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Area Naturale Protetta di Interesse Locale Le Balze

 

L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 1'027.00 ha
  • Regioni: Toscana
  • Province: Firenze
  • Comuni: Reggello
  • Provv.ti istitutivi: DCC 72 28/07/2005

 

 

Le Balze del Valdarno

La parte del territorio, che viene denominato "Valdarno Superiore", compreso tra la riva destra dell'Arno e le formazioni collinari che fanno da preludio al Pratomagno, è contraddistinta da strutture geologiche di particolare suggestione e bellezza, costituite da sabbie, argille e ghiaie stratificati alte fino ad un centinaio di metri ed in successione di forme diversificate, intercalate da profonde forre. Tali strutture, denominate Balze, sono il risultato, allo stato attuale, dello smantellamento degli antichi sedimenti provocato dagli agenti atmosferici, ma anche segnati dalla presenza, nel tempo, dell'uomo.
Nel '98 i comuni di Terranuova Bracciolini, Castelfranco di Sopra, Loro Ciuffenna e Pian di Scò hanno promosso la tutela dell'area istituendo un'Anpil (area naturale protetta di interesse locale).
La parte che ricade nel comune di Reggello, in provincia di Firenze ha necessità di difendere le balze dai danni paesaggistici ed in modo da salvaguardare non solo gli aspetti ambientali, ma anche i valori culturali e paesaggistici presenti.
Dal punto di vista turistico, le potenzialità della zona, che va dal comune di Reggello a quello di Castiglion Fibocchi, lungo la fascia della strada dei Setteponti, sono promettenti, se si considerano la sua estensione, la ricchezza di valori, la vicinanza a tre città d'arte come Firenze, Siena ed Arezzo, mete favorite di innumerevoli flussi turistici, la presenza di grandi vie di comunicazione come l'autostrada del Sole e la Direttissima, l'alta presenza di turismo straniero più attento e consapevole.

Foto di Le Balze del Valdarno
 

La Geografia

Il Valdarno Superiore è un bacino intermontano tra Firenze ed Arezzo, tra i più estesi dell'Appennino settentrionale, delimitato ad ovest dai Monti del Chianti, con quota massima di 892 m e ad est dalla dorsale del Pratomagno, con quota massima di 1591 m.
il Valdarno superiore presenta numerose forme di paesaggio come la pianura, le colline, i pianori, i versanti montagnosi appartenenti alla catena appenninica.
La temperatura media annua del fondovalle è di 12,8 °C con punte di massima in agosto e minima in dicembre. In autunno e inverno il fenomeno della nebbia o leggera foschia tende a stagnare nel fondovalle, con frequenti brinate. Nei mesi invernali si hanno modeste precipitazioni nevose sopra i 1000 m. I confini amministrativi comprendono due Province: Firenze e Arezzo con 14 comuni, comunque la sua conformazione così netta e precisa indica anche dal punto di vista geografico un vero comprensorio noto in tutta la Regione.
Le rocce più comuni sono arenarie, sabbie e argille. Il Valdarno è una delle zone più ricche di fossili di grandi mammiferi della terra e vi si trovava il più grande bacino di lignite xiloide d'Italia.
E' attraversato nella sua lunghezza da importanti vie di comunicazione: oltre alla statale, passa l'autostrada A1 e la direttissima Roma-Milano.
La Valle è attraversata in tutta la sua lunghezza dal tratto intermedio del fiume Arno che insieme ai suoi affluenti ha eroso i detriti che colmarono il fondo del lago pleistocenico che centomila anni fa si erano accumulati in un'ampia area lunga 40 km circa (da Laterina a Matassino) larga 10 km dal Chianti al Pratomagno e alta 300 m di quota. Questo altipiano è stato eroso completamente dalla parte del Chianti perché, trovandosi l'Arno spostato verso questa parte, le acque superficiali, sono riuscite a demolire completamente lo strato di sedimenti lacustri. Dalla parte del Pratomagno, invece, si è formato un'altipiano in quasi tutta l'estensione della montagna e vi troviamo costruiti paesi e frazioni, come Reggello, Pian di Sco, Castelfranco, Persignano, Piantravigne, Montemarciano, Loro Ciuffenna, San Giustino, Laterina.
La larghezza è di qualche centinaia di metri e l'altezza di 260 -280 m s.l.d.m. L'altipiano si interrompe brusca-mente con pareti verti-cali alte decine di metri che lo bordano alla base come una cornice quasi ininterrotta di un tipico colore giallo ocra.
L'aspetto delle Balze è il prodotto dell'erosione delle acque di dilavamento che scendendo dal versante del Pratomagno prima, e dall'altipiano poi, arrivano finalmente all'Arno.
La strada dei Setteponti si snoda lungo l'altipiano ed unisce Arezzo a Fiesole. E' molto panoramica e si possono ammirare le belle colline coltivate a vite e olivi e le caratteristiche case coloniche, molte delle quali sono attive Aziende agricole o Agriturismi. Da questa strada partono molte altre che raggiungono il Pratomagno.

Foto di La GeografiaFoto di La Geografia
 

La Storia Geologica

L'Italia come la vediamo oggi è il risultato dello scontro lento ma continuo tra due delle "zolle" in cui è suddivisa la crosta terrestre: quella africana e quella europea. Da questo poderoso scontro, iniziato circa 25 milioni di anni fa, ha avuto origine il sollevamento della catena appenninica.
Una volta esauritasi la spinta che aveva causato la compressione degli strati rocciosi sollevandoli dal fondo del mare, dove si erano in prevalenza formati, trasformandoli in alte montagne, tutta la zona appenninica è stata interessata da una sorta di "rilassamento" in conseguenza del quale si sono originate una serie di fosse: il Valdarno risulta essere una delle più grandi di queste conche tra le quali ricordiamo anche il Mugello, la Valdichiana, il Casentino, la Valtiberina.
Pertanto, quando alla fine dell'epoca pliocenica, il fondo dell'attuale valdarno cominciò lentamente a sprofondare, le acque di scorrimento superficiale, non potendo defluire, vi si accumularono, formando un lago che dapprima occupò solo la parte occidentale del bacino e successivamente il resto della valle.
Durante la prima fase lacustre il clima era simile a quello che oggi ritroviamo nelle lussureggianti foreste tropicali, come testimoniato dai ritrovamenti fossili di piante e animali oggi conservati nel museo Paleontologico di Montevarchi.
E' comunque nella seconda fase lacustre del bacino valdarnese, tra due milioni di anni fa e centomila anni fa che, trascinati dai corsi d'acqua che scendevano dal Pratomagno si accumularono nell'antico lago o in prossimità di esso i materiali, argilla alla base e poi sabbie e ciottoli, che noi oggi possiamo osservare nelle pareti delle balze.
In questa fase il clima è divenuto meno caldo, sono scomparse le piante tropicali, mentre arrivano dall'Europa orientale gli animali tipici della savana come gli elefanti, i rinoceronti, gli ippopotami, le tigri, le scimmie, le iene...
Il continuo trasporto di sedimenti prodotti dalla disgregazione delle rocce operata dagli agenti atmosferici dalle zone più elevate verso il lago ne determinò il progressivo riempimento trasformandolo dapprima in un ampio stagno con tratti che rimanevano periodicamente all'asciutto e poi colmandolo definitivamente. Si venne pertanto a creare un'ampia pianura estesa per tutto il bacino. L'attuale superficie dell'altipiano valdarnese è ciò che ancora oggi rimane della vecchia superficie di colmamento.

Estintosi il lago, si formò un reticolo idrografico, con un corso d'acqua principale che scorreva nel centro della pianura e parallelamente ad essa, e una serie di affluenti trasversali.
Comincia così una nuova fase della storia geologica del bacino valdarnese: la fase erosiva.
Infatti a valle della soglia di Incisa i terreni sono a quote inferiori rispetto alla pianura del Valdarno e così l'Arno e i suoi affluenti iniziano l'opera di smantellamento dei terreni fluvio lacustri accumulatisi in precedenza.
I terreni che hanno riempito il lago e formato un ampio tavolato, vengono via via intagliati e scavati e si formano valli e vallecole. Il corso dell'Arno si abbassa progressivamente fino a portarsi alla quota attuale, circa 150 m più in basso rispetto alla superficie di colmamento. Miliardi di tonnellate di terra vengono continuativamente rimosse, l'attività erosiva modella i terreni formando colline tondeggianti in corrispondenza delle argille verso il centro del bacino, e pareti verticali, le balze, dove si incontrano i terreni più resistenti all'erosione.
Pertanto quando ci poniamo in osservazione di una parete delle balze non ci collochiamo semplicemente di fronte ad un ammasso di terre inerti ma ad uno spaccato di storia naturale di grande valore, una superstite di forze primordiali ed eventi catastrofici, una testimonianza della lotta millenaria della natura alla costante ricerca di un punto di equilibrio.
L'arretramento del fronte delle balze è dovuto alle acque dei borri e alle acque di dilavamento lungo le pareti che le scalzano alla base provocando il crollo, sotto il proprio peso dello strato conglomeratico sovrastante non più sostenuto.
Al progredire dell'erosione, le pareti vengono via via smembrate in forme isolate come torrioni, lame e piramidi di terra: sono le forme finali della demolizione prima della scomparsa.
Questa terra, fragile come un castello di sabbia, a lungo andare cadrà sotto i colpi del tempo. Questo non succederà domani e per centinaia di anni a venire essa sarà ancora tra noi a ricordarci la stupenda storia geologica del Valdarno superiore.

Panorama Balze
Panorama Balze
 

Aspetti ecologici e faunistici

Le Balze hanno nell'insieme un particolare colore giallo ocra differenziato da infinite sfumature, che si accende di toni più caldi quando le pareti vengono illuminate dai raggi solari al tramonto. Alcune di esse presentano anche strati di un'argilla di colore azzurro, chiamata "turchino". Sopra le Balze, in direzione del massiccio del Pratomagno, si estende un bellissimo altopiano intensamente popolato e coltivato, percorso in tutta la sua lunghezza dalla strada dei Setteponti interrotta da agglomerati di case, suggestivi e piccoli centri storici, ricchi di punti di grande interesse artistico, da cui si gode un magnifico panorama sul frastagliato paesaggio delle Balze.
L'insieme del paesaggio è molto suggestivo, le colline d'argilla si innalzano tra aree coltivate, boschetti rinaturalizzati a farnie o roverelle. Sono molto frequenti gli arbusteti, nelle zone più impervie, ma prevalgono le aree lasciate incolte o destinate al pascolo e l'abbandono da parte dell'uomo ha favorito la diffusione di robinia e ailanto, notoriamente piante infestanti e competitive con le specie autoctone.
La complessità del mosaico ambientale presente nel territorio delle balze oltre a costituire uno spettacolare scenario paesaggistico, offre una grande eterogeneità di habitat e numerose risorse di carattere ambientale per una elevato numero di specie animali, in particolare uccelli, mammiferi ed insetti. La presenza delle pareti verticali di "terra", talune davvero molto spettacolari, offrono un ottimo rifugio a numerose specie di uccelli.
Sono sempre più frequenti anche i casi di riutilizzo di vecchie edifici di tipo rurale riadattati alla funzione di agriturismo oppure di case per vacanza.

Le balze rappresentano un piano di rottura geografica tra il piano collinare superiore costituito dagli ambienti dove sono prevalenti la coltivazione dell'olivo e della vite, ed il piano inferiore, costituito da territori pianeggianti, bassopiani vicino alle rive dell'Arno, dove troviamo campi più estesi, coltivati in modo intensivo. Vi sono inoltre territori utilizzati come pascolo oppure abbandonati in attesa di altre destinazioni d'uso. Dal punto di vista ecologico ci troviamo di fronte ad un territorio in cui la diversità di habitat e micro-habitat è ancora buona, infatti per secoli la presenza dell'uomo raggiungeva equilibri di alto valore con l'ambiente, di cui faceva parte e riusciva a trasformarlo e a modellarlo con opere che nel tempo mostrano il lento adattamento a cui è andato incontro arrivando infine alla definizione di un paesaggio tra i più belli della Toscana.
Troviamo numerosi borri che attraversano il territorio e che ricevono acque dai pendii e dalle forre sovrastanti; numerose risorgive e laghetti artificiali di raccolta delle acque piovane utilizzati come serbatoi per l'irrigazione dei campi. I bacini artificiali così formati, con il passare degli anni, si sono rinaturalizzati, costituendo dei piccoli stagni o laghetti, importanti serbatoi di riproduzione di anfibi, insetti, crostacei, molluschi e piante acquatiche. Questi, insieme ai torrenti, che in alcuni punti formano delle piccole anse, costituiscono dei preziosi ambienti umidi dove possono trovare cibo anche grossi uccelli acquatici: negli ultimi anni capita sempre più spesso di incontrare, in cerca di cibo, Aironi cenerini o Garzette. E' anche accaduto, in un caso, di scoprire addirittura la presenza della rara Cicogna nera.
Oltre ai campi coltivati, ai campi abbandonati, alle piccole zone umide, agli arbusteti e ai boschetti, troviamo numerosi muretti a secco più o meno conservati, anche questi ambienti sono preziosi e vi trovano ospitalità numerose specie per trascorrere i freddi mesi invernali, soprattutto in quelli esposti a sud. La disposizione dei terreni, la loro natura geologica, la loro esposizione ed inclinazione, determina una diversità notevole di flora che caratterizza le pareti scoscese e le sommità delle Balze.
Le cavità poste sulle pareti a strapiombo rappresentano un ottimo sito di protezione e di nidificazione. Gli arbusteti ai piedi dei calanchi, composti da ginestre, rose canine, scope, ecc, formano ambienti ecotonali favorevoli al rifugio di uccelli e mammiferi che altrove, dove gli estesi campi coltivati hanno cancellato siepi e filari, non trovano più siti favorevoli al rifugio ed al riposo.
L'urbanizzazione e l'industrializzazione senza regole del fondovalle hanno contagiato anche le zone collinari più fragili appiattendo il paesaggio agrario e impoverendolo di alcuni tratti fondamentali.
E' questa la ricchezza, ma nello stesso tempo la fragilità della nostra zona che subisce proprio in questi ultimi anni una forte minaccia di perdita di identità per le pressanti richieste di utilizzo di grandi estenzioni di terra per molteplici usi, del tutto estranei alle finalità originarie.

Foto di Aspetti ecologici e faunisticiFoto di Aspetti ecologici e faunistici
 

La Fauna delle Balze

Oltre ad essere di grande utilità per l'uomo, questi laghetti artificiali si sono col tempo lentamente rinaturalizzati, trasformandosi così in preziosi serbatoi di riproduzione di anfibi, insetti, crostacei, molluschi e piante acquatiche.
Allo stesso tempo rappresentano punti di ristoro per grossi uccelli acquatici, in particolare ardeidi come l'Airone cenerino, la Garzetta e, durante il periodo di nidificazione, la Nitticora.
Anche i numerosi muretti a secco, conservati più o meno bene, rappresentano per la fauna presente un rifugio ideale in cui trascorrere i freddi mesi invernali.
Le cavità poste sulle pareti a strapiombo sono utilizzate come luogo di protezione e nidificazione, e anche la flora, con i suoi folti arbusteti ai piedi dei calanchi, rappresenta per uccelli e mammiferi un rifugio e un luogo di riposo. Da alcuni anni, si osserva sempre più frequentemente la presenza dei Gruccioni, uccelli coloratissimi presenti qui solo durante il periodo riproduttivo, e che formano, diversamente rispetto ad altre aree di nidificazione, piccole colonie di 4 – 5 coppie. Questi uccelli scavano il loro nido, fino a 2 metri di profondità, proprio all'interno dei calanchi argillosi, e pertanto in questa zona sembrano trovare un'area particolarmente propensa per la loro riproduzione.
Nelle aree boschive si trovano anche piccoli mammiferi come il tasso, la volpe, la faina e la donnola; in particolare questi ultimi si spingono spesso nelle aree coltivate, tra i pollai dei contadini, alla ricerca di galline ed altri animali domestici. Il bosco è popolato anche da roditori come il moscardino e lo scoiattolo, mentre nelle zone più aperte è ben visibile il capriolo e, numerosissimo, il cinghiale. L'area è particolarmente conosciuta per il grande numero di Lepri, che trovano in questi ambienti un Habitat ideale.

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La Flora delle Balze

Percorrendo i sentieri che attraversano il territorio, si rimane affascinati non solo dai paesaggi suggestivi, dalle Pievi romaniche, dai castelli e borghi medievali, dalle case coloniche, ma anche dalla diversità di vegetazione che arricchisce questi rilievi. Abbiamo detto che le pareti alternano o incrociano strati di sabbie e strati di ghiaie. Le sabbie spesso formano delle piccole terrazze dai bordi ripidi e scoscesi che segnano uno stacco netto con le argille sottostanti ben riconoscibili per il cambio vegetazionale, infatti sulle argille crescono piante erbacee, sulle sabbie arbusti e alberi.

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Foto di La Flora delle Balze
 

I Corsi d'Acqua

La presenza delle balze testimonia come nel lontano passato tutta l'area era occupata da un grande lago, infatti esse rappresentano le antiche sponde dell'ampio specchio d'acqua. In fasi successive, queste sono state erose dalle acque meteoriche. Oggi l'intero territorio è caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d'acqua provenienti dal Pratomagno, tutti affluenti dell'Arno.
I torrenti di una certa dimensione non sono molti, tra i più importanti troviamo il Resco, che all'inizio è diviso in due corsi d'acqua, uno in provincia di Firenze e l'altro in Provincia di Arezzo che si incontrano presso la frazione di Vaggio, formando un unico percorso. Sempre nel comune di Reggello vi sono il Vicano, la Marnia, il Chiesimone e il Rio di Luco che sono destinati ad avere il massimo della loro portata solo nel periodo autunnale e primaverile, ma che già ad inizio estate appaiono praticamente a secco a meno di temporali e periodi piovosi. In provincia di Arezzo incontriamo il Torrente Faella, il Ciuffenna e l'Agna. Tutti di modeste dimensione e portata. Esistono anche altri piccoli corsi d'acqua ma sono in pratica da considerarsi torrentelli e fossi di scarso valore. Lungo questi corsi d'acqua troviamo un modesto ma vitale ambiente lotico, dove vivono ancora numerosi macroinvertebrati acquatici, anfibi, pesci e anche uccelli, naturalmente durante i periodi di maggiore abbondanza d'acqua.

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