuni d’intervento.
In fine, con la terza sezione del questionario è stato analizzato il livello di partecipazione dei Parchi alle attività di programmazione regionale (Valutazione Ambientale Strategica - VAS, documenti sulla Rete Ecologica Regionale – RER) e il livello d’integrazione delle strategie territoriali con le politiche di strutturazione della RE regionale e interregionale.

IL CAMPIONE
L’indagine ha riguardato i Parchi e le Aree Marine Protette delle Regioni del Mezzogiorno. Il totale delle AAPP istituite nel Mezzogiorno è di 58: 13 Parchi Nazionali, 26 Parchi Regionali e 19 Aree Marine Protette. L’universo di riferimento è stato reso omogeneo per raggiungere un campione significativo per il nostro studio. In prima analisi sono state escluse le AMP ricadenti nei Parchi Nazionali (2), in secondo luogo sono stati considerati solo i Parchi con un Ente Autonomo di gestione lasciando fuori gli altri (10), per ultimo non sono state considerate le AMP di nuova istituzione (2007) e con Gestione Provvisoria (6).
Il campione è, dunque, costituito da 12 Parchi Nazionali, 18 Parchi Regionali e 11 Aree Marine Protette ai quali è stato inviato il questionario a mezzo posta elettronica. Poi, il processo è stato seguito telefonicamente prendendo contatto i singoli Enti.
Nel complesso hanno risposto 29 Enti come illustrato nella seguente tabella:

I RISULTATI
I SEZIONE – LA PROGRAMMAZIONE 2000/2006
La prima domanda del questionario (A) ha voluto conoscere i principali canali di finanziamento comunitario di cui le AAPP hanno usufruito in qualità di Beneficiario Finale (gestione diretta delle risorse) nel corso del ciclo di Programmazione 2000-2006. Dai dati rilevati risulta che la tipologia di strumento di finanziamento maggiormente utilizzato dal complesso delle Aree Protette intervistate è il Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg, seguito dal Programma Operativo Regionale - Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (POR FESR) e dal Programma di Iniziativa Comunitaria LIFE (cfr. graf. 1).
In particolare (cfr. graf. 2), si evince che tutti e otto i Parchi Nazionali, che hanno risposto al questionario, hanno gestito direttamente fondi comunitari, con una maggiore diffusione di progetti a valere sui Programmi di Iniziativa Comunitaria Interreg e Life (87%), ma con una maggiore concentrazione di risorse a valere sul POR FESR.
Per quanto riguarda i Parchi Regionali, si rileva che le risorse maggiormente utilizzate, sia per numero di beneficiari sia per quantità di risorse, sono quelle a valere sul POR FESR (75%), seguito dal POR Fondo Sociale Europeo (FSE) e dal Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg (50%).
Si evidenzia, inoltre, che il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEOGA) risulta fra i meno utilizzati dagli enti gestori quali beneficiari finali, pur essendo in esso previste diverse misure agro-ambientali.
Analizzando, poi, i dati rilevati per le Aree Marine, emerge la maggiore diffusione di Programmi di Iniziativa Comunitaria Interreg (78%) e, invece, una mancanza di utilizzo del POR FSE.
Aggregando i dati dei Parchi Nazionali in base all’Obiettivo di appartenenza rispetto alla politica di coesione comunitaria 2007/2013 (cfr. graf. 3) si evidenzia che le AAPP dell’Ob. Competitività non hanno utilizzato, nella passata programmazione, risorse a valere sui fondi FSE e FEOGA dei POR. La stessa aggregazione nel caso delle Aree Marine
(cfr. graf. 4) mostra il mancato utilizzo del POR FESR nell’area convergenza e del Programma d’Iniziativa Comunitaria LIFE nell’area competitività. Infine, i risultati del quesito sulle tipologie di finanziamento utilizzate sono stati analizzati su base regionale, in modo da mostrarne le differenze (cfr. graf. 5).
Alla domanda inerente gli strumenti finanziari ai quali gli enti gestori non hanno avuto accesso, ma che ritenevano importanti, i parchi terrestri segnalano prevalentemente il FEOGA (25%) e il Life (20%), mentre le aree marine protette evidenziano la maggiore necessità di finanziamenti riferiti alla conservazione degli habitat marino - costieri a valere sia sul POR FESR, sia sul LIFE (33% per entrambi).
Entrando nel dettaglio dell’indagine, con le domande B) e C) si sono raccolte le informazioni inerenti gli ambiti di attività nei quali sono stati effettuati gli investimenti e le tipologie di azioni realizzate. E’ così emerso che l’ambito di attività maggiormente finanziato è lo sviluppo locale, seguito dalla conservazione della natura (cfr. graf. 6). Analizzando i dati per ciascuna tipologia di area protetta (cfr. graf. 7) risulta che i Parchi Nazionali e le Aree Marine hanno investito principalmente in conservazione della natura, mentre i Parchi Regionali in sviluppo locale.
In particolare, quasi tutti i Parchi Nazionali si sono interessati della conservazione della natura (86%) e una buona percentuale in sviluppo locale e tutela del paesaggio (75%), mentre per i Parchi Regionali, come prima indicato, il dato è differente: la maggioranza degli enti gestori hanno investito sullo sviluppo locale (75%) e, in seconda istanza, in educazione ambientale (67%).
In fine, i dati concernenti le Aree Marine confermano la prevalenza d’investimenti nel settore della conservazione della natura (67%), con una buona percentuale anche nei settori sviluppo locale e educazione ambientale (56%).
Per quanto riguarda le tipologie di azioni attivate, i dati restituiti dalla tabella 2 indicano che le maggiori frequenze per tutte AAPP riguardano: le infrastrutture per la fruizione del Parco, l’assistenza tecnica e la comunicazione e sensibilizzazione. Dall’analisi per tipo di AAPP si specifica che i Parchi Nazionali hanno quasi tutti (87%) implementato progetti di conservazione della natura e d’infrastrutture per la fruizione del parco (sentieristica, punti osservazione, info-point, etc...), seguiti da interventi d’infrastrutturazione per il territorio (restauro beni culturali, viabilità, arredo urbano, recupero centri storici, etc...) (75%).
Il dato inerente le infrastrutture per la fruizione del parco è confermato anche per i Parchi regionali (100%), mentre le altre tipologie di attività prevalenti riguardano l’assistenza tecnica e il marketing territoriale (80%). Tale differenza è probabilmente legata alla recente istituzione di molti dei parchi regionali delle Regioni Ob. 1 e, quindi, alla minore esperienza nella gestione di progetti complessi, per quanto riguarda l’assistenza tecnica, e alla necessità di dare una maggiore visibilità ai territori protetti, per quanto riguarda il marketing territoriale.
Nel caso delle Aree Marine Protette, le tipologie d’investimento sono più diversificate con una percentuale costante del 56% per l’assistenza tecnica, gli scambi di esperienza, la conservazione della natura, le infrastrutture per la fruizione del Parco, l’acquisto di attrezzature e la comunicazione e sensibilizzazione.
Di contro, le attività meno o per nulla finanziate sono l’acquisto di terreni, le misure agro-ambientali e l’efficienza energetica e le energie rinnovabili per i Parchi Nazionali; la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili e la ricerca scientifica per i Parchi Regionali; la conservazione ex-situ e programmi di reintroduzione di specie, la mobilità sostenibile, i servizi sociali e culturali e le infrastrutture per il territorio per le Aree Marine.
Dalle risposte alla domanda D), volta a conoscere le modalità di attuazione degli interventi finanziati dai Fondi Comunitari, risulta che quella più utilizzata è la progettazione integrata (cfr. graf. 8), con una maggiore diffusione in regione Campania dove la gran parte dei Parchi sono stati individuati quali soggetti capofila di PIT.
Analizzando il dato per singola tipologia di AAPP (cfr. graf. 9), si conferma che la progettazione integrata è il principale strumento di attuazione per i Parchi Regionali, mentre nel caso dei Parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette si ha un’eguale ripartizione fra attivazione tramite progettazione integrata e progetti a valere su misure monosettoriali. L’ultima domanda della prima sezione (E) era finalizzata a rilevare le maggiori criticità riscontrate dagli Enti nell’amministrazione dei Fondi Comunitari, analizzandone gli aspetti progettuali, realizzativi e gestionali. In termini assoluti e per tutte le AAPP, la criticità principale è la carenza di personale, seguita dalla conoscenza delle diverse opportunità di finanziamento e dall’affidamento degli incarichi (cfr. graf. 10).
Nel dettaglio, i Parchi Nazionali hanno segnalato, quali maggiori criticità nella fase progettuale, l’affidamento d’incarichi esterni (procedura di evidenza pubblica, anticipazione costi, etc...) – l’87% degli stessi, seguito dalla effettiva conoscenza delle diverse opportunità di finanziamento. Il dato è confermato anche dalle Aree Marine Protette con una percentuale, per entrambe le risposte, pari al 55%, mentre i Parchi Regionali indicano quale maggiore criticità la capacità progettuale delle strutture interne con il 67%. Per quanto riguarda gli aspetti realizzativi, i Parchi Nazionali segnalano la criticità inerente i rapporti con l’Autorità di Gestione dei Fondi con una percentuale del 62% e i Parchi Regionali concordano su tale criticità per il 33% al pari delle procedure di evidenza pubblica. Le Aree Marine indicano, invece, la carenza di fondi per l’assistenza tecnica esterna, con una percentuale del 27%.
In fine, per gli aspetti gestionali, si ha una convergenza di risposte – confermando il dato aggregato – sull’insufficienza della pianta organica, con una percentuale dell’87% fra i Parchi Nazionali, dell’83% fra quelli Regionali e del 54% fra le Aree Marine Protette.
Dall’ultima parte della domanda, volta a dettagliare le criticità riscontrate, le aree protette terrestri ribadiscono le problematiche inerenti la carenza della pianta organica e le attività di rendicontazione. I Parchi regionali e le Aree marine protette fanno, inoltre, rilevare difficoltà nel dialogo fra le istituzioni dei diversi livelli.
II SEZIONE
LA PROGRAMMAZIONE 2007/2013
La prima domanda (F) della seconda sezione del questionario è volta a conoscere le attività ritenute prioritarie per il periodo di Programmazione 2007-2013. Si è chiesto agli Enti di sceglierne 10 tra quelli elencati e numerarli in ordine di importanza. I dati raccolti sono stati elaborati per restituire il quadro delle priorità ottenendo una scala di valori da 0 a 10.
Dall’analisi della tabella 3 emerge che la conservazione di habitat e specie è individuata quale priorità da tutte le tipologie di enti, seguita dalla formazione del personale e dalle infrastrutture per la fruizione del Parco per le Aree Protette terrestri e dai sistemi di monitoraggio della biodiversità e dalle attività di comunicazione e sensibilizzazione per le Aree Marine. Le attività ritenute meno importanti sono, invece, risultate l’acquisto di terreni, l’acquisto di attrezzature e i servizi sociali e culturali per i Parchi e la gestione forestale, la conservazione ex-situ e programmi di reintroduzione di specie, l’acquisto di attrezzature e l’assistenza tecnica per le Aree Marine. Per una migliore conoscenza dei fabbisogni su base regionale espressi dalle diverse aree protette si riporta il quadro delle attività ritenute prioritarie per la Programmazione 2007/2013 nella tabella 4.
Per quanto riguarda i settori di intervento (G) previsti nella Programmazione comunitaria 2007-2013, si rileva che il potenziamento dell’immagine del Parco e del suo territorio e la preservazione degli habitat e la sostenibilità ambientale sono i settori nei quali si prevede l’attivazione di un numero maggiore di progetti (cfr. graf. 11). Si evidenzia, inoltre, che particolare rilevanza è posta anche sul settore della formazione, sia intesa come crescita della cultura organizzativa e amministrativa del personale del Parco, sia intesa come processo di riqualificazione delle risorse umane del territorio (per un totale del 22%). In particolare (cfr. graf. 12), sia i Parchi Nazionali sia le Aree Marine individuano la preservazione degli habitat e la sostenibilità ambientale quale ambito prioritario, mentre i Parchi Regionali intendono puntare sul potenziamento dell’immagine del Parco e del suo territorio. Le risposte di tutti gli Enti convergono, invece, sulla seconda priorità che è la crescita della cultura organizzativa e amministrativa del personale del Parco. Dalla domanda H) emerge, inoltre, che la maggior parte degli Enti ritiene che le attività considerate prioritarie per le aree protette da loro gestite siano finanziate nell’ambito dei Documenti di Programmazione 2007-2013. Le tipologie di attività sulle quali alcuni Parchi hanno invece evidenziato delle carenze sono la valorizzazione delle buone pratiche (PN d’Abruzzo, Lazio e Molise), gli interventi strettamente finalizzati alla tutela della biodiversità (PR del Matese) e la pianificazione (piano parco e piani di gestione delle aree Siti d’Importanza Comunitaria – SIC – e Zone di Protezione Speciale – ZPS – per il PR Roccamonfina).

III SEZIONE – OSSERVAZIONI ALLA VAS DEI PROGRAMMI OPERATIVI, RETE ECOLOGICA REGIONALE, PROGETTI PORTANTI
La prima domanda della terza sezione (I) è volta a indagare il livello di partecipazione degli Enti alla procedura di VAS dei Programmi Operativi e gli eventuali contributi apportati. Dai dati rilevati emerge che solo il 29% degli enti ha presentato delle osservazioni, con una maggiore partecipazione percentuale dei Parchi Regionali (35%) rispetto alle altre tipologie di aree protette.
Il dato disaggregato su base regionale sottolinea l’assenza di osservazioni presentate alla procedura di VAS dei Programmi Operativi da parte delle AAPP abruzzesi e lucane, mentre quelle delle Campania fanno registrare un maggior numero di osservazioni. Si è poi indagato sulla conoscenza di documenti regionali di indirizzo per la strutturazione della RER (L) e dall’analisi dei questionari pervenuti risulta che il 78% delle risposte conferma una conoscenza degli strumenti di pianificazione regionale della Rete Ecologica.
La domanda M) era, invece, volta a rilevare la presenza di progetti portanti sui quali le diverse aree protette hanno deciso di incentrare la Programmazione 2007-2013. Dalla verifica delle risposte pervenute si evince che l’83% delle aree protette intervistate ha già individuato un progetto strategico per la nuova programmazione.
Non tutti gli enti hanno, però, specificato la tipologia di progetto portante già individuato. Le informazioni ottenute fanno emerge che i Parchi Nazionali e Regionali intendono utilizzare i fondi della nuova programmazione per l’attuazione degli interventi previsti nel Piano del Parco, per la conservazione della biodiversità, per la realizzazione di strutture per la ricerca e per la realizzazione di distretti turistici. Le Aree Marine, il campione più popolato, hanno segnalato differenti tipologie di progetti quali l’educazione ambientale, il monitoraggio e la sorveglianza, la conservazione, la riqualificazione ambientale e i centri per la fruizione e la didattica.
L’ultima domanda (N) era, in fine, volta a raccogliere suggerimenti sui possibili interventi di rilevanza interregionale ritenuti strategici ai fini del rafforzamento della Rete Ecologica dei Parchi Meridiani. I contributi pervenuti (14 su 29 con una percentuale del 48%), vertono sulle seguenti tipologie di intervento:
• avviare un processo di pianificazione, progettazione e valutazione unitario e condiviso dei Parchi, anche attraverso l’adozione di linee guida coordinate;
• valorizzare risorse umane e reingegnerizzare dell’organizzazione degli Enti Parco;
• individuare e salvaguardare i corridoi ecologici, anche attraverso la definizione delle aree contigue, la riqualificazione ambientale delle aree degradate e la reintroduzione di specie;
• contrastare il fenomeno dello spopolamento dei territori montani;
• avviare processi continui di dialogo e scambio di esperienze fra le diverse aree protette;
• realizzare progetti di ricerca e sperimentazione sovra regionali su tematiche comuni (biodiversità, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, turismo sostenibile, SGA, etc...).

CONCLUSIONI
Un primo confronto, che alla luce dei dati raccolti appare interessante effettuare, riguarda le informazioni inerenti gli ambiti di intervento e le tipologie di attività finanziate nel periodo di programmazione 2000-2006 e quelli nei quali le AAPP hanno intenzione di investire nel nuovo ciclo di programmazione.
Dall’analisi emerge, così, che per le Aree Marine Protette i settori di intervento restano invariati confermando la priorità della preservazione degli habitat e la sostenibilità ambientale e dell’attivazione di percorsi di sviluppo locale, mentre per i parchi terrestri si rilevano delle variazioni. In particolare, per i Parchi Nazionali il settore principale di intervento resta la preservazione degli habitat e la sostenibilità ambientale, ma individuano quali seconde priorità la crescita della cultura organizzativa e amministrativa del personale del Parco e il potenziamento dell’immagine del Parco e del suo territorio. I Parchi Regionali, invece, segnalano quale settore principale di intervento il potenziamento dell’immagine del Parco e del suo territorio seguito dalla crescita della cultura organizzativa e amministrativa del personale del Parco e dall’attivazione di percorsi di sviluppo locale.
I dati dei Parchi Nazionali e Regionali sono ulteriormente confermati dall’esame delle attività ritenute prioritarie, che individuano quale attività principale la conservazione di habitat e specie seguita dalla formazione del personale e dalle infrastrutture per la fruizione del Parco. Inoltre, dall’analisi delle maggiori criticità riscontrate dagli Enti nell’amministrazione dei Fondi Comunitari si evince che vi è un problema generalizzato legato all’insufficienza della pianta organica degli enti gestori e alla necessità di ricorrere a risorse esterne specializzate per le attività di progettazione e gestione degli interventi. A seguito di un ciclo di programmazione di intenso coinvolgimento delle AAPP nelle politiche di sviluppo locale emerge forte, dunque, l’esigenza di intervenire sulle risorse umane con una domanda diffusa di attività di formazione specialistica, aggiornamento e supporto finalizzata a migliorare la capacità di progettazione, gestione e monitoraggio di interventi complessi. La complessità dell’amministrazione dei Fondi comunitari presuppone, infatti, un rafforzamento delle capacità istituzionali dei beneficiari finali, intese sia come dotazione di personale interno ed esterno idoneo per quantità e qualità a implementare - dal punto di vista tecnico, procedurale e amministrativo – le azioni programmate, sia come capacità di cooperazione interistituzionale e partenariale volta a costruire percorsi di sviluppo fortemente partecipati e condivisi. Ciò fa sì che anche il Quadro Strategico Nazionale individui fra gli interventi prioritari il potenziamento delle strutture organizzative dei soggetti gestori di AAPP attraverso l’innovazione tecnologica, il miglioramento della capacità di progettazione, gestione e monitoraggio delle attività, la realizzazione di attività formative e di supporto ai soggetti coinvolti nei processi di government e governance delle Aree Protette. Altre informazioni di particolare interesse emergono, anche, dall’analisi delle attività meno o per nulla finanziate dove spiccano le misure agro-ambientali e l’efficienza energetica e le energie rinnovabili.
Per quanto riguarda le misure agro-ambientali, si è rilevata una difficoltà di accesso al Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia. Tale problematicità è stata, infatti, segnalata dal 25% degli enti, i quali hanno ribadito l’importanza degli interventi in agricoltura al fine di attuare una compiuta strategia di conservazione della biodiversità. Esiste un legame profondo fra agricoltura e rete ecologica con una sostanziale caratterizzazione agricolo - forestale dei territori protetti. S’impone, quindi, una stretta coerenza tra gli indirizzi generali dello sviluppo rurale con quelli specifici relativi alla Rete Ecologica Nazionale, allo scopo di realizzare azioni integrate e sinergiche, in un’ottica di sistema. L’agricoltura, infatti, esercitando una forte influenza sul territorio e garantendo la continuità di talune pratiche, mantiene un ruolo centrale nell’assetto del territorio e nella tutela dei beni e delle tradizioni culturali. Pratiche agricole corrette contribuiscono in maniera sostanziale alla conservazione e alla tutela della biodiversità, alla gestione integrata dei biotopi, nonché la conservazione del suolo e delle risorse idriche. La qualità ambientale perseguita con la Rete Ecologica Nazionale risulta, a sua volta, di fondamentale importanza per lo sviluppo di un sistema agricolo e zootecnico che intenda caratterizzarsi, sui mercati nazionali e internazionali, per l’elevata sostenibilità e l’eccellenza alimentare. Tale mercato è fortemente influenzato dalla biodiversità vegetale e animale – dalla quale derivano molti dei prodotti pregiati e rari – e dalle condizioni di naturalità e/o salubrità dei contesti in cui tali produzioni sono realizzate.
Ne consegue la necessità di integrare gli strumenti della programmazione comunitaria nazionale e regionale – così come ribadito più volte nel Quadro Strategico Nazionale – con i Piani di Sviluppo Rurale regionale, instaurando un dialogo e un confronto continui fra le diverse istituzioni competenti e avviando azioni sinergiche sui diversi programmi. Il dato inerente la carenza di interventi nel settore dell’energia va evidenziato, in quanto la nuova programmazione prevede un notevole stanziamento di risorse – a valere su strumenti di programmazione regionale e nazionale – dedicate alle politiche energetiche e all’applicazione del Protocollo di Kyoto. In tale scenario, i Parchi potrebbero ricoprire un ruolo strategico nella realizzazione di progetti pilota e nella diffusione di buone pratiche. Infine, per quanto riguarda gli interventi interregionali ritenuti strategici ai fini del rafforzamento della Rete Ecologica dei Parchi Meridiani, si rileva la diffusa esigenza di rafforzare, da un lato, il dialogo e il confronto fra i diversi enti gestori delle AAPP – in modo da favorire lo scambio di esperienze e la realizzazione di progettualità sovra regionali su tematiche comuni (biodiversità, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, turismo sostenibile, SGA, etc...) – e, dall’altro, il coordinamento tra le Amministrazioni centrali e quelle regionali – per garantire che la domanda di politiche di tutela e valorizzazione trovi una coerente sintesi programmatica. La tutela della biodiversità necessariamente comporta azioni che non sempre possono essere comprese entro limiti amministrativi regionali, ma necessitano di una strategia d’insieme cui gli enti gestori possano fare riferimento e trovare coordinamento per tutte quelle iniziative dirette alla tutela e valorizzazione delle diverse componenti del territorio. La completezza e l’efficacia di questo tipo di processo presuppongono, dunque, la promozione di azioni interregionali improntate a un governo integrato e intersettoriale delle trasformazioni territoriali e orientate verso la creazione di una serie di attività molto radicate nelle vocazioni e nel consenso locale, in grado di generare azioni di conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale, capaci di assicurare opportunità di lavoro stabili e non assistenziali.