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Il Portale dei Parchi Italiani  

 

La stazione di inanellamento

Le buone pratiche dei parchi

Conservazione e gestione faunistica

 

PARCO REGIONALE
DEL LAGO TRASIMENO
Regione: Umbria
Estensione: 13.200 ettari
Anno di istituzione: 1995
Sede: viale Europa
06065 Passignano
sul Trasimeno (PG)
Telefono: 075 828059
Fax: 075 8299273
www.parks.it

 

Con i suoi 124 chilometri quadrati illago Trasimeno è il quarto lago italianoper superficie, e il maggioredell'Italia peninsulare. Compresalungo la sponda sud-orientale tra SanFeliciano, San Savino e Sant'Arcangelo,nel Comune di Magione, l'areadell'Oasi della Valle è forse la partenaturalisticamente più interessante:una zona umida con estesi canneti epresenze faunistiche di alto valorescientifico. Oasi di protezione dal1989, istituita dalla Provincia di Perugia,è affidata in gestione aLegambiente che ne cura la fruizione di tipo naturalistico e didattico, impegnandosiinoltre in un'attività di carattere scientifico: la Stazione diinanellamento.Tutto il perimetro del lago Trasimeno - caratterizzato da una modesta profonditàdelle acque, drasticamente accentuata a seguito delle ultime annatesiccitose - è occupato da un fitto canneto, che nella zona della Valle raggiungeil suo massimo sviluppo. Qui raggiunge il chilometro di ampiezza, compresotra i campi e le acque aperte del lago, e qui trova dunque rifugio e disponibilitàdi cibo un folto numero di specie animali, soprattutto uccelli. L'avifauna osservatasomma una novantina di specie tra cui tarabusi e mignattai, cicognebianche e gru, pernici di mare.La stazione di inanellamento situata all'interno dell'oasi si occupa essenzialmentedello studio delle popolazioni di Passeriformi e opera in un unico sitodi cattura. Attualmente rappresenta per l'Umbria l'unico esempio di sito di inanellamentoin cui vengano effettuate catture in maniera regolare estandardizzata. La stazione utilizza 9 reti mist-nets della lunghezza di 12 metriciascuna, a 4 tasche, alte 2,4 metri e con lato della maglia pari a 16 mm, ubicatenel canneto; altre 5 reti sono presenti in un oliveto.Realizzata alla fine degli anni Novanta, la passerella di reti è costata circa 15 milionidelle vecchie lire. Successivamente, l'usura delle reti ne consiglia lasostituzione ogni anno e allo scopo vengono spesi circa 300 euro all'anno. Talirisorse provengono dal contributo annuo di complessivi 30.000 euro che laProvincia di Perugia eroga per la gestione dell'Oasi La Valle, secondo quantoprevisto dalla convenzione siglata tra la Provincia e l'ente gestore cioè Legambiente.Ancora da definire invece il rapporto con il parco regionale, all'internodel quale l'Oasi si trova: difatti, l'assenza del piano del parco e la scarsità di risorsea disposizione limitano a tutt'oggi l'operatività dell'importante areaprotetta regionale.La stazione di inanellamento è operativa tutto l'anno. Se ne occupano due personein maniera continuativa, mediamente con un'uscita settimanale perstendere le reti, recuperare gli uccelli, inanellarli riportandone i dati, etc. A lorosi aggiunge una decina di volontari più o meno assidui. In accordo con la normativaesistente, gli operatori della stazione sono muniti di regolare patentinoda inanellatore rilasciato dall'Infs, Istituto nazionale per la fauna selvatica. Autorizzazioneindispensabile per esercitare tale attività, in Italia viene rilasciatadopo un tirocinio presso un inanellatore esperto della durata di 1-2 anni, unavalutazione intermedia e un esame finale da svolgersi presso la sede dell'Infs aOzzano Emilia (Bologna).Nelle quasi invisibili maglie delle 14 reti alla Valle sono incappati ben 15.000uccelli tra il 1995 e il 2000. Negli anni successivi non sono più disponibili datiattribuibili alla sola Oasi, comparabili con quelli delle annate precedenti. Tra lespecie più frequenti sono la cannaiola, il pendolino, la capinera, il migliarinodi palude, il luì piccolo e - con grandi variazioni da una stagione all'altra - larondine.I dati raccolti, opportunamente codificati, vengono inviati ad un organismo di coordinamento internazionale, l'Euring, dove vengono elaborati ed archiviati insieme ai dati provenienti da altri Paesi europei. Sono di grande interesse scientifico e rappresentano uno dei principali contributi che le aree protette possono direttamente fornire allo studio e alla migliore conoscenza della biologia e dello stato di conservazione dell'avifauna selvatica.