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Una gabbia in fondo al mare

Le buone pratiche dei parchi

Ingegneria naturalistica

 

RISERVA MARINA DI CAPO RIZZUTO
Regione: Calabria
Estensione: 14.721 ettari a mare
Anno di istituzione: 1991
Sede: via Cristoforo Colombo
88900 Crotone (KR)
Telefono: 0962 665254
Fax: 0962 665247
www.parks.it
www.riservamarinacaporizzuto.it

Un fondale avveniristico per una delle più belle e grandi riserve marine d’Italia. Globi di polietilene accanto a banchi di madrepore, tubi di plastica tra le traiettorie di donzelle e pesci pappagallo: accostamenti impropri, quasi sacrileghi in un’area destinata alla tutela dell’ambiente naturale? Con il pragmatismo della ricerca scientifica, il progetto sposato dall’ente gestore della riserva marina - e cioè la Provincia di Crotone - ignora possibili critiche e punta dritto al raggiungimento dell’obiettivo: la creazione di un’area di ripopolamento ittico in una fascia di mare pur sempre sottoposta da secoli allo sfruttamento da parte dell’uomo, irrobustendone così la componente faunistica, con un intervento d’ingegneria ambientale leggero, poco impattante e soprattutto reversibile. La costa dell’area protetta è un susseguirsi, per trentasei chilometri, di spiagge, insenature e scogliere tra i più suggestivi dello Ionio, scandita da otto promontori di cui quello di Capo Colonna (con un tempio dedicato a Hera Lacinia) e di Le Castella ne rappresentano, rispettivamente, i confini settentrionale e meridionale. Per promuovere la fruizione della riserva sono a disposizione dei visitatori alcuni servizi particolarmente invitanti: corse sui battelli a fondo trasparente, per offrire la possibilità anche a chi non si immerge di osservare gli splendidi fondali; un acquario, dove sono esposti esemplari delle specie marine rappresentate localmente; i centri di accoglienza di Crotone e Le Castella, dove reperire informazioni e pubblicazioni specializzate. Possibile anche effettuare escursioni in barca a vela e attività di pesca-turismo. Proprio la pesca è, naturalmente, tra le attività economiche più diffuse assieme al turismo, concentrato purtroppo in quaranta giorni l’anno (con effetti disastrosi sul territorio). Consentita in zona B ai pescatori professionisti residenti e a quelli sportivi con canna e lenza, risente da tempo della diminuzione degli stock ittici dovuta a una pressione indiscriminata protrattasi sino all’istituzione della riserva, nel 1991. Anche per sostenere l’attività di pesca artigianale, e più in generale per accelerare i processi di riequilibrio ecologico dell’area, nel suo piano di gestione l’area protetta ha recepito una proposta elaborata dalla cooperativa Shoreline di Trieste riguardante la creazione di una cosiddetta “area sperimentale di aggregazione ittica”. La cooperativa Shoreline, fin dalla sua costituzione nel 1988, è uno dei principali referenti del Wwf Italia per le problematiche marine, operando anche nella gestione delle aree costiere del sistema di oasi dell’associazione. La cooperativa svolge parte della sua attività presso la riserva marina di Miramare dove, per conto del Wwf e del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, gestisce ed organizza i servizi e le attività all’interno dell’area protetta. Di cosa tratta in pratica il progetto in questione? L’area sperimentale che la Shoreline propone di realizzare a Capo Rizzuto avrà un’estensione di duecento metri per ottanta, con una superficie conseguente di sedicimila metri quadrati, e sarà costituita da una struttura leggera di forma sferica in tubi corrugati in polietilene in grado di aggregare le comunità ittiche per questioni trofiche (aumenta la capacità di trovare cibo) e tigmotropiche (tale è la funzione aggregante di spazi per certe specie ittiche che trovano in mezzo al mare dei rifugi sicuri). Materialmente, la struttura proposta è costituita da elementi e moduli intercambiabili ed asportabili in qualsiasi momento, similari a quelli installati nel golfo di Trieste dove, dopo alcune sperimentazioni, si sono individuate quelle in polietilene come le più adatte al raggiungimento dello scopo. In base alle caratteristiche del sito sono stati proposti sei modelli in polietilene sferici di quattro metri di diametro, duecentottanta chili di peso e trentatre metri cubi di volume, montati in terraferma e dotati di un corpo morto di ancoraggio autonomo. Le sfere vanno a costituire due modelli a tre sfere ciascuna posizionate all’interno di un rettangolo centrale. All’interno dell’area, e posizionati sul fondale, saranno inseriti modelli a ciuffi dotati di maniglioni d’ancoraggio e che vanno a collegare gli altri elementi: tra sfera e sfera, tra sfere e strutture antistrascico, tra strutture antistrascico e vertici. Ai vertici del rettangolo sono posati quattro corpi morti, anch’essi con strutture antistrascico e su cui sono fissate mediante catena quattro boe caratterizzate da adeguato sistema illuminante. Le strutture artificiali leggere - sostengono alla riserva - rappresentano una valida alternativa alle strutture in cemento posizionate a scopo di ripopolamento. Possono essere ancorate al fondo o sistemate adeguatamente lungo la colonna d’acqua a diversa profondità a seconda degli stock ittici L’area sperimentale rappresenterà anche un vero e proprio laboratorio sul campo. Qui cemento e polietilene in varie forme e modelli creano infatti situazioni differenti, confrontabili per efficacia, in grado di fornire informazioni sulle strutture ottimali su cui investire per eventuali ulteriori espansioni delle iniziative di ripopolamento.