IL DIRITTO DEI PARCHI NAZIONALI
Archivio sistematico dei provvedimenti a carattere generale dei Parchi nazionali



Parco Nazionale dell’Aspromonte - Approvazione relazione preliminare del Direttore sullo stato di attuazione delle attività di pianificazione del Parco
(Deliberazione del Consiglio Direttivo n. 2 dell’11 gennaio 2002)





IL CONSIGLIO DIRETTIVO

Premesso che il costituito ufficio di piano ha in corso la redazione degli strumenti di pianificazione;

Sentito l’intervento del Direttore, il quale illustra la propria relazione sullo stato di attuazione delle attività relative alla pianificazione del Parco “PIANO E REGOLAMENTO” E “ PIANO PLURIENNALE SOCIO-ECONOMICO” DEL PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE;

Dato atto che la predetta relazione era stata precedentemente inviata ai Consiglieri;

Dopo ampio dibattito;

Con voti unanimi;


DELIBERA


Di approvare il documento del Direttore, allegato alla presente per farne parte integrante e sostanziale, denominato “PIANO E REGOLAMENTO” E “PIANO PLURIENNALE SOCIO-ECONOMICO” DEL PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE - “RELAZIONE PRELIMINARE”.




“PIANO E REGOLAMENTO”
E
“PIANO PLURIENNALE SOCIO-ECONOMICO”
DEL PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE


RELAZIONE PRELIMINARE



Dicembre 2001


Prefazione del Presidente

La legge 394/91, che ha istituito i parchi nazionali , ha voluto dotare questi nuovi enti , ad un tempo nazionali e territoriali, di due strumenti fondamentali per la programmazione degli interventi e per la realizzazione dei fini del parco: il piano territoriale ed il piano socio-economico. Anche se il legislatore non lo ha chiaramente enunciato è evidente l’intento di far marciare insieme i due Piani per i seguenti motivi:
a) un parco naturale è il luogo privilegiato dell’equilibrio, il più avanzato possibile, tra la frontiera dello sviluppo economico e sociale e quella della salvaguardia ambientale;
b) non ci può essere pianificazione territoriale, e quindi zonizzazione con i suoi diversi gradi di libertà per le attività umane, che non tenga conto della situazione preesistente;
c) non ha senso un piano di sviluppo economico di un “parco naturale” che non abbia dei limiti, dei vincoli che discendono da un attento esame delle valenze naturalistiche e del patrimonio ambientale.

A partire da questa impostazione il Piano socio-economico di un Parco nazionale deve fare i conti con due istanze fondamentali:
1) un quadro teorico di riferimento in merito alla visione dello “sviluppo”, al rapporto sviluppo locale /mercato mondiale , alla qualificazione della “sostenibilità “ economica e sociale;
2) un quadro statistico di riferimento che offra le coordinate della realtà socio-economica dell’area, per coglierne le specificità , per costruire dei percorsi di sviluppo duraturo .

Nel Mezzogiorno, la storia dei piani economici (delle regioni, provincie o comunità montane) presenta un quadro desolante. Concepiti, in passato, da tecnici esterni al contesto territoriale i piani sono rimasti per lo più solo enunciazioni cartacee. Ma, anche nei casi in cui hanno lavorato alla stesura dei piani economici dei tecnici locali, vi era un vizio di fondo che li rendeva inefficaci. Più che di un piano spesso si tratta di “liste della spesa”, dove si trova di tutto ed il contrario di tutto, senza una scelta di priorità, senza un sistema di parametri che consentano di verificare le fasi di attuazione del piano. Anche se in qualche caso, soprattutto negli ultimi anni, c’è stata una crescita scientifica e culturale, l’utilità del Piano è ancora tutta da dimostrare. Certo, è ormai superata la polemica tra piano “rigido” ed “elastico”, mentre un ruolo crescente acquista la “partecipazione” delle popolazioni ed istituzioni locali, sia nel concepimento che nella realizzazione del Piano. Ciò nonostante, il rischio di costruire castelli di carta rimane alto. Ancora più alto e grave è il rischio che il Piano , nelle regioni obiettivo 1, si adatti alle risorse comunitarie, ne registri le voci ed i canali di spesa, senza tenere conto della quantità/qualità dei soggetti imprenditoriali, senza riflettere sul fatto che i fondi europei sono solo uno strumento, limitato nel tempo, e non il fine del Piano.

Se questo ragionamento lo spostiamo sul territorio dell’Aspromonte, l’idea stessa di Piano vacilla. Nello stendere un piano socio-economico c’è una cosa fondamentale che non si può ignorare : il peso della storia. La storia dell’Aspromonte è la storia di un popolo che non si è mai piegato a nessuna dominazione, che non ha mai accettato le “regole” dello Stato o del Mercato , che ha trovato una propria risposta ai processi di modernizzazione /occidentalizzazione, spesso con esiti fatali per i suoi abitanti e per l’ambiente circostante. E’ la storia di una popolazione che nella catena montuosa dell’Aspromonte ha trovato, ad un tempo, il rifugio dalle incursioni saracene ed anche un alto livello di isolamento e di esternalità rispetto ai grandi movimenti culturali e politici che hanno attraversato l’Europa. Quando, agli inizi del xx°secolo, le condizioni di sopravvivenza erano entrate in crisi e si aprirono le strade dell’emigrazione, l’Aspromonte ha cominciato a svuotarsi come una diga che, rompendo gli argini, fa scendere precipitosamente l’acqua verso la valle ed il mare, che la porta lontano. Per cogliere l’entità del fenomeno basti pensare che, nel periodo 1951-71 , quasi la metà della popolazione dei centri aspromontani è emigrata nel nord Italia o all’estero (Canada, Australia , Usa, Germania,ecc.). Ed anche se il tasso d’emigrazione, negli anni ’90, è diminuito, sono diversi i paesi che rischiano di scomparire per sempre, di fare la fine di Africo, Roghudi, Brancaleone sup. , ecc.
E’ evidente che senza abitanti, o con pochi abitanti anziani, è privo di senso pensare ad un piano socio-economico. La questione della popolazione, anzi del ripopolamento dell’Aspromonte, è una questione fondamentale e costitutiva della stessa idea di Parco nazionale che questo Consiglio Direttivo ha fatto sua (all’inizio del suo mandato) con l’approvazione del programma ‘2000, dove questa idea-forza veniva chiaramente espressa. E’ alla base di una convinzione profonda che fa la differenza tra i Parchi nazionali italiani e quelli nordeuropei, australiani o nordamericani: l’ambiente si conserva e si difende con gli abitanti, i contadini, i pastori, gli artigiani .
E’ la cura dei luoghi, la manutenzione (dai muretti a secco ai terrazzamenti al presidio fattivo di lotta agli incendi) la strategia vincente per salvaguardare l’ambiente naturale. E poi c’è la poesia, ovvero l’estetica del paesaggio rurale, creato dall’uomo/donna, con il duro lavoro di generazioni che ha pari valore del territorio incontaminato dove l’azione dell’uomo si è fermata ai confini. In sostanza : il patrimonio naturale, storico, architettonico e culturale si conserva e si salva solo se ci sono dei soggetti nel territorio che si identificano in questo processo. Ma, perchè questo avvenga, bisogna che gli abitanti vedano migliorare la qualità della loro vita , ritrovino un legame forte con il loro patrimonio comune, resistano agli assalti al territorio, determinati dalla logica di espansione dei processi di mercificazione globale. Non è sufficiente, infatti, una generica istanza di valorizzazione delle risorse locali se non si fanno i conti con un mercato globale che tende a espellere i piccoli produttori e le economie marginali, se non si individuano delle scelte produttive vincenti , nel medio-lungo periodo, sul piano locale e globale.

Date queste coordinate, un Piano socio-economico ha un senso solo se si riesce ad immaginare una strategia per contrastare le tendenze in atto, solo se riusciamo a prefigurare una situazione in cui nascono nel territorio nuovi soggetti capaci di iniziativa imprenditoriale finalizzata alla valorizzazione delle risorse reali del territorio. In estrema sintesi: il Piano socio-economico che proponiamo parte dalla necessità di ridurre la dipendenza –economica, tecnologica, culturale - del territorio del Parco, sola condizione per far partire un processo di sviluppo socio-economico duraturo. La “riduzione della dipendenza” implica immaginare un altro modello di sviluppo, fortemente innovativo, capace di rompere la logica della dipendenza che si autoalimenta . La stessa istituzione dell’Ente Parco è in se stessa una sfida in questa direzione : o il Parco va nella “rottura” con una logica assistenzialistica e subalterna che ha penalizzato l’intera Regione Calabria o sarà l’ennesimo carrozzone che potrà spendere male o bene, presto o tardi, le risorse disponibili, ma non avrà modificato le ragioni profonde della debolezza e fragilità di questa società.


Il Presidente
(prof. Tonino Perna)


RELAZIONE PRELIMINARE


Progettista: Ing. Pasquale Nania

Consulenti:
ß Università Mediterranea di Reggio Calabria
ß Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria
ß Centro siciliano per le ricerche atmosferiche e di fisica dell’ambiente
ß Dott. Marino Sorriso Valvo
ß Prof. Ing. Pasquale Versace


Collaboratori:
ß Dott.ssa Paola Bortini
ß Arch. Maurizio Imperio
ß Arch. Franco Prampolini

INDICE
1 Organizzazione del documento ........................................................................Pagina 7

2 Profili normativi e metodologici . .........................................................................“ 8
2.1 Contenuti normativi della pianificazione
2.2 Contenuti metodologici di progetto

3 Organizzazione dell’Ufficio e delle attività di piano ....................................... “ 15
3.1 Organizzazione dell’Ufficio
3.2 Organizzazione delle attività
3.3 Attività e cronogramma
3.4 Attività concluse e in corso di svolgimento
3.5 Incontri con le comunità locali
3.6 Produzione della cartografia di base

4 Primi risultati delle ricerche e degli studi ........................................................ “ 39
4.1 Attività dei consulenti e dei collaboratori
4.2 Programmi di lavoro dei Gruppi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria


5 Definizione dei confini dell’area protetta......................................................... ” 61

6 Metodologia per la redazione del Piano............................................................ ” 64

7 Metodologia per la redazione del Piano del Parco........................................... “ 71
7.1 Aspetti metodologici per la costruzione del piano
7.2 Inquadramento delle caratteristiche socio economiche
7.3 Obiettivi generali
7.4 Priorità nelle strategie di sviluppo

8 Le risorse finanziarie disponibili e attivabili ................................................... ” 82

1 Organizzazione del documento

La presente relazione illustra lo stato di avanzamento delle procedure di redazione del Piano per il Parco (Piano) e del Regolamento del Parco (Regolamento) e del Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili (Piano economico e sociale), ex artt 11,12 e 14 della legge 394/91 e successive modifiche ed integrazioni,la cui progettazione è stata affidata allo scrivente Direttore dell’Ente, ing. Pasquale Nania, con provvedimento del Consiglio Direttivo (C.D.) n° 119/2000, istitutivo dell’Ufficio di Piano del Parco Nazionale dell’Aspromonte (Ufficio di piano).
La relazione descrive lo stato delle attività e gli aspetti metodologici di dettaglio della fase di progettazione esecutiva con riferimento al “Piano di lavoro” precedentemente approvato dagli Organi dell’Ente.
Il capitolo 1 descrive l’organizzazione del documento.
Il capitolo 2 richiama i contenuti normativi degli strumenti di pianificazione dei parchi nazionali e i criteri progettuali generali individuati dagli Organi del Parco.
Il capitolo 3 espone l’organizzazione dell’Ufficio e delle attività svolte o in corso di svolgimento.
Il capitolo 4 presenta i primi risultati delle ricerche e degli studi affidati alle Università, agli Enti di ricerca ed ai professionisti incaricati di collaborare con l’Ufficio di piano.
Il capitolo 5 prende in esame la definizione dei confini e la riperimetrazione dell’area protetta.
Il capitolo 6 espone le modalità tecniche di dettaglio che si prevede di adottare per la definizione del Piano.
Il capitolo 7 espone le modalità tecniche di dettaglio che si prevede di adottare per la definizione del Piano pluriennale economico e sociale.
Il capitolo 8 elenca alcune tra le risorse attivabili con specifico riferimento al Piano Operativo Regionale della Calabria.


2 Profili normativi e metodologici

2.1 Contenuti normativi della pianificazione

2.1.1 Piano per il Parco

2.1.1.1 Contenuti

Il Piano, secondo quanto disposto dall'art.12 della legge 394/91 e successive modifiche ed integrazioni, contiene:
ß l'organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in aree e parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela;
ß i vincoli, le destinazioni d'uso pubblico o privato e le norme di attuazione relative con riferimento alle varie aree o parti del piano;
ß i sistemi di accessibilità veicolare e pedonale con particolare riguardo a percorsi, accessi e strutture riservate ai disabili, ai portatori di handicap ed agli anziani;
ß i sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività agrituristiche;
ß gli indirizzi ed i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull'ambiente in genere.

2.1.1.2 Approvazione

Il Piano è approvato dal C. D. con il parere della Comunità del Parco, che partecipa alla definizione dei criteri di progettazione indicati dal C.D. medesimo.
E’ adottato dalla Regione entro novanta giorni dalla sua ricezione; è depositato per quaranta giorni dall’adozione presso le sedi dei Comuni, delle Comunità Montane e della Regione.
A seguito dell'esame e del conseguente accoglimento/rigetto delle osservazioni, che possono essere presentati nei successivi quaranta giorni dalla scadenza del periodo di deposito, il piano è approvato dalla Regione d'intesa con l'Ente Parco e con i Comuni interessati.


2.1.2 Piano pluriennale economico e sociale

2.1.2.1 Contenuti

L'art.14 della legge 394/91, integrato dai commi 29 e 31 dell'art. 2 della legge 426/98, associa al Piano per il parco il "Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili"

2.1.2.2 Approvazione

La elaborazione del piano economico e sociale, contestuale a quella del Piano, è affidata alla Comunità del Parco.
Il piano economico e sociale, sul quale il Consiglio Direttivo esprime la propria motivata valutazione, è approvato dalla Regione.

2.1.3 Regolamento

2.1.3.1 Contenuti

L’art.11 della legge 394/91, modificato ed integrato dall’art.2 della legge 426/98, prevede che il "Regolamento del parco", rispettando e valorizzando le “caratteristiche naturali, paesistiche, antropologiche, storiche e culturali locali”, disciplini l'esercizio delle attività consentite nel territorio del parco ed in particolare:
ß la tipologia e le modalità di costruzione di opere e manufatti;
ß lo svolgimento delle attività artigianali, commerciali, di servizio ed agro-silvo-pastorali;
ß il soggiorno e la circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto;
ß lo svolgimento di attività sportive, ricreative ed educative;
ß lo svolgimento di attività di ricerca scientifica e biosanitaria;
ß i limiti alle emissioni sonore, luminose o di altro genere, nell'ambito della legislazione in materia;
ß lo svolgimento delle attività da affidare a interventi di occupazione giovanile, di volontariato, con particolare riferimento alle comunità terapeutiche e al servizio civile alternativo;
ß l'accessibilità nel territorio del parco attraverso percorsi e strutture idonee per disabili, portatori di handicap ed anziani;
ß le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3 del medesimo art.11 della legge 394/91.

2.1.3.2 Approvazione

Il Regolamento è adottato dall'Ente Parco anche contestualmente e comunque non oltre sei mesi dall'approvazione del Piano.
E’ approvato dal Ministero dell'Ambiente, previo parere degli Enti locali e d'intesa con la Regione; acquista efficacia novanta giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Entro tale termine i Comuni sono tenuti ad adeguare alle sue previsioni i propri regolamenti.


2.2 Contenuti metodologici di progetto

2.2.1 Indirizzi generali

Gli Organi del Parco hanno trattato la definizione degli obiettivi e delle metodologie di redazione del Piano, del Regolamento e del Piano economico e sociale nel corso di un ampio dibattito, iniziato nel primo quinquennio di attività dell’Ente e concluso dopo l’insediamento dei nuovi amministratori.

In particolare con le deliberazioni di C.D. nn. 3/99, 119/2000 e 9/2001 e con le deliberazioni n° 2/99 e 3/2001 della Comunità del Parco, sono stati fissati gli indirizzi generali della pianificazione e le modalità operative che di seguito si riassumono:
ß il Piano deve operare in sinergia con il Regolamento e con il Piano economico e sociale e deve garantire una gestione volta ad armonizzare le esigenze di tutela del territorio con quelle di sviluppo socio-economico delle popolazioni residenti;
ß il Piano deve essere dinamico, partecipato, modificabile e costruito su sistemi intelligenti e deve costituire un progetto territoriale sintetico in cui il punto in arrivo è l’equilibrio;
ß il C. D. e la Comunità del Parco sono i soggetti istituzionali preposti alla individuazione delle scelte di indirizzo politico che determinano l’articolazione della pianificazione;
ß e’ istituita la “Commissione di coordinamento per la pianificazione del Parco”, composta da rappresentanti del C.D., della Comunità del Parco, della Provincia di Reggio Calabria, e da eventuali esperti esterni, con funzioni istruttorie, consultive, di studio e di raccordo fra il C. D. e la Comunità del Parco da un lato ed i progettisti incaricati dall’altro;
ß la partecipazione degli enti istituzionali e delle comunità locali all’elaborazione della pianificazione, attraverso il coinvolgimento delle realtà istituzionali e di rappresentanza sociale, l’acquisizione degli strumenti programmatici, lo scambio delle conoscenze e la collaborazione degli uffici, è condizione essenziale per l’esito della stessa;
ß la titolarità della predisposizione della pianificazione del Parco è attribuita agli Uffici, attraverso la costituzione dell’Ufficio di piano e l’impiego delle opportune collaborazioni;
ß il Direttore dell’Ente, ing. Pasquale Nania, è responsabile dell’Ufficio di piano e progettista degli strumenti di pianificazione e dei relativi elaborati;
ß l’Ufficio del Piano si avvale di esperti scientifici di grande qualità e che possiedono già una buona conoscenza del territorio del Parco, i quali supporteranno l’Ufficio attraverso la elaborazione di studi e dati che consentano di poter operare azioni decisionali;
ß il soggetto pubblico in grado di offrire la collaborazione necessaria per la predisposizione dei piani e del regolamento, con riferimento ai caratteri specialistici e multidisciplinari degli apporti scientifici richiesti, è costituito dall’Università o da altro Ente analogo di ricerca;
ß le relazioni ed i dati forniti debbono essere predisposte in formato digitale in modo da permettere agli operatori del Sistema Informativo Territoriale e Ambientale (S.I.T.A.) di inserirli opportunamente e predisporre le varie carte tematiche il cui confronto dovrà dar luogo agli indirizzi per la definizione della zonizzazione per la redazione del Piano del Parco. Contestualmente il sistema deve immagazzinare, trattare e confrontare tutti i dati necessari ad operare le scelte inerenti al Piano economico e sociale.
La tabella 1 riassume le principali deliberazioni e decisioni assunte dagli Organi del Parco in materia di pianificazione.
Organo Delibera/
Decisione Oggetto
Comunità Del. 2/98 Approvazione documento di indirizzo proposto dalla G.E. con atto 10/98.
C.D. Dec. 13.02.98 Presa atto relazione del consigliere Principato.
C.D. Del. 3/99 Approvazione metodologie per la redazione del Piano e del Regolamento e del Piano economico – sociale. Costituzione di una “Commissione di coordinamento per la pianificazione del Parco” (Commissione).
Comunità Del. 2/99 Approvazione metodologie per la redazione del Piano e del Regolamento e del Piano economico- sociale. Designazione rappresentanti della commissione
C.D. Del. 17/99 Approvazione Regolamento della Commissione.
C.D. Del. 18/99 Designazione rappresentanti della Commissione.
C.D. Del. 33/2000 Riesame e conferma delle linee programmatiche per la redazione degli strumenti di pianificazione con gli eventuali adeguamenti necessari. Modifica numero componenti in seno alla Commissione. Riconferma dei componenti precedentemente nominati e designazione nuovi componenti.
Comunità Del. 2/2000 Designazione componenti della Commissione.
C.D. Del. 73/00 Riapprovazione Regolamento della Commissione. Nomina della Commissione.
Comunità Del. 8/2000 Sostituzione componente decaduto della Commissione.
C.D. Dec. 02.10.00 Approvazione proposta di modifiche ed integrazioni delle procedure di redazione del Piano, del Regolamento e del Piano economico- sociale formulata dal Presidente.
C.D. Del.119/2000 Approvazione della proposta del consigliere Principato nella qualità di Presidente della Commissione. Costituzione dell’Ufficio di piano.Incarico all’ing. Nania – Direttore dell’Ente - di responsabile dell’Ufficio di piano e di progettista dei citati strumenti di pianificazione e dei relativi elaborati.Mandato alla Commissione di individuare gli esperti scientifici in qualità di consulenti dell’Ufficio di piano.Mandato alla G. E. di procedere alla relativa nomina, fissando scadenze e importi sulla base del lavoro istruttorio della Commissione. Mandato al Direttore di proporre alla G.E. un piano di potenziamento dell’Ufficio di piano, relativamente alle risorse umane e strumentali necessarie.
G.E. Del. 78/2000 Approvazione procedure per la nomina dei consulenti di supporto dell’Ufficio di piano.
G.E. Del. 79/2000 Nomina del dott. Giovanni Sorriso Marino consulente dell’Ufficio di piano nella qualità di esperto scientifico nel settore geomorfologico. Approvazione programma di lavoro presentato dal professionista. Approvazione schema di convenzione, con mandato al Direttore della sottoscrizione della medesima.
G.E. Del. 80/2000 Nomina del prof. Ing. Pasquale Versace consulente dell’Ufficio di piano nella qualità di esperto scientifico nel settore idrologia – difesa del suolo. Approvazione programma di lavoro presentato dal professionista. Approvazione schema di convenzione, con mandato al Direttore della sottoscrizione della medesima.
C.D. Del. 9/2001 Disponibilità dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università della Calabria di fornire la collaborazione tecnico-scientifica.Incarico al Direttore di predisporre un piano di lavoro da sottoporre all’approvazione della G.E.
C.D. Dec. 17.07.2001 Presa atto “Piano di lavoro” predisposto dal Progettista/Direttore.
G.E. Del. 98 e 134/01 Approvazione schemi di convenzione con consulenti e collaborati.
C.D. Del. 28/2001 Approvazione pianificazione stralcio per l’assetto idrogeologico
Comunità Del. 3/2001 Approvazione redazione strumenti di pianificazione.
Tabella 1 – Delibere e decisioni degli Organi del Parco
2.2.2 Processo di attuazione

Il “Piano di lavoro”, predisposto dal Direttore/Progettista è stato approvato dal C.D. nella seduta del 17.07.2001.
Esso prevede un processo logico unitario ed interattivo, entro cui si correlano i due strumenti (Piano e Piano economico e sociale) distinti secondo un percorso che è rappresentato dalle fasi di elaborazione riportate in tabella 2 e dal diagramma di flusso della figura 1.


Fase

Descrizione Soggetto
attuatore
Prodotto finale



A Delimitazione del campo delle analisi
Censimento degli studi e delle ricerche esistenti e verifica del quadro delle conoscenze
Definizione delle conoscenze da integrare e/o organizzare e delle collaborazioni da attivare
Determinazione delle linee e degli obiettivi della pianificazione C.D.
Ufficio Piano

G.E.

C.D. Definizione dell’area oggetto dello studio.
Inquadramento biogeografico.
Censimento degli studi e delle ricerche esistenti e da integrare ed individuazione delle collaborazioni da attivare






B Analisi dei diversi sistemi disciplinari :
ß sistema delle risorse ambientali
ß sistema delle risorse idriche
ß sistema fisico del territorio
ß sistema antropico
ß sistema socio-economico
Definizioni delle unità ambientali.
Aggregazione dati nel S.I.T.A.
Definizioni algoritmi degli indicatori.
Definizione degli obiettivi dei “Piani” e del “Regolamento”

Ufficio Piano, collaborato dagli Enti di ricerca e/o da professionisti




C.D./
Comunità Studi, ricerche e carte tematiche di base.
Carte tematiche derivate dal S.I.T.A.
Obiettivi della pianificazione



C


Valutazione delle “unità ambientali”. Ipotesi di zonizzazione e di piano economico- sociale.
Esame della ipotesi di zonizzazione, delle norme regolamentari e degli interventi di sviluppo socio - economiche
Predisposizione bozze progettuali” dei piani e del regolamento.
Ufficio Piano

C..D./
Comunità

Ufficio Piano Bozza di Piano e Regolamento del Parco e del Piano economico sociale

Tabella 2 – Fasi dell’elaborazione della pianificazione del Parco


Figura 1 - Diagramma di flusso della pianificazione del Parco

3 Organizzazione dell’Ufficio e delle attività di piano

3.1 Organizzazione dell’Ufficio

Prima di relazionare sullo stato delle attività svolte ed in corso di svolgimento, si riassume sinteticamente l’organizzazione dell’Ufficio di piano, secondo lo schema sottoposto ed approvato dal C.D. nell’ambito del già citato “Piano di lavoro”.



Figura 2 – Organizzazione dell’Ufficio di Piano

In atto l’Ufficio di piano è costituito dal Progettista/Direttore e verrà implementato con l’assunzione dei vincitori dei concorsi in fase di completamento.
Con l’Ufficio di piano collaborano l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il Dipartimento di Ecologia dell’Università di Cosenza, il “Centro siciliano per le ricerche atmosferiche e di fisica dell’ambiente” (C.S.R.A.F.A.) e professionisti, in un sistema di relazioni dettagliato nella figura 2 sopra riportata.
Nella sottostante tabella 3 sono indicate le specifiche collaborazioni per i diversi temi di ricerca e di studio.

Tema

Collaboratore
Geologia, Geomorfologia Sorriso Valvo
Idrogeologia, salvaguardia ed utilizzo delle acque Versace
Floristiche e forestali
Università Mediterranea di Reggio Calabria
Faunistiche
Università della Calabria - Dipart. Ecologia
Ittiche
C.S.R.A.F.A.
Paesaggio e pianificazione vigente Università Mediterranea di Reggio Calabria
Ambienti insediativi Università Mediterranea di Reggio Calabria
Vulnerabilità sismica Università Mediterranea di Reggio Calabria
Fonti energetiche Università Mediterranea di Reggio Calabria
Patrimonio dei beni culturali Università Mediterranea di Reggio Calabria
Caratteristiche socio-demografiche Ufficio Piano
Servizi alle popolazioni Ufficio Piano
Insediamenti produttivi Ufficio Piano

Tabella 3 – Consulenze e collaborazioni

In particolare sono state attivate le seguenti convenzioni e collaborazioni:

ß In data 08.02.2001 è stata sottoscritta la convenzione con il prof. Pasquale Versace per lo svolgimento delle attività di collaborazione tecnico-scientifica finalizzate alla redazione del Piano del Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco, con particolare riferimento ai settori: idrogeologia, salvaguardia ed utilizzo delle acque .
ß In data 15.02.2001 è stata sottoscritta la convenzione con il dott. Marino Sorriso Valvo per lo svolgimento delle attività di collaborazione tecnico-scientifica finalizzate alla redazione del Piano del Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco, con particolare riferimento ai settori: geologia e geomorfologia.
ß In data 13. 09.2001 è stata sottoscritta la convenzione con il Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria per lo svolgimento delle attività di collaborazione tecnico-scientifica finalizzate alla redazione del Piano del Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco, con particolare riferimento ai settori: a) floristiche e forestali, b) pianificazione vigente, c) ambiente ed insediamenti, d) vulnerabilità sismica, e) fonti energetiche e f) giacimenti storici.
ß In data 04.10.2001 è stata sottoscritta la convenzione con il Direttore Dipartimento di Ecologia dell’Università di Cosenza, per lo svolgimento delle attività di collaborazione tecnico-scientifica finalizzate alla redazione del Piano del Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco, con riferimento al settore degli aspetti faunistici.
ß In data 26.11.2001 è stata sottoscritta la convenzione con il Presidente del “Centro siciliano per le ricerche atmosferiche e di fisica dell’ambiente” per lo svolgimento delle attività di collaborazione tecnico-scientifica finalizzate alla redazione del Piano del Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco, con riferimento al settore della fauna ittica.
ß In data 04.09.2001 è stata sottoscritta con l’Arch. Maurizio Imperio la convenzione di collaborazione professionale coordinata e continuativa, finalizzata al coordinamento, nell’ambito dell’Ufficio di Piano, delle attività per la redazione del Piano del Parco.
ß In data 23.10.2001 è stata sottoscritta con l’Arch. Franco Prampolini la convenzione di collaborazione professionale coordinata e continuativa, finalizzata, nell’ambito dell’Ufficio di Piano, alla formazione della base cartografica ed al coordinamento, nell’ambito dell’Ufficio di Piano, delle attività per la formazione e gestione del Sistema Informativo Territoriale e Ambientale.
ß In data 04.12.2001 è stata sottoscritta con la dott.ssa Paola Bortini la convenzione di collaborazione professionale coordinata e continuativa, finalizzata al coordinamento, nell’ambito dell’Ufficio di Piano, delle attività per la redazione del Piano pluriennale economico e sociale.

3.2 Organizzazione delle attività

3.2.1 Impostazione della metodologia progettuale

In base agli indirizzi generali di progetto, riportati nel precedente paragrafo 2.2.1, l’approccio progettuale adottato ha avuto come presupposto la conservazione e la tutela del patrimonio naturalistico e la valorizzazione della presenza delle comunità locali all’interno del Parco, per uno sviluppo sostenibile e duraturo di tutto il comprensorio aspromontano.
In questa ottica la conoscenza del territorio, la lettura dei bisogni delle comunità e la rilevazione dei fattori critici costituisce un passaggio fondamentale per supportare le scelte di piano. Ed infatti il confronto tra gli obiettivi generali e la lettura delle realtà ambientali, sociali ed economiche permette l’individuazione degli obiettivi specifici e delle prioritarie strategiche.
Il diagramma di flusso della figura 3 interpreta tale impostazione metodologica.


























Figura 3 – Impostazione metodologica del processo


3.3 Attività e cronogramma

In base al Piano di lavoro approvato l’Ufficio ha dettagliato attività e tempi di realizzazione del processo di redazione della pianificazione attraverso il diagramma di Gantt di seguito riportato.










Vedi File di Project PAG. 1







































Vedi File di Project PAG. 2











































Vedi File di Project PAG. 3












































Vedi File di Project PAG. 4





























3.4 Attività concluse o in corso di svolgimento

3.4.1 Redazione del Piano stralcio per la riduzione del rischio da frana e da inondazione

3.4.1.1 Riferimenti normativi

L’art. 1 della legge quadro sulle aree protette 394/91, come modificata ed integrata dalla legge 426/98, enuncia, tra le finalità da perseguire all’interno dei territori costituiti in aree naturali protette, quella della difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.
L’art. 1 del D.L. 180/98 e successive modifiche ed integrazioni ha attribuito alle “Autorità di Bacino” ed alle Regioni il compito di adottare piani-stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico, redatti ai sensi del comma 6 ter dell’art. 17 della legge 183/89 sulla difesa del suolo, che devono essere finalizzati alla “individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché le misure medesime.”
Considerata l’utilità che la pianificazione dei piani di bacino previsti dalla legge 183/89 e la pianificazione dei Parchi nazionali prevista dalla legge 394/91 prendano forma in maniera reciprocamente sinergica, il Ministero dell’Ambiente, con nota del Direttore Generale del “Servizio Conservazione della Natura”, ha rappresentato agli Enti Parchi Nazionali la necessità di stralciare, nell’ambito della redazione degli strumenti di pianificazione dei Parchi, un apposito piano di settore, avente ad oggetto l’individuazione e la delimitazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e geomorfologico (rischio di esondazione e di frane) e, più in generale, di squilibrio territoriale ed ambientale, la descrizione delle relative cause e/o fattori predisponenti, l’indicazione degli interventi e delle misure da attuare per la prevenzione e la mitigazione del rischio/degrado.
Con la medesima nota ministeriale il Direttore Generale, ha individuato, in relazione alle tipologie di squilibrio, le priorità per le quali l’Ente Parco deve definire proposte d’intervento, direttive e misure di salvaguardia da sottoporre all’Autorità di bacino, ferma restando la loro successiva attuazione da parte dell’Ente Parco ove rientranti tra le competenze normative ad esso attribuite.
Il “Piano stralcio per la riduzione del rischio da frana e da inondazione” si inquadra, pertanto, nell’ambito più generale della pianificazione del Parco Nazionale dell’Aspromonte.


3.4.1.2 Collaborazioni

Per la redazione del Piano Stralcio, a seguito di determinazione degli Organi dell’Ente e su proposta della Commissione di coordinamento, sono stati nominati consulenti dell’Ufficio di piano il dott. Geol. Marino Sorriso Valvo ed il prof. Ing. Pasquale Versace, nella qualità rispettivamente di esperto scientifico nel settore geomorfologico e nel settore idrologia – difesa del suolo.

3.4.1.3 Contenuti

Il “Piano stralcio” si propone di individuare gli squilibri presenti sul territorio del Parco, in atto o potenziali con particolare riferimento a:
a) situazioni di rischio di piena connesse con ostruzioni, restringimenti delle sezioni di deflusso e carenze di manutenzione degli alvei fluviali, ovvero attività estrattive, discariche o attività di altra natura ubicate negli ambiti di pertinenza fluviale;
b) situazioni di rischio di frana e di generale compromissione della stabilità dei versanti anche a seguito di incendi;
c) aree caratterizzate dalla distruzione della copertura vegetale anche a seguito di incendi e soggette ad erosione;
d) situazioni dei deflussi naturali dei corsi d’acqua;
e) fenomeni di erosione e/o di trasporto solido dei corsi d’acqua dentro il territorio del Parco con presumibili effetti sulle aree di costa non ricomprese nell’area protetta.
Preliminarmente sono stati effettuati studi e verifiche bibliografiche e di campo, sulla base dei quali sono stati redatti i sottoelencati elaborati:
ß profili geomorfologici
- relazione 1 – Introduzione;
- relazione 2 – Geologia, geomorfologia, dissesti, misure di salvaguardia e costi d’intervento;
- relazione 2.1 – Articolato per le misure di salvaguardia;
- relazione 3 – Criteri per la stima del pericolo da movimenti in massa;
- relazione 4 – Note illustrative delle tavole fuori testo 1,2,3;
- relazione 5 – Monografie dei centri abitati e sintesi delle relazioni reperite presso l’ex Genio Civile di Reggio Calabria;
- monografie (n° 18) per la zonazione del pericolo da movimento in massa dei centri abitati ricompresi nell’area del Parco;
- tav.1 – Fenomeni di movimento in massa (n° 13 fogli al 25.000);
- tav.2 – Geolitologia (n° 13 fogli al 25.000);
- tav.3 – Zonazione del pericolo da movimento in massa (n° 13 fogli al 25.000);
ß profili idrologici e di difesa del suolo
- A0 – Relazione di sintesi;
- A1 – Monografia sugli eventi storici- relazione di accompagnamento;
- A2 – Monografia sugli eventi storici- schede per comuni;
- A3 – Monografia sugli eventi storici- schede di bacino;
- A4.1 – Studio idrologico - Parte I ;
- A4-2- Studio idrologico - Parte II;
- B1 – Corografia in scala 1:50.000 (n°4 tavole);
- B2 – Corografia in scala 1:25.000 (n°4 tavole);
- C – Carta dei punti di possibile crisi in scala 1:25.000 (n° 8 tavole);
- D – Monografie dei punti di possibile crisi (n° 21 monografie);
- E – Carta degli interventi strutturali in scala 1:25.000 (n° 8 tavole);
- F – Monografia sugli interventi strutturali;
- G – Monografia sulle misure di salvaguardia;
- H – Linee guida per la redazione dei Piani di emergenza.
Sulla base dell’analisi delle indagini effettuate e degli elaborati prodotti, è stato redatto il “piano stralcio”, costituito da una Relazione generale e da n° 6 allegati:
ß Allegato 1 – Carta dei fenomeni di movimento in massa (Tav. 1A÷1P)
ß Allegato 2 – Carta geolitologica (Tav. 2A÷2P)
ß Allegato 3 – Rischio di frana. Carta del pericolo da movimento in massa (Tav. 3A÷3P)
ß Allegato 4 – Rischio di inondazione. Carta dei punti di possibile crisi (Tav. C1÷C8)
ß Allegato 5 – Rischio di inondazione. Monografie dei punti di possibile crisi (Tav. D1÷D21)
ß Allegato 6 – Rischio di inondazione. Carta degli interventi strutturali (Tav. E1÷E8)


3.4.1.4 Approvazione

Lo schema di piano è stato sottoposto nella seduta del 03 e 04. 10.2001 al C.D., che lo ha approvato con provvedimento n°28/2001 e nella seduta del 06.07.2001 alla Comunità del Parco, che lo ha approvato con provvedimento n° 3/2001.
Il Piano è stato inviato alla Autorità di bacino della Regione Calabria, al Ministero dell’Ambiente ed in corso di consegna ai Comuni ed alle Comunità Montane del Parco.

3.4.2 Definizione ed organizzazione della base conoscitiva


Nelle tabelle 4 – 14 sono riportati gli specifici contenuti conoscitivi (studi, ricerche, etc) definiti sulla base delle indicazioni contenute nella delibera di C.D. n° 119/2000 e del “Piano di lavoro”, da acquisire attraverso collaborazioni attivate.

Tabella 4 -Floristiche e forestali

Descrizione
Analisi dell’uso del suolo ed individuazione dei territori agrari e forestali
Descrizione delle principali tipologie forestali
Gerarchizzazione dei valori naturalistici e caratterizzazione delle formazioni forestali da sottoporre a tutela integrale
Carta della vegetazione reale
Carta della vegetazione potenziale
Carta della naturalità della vegetazione
Carta delle emergenze naturalistiche
Carta dell’uso agro forestale
Carta delle categorie forestali
Database della flora aspromontana
Relazione finale con individuazione linee guida e criteri di pianificazione delle risorse forestali, floristiche e vegetazionali
Materiali in versione definitiva



Tabella 5 - Faunistiche

Descrizione
Recupero dati storici e bibliografia
Aggiornamento banca dati
Mappa siti SIC
Mappa biodiversità faunistica
Mappa uso del territorio
Individuazione indici, descrizione, modalità d’uso ed algoritmo di calcolo degli indicatori significativi
Elaborazione e stesura relazioni finali riassuntive della situazione esistente e potenziale degli elementi cartografati alle scale ritenute congrue a seconda dei casi.


Tabella 6 -Ittiche

Descrizione
Analisi di massima della morfologia e batimetria dei bacini considerati
Indagine preliminare sui principali parametri fisici e chimici delle acque
Analisi preventiva delle comunità planctoniche, bentoniche e ittiche, con relativo inquadramento ecologico e segnalazione di eventuali elementi di rilevante interesse faunistico e conservazionistico
Censimento della fauna ittica dei corsi d’acqua e dei bacini lacustri
Individuazione di potenziali zone per il naturale ripopolamento
Mappa della biodiversità ittica
Criteri per la gestione dell’ittiofauna
Individuazione, descrizione, modalità d’uso ed algoritmo di calcolo degli indicatori significativi per gli interventi di monitoraggio .
Elaborazione e stesura relazioni finali riassuntive della situazione esistente e potenziale degli elementi cartografati alle scale ritenute congrue a seconda dei casi.


Tabella 7 - Paesaggio e pianificazione vigente


Descrizione

Il paesaggio visivo
Carta della morfologia di sintesi (scala 1:50.000)
Carta dei bacini e dei distretti visivi (scala 1:50.000)
Carta dell’intervisibilità assoluta (scala 1:50.000)
Carte dell’intervisibilità relativa (scala 1:50.000)
Carta dei caratteri della percezione visiva dinamica (scala 1:50.000)
Carta dei caratteri della percezione visiva statica (scala 1:50.000)
Carta dei tipi di paesaggio (scala 1:50.000)
Carta degli Ambiti Percettivamente Omogenei (scala 1:50.000)
Carta degli Ambiti Percettivamente Unitari (scala 1:50.000)
Scheda di valutazione degli Ambiti Percettivamente Unitari
Carta della criticità (scala 1:50.000)
Carta dell’integrità (scala 1:50.000)
Carta della vulnerabilità (scala 1:50.000)
Relazioni di accompagnamento ai vari elaborati e relazione di sintesi
Le unità ambientali e le unità di paesaggio del parco
Carta delle unità di paesaggio (scala 1:50.000)
Carta delle unità ambientali (biotopi) (scala 1:50.000)
Definizione degli algoritmi di calcolo degli indicatori significativi
(valore ecologico, stato di conservazione, sensibilità\vulnerabilità)
Relazione di accompagnamento
Quadro dei piani e programmi in atto
Carta dei piani territoriali e programmi in atto (scala 1:50.000)
Carta dei vincoli (scala 1:50.000)
Mosaico della strumentazione urbanistica vigente (PRG e PdF) (scala 1:50.000)
Relazione di accompagnamento
Materiali in versione definitiva


Tabella 8 - Ambienti insediativi


Descrizione

Il sistema insediativo
(Scala 1:50.000 con stralci in scala 1:10.000)
ÿ Caratteri dell’insediamento
ß Centri e nuclei abitati
ß Principali caratteri insediativi dei centri
ß Rete infrastrutturale di collegamento e di penetrazione
(strade statali, provinciali, comunali, di accesso ai fondi agricoli)
ÿ Armatura urbana
ß Relazioni di dipendenza interne ed esterne al parco
ß Relazioni funzionali interne ed interno esterno


Attrezzature e funzioni per il parco
(Scala 1:50.000 con stralci in scala 1:10.000)
ß Attrezzature di servizio al parco
(Servizi istituzionali ed amm.vi, impianti per lo sport e il tempo libero, ricettività, servizi informativi e di assistenza)
ß Risorse culturali immateriali localizzate
(Elementi e manifestazioni della cultura locale)
ß La rete sentieristica ed i luoghi significativi dei percorsi
(Itinerari di visita e di osservazione scientifica, itinerari di supporto per attività sportive, escursionistiche e ricreative, itinerari di accesso a luoghi e risorse di specifico interesse ambientale)

Le proprietà pubbliche e in uso pubblico
(Scala 1:50.000 con stralci in scala 1:10.000)
Demani, Università agrarie, usi civici, ecc.

Opere e manufatti critici
(Scala 1:50.000 con stralci in scala 1:10.000)
Principali detrattori ambientali

Ambiente insediativo e parco: criticità e potenzialità
(Scala 1:50.000 con stralci in scala 1:10.000)

Definizione degli algoritmi di calcolo degli indicatori significativi



Tabella 9 - Patrimonio dei beni culturali


Descrizione

Beni architettonici
Beni storici-artistici
Beni archeologici
Musei
Beni demoetnoantropologici
Carta dei beni culturali
(architettonici, storici , archeologici, religiosi, artistici)
Elaborazione e stesura relazioni finali riassuntive della situazione esistente e potenziale degli elementi cartografati, con individuazione,descrizione, modalità d’uso ed algoritmo di calcolo degli indicatori significativi


Tabella 10 - Vulnerabilità sismica


Descrizione

Reperimento dati e cartografie sui centri storici oggetto di studio e definizione della Struttura Urbana Minima
Definizione delle tipologie edilizie ricorrenti. Valutazione della vulnerabilità, degli elementi significativi (edifici strategici, tipologie edilizie).
Individuazione dei codici di pratica per la riduzione della vulnerabilità (tipologie edilizie).
Messa a punto del Manuale per la riduzione della vulnerabilità nei centri storici.



Tabella 11 - Fonti energetiche


Descrizione

Analisi della situazione esistente
Analisi tecnica e potenzialità delle risorse energetiche locali
Definizione della mappa delle fonti energetiche
Definizione di indicatori di sostenibilità energetico-ambientale
Analisi generale e scenari propositivi per lo sviluppo sostenibile
Relazione finale



Tabella 12 - Caratteristiche socio-demografiche


Descrizione
Insediamenti abitativi attuali e limiti amministrativi
Popolazione, fasce e classi di età
Livello di istruzione per classi di età
Occupazioni ed attività:
ß occupazioni lavorative retribuite e non
ß occupazione del tempo libero
ß attività produttrici di reddito non retribuite
Proprietà e patrimonio privato
Qualità, quantità e tipicità dei consumi
Bisogni rilevati della popolazione


Tabella 13 - Servizi alle popolazioni


Descrizione
Servizi culturali, ricreativi e formativi
Servizi socio-sanitari
Servizi amministrativi
Servizi alle abitazioni
Servizi all’ambiente


Tabella 14 Insediamenti produttivi

Descrizione
Attività agricole, agrituristiche e silvocolturali
Attività commerciali
Attività turistiche
Attività artigianali
Attività industriali
Attività di formazione e ricerca
Servizi alle attività produttive


3.5 Incontri con le amministrazioni locali


Gli Organi dell’Ente hanno ritenuto condizione essenziale per il buon esito della pianificazione la partecipazione degli enti istituzionali e delle comunità locali attraverso:
E’ stato, a questo proposito, predisposto un primo calendario di incontri con i Comuni e le Comunità Montane del territorio del Parco e con i Comuni che hanno richiesto di inserire parte dei loro territori nel Parco Nazionale.
Nella tabella 15 viene riportato un prospetto sintetico degli incontri.

Data incontro Ente Rappresentanti
4 dicembre C. Antonimina Sindaco; Funzionario U.T.C.
“ “ C. Canolo Sindaco
“ “ C. Ciminà Vice-Sindaco
“ “ C. Gerace Assessore
C. Mammola Sindaco; Funzionario U.T.C.
“ “ C.C. della “Limina” Presidente
6 dicembre C. Grotteria Nessuna rappresentanza
“ “ C. Martone Sindaco
“ “ C. Marina di Gioiosa Jonica Funzionario U.T.C. Responsabile relazione esterne
“ “ C. Roccella Jonica Assessore Ambiente; Tecnico comunale
“ “ C. Caulonia Nessuna rappresentanza
11 dicembre C. Africo Nessuna rappresentanza
“ “ C. Bruzzano Nessuna rappresentanza
“ “ C. Careri Nessuna rappresentanza
“ “ C. Ferruzzano Sindaco
“ “ C. Platì Sindaco
“ “ C. S. Agata del Bianco Nessuna rappresentanza
“ “ C. Samo Sindaco
“ “ C. S. Luca Commissario Straordinario
12 dicembre C. Bagaladi Sindaco
“ “ C. Bova Sindaco
“ “ C. Condofuri Assessore Ambiente
“ “ C. Palizzi Sindaco
“ “ C. Roccaforte del Greco Sindaco
“ “ C. Roghudi Sindaco
“ “ C. S. Lorenzo Sindaco
“ “ C. Staiti Nessuna rappresentanza
“ “ C.C. “Versante Jonico Meridionale” Vice-Presidente
14 dicembre C. Cardeto Nessuna rappresentanza
“ “ C. Delianuova Dirigente U.T.C.
“ “ C. Reggio Calabria Dirigente Qualità ambientale
“ “ S. Roberto Funzionario U.T.C.
C. S. Eufemia d’aspromonte Nessuna rappresentanza
“ “ C. S. Stefano d’Aspromonte Nessuna rappresentanza
“ “ C. Scilla Sindaco
18 dicembre
(da effettuare) Comuni: Scido; S. Cristina; Cosoleto; Sinopoli; C.M. “Versante Tirrenico Meridionale”; C.M. “Versante dello Stretto”; Provincia di R.C.
19 dicembre
(da effettuare) Comuni: Oppido Mamertina; Molochio; Varapodio; Cittanova; S. Giorgio morgeto; Cinquefrondi; Terranova Sappo Minulio; C.M. “Versante Tirrenico settentrionale”.


Tabella 15 – Incontri con gli Enti Territoriali: calendario e partecipazione


L’obiettivo e l’oggetto degli incontri sono stati:
ß la presentazione delle procedure adottate, del piano di lavoro, dell’organizzazione dell’Ufficio;
ß la presentazione delle attività già svolte e degli elaborati prodotti;
ß la consegna delle ortofotocarte 1:10.000, contenenti i confini amministrativi dei Comuni e una ipotesi di vettorializzazione dei confini del Parco desunti dalla cartografia ufficiale al 25.000;
ß l’acquisizione di elementi di dettaglio in merito alle richieste di riperimetrazione trasmesse in passato dalle amministrazioni comunali;
ß la presentazione e la consegna del Piano stralcio per la riduzione del rischio da frana e da inondazione;
ß la richiesta di reciproca collaborazione, attraverso lo scambio delle conoscenze - acquisite ed in corso di acquisizione – e la comunicazione delle eventuali richieste, problematiche e ipotesi di soluzioni;
ß l’organizzazione di ulteriori incontri, sia nelle sedi politiche rappresentative (C.D. e Comunità del Parco) che nelle sedi tecniche (Ufficio di Piano ed Uffici tecnici).

Gli interventi dei partecipanti hanno evidenziato il grande interesse che la pianificazione del Parco riveste presso le comunità locali, l’apprezzamento, in linea generale, per l’impostazione progettuale adottate, la volontà di nuovi comuni di fare parte del Parco.
Nel corso degli incontri sono emersi anche alcuni elementi critici di cui occorre tener conto nella fase di pianificazione, ed in particolare:
ß conoscenza insufficiente dei benefici economici e sociali che il Parco, specie se dotato di una pianificazione organica ed efficace, può comportare per la popolazione;
ß posizione di diffidenza di alcune fasce della popolazione, che percepisce il Parco come un limite ed un vincolo alla sviluppo;
ß necessità conseguente di dare risposte positive alle richieste della comunità per alimentare la fiducia nel Parco;
ß esigenza di un contatto diretto con i cittadini e gli amministratori per una conoscenza puntuale del territorio e dei suoi bisogni;
ß condivisione dei criteri decisionali;
ß informazione puntuale e progressiva dello stato di avanzamento della pianificazione.


3.6 Produzione della cartografia di base

Il riconoscimento e l’organizzazione delle basi cartografiche esistenti, la raccolta e la standardizzazione degli studi realizzati, la produzione delle cartografie di Piano e, più in generale, l’implementazione finale del Sistema Informativo Territoriale Ambientale (SITA) rappresentano un passaggio fondamentale per garantire la realizzazione di un sistema in grado di governare non solo la fase delicata della redazione del Piano, ma anche la fase più complessa della gestione a regime delle attività collegate alla conservazione e alla valorizzazione del territorio.
Le azioni conseguenti sono così schematizzabili:
a) definizione preliminare dei formati e dei protocolli per i dati;
b) raccolta, informatizzazione e implementazione delle cartografie esistenti;
c) progettazione e implementazione della struttura del GIS;
d) raccolta, verifica, validazione e implementazione delle cartografie prodotte dai vari consulenti;
e) produzione delle carte di base e degli strumenti di analisi territoriale per il Piano;
f) perimetrazione analitica dei confini esterni esistenti e della zonazione conseguente al Piano.

a) Definizione preliminare degli accordi operativi, dei formati e dei protocolli per i dati

Sono state avviate le procedure con la Regione Calabria al fine di integrare gli standard operativi nel quadro della politica regionale in materia di Sistemi Informativi Geografici, pur nell’ambito della necessaria autonomia funzionale e specificità di interessi del Parco.
Contestualmente ha preso corpo l’esame preliminare dei piani di lavoro dei vari consulenti, mano a mano pervenuti, e si sono tenuti una serie di contatti diretti e riunioni con gli stessi per definire in dettaglio i formati e le strutture per l’interscambio di dati.
Nelle medesime riunioni sono state verificate anche le necessità dei singoli in merito alla disponibilità delle cartografie di base, la possibilità di reperire o produrre ulteriori cartografie richieste, la compatibilità temporale e gli eventuali punti di crisi.
In particolare sono stati effettuati incontri con i gruppi di lavoro delle varie università e con i professionisti incaricati della redazione dei piani stralcio nel settore idrogeologico.

b) Raccolta, informatizzazione e implementazione delle cartografie esistenti

Sono state raccolte ed elaborate le basi cartografiche previste in modo che risultino immediatamente gestibili con i software utilizzati nella fase di impianto del Sistema Informativo del Parco stesso, ed in particolare con “ESRI ArcView”, Autodesk “AutoCAD” e Mapinfo.
Le basi cartografiche trattate sono, in atto, le seguenti:
ß Elementi su carta in scala 1:250.000, 1:50.000, 1:25.000 dell’IGMI. Le mappe, ove non disponibili direttamente in formato numerico, sono state scandite con una risoluzione di 400 DPI a pieno colore. È stato acquisito l’intero foglio di mappa, comprese le legende, i bordi e quant’altro contenuto sui supporti originali. Le sezioni in scala 1:25.000 sono state acquisite anche in B/N con risoluzione 400 DPI per poter essere utilizzate come base di riferimento per carte tematiche a pieno colore. La scansione è stata effettuata con scanner con sensori a barra e trascinamento passante, in modo da garantire la miglior coerenza dimensionale interna delle mappe acquisite.
È stato poi prodotto un duplo della mappa “tagliando” la stessa in corrispondenza dei quattro vertici. Le parti di risulta dell’immagine raster generate dall’operazione di taglio sono trattate con un colore neutro da potersi definire come “trasparente”, ove previsto, nei software di gestione.
Le mappe originali e le mappe “tagliate” sono georeferenziate nelle sistema nazionale italiano Gauss-Boaga. La precisione della georeferenziazione è tale da garantire che le coordinate teoriche di ogni vertice di mappa confrontate con le coordinate effettive del medesimo punto rilevate numericamente a video non differiscano di quantità eccedenti la tolleranza planimetrica ammessa per la produzione della carta originale.
Le immagini sono memorizzate nel formato TIFF o in altri formati per particolari esigenze. In particolare i formati JPEG, ECW e MrSID in relazione alle necessità di disporre di file di dimensioni più ridotte e per l’eventuale utilizzo in ambiente WEB.
La georeferenziazione è definita mediante la produzione di un apposito file secondo le specifiche ArcInfo (TFW) che definisce la posizione (coordinate Est e Nord) del primo pixel in alto a sinistra e i parametri di scalatura nei due assi del pixel in unità mondo (metri).
Per il formato DWG è stato prodotto un file con riferimento esterno all’immagine e i relativi parametri di calibrazione in modo da rispettare le specifiche di precisione sopra indicate.
ß Elementi in scala 1:10.000 dell’Ortofoto AIMA, inclusi i layer tematici catastali. Tali carte sono disponibili direttamente in formato numerico sia tramite i servizi informativi del SIM sia nei formati standard (TIFF) derivati.
ß Elementi in scala 1:10.000 dell’Ortofoto CGRA (Italia 2000), fornite dalla Regione Calabria nell’ambito dell’intesa per il Sistema Informativo Geografico Regionale. Tali carte sono disponibili direttamente in formato numerico in formato ECW e si conta di poter ricevere a breve gli originali in formato TIFF, più consono al reperimento delle informazioni qualitative territoriali derivanti dal colore.
ß Basi amministrative di fonte ISTAT (banca dati CENSUS) spinte sino al dettaglio della sezione censuaria.

c) Progettazione e implementazione della struttura del GIS

Contestualmente alle azioni preliminari si è avviata l’attività di progettazione e implementazione della struttura del GIS, ovvero della struttura delle basi di dati, la tipologia delle analisi e delle cartografie da realizzare.
È’ evidente che tale struttura potrà essere definita, in dettaglio, solo nella fase conclusiva del processo di pianificazione in quanto potrebbe essere influenzata dal progresso della raccolta dei dati e dalle problematiche che l’interazione dei dati stessi potrebbe evidenziare.Si ritiene però importante anticipare, da un lato, la strutturazione di quelle carte tematiche di base che sicuramente saranno utilizzate in seguito (pendenze, esposizioni, fasce altimetriche, confini amministrativi, ecc.) verificando e validando quelle prodotte dai vari consulenti in fase di studio o producendole ex novo se non disponibili e, dall’altro, avviare la progettazione dell’editing finale della cartografia di piano (cartigli, formati, legende, ecc.). Contestualmente sarà avviata una serie di simulazioni che consentano di anticipare, per quanto possibile, i successivi tempi di elaborazione delle carte di sintesi, ovvero, ad esempio, la progettazione e la taratura dei modi di composizione dei tematismi, i criteri di definizione e i metodi statistici di valutazione degli intervalli ecc.

d) Raccolta, verifica, validazione e implementazione delle cartografie prodotte dai vari consulenti

I vari consulenti dell’Ufficio di Piano produrranno tutta una serie di carte tematiche, dati georeferenziati (o georeferenziabili) e dati eterogenei di varia natura.
È stata completata l’acquisizione delle basi cartografiche allegate al Piano Stralcio per il rischio idrogeologico ed è in corso la loro implementazione nel SITA.
È in corso una serie di contatti con i consulenti al fine di evitare eventuali incongruenze tra le cartografie di base. Sulla base delle specifiche preliminari e dell’attività di modellazione eseguita, tali documenti saranno raccolti, informatizzati, qualora non fosse stato possibile procedere alla loro informatizzazione già in fase di studio, e implementati nel SITA.

e) Produzione delle carte di base e degli strumenti di analisi territoriale per il Piano

Le carte che costituiranno gli elaborati di Piano e delle basi analitiche necessarie saranno derivate dall’integrazione delle informazioni e delle analisi prodotte dai vari consulenti del gruppo di lavoro alle scale opportune, secondo gli schemi previsti o le necessità emerse in corso d’opera, sino alla definizione delle carte di sintesi finale di Piano.


4 Primi risultati delle ricerche e degli studi

4.1 Attività dei consulenti e dei collaboratori

Oltre alle attività ordinarie, di supporto ed assistenza, effettuate presso la sede, i collaboratori dell’Ufficio di piano, hanno predisposto specifici documenti e/o elaborati, che hanno in parte costituito il supporto al presente documento e che sono disponibili presso l’Ufficio di Piano, dove sono anche racolti gli elaborati prodotti dal dott. Marino Sorriso Valvo e dal prof. Pasquale Versace.


4.2 Programmi di lavoro dei Gruppi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria

Le note che seguono presentano in forma sintetica i programmi dei singoli Gruppi di lavoro dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e lo stato di avanzamento delle attività al 30 novembre 2001.
Preliminarmente si ritiene opportuno evidenziare alcuni aspetti emersi negli incontri di lavoro volti a coordinare le attività:
a) Indagini oltre i confini del Parco
Per esigenze di congruenza e completezza delle elaborazioni, è emersa la necessità di spingere alcune indagini oltre i confini del Parco. Questo ampliamento consentirà di produrre un quadro delle interazioni e delle omogeneità che l'attuale ambito del Parco ha con il territorio circostante, e di fornire dunque utili elementi per una verifica dei confini stessi.
b) Connessioni con alcune linee della programmazione regionale
Sono emersi alcuni temi di grande interesse per la loro contiguità con iniziative programmatiche ed azioni che vengono portate avanti nell'ambito del POR Calabria e di altre istanze progettuali, e che coinvolgono o possono coinvolgere il Parco dell'Aspromonte. A titolo di esempio, ci si può riferire al tema delle "reti ecologiche", o a quello dei "Progetti Integrati Territoriali"; in merito a questo secondo tema, l'ambito del Parco è infatti compreso in tutti i cinque ambiti definiti dalla Regione nella provincia di Reggio Calabria. Altre importanti connessioni possono rilevarsi con alcune Misure dell' "Asse V - Città" e dell' "Asse 1 - Risorse naturali", per le quali sono in via di definizione o già operative le procedure di assegnazione.

Evidenziato quanto sopra, di seguito si riportano per ciascun gruppo di lavoro obiettivi, prodotti ed attività in corso, come rappresentati nel “primo rapporto di ricerca” consegnato in data 11 dicembre 2001 dall’Università Mediterranea.


Gruppo "patrimonio dei beni culturali"
(coordinatore: prof. Marisa Cagliostro)

1. Obiettivi della ricerca

Identificare e definire il patrimonio dei “beni culturali” che insistono nel territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte, è una operazione preliminare e necessaria al fine di inserire questo importante valore aggiunto agli interventi che intendano programmare e realizzare lo sviluppo del Parco e degli insediamenti che vi sono compresi.
L’ obiettivo che si intende conseguire a questo scopo è duplice:
- disporre di una schedatura rapida effettuata sul campo, che dia l’effettiva consistenza e lo stato di conservazione dei principali”giacimenti culturali”- architettura rurale e produttiva significativa, beni architettonici, beni storico-artistici e demoetnoantropologici, aree e musei archeologici, artigianato di antica tradizione
- tracciare un quadro di insieme che collochi questi beni in un ambito geografico - culturale omogeneo, finalizzato all’inserimento degli stessi in un circuito vitale da cui sono stati esclusi per abbandono o degrado.

2. Prodotti della ricerca

I materiali che saranno fornire alla fine delle indagini sono:
1. elenco dei beni di interesse storico, architettonico, artistico-culturale dei centri e dei territori del Parco;
2. schede di censimento dei beni di maggiore rilievo;
3. carte tematiche dell’intero territorio con l’individuazione delle varie tipologie;
4. relazione complessiva e quadro generale con indicazioni utili alla programmazione di interventi di recupero, eventuale riuso e valorizzazione
5. catalogo informatizzato e archivio immagini digitale

3. Attività in corso

Attraverso la ricerca e la consultazione di una ricca bibliografia, si è giunti alla realizzazione di elenchi provvisori riguardanti il patrimonio culturale e in particolare :
- Beni architettonici (comprensivi delle emergenze architettoniche rurali e produttive) (All. 1);
- Beni artistici;
- Beni archeologici;
- Musei.
Tali elenchi dovranno essere verificati e completati attraverso i sopralluoghi in corso di organizzazione e l’approfondimento di studio.
Per ogni comune preso in esame è stata stilata una breve scheda conoscitiva tesa a fornire un rapido profilo storico – artistico con note riguardanti il folklore e l’artigianato di tradizione. Fanno parte di questa sezione anche i centri storici che si trovano al limite esterno del Parco, per ovvie implicazioni nella redazione del Piano.
Inoltre sono state create apposite schede di censimento relative alla catalogazione del patrimonio architettonico ed artistico, per la realizzazione di una banca dati informatizzata che faciliti l’accesso a tutto ciò che riguarda le “risorse culturali” da salvaguardare, ma soprattutto, che rappresentano o potrebbero rappresentare motivo di attrazione e sviluppo per l’area del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Le voci previste nelle schede tengono conto delle modalità di catalogazione dei beni adottate dal Ministero per i Beni culturali.

Gruppo "paesaggio e pianificazione vigente"
(Coord. prof. Biagio Cillo)

1. Obiettivi della ricerca

Il lavoro relativo al settore Paesaggio e pianificazione vigente è stato finalizzato ai seguenti obiettivi:
- individuare i caratteri e i valori del paesaggio visivo del Parco Nazionale dell’Aspromonte;
- contribuire all’individuazione di una griglia valutativa di carattere multidisciplinare, finalizzata al riconoscimento dei caratteri strutturali riconoscibili sotto i diversi profili di lettura, fra i quali è compreso l’assetto paesistico-percettivo;
- contribuire all’individuazione delle unità ambientali (biotopi) e di unità di paesaggio intese, queste ultime, come sintesi interpretativa delle indicazioni fisiche, biologiche, antropiche, percettive.
- comprendere i caratteri dell’evoluzione dinamica del paesaggio aspromontano per poterne guidare opportunamente l’attività di tutela (conservazione e costruzione del paesaggio) e le modalità di fruizione;
- delineare il quadro dei piani e programmi in atto.

2. Prodotti della ricerca

ß Carta della morfologia di sintesi
La carta della morfologia di sintesi costituisce il primo approccio all’interpretazione della forma del territorio, evidenziandone gli elementi costitutivi: montagne, colline, fiumi e valli fluviali, gole, linee di cresta, picchi, promontori e quant’altro contribuisce a delineare la forma del territorio.
L’individuazione di questi elementi concorre anche a definire le componenti strutturanti.

ß Carta dei bacini e dei distretti visivi
Questa carta sarà prodotta partendo dall’individuazione dei bacini idrografici dei principali corsi d’acqua presenti sul territorio aspromontano, con un’articolazione in sub-bacini che in genere si arresterà al 2° o al 3° ordine. Il riferimento ai bacini idrografici si è rende necessario in quanto si presume una certa coincidenza fra bacini idrografici e bacini visivi. Questi ultimi, pertanto, risultano definiti dalle linee di cresta coincidenti con gli spartiacque dei principali bacini idrografici; mentre i distretti visivi vengono fatti coincidere con i sub-bacini in cui si articola ciascun bacino idrografico.
I distretti visivi, dopo un’attenta verifica, potranno costituire le stanze in cui suddividere il paesaggio visivo dell’area aspromontana. L’individuazione delle stanze potrà essere utile alla messa a punto di norme specifiche tese a conservare, a recuperare o a costruire relazioni visive o configurazioni paesistiche concluse ritenute di grande rilievo, ma facenti parte di unità di paesaggio comprendenti altre stanze.

ß Carta dell’intervisibilità assoluta
Misurare il livello di panoramicità di tutto il Parco Nazionale dell’Aspromonte è pressoché impossibile, sia per la sua estensione, sia per l’estrema articolazione della morfologia del territorio. Peraltro, conoscere il livello di intervisibilità delle sue varie parti è di grande aiuto nel misurare i livelli di vulnerabilità.
Attraverso la mappa dell’intervisibilità assoluta è possibile individuare le parti del territorio caratterizzate da un’alta intervisibilità e quelle meno visibili.
La carta viene definita dell’intervisibilità assoluta per distinguerla dalle carte dell’intervisibilità relativa, ottenibili delimitando solo le aree visibili da un determinato punto. Essa sarà prodotta con il supporto di un programma specificamente elaborato che si baserà su una maglia di tessere di 500 metri di lato in cui sarà diviso il territorio.

ß Carte dell’intervisibilità relativa
Diversamente dalla carta dell’intervisibilità assoluta, questa carta vuole misurare il livello di panoramicità di singoli punti del Parco. La metodologia adoperata per la produzione di questa carta consente di misurare il livello di panoramicità di ciascuna tessera in cui sarà suddiviso il territorio del Parco e delle zone limitrofe.

ß Carta della percezione dinamica
La percezione dinamica del paesaggio, oggi, rappresenta la principale forma di conoscenza del paesaggio, in particolare per coloro i quali non risiedono nell’area studiata (outsider). La porzione di territorio visibile dai principali canali di attraversamento, ferrovie, autostrade, strade statali, diviene, pertanto, anche l’immagine complessiva che il visitatore ricostruisce del paesaggio di tutta l’area.
Lo studio della percezione dinamica nel territorio del Parco ha, quindi, come obiettivo l’individuazione delle aree visibili dai principali canali di attraversamento, nonché la lettura di tutti quegli elementi che costituiscono fattore di valutazione e di riconoscimento dell’identità del paesaggio del parco da parte dei visitatori esterni.
L’analisi delle ricorrenze di visibilità delle diverse componenti, la loro leggibilità, il livello di riconoscibilità, il carattere della forma (puntuale, lineare o areale) sono, tutti insieme, gli elementi che contribuiscono a classificare una componente come strutturante, in concorso con lo studio della percezione statica e del livello di intervisibilità. Le informazioni raccolte concorrono anche all’individuazione dei detrattori, nonché dei livelli di integrità e vulnerabilità.

ß Carta della percezione visiva statica
La lettura del paesaggio da parte dell’outsider non è ritenuta sufficiente, da sola, a definire la strutturalità di una componente. Va aggiunto anche il punto di vista dell’insider, vale a dire degli abitanti del Parco, i quali sono distribuiti più diffusamente e frequentano più stabilmente il territorio del Parco rispetto ai visitatori esterni.
Non potendo registrare ogni punto di osservazione, data la vastità del territorio oggetto di studio, si è scelto di analizzare soprattutto l’immagine pubblica del paesaggio aspromontano, classificando le vedute panoramiche percepibili dai luoghi pubblici (in particolare le piazze) di ciascuno dei comuni del Parco secondo criteri tendenti a definire il carattere delle componenti percepite (strutturanti qualificanti, caratterizzanti)e il tipo (naturali, antropiche).
Queste componenti si configurano come elementi di riconoscibilità, fattore di identità per il Parco stesso e, nel contempo, di orientamento. Esse sono, infatti, le componenti che per la loro specificità e singolarità consentono all’osservatore di comprendere di trovarsi a cospetto del Parco e in quale parte del suo territorio.

ß Carta dei tipi di paesaggio
L’obiettivo di questa carta è l’individuazione dei tipi di paesaggio visivo esistenti nell’area oggetto di studio. La base di partenza è costituita dai sistemi e dei sottosistemi di paesaggio (assimilabile ad una carta dei tipi fisiografici di paesaggio e dallo studio fisionomico della vegetazione (in cui le formazioni vegetali sono state accorpate in base al loro aspetto complessivo).
La classificazione del paesaggio in tipi può dare numerose informazioni. L’individuazione dei tipi fisiografici e dei diversi raggruppamenti di formazioni vegetali su base fisionomica mette in risalto la stretta relazione esistente fra le caratteristiche fisico-chimiche del suolo ed il tipo di vegetazione che spontaneamente lo ricopre a parità di giacitura, esposizione, quota e, ovviamente, di latitudine. Ma è’ possibile verificare anche se al tipo fisiografico corrispondono anche determinati utilizzi del suolo da parte dell’uomo, in particolare a fini agricoli. In termini di paesaggio visivo ciò significa che la sovrapposizione fra tipi fisiografici e tipi fisionomici dà luogo ad ambiti percettivi complessi, dalle caratteristiche visive specifiche a seconda delle sovrapposizioni che si determinano. In altre parole, si può verificare la corrispondenza fra i tipi di paesaggio individuati in base a caratteri fisiografici e fisionomici e i tipi di paesaggio individuati in base a caratteri visivi ben precisi. Tutto ciò può concorrere all’individuazione delle unità ambientali e delle unità di paesaggio, così come definite più avanti.

ß Carta degli Ambiti Percettivamente Omogenei
La preparazione di questa carta si avvale delle stesse informazioni utilizzate per la Carta dei tipi di paesaggio: sistemi e sottosistemi di paesaggio e fisionomia della vegetazione.
In questo caso, tuttavia, i criteri di aggregazione delle varie tessere individuate tengono conto di fattori tendenti a determinare configurazioni percettive omogenee che non si rifanno al concetto di tipo (“unione di una certa configurazione formale con un certo contenuto … che corrisponde abitualmente a una situazione pratica funzionale, … cui non corrisponde immediatamente alcunché di concreto”, cfr. F. Girardi, Morfologia territoriale e urbana, 1983).
I principali parametri presi a riferimento saranno: giacitura, superfici, tessitura e grana, valori cromatici, cui vanno aggiunti altri fattori quali il tipo di vegetazione presente, i caratteri dell’edificato, i livelli di visibilità da e per l’esterno, gli eventuali fattori di degrado, i livelli di integrità, di assorbimento visivo e di fragilità visiva.

ß Carta degli Ambiti Percettivamente Unitari
L’individuazione degli Ambiti Percettivamente Unitari (APU) è finalizzata a delimitare e descrivere ambiti territoriali che talvolta sono definiti da confini sfumati, ma che evidenziano caratteri di integrazione fra le diverse componenti, tali da dar luogo a paesaggi dai significati univocamente interpretabili, pur nella eventuale complessità delle relazioni visive in essi presenti.
Tali delimitazioni possono costituire il riferimento per indirizzi e prescrizioni di piano integrate con quelle provenienti da altri settori di indagine.

ß Scheda descrittiva degli Ambiti Percettivamente Unitari
Costituisce la base per la delimitazione degli APU secondo i criteri sopra esplicitati.

ß Carta del livello di integrità
La carta ha come obiettivo la classificazione degli Ambiti Percettivamente Unitari (APU) in base al livello di integrità. Conoscere il livello di integrità di ciascun APU consente di attivare le politiche più idonee alla tutela di questo valore, là dove esso risulti alto o medio alto, e, nel contempo di definire gli interventi idonei a tentare il recupero delle aree caratterizzate da un basso livello di integrità. L’integrità viene misurata in rapporto alla coincidenza fra vegetazione reale e potenziale, in rapporto alla velocità di trasformazione della morfologia del paesaggio naturale (evoluzione dei caratteri geomorfologici) e in rapporto alla resistenza o alla propensione al cambiamento del paesaggio antropico (centri abitati e agricoltura).

ß Carta del livello di vulnerabilità
La carta si propone di evidenziare le aree più fragili dal punto di vista visivo; vale a dire le aree al cui interno eventuali interventi di trasformazione possono determinare un cambiamento profondo delle caratteristiche attuali. Tale segnalazione non vuole escludere la possibilità di cambiamenti, ma vuole solo sottolineare che nelle aree più fragili l’immissione di nuovi elementi fa correre il rischio di profonde alterazioni dei caratteri visivi dei luoghi.

ß Carta delle unità ambientali
L’interpretazione delle immagini del territorio consente di individuare il mosaico delle Unità Ambientali omologhe per una determinata scala di lettura, caratterizzate da differenziate strutture fenotipiche.
Tali unità corrispondono concettualmente agli ecosistemi (sensu Tansley) e possono essere definite, in accordo con l’ecologia del paesaggio, anche biotopi.
Le U. A. costituiscono il risultato formale (strutturale) dell’azione complessiva di fenomeni fisici, biotici e antropici (processi funzionali).
Le U.A. risulteranno più o meno condizionate dai diversi fattori sopra ricordati o da loro combinazioni. Esse sono sede di sistemi ecologici la cui conoscenza è legata alla necessità di analisi per la gestione dei sistemi stessi. La conoscenza di queste informazioni consentirà di intervenire sulle dinamiche ecosistemiche, sugli impatti e di sviluppare azioni di tutela delle aree particolarmente sensibili..

ß Carta delle unità di paesaggio
Le Unità di Paesaggio possono essere definite come ambiti caratterizzati da specifici sistemi di relazioni ecologiche, percettive, storiche, culturali e funzionali tra componenti eterogenee, che gli conferiscono un’immagine ed un’identità distinte e riconoscibili. Esse, pertanto, sono la sintesi fisionomica, ovvero il risultato formale, di processi dinamici informati dai diversi fattori ecomorfici, fisici, biotici, antropici.
Tali processi si svolgono all’interno delle U.P. ma nello stesso tempo pongono le U.P. in relazione fra di loro. Il sistema di relazioni che corrisponde ad un dato assetto del paesaggio ne individua la struttura e quindi il sistema complessivo.
L’analisi spaziale, le proprietà strutturali e tassonomiche del paesaggio eterogeneo, consentirà lo studio delle dinamiche ecologiche naturali e antropiche in funzione dei diversi gradienti ecologici.

ß Carta dei piani e programmi in atto
Questa carta riporta tutti i piani territoriali e i programmi (Patti territoriali, GAL …) che coinvolgono il territorio del Parco dell’Aspromonte. La loro lettura comparata e sovrapposta consente di verificare le possibili interferenze e le sinergie con gli obiettivi del Piano del Parco.

ß Mosaico della strumentazione urbanistica vigenti (PRG e PdF)
Questa carta riporta lo stato dell’arte della pianificazione urbanistica a livello comunale. Le diverse disioni relative alle zone territoriali omogenee contenute in ciascun piano saranno accorpate in 5/6 definizioni significative di destinazioni d’uso analoghe. La carta consente di verificare le possibili interferenze e le sinergie con gli obiettivi del Piano del Parco.

ß Carta dei vincoli
La carta consentirà di avere una visione di insieme di tutti i vincoli che interessano il territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte, al fine di armonizzare le scelte di piano con la natura dei vincoli.

3. Attività in corso

In relazione alla definizione del "mosaico" degli strumenti urbanistici, piani e programmi riguardanti i Comuni e gli altri Enti territoriali compresi nell’area del Parco, sono state avviate le seguenti attività:
- è stata studiata una tipologia (Prg, PdF, PTCP, PTP, Piani di bacino, Patti territoriali, Gal, ecc.), messa a punto con la collaborazione dell’Ufficio di piano, di modulo per la richiesta ai comuni e agli altri enti della documentazione relativa;
- preso atto che i comuni sono sprovvisti di materiale su supporto magnetico, è iniziata la raccolta del materiale su supporto cartaceo;
- è stata riscontrata estrema difficoltà da parte degli enti interessati a collaborare rapidamente.
Per quanto riguarda lo studio del paesaggio visivo le indagini sul campo prenderanno avvio a partire da martedì 11 dicembre 2001.

Gruppo "ambiente insediativo"
(Coord. prof.ssa Concetta Fallanca De Blasio)

1. Obiettivi del lavoro

Il principale obiettivo del lavoro del gruppo “ambiente insediativo” è quello di produrre letture e sintesi interpretative direttamente finalizzate alla redazione del Piano del Parco e quindi mirate alla formazione di una conoscenza delle condizioni utile a percorrere e precorrere il progetto del territorio.
Il campo di indagine dell’ambiente insediativo è quanto mai articolato in frammenti dalla realtà ancora tutta da esplorare e da comprendere compiutamente. Esistono centri con una riconoscibilità ben delineata e frazioni, nuclei, piccoli sistemi insediativi turistici che conoscono alterne fortune e concorrono all’economia del territorio con le modalità non del tutto prevedibili. Per accentuare la marginalità e la contrazione di un insediamento rurale sono sufficienti alcune annate consecutive di scarsa resa dei prodotti del bosco e del sottobosco. Esistono realtà marginali ed altre emergenti che necessitano di forme di sviluppo integrate e coordinate nelle più complesse strategie di assetto provinciale. Esistono poi sistemi insediativi che prefigurano potenzialmente una rete di identità culturali e matrici di sviluppo che traggono forza e consistenza dalla capacità che sapranno dimostrare nel promuovere iniziative integrate (area grecanica, area della locride area della piana, area dello Stretto).
Sull’insieme di questi “temi” risulta necessario studiare, interpretare e proporre indirizzi, politiche e azioni progettuali che siano in grado di fornire un quadro di riferimento all’Ente Parco per la valorizzazione di un patrimonio insediativo che altrimenti rischia una marginalizzazione rispetto alle dinamiche del complessivo sistema insediativo regionale.

2. Prodotti della ricerca

ß Carta dei caratteri dell’insediamento
La carta dei caratteri dell’insediamento si compone di una lettura per il riconoscimento dei “tipi” insediativi dal punto di vista demografico, morfologico, storico-culturale, infrastrutturale e dei “pesi” insediativi espressi nella capacità di assolvere a servizi e funzioni anche sovra-comunali e peculiari per l’intero territorio che vuole riconoscersi quale Parco naturale. In questo campo d'indagine si considera anche tutto quello che riguarda l'armatura urbana, definita dall'insieme delle funzioni, sia produttive che di servizio in senso lato, che ogni centro offre e le relazioni funzionali, intese come rapporti di dipendenza/complementarità nell'ambito delle funzioni produttive e di servizio. Se la chiarezza delle informazioni dovesse risultare viziata dalla sovrapposizione dei due campi tematici, si potrebbe elaborare la carta Armatura urbana e relazioni funzionali.

ß Carta delle infrastrutture di collegamento
Registra le sinapsi fisiche del territorio che confermano l’esistenza di profonde ragioni per raggiungere anche i luoghi più intimi del parco. Le infrastrutture di collegamento ad ogni livello, da quello interregionale, alle connessioni tra i centri fino a definire la trama minuta del connettivo del territorio produttivo rurale e quella ancora più fitta dei tratturi, delle mulattiere, della rete sentieristica che aiuta a comprendere i luoghi significanti del territorio (itinerari di visita e di osservazione scientifica, supporto per attività sportive, escursionistiche e ricreative, canali di accesso a luoghi e risorse di specifico interesse ambientale).


ß Carta delle proprietà pubbliche
La compiuta conoscenza della localizzazione, estensione e natura delle proprietà pubbliche o "di uso pubblico" (demaniali dello stato, assegnate alle università agrarie, ad uso civico), consente nelle procedure di pianificazione di orientare le scelte e gli investimenti verso tali aree, strutturando e valorizzando il patrimonio collettivo. La ricerca delle aree di proprietà pubblica, soprattutto a livello comunale, che notoriamente non è mai stata agevole, viene complicata dalle recenti disposizione in tema di cartolarizzazione e alienazione del patrimonio pubblico.

ß Carta dei detrattori ambientali
Si intendono con detrattori ambientali gli elementi che inducono effetti incompatibili rispetto all’identità di territorio di parco. Sono quindi quegli elementi che per diversi motivi costituiscono un pericolo o una condizione di disagio (in termini ecologici, ambientali, paesaggistici), possono essere responsabili di inquinamenti (acustici, chimici) oppure semplicemente non rispondere all’immagine di decoro che il Parco deve garantire in ogni sua parte ed espressione.

ß Carta delle relazioni tra ambiente insediativo e parco
E’ l’elaborato che propone una visione progettuale, del territorio e dell’idea di parco, dal punto di vista dell’ambiente insediativo, delle caratteristiche che esprime e delle potenzialità di cui dispone.

3. Attività in corso

Nel primo mese di attività sono stati avviati tutti i campi tematici d’indagine, conseguendo diversi gradi di avanzamento.
a) Sono stati elaborati i dossier di centro di Bagaladi, Platì, Bova e San Giorgio Morgeto che riportano approfondimenti in merito alla presenza di strutture ricettive, concentrate e diffuse, di attività ristorative con la specifica di quelle a carattere tipico, di attrezzature per lo sport e il tempo libero; la presenza e le caratteristiche dei servizi di valenza d’ambito vasto di tipo sanitario, culturale, etc. Questi primi approfondimenti confermano l’utilità di elaborare dossier conoscitivi (agevolmente aggiornabili) al fine di cogliere propriamente i caratteri dell’insediamento superando i luoghi comuni e tenendo il passo alle dinamiche –qualche volta meno lente di quanto ci si aspetta- che interessano anche il territorio montano della provincia.
b) Può considerarsi in una stesura avanzata la Carta delle infrastrutture di collegamento anche se si stanno affinando accorgimenti per migliorare la resa dell’informazione cartografica. Le informazioni in merito alla rete dei tracciati interpoderali e dei sentieri vanno condivise ed interpretate congiuntamente agli altri gruppi di ricerca.
c) Si è avviata l’individuazione della sentieristica del parco attraverso una restituzione cartografica delle numerosi fonti esistenti sul tema (sentieri segnalati dall’Ente Parco, sentieri segnalati da altri recenti studi).
d) Per quanto riguarda la carta delle proprietà pubbliche sono stati riportati i dati forniti dall’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali consistenti nel perimetro, i riferimenti catastali e gli ettari dell’area aspromontana che faceva parte del Parco Nazionale della Calabria (oltre che di un’area contigua della quale si prevedeva l’acquisizione pubblica) e i dati forniti dall’ufficio tecnico delle Foreste Regionali, di prossima verifica, nei perimetri e nelle localizzazioni. Si stanno cercando metodi ed espedienti per superare l’episodicità delle fonti informative in merito alle proprietà comunali.


Gruppo "vulnerabilità sismica"
(Coord. prof. Giuseppe Fera)

1. Obiettivo della ricerca

L’Obiettivo della ricerca è la costruzione di una metodologia per la valutazione dei livelli di vulnerabilità e di rischio nei centri storici (che sono notoriamente le aree maggiormente vulnerabili a causa degli edifici di antica edificazione) ricadenti all’interno del parco, nonché la formulazione e successiva implementazione di un programma di interventi per la mitigazione del rischio stesso.
Il metodo prevede:
1. l’individuazione della Struttura Urbana Minima, quale struttura essenziale del centro, che deve comunque sussistere al verificarsi di un evento. Il metodo, consente di concentrare le indagini di vulnerabilità e gli interventi di mitigazione a tutti quegli elementi che ne fanno parte, tralasciando almeno in prima istanza tutto il resto. Anche se in un centro urbano tutti gli ambiti o luoghi collettivi (strade e suoli liberi in genere, edifici specialistici) del centro storico dovrebbero essere oggetto di interventi per la mitigazione del rischio, l’attenzione per la definizione della Sum ricade sul centro storico, che è opportunamente sezionato, a seconda dei livelli di fruizione e quindi di esposizione, in luoghi urbani esposti, costituiti da spazi liberi e manufatti in cui c’è un maggiore addensamento di funzioni, e dal tessuto residenziale minore caratterizzato dalla monofunzionalità d’uso e da basse densità di relazione. Tali luoghi, relazionati fra loro costituiscono la Struttura Urbana Minima che estesa all’intero abitato, deve assicurare il funzionamento dell’intero centro storico durante e dopo l’evento sismico.
2. la valutazione di vulnerabilità da svolgersi, attraverso le schede di 1° e 2° livello G.N.D.T., sia sulle tipologie edilizie ricorrenti che sugli edifici strategici presenti in ogni centro storico. L’indagine consentirà di individuare tra i centri storici oggetto di studio, quelli che presentano un patrimonio edilizio maggiormente vulnerabile, nonchè il riconoscimento degli elementi strutturali “deboli” utili alla redazione dei “codici di pratica” per il recupero.
3. la messa a punto di un Programma degli interventi per la riduzione della vulnerabilità sia singola che urbana, finalizzato sia al recupero dei centri storici, che alla redazione dei piani di emergenza.


2. Risultati della ricerca

L’attività di ricerca da svolgersi nei centri storici oggetto di studio, consentirà l’approfondimento delle conoscenze, relative alle caratteristiche generali (viabilità , esposizione ecc.), al patrimonio edilizio e storico-artistico, alla situazione “a rischio” dei centri storici oggetto di studio, alla realizzazione dei piani di emergenza, agli interventi attivabili per la riduzione della vulnerabilità.
I risultati quindi forniranno all’Ente Parco una gamma di “istruzioni” che consentiranno, di concerto con i singoli Comuni, l’attivazione di programmi ed azioni per la riduzione del rischio sismico, e quindi faranno riferimento più che al Piano per il Parco al Piano di sviluppo socioeconomico.
In dettaglio saranno fornite:
1. linee giuda e metodologia per l’individuazione della Struttura Urbana Minima e priorità di intervento per la riduzione della vulnerabilità;
2. linee guida per l’individuazione delle tipologie edilizie rappresentative, analisi di vulnerabilità, valutazione degli interventi necessari per il recupero;
3. manuale-linee guida per la redazione dei piani di emergenza.

3 Attività in corso

Coerentemente con gli obiettivi prefissati, le attività finora svolte hanno riguardato:
- reperimento presso tutti i Comuni oggetto di studio, del materiale cartografico necessario per l’implementazione dei dati (Aerofotogrammetrie ed IGM). Si rileva che la gran parte dei Comuni contattati non dispone di cartografie su supporto informatico, ma solo materiale cartaceo in alcuni casi non aggiornato;
- prime elaborazioni cartografiche per l’individuazione della Struttura Urbana Minima dei centri storici;
- prime indagini “sul campo” a partire dal Comune di Gerace per la valutazione della vulnerabilità (scheda di 1° livello GNDT) di tutto il centro storico, nonché l’individuazione delle tipologie strutturali rappresentative su cui si eseguiranno le valutazioni di vulnerabilità di II° livello.


Gruppo "risorse floristiche e forestali"
(Coord. prof. Riccardo Fichera)


1 Prodotti ed obiettivi della ricerca

ß Analisi dell’uso del suolo ed individuazione dei territori agrari e forestali
In questa prima fase di analisi verranno individuati i territori agrari e quelli forestali e le loro tipologie d'uso. Nel territorio è possibile infatti osservare un mosaico di fitocenosi derivanti in parte dalla diversità ambientale ed in parte dalla differente azione esercitata dall’uomo. L’analisi dell’uso del suolo congiuntamente alle considerazioni sulle tipologie di vegetazione esistenti tende a definire le unità ambientali, che costituiscono il sistema di riferimento nella pianificazione territoriale.

ß Carta della vegetazione
La vegetazione, intesa come il manto vegetale che ricopre la superficie terrestre, è la risultante delle complesse interazioni che si stabiliscono tra le specie vegetali e i vari fattori ecologici (temperatura, precipitazioni, substrati geo-pedologici, ecc.). L’uomo negli ultimi millenni ha profondamente inciso sugli ecosistemi e sulla loro componente vegetale (vegetazione), così che le attuali tipologie vegetazionali sono condizionate dalla intensità e dalla natura dell'intervento antropico.
Per la realizzazione di questa carta viene effettuata il lavoro di fotointerpratazione e di definizione dei fototipi che verrano riferiti a specifiche tipologie di vegetazione. Successivi controlli di campagna appositamente effettuati contetiranno di verfifare le effettive rispondenze tra i fototipi e le tipologie di vegetazione.
Da questa carta risultano subito evidenti per ciascuna tipologia di vegetazione, l’ubicazione, l’estensione, nonché i rapporti spaziali che stabilisce con le altre tipologie.

ß Descrizione delle principali tipologie forestali
La discriminazione dei boschi del Parco dell’Aspromonte verrà effettuata secondo le principali tipologie forestali. La struttura gerarchica delle unità tipologiche adottata prevede: Categoria, Sottocategoria, Tipo, Sottotipo, Variante.
Una volta verificata l'omogeneità all'interno delle singole aggregazioni sotto l’aspetto fitosociologico, ecologico e selvicolturale si procederà alla definizione della denominazione della unità tipologica. Precisando che ad ogni unità tipologica possono corrispondere o unità fitosociologiche o loro aggregazioni o disaggregazioni, o nessuna quando il tipo ha un significato esclusivamente fisionomico. Assieme alla denominazione tipologica verrà riportata quella fitosociologica e il riferimento alla classificazione CORINE, NATURA 2000, IFNI 2000.
Nelle zone tipiche rappresentative dell'unità tipologica verranno descritti:
Localizzazione dell’unita’
Verranno indicati: esposizioni prevalenti, quote massime e minime, geomorfologia, natura della roccia madre, tipo si suolo di ogni singola unità. Nelle località caratteristiche verranno eseguiti rilievi specifici.
Indicatori qualitativi
- composizione arborea
- struttura e copertura
- Rinnovazione naturale
- stato vegetativo
- tendenze dinamiche naturali: ossia se l'unità tipologica costituisce una formazione stabile tendente a perpetuarsi in modo simile nel tempo o se essa costituisce una sere di una successione o di successioni cicliche fra specie.
- elementi di pregio: naturalistico, estetico, tecnologico
Indicatori quantitativi
- parametri dendro-auxometrici
Per ogni unità tipologica verranno individuati gli obiettivi gestionali e i metodi per raggiungerli. Essi terranno conto delle acquisizioni concettuali più recenti, degli affinamenti conoscitivi del settore ecologico-vegetazionale, della particolare situazione dei boschi posti all’interno delle varie zone in cui è suddiviso il Parco. Nelle formazioni in cui motivi conservazionistici e scientifici assumeranno il ruolo preminente verranno definiti obiettivi differenziati rispetto al grado di tutela.

ß Carta della vegetazione potenziale
La vegetazione presente su una certa superficie non è statica nel tempo ma, soprattutto in assenza di disturbo antropico, tende ad evolversi verso forme strutturalmente via via più complesse. Il culmine di questo processo dinamico di evoluzione è rappresentato dalla vegetazione climatofila o semplicemente climax. La vegetazione climatofila è legata a fattori ecologici di tipo climatico (temperatura, umidità, insolazione ecc.). Il raggiungimento del climax avviene attraverso una serie di fitocenosi intermedie che sono tra di loro dinamicamente collegate in una scala temporale. In ciascuna serie dinamica la fitocenosi meno evoluta prepara le condizioni ecologiche, soprattutto di tipo edafico, perché possa insediarsi la successiva fitocenosi. Ad ogni vegetazione climatofila corrisponde quindi una propria serie dinamica. Dallo studio fitosociologico della vegetazione è possibile ricostruire le varie tappe che portano alla vegetazione climatofila. Nei nostri territori il climax è normalmente rappresentato da una vegetazione di tipo forestale, qui le interazioni ecologiche tra le specie componenti raggiungono il massimo grado di complessità, e ciò conferisce stabilità al sistema. Il climax non è però statico nel tempo, ma subisce delle fluttuazioni intorno a uno stadio medio.
Il mosaico di fitocenosi appartenenti alla stessa serie dinamica permette di individuare le unità ambientali che compongono il paesaggio vegetale.
Analogamente alla vegetazione reale la vegetazione potenziale può essere riportata su base cartografica. Nella carta della vegetazione potenziale sono rappresentate le unità ambientali con indicazione della vegetazione climax che potenzialmente, in assenza di disturbo antropico, occuperebbero determinate superfici del territorio. Questa carta si ottiene partendo dalla carta della vegetazione reale, integrando le informazioni in essa contenuta con lo studio fitosociologico delle serie dinamiche.
La carta della vegetazione potenziale viene in genere prodotta a scala minore rispetto a quella della vegetazione reale per il minor numero di tipologie rappresentate in genere si usa la scala 1:50.000 o 1:100.000

ß Carta dell’uso del suolo
In relazione alle analisi effettuate al punto 1 si procederà alla realizzazione di questa carta, definendo le tipologie di uso del suolo quali: (bosco, cespuglieto, pascolo, uliveti, frutteti, agrumeti, ecc.), riportando inoltre le categorie forestali. Tale cartografia verrà prodotta in scala 1:50000.

ß Carta delle emergenze naturalistiche e ambientali
In questa carta vengono messe in evidenza le aree del territorio dove si riscontrano importanti emergenze naturalistiche e ambientali: fitocenosi rare, specie rare o di particolare interesse fitogeografico, specie a rischio di estinzione, individui o popolazioni di pregio estetico. Questa carta, unitamente alla precedente permetterà, di realizzare una gerarchizzazione dei valori naturalistici presenti nel territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte così da definire gli ambiti territoriali nei quali vi sono specie o fitocenosi da sottoporre a protezione integrale. Questa carta viene in genere prodotta a scala minore rispetto a quella della vegetazione reale per il minor numero di tipologie rappresentate in genere si usa la scala 1:50.000.

ß Data-base della flora aspromontana a rischio
Al fine di rendere facilmente disponibili tutte le informazioni presenti in letteratura e quelle raccolte nel corso del progetto sulla flora vascolare a rischio del territorio del parco verrà realizzato in database della flora.
Per ciascuna specie vegetale a rischio presente nel territorio verranno riportati:
- binomio scientifico e l’eventuale nome volgare,
- tipo corologico, secondo Pignatti (1982)
- forma biologica, Pignatti (1982)
- il periodo di fioritura
- distribuzione nel territorio del parco (per le specie a distribuzione puntiforme localizzate in una o poche stazioni verranno fornite le coordinate UTM),
- l’habitat in cui si rinviene la specie e l’eventuale sintaxa fitosociologico
- lo status di conservazione secondo la codifica dell’ U.I.C.N.

ß Gerarchizzazione dei valori naturalistici e caratterizzazione delle formazioni forestali da sottoporre a tutela integrale
In questa fase di analisi verranno messi in evidenza le specie e le fitocenosi, con particolare riferimento per quelle forestali che per il loro valore naturalistico vanno sottoposte a tutela integrale. Questa analisi scaturisce in parte dalle conoscenze bibliografiche sulle specie rare o a rischio di estinzione e in parte da indagini appositamente svolte per verificare la consistenza e lo stato delle popolazioni.

ß Relazione finale con individuazione degli obiettivi e delle linee guida di gestione sostenibile delle risorse forestali, floristiche e vegetazionali
Il lavoro di analisi floristico-vegetazionale e selvicolturale e cartografico verrà corredato di una dettagliata relazione finale dove verranno illustrati:
- metodologia di lavoro
- quadro aggiornato delle conoscenze nel settore floristico-vegetazionale e forestale
- elaborati cartografici
- linee guida di gestione delle risorse vegetazionali e forestali che tengano conto dei criteri propri di una gestione sostenibile e di conservazione della biodiversità opportunamente modulate secondo i diversi livelli di tutela

ß Proposte di prima zonizzazione:
- aree di particolare interesse naturalistico perché ospitanti specie e fitocenosi o habitat da sottoporre a tutela integrale (specie della lista rossa della flora italiana, specie e habitat degli allegati alla direttiva CEE 92/43, ambienti umidi, siti di importanza comunitaria –SIC) dove verrà preclusa qualsiasi attività
- aree parzialmente alterate da sottoporre a restauro ambientale e a vincoli d’uso
- aree normalmente utilizzabili ai fini agricoli, pastorali e selvicolturali secondo modelli di gestione sostenibile.

2. Attività in corso

Si è provveduto ad acquisire tutte le informazioni riguardanti la bibliografia, la cartografia e eventuali documenti non pubblicati riguardanti il Parco dell’Aspromonte. Si è completata la ricerca bibliografica sulle specie a rischio presenti nella flora aspromontana e si sono iniziate le verifiche di campagna al fine di definire lo stato di conservazione. Inoltre si è provveduto a metter a punto la metodologia dei rilievi vegetazionale e forestali in campagna. Sono iniziati i rilievi dendrometrici riguardanti le tipologie forestali. E’ stato messo a punto il sistema informativo per la realizzazione delle cartografie tematiche. Si sono definite le legende della carta della vegetazione da utilizzare nel lavoro di fotointerpretazione e di verifica in campagna.

Gruppo "fonti energetiche"
(Coord. prof. Vito Grippaldi)

1. Programma di lavoro
Il programma di lavoro riguardante le fonti energetiche è stato suddiviso nelle 6 fasi descritte di seguito:
Fase 1 - Analisi della situazione esistente
In questa fase iniziale si procede all’acquisizione dei dati ottenibili sia in campo che attraverso gli Enti Gestori che consentano di creare un quadro informativo sull’attuale stato d’uso delle fonti energetiche primarie e rinnovabili.
Un’analisi dei dati ottenuti avrà come obiettivo la valutazione a scala comunale degli impieghi dell’energia ed il futuro fabbisogno di energia del territorio di competenza dell’Ente Parco. All’interno di detta analisi verranno individuati i consumi per categorie d’uso (civile, industriale, etc..).
ß Individuazione dei sistemi di produzione dell’energia primaria
- Indagini relative alle centrali di produzione di energia primaria esistenti nel territorio di competenza dell’Ente ed alla relative reti di distribuzione.
- Indagini relative al sistema di monitoraggio di produzione e consumo dell’energia.
- Analisi del sistema di gestione e distribuzione dell’energia.
- Indagini sugli sviluppi futuri del sistema di distribuzione dell’energia primaria.
ß Individuazione dei sistemi di trasporto dell’energia
- Indagini relative all’area di competenza dell’ente parco e delle aree circostanti.
- Indagini sulle quantità di energia in transito.
ß Caratterizzazione dei consumi di energia per categorie d’uso
ß Indagini relative ai consumi energetici storici ed attuali suddivisi per le seguenti categorie di impiego: industriale, civile privato, edifici pubblici, servizi pubblici.
- Definizione di una carta tematica per l’uso dell’energia elettrica, per l’energia termica per uso industriale e per energia termica per riscaldamento.
ß Individuazione di sistemi di produzione di energia rinnovabile
- Indagini relative alle seguenti tipologie di impianti:
- ad energia solare “termico”;
- ad energia solare fotovoltaico;
- ad energia eolica;
- ad energia a biomassa;
- ad energia idraulica;
- Definizione di una mappa riguardante gli impianti esistenti suddivisi per tipologia.

Fase 2 - Analisi tecnica e potenzialità delle risorse energetiche locali
ß Acquisizione di dati climatici del territorio dell’Ente Parco
- Acquisizione dati storici esistenti provenienti dalla rete dei dati delle stazioni dell’aeronautica militare.
- Acquisizione di dati eolici.
- Acquisizione di dati relativi alle biomasse.
- Acquisizione dati esistenti dei bacini idrografici.
- Integrazione dati bacini idrografici mediante nuove metodologie di investigazione e monitoraggio.
ß Analisi di dati climatici e valutazione delle risorse
Analisi dei dati e valutazione delle risorse disponibili e delle potenzialità delle fonti di energia del territorio.

Fase 3 - Mappa delle fonti energetiche
ß Redazione mappa delle fonti di energia
ß Redazione mappa delle potenzialità energetiche

Fase 4 - Indicatori di sostenibilità energetico-ambientale
ß Analisi globale del territorio dell’Ente Parco
- Definizione di alcuni indicatori di sostenibilità del territorio ed applicazione al territorio dell’Ente.
- Analisi dei dati raccolti per la valutazione delle risorse disponibili e delle potenzialità delle fonti di energia.
- Redazione di mappe degli indici di sostenibilità.
- Individuazione di aree sensibili allo sviluppo e di aree critiche.

Fase 5 - Analisi generale e scenari per lo sviluppo sostenibile
ß Analisi globale del territorio dell’Ente Parco
ß Analisi particolare di aree critiche e sensibili allo sviluppo di energe rinnovabili nel quadro della tutela dell’ambiente;
- Analisi del sistema di gestione di distribuzione dell’energia elettrica ed analisi sull’uso razionale dell’energia;
- Proposte per la redazione di una zonizzazione “intelligente” del territorio;
- Proposta ed indagini preliminari per un progetto in un’area critica ed uno in un’area sensibile;
ß Definizione di linee guida per la pianificazione energetica a supporto delle amministrazioni locali;
- Proposta di un intervento per lo sviluppo energetico del territorio dell’Ente Parco.

Fase 6 - Relazione finale
ß Presentazione relazione finale
- Incontro per la presentazione delle indagini, analisi e risultati.
- Pubblicazione della relazione finale su supporto cartaceo e su rete internet.

2. Attività in corso

In relazione alla prima fase prevista dal cronoprogramma dei lavori, si è provveduto a:
ß Prendere contatti con gli uffici di Enel distribuzione ed Enel generazione
ß Prendere contatti con alcuni dei Comuni ricadenti nell’area del Parco.
ß Definizire lo schema generale per l’acquisizione dei dati della prima fase.

5 Definizione dei confini dell’area protetta

La verifica di perimetrazione del Parco rappresenta una delle fasi più importanti ai fini di una corretta gestione, a regime, delle funzioni tecniche, di salvaguardia e vigilanza.
Si ritiene necessario pervenire, in sede di redazione del Piano, ad una definizione puntuale della perimetrazione su base catastale in modo da non lasciar sussistere dubbi sull’effettiva collocazione dei terreni rispetto al Parco.
Il dettaglio operativo che è stato previsto ed è in corso di svolgimento è il seguente:
ß implementazione delle Ortofoto AIMA 1996 (SIM - B/N) e CGRA 1999 (Regione - Colore) nei formati disponibili sia nel SIM sia, ove possibile, negli altri software operativi previsti;
ß analisi preliminare della corrispondenza terreno/cartografia esistente sulle basi AIMA disponibili;
ß definizione dei criteri per la perimetrazione e/o riperimetrazione, attraverso:
- l’analisi puntuale della corrispondenza perimetro/terreno sulla base delle Ortofoto da realizzare tramite una serie di incontri con gli amministratori degli Enti locali interessati;
- la predisposizione dei criteri di massima sulla base della relazione di verifica preliminare e dei risultati degli incontri effettuati;
- la predisposizione della bozza finale dei criteri su base di cartografia numerica e Ortofoto digitali;
- l’esame della bozza finale da parte degli organismi competenti e successiva validazione della bozza finale con la definizione normativa dei criteri di analisi per la perimetrazione;
ß perimetrazione analitica su base di cartografia numerica;
ß verifica dell'aggiornamento delle basi catastali disponibili mediante visure catastali dirette.

In atto l’azione di verifica del perimetro del Parco si sta sviluppando in tre direzioni fondamentali:
ß analisi tecnica di corrispondenza Perimetro/Terreno;
ß esame delle proposte di variazione della perimetrazione esistente presentate dai vari Comuni della Comunità del Parco e delle richieste di ingresso nella Comunità stessa;
ß considerazioni derivanti dal progressivo esame dei contributi scientifici progressivamente disponibili.
Le problematiche che si presentano nei tre ambiti sono sostanzialmente differenti e spesso in contrasto le une rispetto alle altre.
Per la prima fase il criterio proposto è quello di attestare, ove possibile, il confine del Parco su elementi certi del territorio: strade, fiumare o valloni, discontinuità morfologiche, ecc., privilegiando quelli con specifica valenza ambientale.
In questo caso il limite del Parco dovrebbe:
a) seguire le strade escludendole completamente e prevedendo, comunque, una zona di rispetto;
b) includere i corsi d’acqua, in particolare l’alveo delle fiumare, prevedendo un particolare status per la zona esterna (versante) direttamente contigua;
c) attestare il confine sul corrispondente confine amministrativo, eliminando differenze minime non giustificate da specifici elementi di valutazione;
d) semplificare l’andamento del confine tendendo, ove possibile, ad una sostanziale linearità fatta salva l’opportunità di garantire l’unità delle proprietà, sulla base dell’analisi catastale, facendo in modo che particelle di piccole dimensioni siano completamente incluse o escluse dal perimetro.
Occorrerà definire, in questo caso, una logica di priorità in quanto, spesso, i limiti amministrativi consolidati non coincidono con l’andamento attuale del terreno e se, da un lato, l’utilizzo di una strada potrebbe rendere assolutamente univoca l’individuazione del perimetro d’altro canto si rischia di inserire nella Comunità del Parco alcuni comuni coinvolti in modo assolutamente marginale.
Per quanto riguarda le proposte pervenute e/o in corso di stesura da parte dei Comuni interessati si procederà all’esame tecnico delle motivazioni che stanno alla base della proposta che saranno valutate anche in base a criteri tesi a comporre le singole esigenze nella direzione di garantire la continuità territoriale del Parco, le ragioni della Conservazione della natura e le opportunità di valorizzazione del territorio.
Come evidenziato precedentemente (paragr.3.5) si sta procedendo ad una serie di incontri con le amministrazioni locali, con un criterio “comprensoriale” nelle quali si richiede il riesame delle richieste di riperimetrazione precedentemente formulate sulla base:
a) della cartografia di dettaglio (Ortofoto 1:10.000) messa a disposizione da parte dell’Ente e del complesso di conoscenze in corso di accumulazione;
b) delle nuove potenzialità offerte dagli strumenti di pianificazione e gestione che si stanno predisponendo;
c) delle esigenze espresse dagli Enti territoriali limitrofi.


6 Metodologia per la redazione del Piano del Parco

La pianificazione dell’area del Parco Nazionale dell’Aspromonte pone tra le sue finalità generali la tutela delle aree di pregio ambientale in una visione di sviluppo territoriale fondato sui principi generali dello sviluppo umano e dell’attribuzione di valore al capitale naturale.
Nell’attuale dibattito disciplinare è ormai diffusa l’opinione secondo cui la ricerca dell’equilibrio ambientale e di uno sviluppo eco-compatibile per le popolazioni locali è rappresentato dal paesaggio.
L'obiettivo fondamentale di parchi e riserve naturali è "ricercare, promuovere e sostenere una convivenza compatibile fra ecosistema naturale ed ecosistema umano, nella reciproca salvaguardia dei diritti territoriali di mantenimento, evoluzione e sviluppo" (Giacomini V., Romani V., 1982).
Pertanto, bisogna guardare alle aree protette come a degli ambiti territoriali da inserire in una riqualificazione complessiva dell'ambiente, estendendo la pianificazione alla situazione socioeconomica e territoriale complessiva.
Solo infatti per alcune aree speciali possono sostenersi socialmente ed economicamente forme di tutela orientate verso la massima sostenibilità ecologica, escludendo ogni attività umane.
Si tratta allora di definire "diversi gradi di compatibilità" fra la necessità di conservazione della natura e l'esigenza di realizzare attività economiche.
Assumono rilevanza le aree contigue di pre-parco, e in tal senso diventa fondamentale l’integrazione delle previsioni di sviluppo del Parco con gli strumenti programmatori (cfr. programmi complessi) previsti per tali aree ai diversi livelli istituzionali (comunale, comprensoriale, etc.).
Acquisita la previa conoscenza del sistema territoriale di riferimento è necessario stabilire i criteri operativi e i parametri per la misurazione delle compatibilità.
L'uso corretto delle risorse caratteristiche attorno a cui centrare le strategie di piano, l'integrazione delle risorse nel loro sistema di appartenenza per innescare i meccanismi sinergici, la previsione di azioni puntuali integrate in piani complessivi, l'utilizzazione di sistemi a rete per i collegamenti materiali e immateriali, l'introduzione di nodi di scambio intermodali e di centri di gestione delle attività sono solo alcuni esempi di azioni strategiche rivolte al raggiungimento dei più generali obiettivi di autonomia gestionale e tutela del sistema di risorse, attraverso l’individuazione di opportuni parametri di compatibilità.
Questi saranno parametri ambientali per il controllo dell'efficienza ecologica dell'ecosistema naturale, e parametri di sviluppo sociale per la verifica della redditività delle attività umane.
In termini operativi, si analizzano separatamente i due sottosistemi naturale e antropico allo scopo di confrontare l'offerta e l'assetto fisico del territorio con la domanda e l'assetto socio-produttivo dello stesso, per ricondurre il sistema ad una ricomposizione generale di sintesi eco-antropica ed ecologica.
Da questi confronti scaturisce il bilancio di efficienza ecologica e redditività economica, tenendo sempre ben presente che un’attività umana è incompatibile con la risorsa quando la altera o la consuma, e la conservazione di una risorsa è incompatibile con l'attività umana quando la inibisce completamente (Giacomini V., Romani V.,1982).
Il risultato di questa integrazione è l'elaborazione delle ipotesi progettuali che devono essere verificate per mezzo di analisi finalizzate, tendenti a mettere in luce le relazioni fra opportunità e limiti ambientali. Per queste ragioni si propone l’elaborazione di una proposta di pianificazione territoriale dinamica che superi la cultura dei piani con eccessi di vincoli passivi e la redazione, quindi, di un progetto di difesa e gestione attiva degli ecosistemi.
Mediante il Sistema Informativo Territoriale e Ambientale (SITA), che si sta implementando, sarà possibile aggregare o disaggregare dati per elaborare informazioni diverse da quelle disponibili. Un uso appropriato faciliterà tutte quelle attività d’informazione necessarie per una corretta e reale azione di partecipazione alla scelta delle possibili opzioni d’intervento.
Il paesaggio come sintesi estetica del territorio e dello spazio di relazione del sistema ecologico e ambientale rappresenta un’area di verifica fondamentale negli attuali percorsi di ricerca e progettazione sulla pianificazione ambientale.
Del resto la gestione del territorio non può prescindere dal riconoscimento di unità territoriali percepibili come tali in quanto omogenee rispetto al paesaggio espresso.
Esiste un legame tra evoluzione storica, organizzazione umana del territorio e fattori ambientali, che ha bisogno di essere investigato utilizzando un approccio sistemico allo studio del territorio. In questo quadro “conoscere per progettare” diventa l’elemento cardine della pianificazione, nella direzione della conoscenza del territorio come sistema e come paesaggio.
Progettare il paesaggio significa ricostruire la storia che lo ha definito negli equilibri e nelle forme, prendere questa a modello per il sistema di scambio tra energia e masse presenti e quindi organizzare nuovi processi nelle compatibilità possibili.
Questo garantisce in un determinato luogo il ripristino di uno specifico scambio tra energia e masse conservando quelle informazioni (genetiche, fisiche e biochimiche) necessarie alla vita del luogo nel rispetto della sua capacità di carico.
Per questo le azioni di conservazione sono sempre fondamentali ma in particolare laddove l’uso non corretto delle risorse naturali (foreste, acque, etc.) ha prodotto delle variazioni importanti che tendono a modificare la natura dei luoghi. Pensiamo a tutti i processi di desertificazione prodotti dai disboscamenti e dalle colture errate per capire come le azioni di conservazione possono diventare la premessa per il reinnesto di processi naturali compatibili e sani.
E’ sulla base di questo che la conservazione come il restauro e il recupero diventano elementi fondanti dei processi trasformativi.
Questo processo necessità la conoscenza delle comportamenti delle componenti come componenti di sistema e quindi lo sviluppo di una conoscenza sistemica del territorio.
E’ qui che si ridetermina l’applicazione della conoscenza sui tre assunti fondamentali:
1. studiare la capacità di carico di ciascuna componente oltre la quale questa componente scompare;
2. decidere (e scegliere) se la scomparsa di questa componente è significativa o meno per il territorio;
3. capire se lo sviluppo di una componente, a fronte della scomparsa di un’altra è compatibile nella relazione generale rispetto al sistema.

Tante sono le definizioni e le accezioni del termine paesaggio nelle diverse culture: dalla predominanza delle relazioni ecologiche alla percezione degli aspetti scenici e formali. Ma in qualunque ambito culturale ci si voglia collocare per affrontare la questione è certo che il paesaggio, in quanto specifico livello di organizzazione biologica e percezione complessa di elementi naturali e umani stratificati, definisce inequivocabilmente l’identità culturale dei diversi luoghi.
Per questo motivo l’analisi per unità di paesaggio è la premessa necessaria per una progettazione per ecosistemi fondata sulla valorizzazione delle risorse locali; e la costruzione di una idonea cartografia di base, che partendo dall’analisi fisiografica permetta di introdurre dati ambientali qualitativi, diventa una necessità assoluta.
Lo studio deve essere affrontato valutando la struttura e le dinamiche dei paesaggi. Queste ultime presentano un grado di difficoltà notevole per la quantità di parametri funzionali e il conseguente numero di dati, gestibili solo con il supporto di mezzi informatici.
Rimane comunque di rilevanza scientifica un’analisi strutturale dei paesaggi basata sul concetto di ecotopo, unità minima omogenea di paesaggio caratterizzante un determinato ecosistema.
Per meglio specificare, l'ecotopo o “sito” è la minima unità geografica composta da due entità: il fisiotipo e il biotopo.
Il fisiotipo è un ambito territoriale con almeno un carattere di omogeneità (vegetazione, pedologia, geomorfologia), mentre il biotopo è un'unità di ambiente fisico in cui vive una comunità biologica (biocenosi), nel quale non ci sono variazioni eccessive delle componenti biologiche.
Definiti quindi gli ecotopi strutturali, individuati su basi prettamente fisiografiche, si possono sovrapporre indici funzionali introducendo parametri e informazioni sulle biocenosi.
Un paesaggio è caratterizzato sia dal suo ecotessuto sia dagli ecotopi che lo compongono; cioè dalle configurazioni più complesse e da quelle più semplici, come le macchie di paesaggio (patches), le matrici (insieme di patches che determina un carattere prevalente), i corridoi (patches di forma allungata con funzione di connessione o separazione).
Zonneveld individua quattro unità gerarchiche, ognuna combinazione della precedente: l'ecotopo o sito, la land facet o microchore (combinazione di ecotopi con delle proprietà comuni), il sistema ambientale o mesochore (combinazione di microchore), il mosaico di sistemi ambientali o macrochore (combinazione di sistemi ambientali), mentre Forman studia l'organizzazione del paesaggio come un insieme di patches, con caratteristiche differenti, interdisperse in una matrice.
Particolare rilievo rivestono ecologicamente i margini delle diverse unità ambientali: le cosiddette fasce ecotoniche. Queste, oltre a contenere generalmente molti degli organismi delle comunità confinanti, presentano spesso organismi caratteristici e limitati alla sola fascia ecotonica. Inoltre in esse si verifica il fenomeno conosciuto come “effetto margine”: la tendenza all’aumento delle varietà e delle densità di specie presenti.
Da ciò discende l’attenzione che bisognerà prestare in fase progettuale a tali ambiti, tenendo presente il forte legame con le reti ecologiche e la possibilità di progettare dei veri e propri ecotoni, creati e mantenuti da processi naturali e/o antropici. E’ infatti fondamentale tenere in considerazione questi aspetti ai fini della perimetrazione del Parco e delle sue zone interne a diversa possibilità di azione antropica.

In concreto saranno definite le unità ambientali minime nel modello concettuale di sistemi, sub-sistemi e unità di paesaggio gerarchicamente “annidate”. Ad ognuno di essi saranno associati tutti i dati che si renderanno disponibili al termine degli studi in corso di svolgimento.
Quindi saranno scelti alcuni indici sintetici e parametri descrittori e funzionali, in base ai quali sarà possibile effettuare una valutazione delle singole unità ambientali e delle unità/sistemi di paesaggio che le contengono.
La valutazione delle unità e dei sistemi ambientali riveste una particolare importanza, trattandosi in particolare della pianificazione di un’area naturale protetta. Da questo tipo di attività discendono tutti i successivi aggiustamenti finalizzati alla ricerca dell’equilibrio fra interessi di tutela degli ecosistemi e interessi socioeconomici delle popolazioni residenti.
I criteri di valutazione saranno basati soprattutto sui concetti di qualità e vulnerabilità, utilizzando degli indicatori descrittori delle unità stesse, secondo i parametri di maggiore uso corrente in ecologia, quali, fra i più rappresentativi, la biodiversità, la rarità, la naturalità, la tipicità, l’unicità, la fragilità ecologica.
Lo schema logico di riferimento sarà orientato alla definizione del paesaggio e pertanto le categorie di indicatori saranno di tipo Fisico Geomorfologico e Idrogeologico, Vegetazionale, Faunistico, Agricolo, Insediativo, Infrastrutturale, Storico-culturale, Percettivo, Ecosistemico strutturale e funzionale.
Inoltre, allo scopo di facilitare un successivo uso del SITA anche per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), necessaria per l’accesso ai Fondi Strutturali 2000-2006, il core set di indicatori farà riferimento al modello DPSIR secondo quanto riportato nelle linee guida per la VAS del Ministero dell’Ambiente.
Gli indicatori saranno sufficientemente rappresentativi e scientificamente validi, semplici e di agevole interpretazione, capaci di indicare la tendenza nel tempo, possibilmente capaci di fornire un’indicazione precoce sulle tendenze irreversibili, sensibili ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente o nell’economia che devono contribuire ad indicare, basati su dati adeguatamente documentati e di qualità certa, facilmente disponibili, o disponibili a costi ragionevoli, e aggiornabili periodicamente.
Parallelamente saranno assegnati per ogni indicatore dei range opportunamente scelti, in maniera da poter definire una scala di valori che consenta di distinguere, su basi costruite scientificamente, fra ambiti da sottoporre a diverso grado di sviluppo e tutela nel rispetto della normativa vigente.
Quindi sarà possibile affrontare la definizione del perimetro del Parco, che dovrà tener conto non solo di quanto emerso dal lavoro descritto, ma anche di altri aspetti di non secondaria importanza, quali per esempio la possibilità di individuazione certa dei confini.
Va appena sottolineato che una condizione necessaria per giungere in tempi rapidi alla conclusione del processo descritto è il funzionamento del SITA, attualmente in corso di implementazione.

7 Metodologia per la redazione del piano pluriennale economico e sociale
7.1 Aspetti metodologici della costruzione del Piano

Il piano economico e sociale del Parco dell’Aspromonte parte da una “ricerca sul campo” che ha analizzato, con un metodo campionario ad alta rappresentatività, le famiglie e le imprese presenti nel territorio del Parco.
Nell’elaborazione di tale piano saranno chiaramente distinti gli “obiettivi generali “ che si vogliono conseguire dagli “strumenti“ necessari per raggiungerli.
Individuare obiettivi generali, sia di medio che di lungo periodo, comporta la necessità di monitorare costantemente il loro livello di perseguimento e di concepire gli obiettivi medesimi in modo da essere parametrati e verificati nel tempo.
Da queste impostazione discende che:
ß è necessario costruire degli obiettivi generali che costituiscano delle mete verificabili e raggiungibili;
ß è necessario che il piano economico e sociale sia uno strumento di controllo che annualmente misuri il grado di allontanamento o di avvicinamento agli obiettivi individuati;
ß è necessario verificare, nel tempo, la congruità tra gli “strumenti” scelti e gli “obiettivi” prefissi.

In questo quadro la programmazione annuale assume la valenza di “work in progress”, finalizzata al conseguimento degli obiettivi generali, attraverso una serie di progetti/iniziative che vanno collocate nella trama complessiva delle attività dell’Ente.

7.2 Inquadramento delle caratteristiche socio economiche

7.2.1 L’origine dei dati e il senso dell’indagare

La lettura del territorio si attua attraverso logiche diverse che si possono polarizzare nei due atteggiamenti denominati “del ricercatore” e “dell’abitante”. La differenza di queste due logiche risiede nel punto di osservazione.
Il ricercatore studia dati disponibili in quanto raccolti da altri e, nel caso in cui alcuni dati manchino, cambia il punto di osservazione e prende altri elementi come caratteristici di un territorio. Inoltre i dati che servono a tracciare le caratteristiche di un territorio sono le stesse indipendentemente dalla latitudine del territorio in esame.
L’abitante invece è colui che vive il territorio e si pone domande rispetto ad alcuni aspetti caratterizzanti la qualità della vita e dei servizi disponibili che diventano il fondamento per decidere di restare in un territorio.
La logica del ricercatore può portare a descrivere il territorio dell’Aspromonte come un territorio aspro, in cui la difficoltà del vivere si evidenzia nei bassi redditi, nella alta disoccupazione, nello spopolamento; non dice però le cause di tutto questo e soprattutto non dice le motivazioni delle singole persone che partono o che restano.
La logica dell’abitante racconta i particolari della vita di ogni giorno che sfuggono alle ricerche statistiche perché sono imprevisti, racconta le bellezze e la salubrità dell’ambiente le storie e le tradizioni, così come le difficoltà e le incongruenze relazionali.
Questo sapere si ottiene soltanto andando, nei luoghi che diventano significativi perché qualcuno li ha resi tali e incontrando le storie di chi vi abita o va periodicamente.
La logica dell’abitante fa si che gli abitanti diventino i partecipanti della lettura del territorio, raccontando essi stessi il loro territorio, anziché essere l’oggetto del racconto.
Questa logica è stata utilizzata nella stesura dell’indagine socio-economica per l’anno 2000 realizzata nell’arco di 12 mesi e presentata a luglio 2001. Giovani professionisti in ambito economico-sociale hanno attraversato l’Aspromonte incontrandone gli abitanti, chiacchierando, facendosi raccontare il senso di abitare l’Aspromonte da 372 famiglie per un totale di circa 300 ore di interviste distribuite in 131 giorni nell’arco di 6 mesi. Hanno vissuto l’Aspromonte per mesi avendo cura di notare dettagli e suggerimenti, aspirazioni ed interpretazioni.
In questo modo il territorio è stato osservato dal vero e non tramite carte seppur aggiornate, e di esso sono stati sperimentati alcuni aspetti chiave, che gli abitanti hanno sottolineato. Le interviste sono state quindi unite all’osservazione diretta e al vivere nei paesi partecipando anche ad alcuni eventi.
Di seguito vengono brevemente presentati alcuni aspetti fondamentali emersi dall’indagine socio-economica che permettono meglio di comprendere l’individuazione degli obiettivi specifici e di contestualizzarli dandogli contenuto.

7.2.2 Gli abitanti: depositari, attori e distruttori della sapienza dei luoghi e dell’identità

A volte gli abitanti sono depositari della “sapienza dei luoghi”, come la chiama Magnaghi, altre volte sono gli attori, altre volte i distruttori dell’identità e dell’ambiente. Gli elementi naturali e antropici si fondono inevitabilmente e si influenzano vicendevolmente, partendo da un sistema relazionale forte basato sul rispetto e sulla tradizione che nel contesto moderno diventa l’anello debole se non opportunamente sostenuto e motivato.
Le attività “tradizionali” sono tuttora presenti nelle aree Aspromontane, ma svolte in ombra senza volerle ammettere in quanto si è timorosi di essere considerati “retrogradi”. L’effetto onda fa si che le attività si svolgano ancora ma assieme all’attività, alla pratica non è arrivato il senso del fare, la motivazione che le aveva originate. Questo scollamento provoca sentimenti contrastanti che risultano in azioni parziali e quindi svuotate del senso vero che potrebbero avere. Questo si nota sia analizzando le attività insediative sia le attività produttive che ben mettono in risalto il ruolo della famiglia come unità relazionale e produttiva.
Un esempio per tutti è l’incuria dei luoghi unita a un forte desiderio di restare che evidenzia la frustrazione di voler abitare un luogo che è avaro di soddisfazioni e prospettive e che riceve quindi un basso investimento esteriore da parte di tutti, cittadini e istituzioni. Le case al di fuori sono “malandate”, non finite, danno un immagine di precario, mentre dentro sono ben curate, adornate e ricche di elementi tradizionali. Unica concessione tra il dentro e il fuori quello che avviene sulla porta dove le donne si fermano per svolgere attività di ricamo e cucito osando “esporre” attività del passato e delle quali non vedono un riconoscimento né un apprezzamento per il presente e per il futuro.
Gioca la forza dell’inerzia: “qui si è sempre fatto così” è una risposta ricorrente a varie domande fatte, usata quasi come scusa o paravento.
Questa risposta-tipo contiene i tre atteggiamenti/aspetti identificati da Magnaghi:
ß depositari in quanto sanno e si tramandano anche se “contro la loro volontà”;
ß attori in quanto perpetuano la tradizione e in questo le donne hanno un ruolo predominante essendo loro più attive;
ß distruttori in quanto vogliono dimenticare e non danno valore a quanto fanno. In questo caso quindi l’aspetto distruttivo si lega al concetto di voler dimenticare, al voler cancellare un passato e una tradizione e quindi la loro stessa identità.

7.2.3 I bisogni della gente

Le attività insediative sono caratterizzate da una elevata polverizzazione urbana che è resa evidente dallo spopolamento e dal conseguente degrado.
I confini del Parco Nazionale dell’Aspromonte non arrivano al mare, è un parco di montagna e in particolare di una montagna aspra dove gli insediamenti abitativi risalgono ai tempi antichi quando le fiumare ancora erano navigabili. Oggi i centri abitati ricadenti dentro i confini del Parco sono scarsamente popolati, hanno risentito in passato della forte attrazione del migrare dalla campagna/montagna verso la città o verso agglomerati urbani con una densità popolativa maggiore e tale da permettere di poter fruire di servizi in loco, abbandonando il duro lavoro della campagna per cercare un impiego “cittadino”, per avere case con tutte le comodità moderne.
Il desiderio di migrare degli abitanti non è stato per nulla contrastato dalle istituzioni che ne hanno invece assecondato il processo, diminuendo parallelamente i servizi presenti nei paesi aspromontani.
Risulta pertanto evidente che gli effetti e le cause dello spopolamento sono gli stessi. La popolazione giovanile ridotta non giustifica la presenza di strutture scolastiche adeguate e, nel caso ci siano, sono gestite da personale che viene da fuori e che trova disagevole andare ad insegnare in montagna e che quindi tende a rimanerci il meno possibile con conseguente svantaggio per l’apprendimento degli studenti. La carenza di servizi scolastici in loco, sia per la mancanza fisica sia per la qualità scadente, obbliga la popolazione studentesca a spostarsi sulla costa. La carenza di mezzi di trasporto pubblico adeguato rende difficile la frequenza che può portare all’abbandono scolastico o al trasferimento della famiglia sulla costa o nelle città più vicine che stanno diventando i poli di attrazione delle popolazioni montane. Questa spirale ha portato negli ultimi anni alla chiusura di molti servizi pubblici nei paesi aspromontani e al conseguente trasferimento della popolazione verso la costa. Questo fenomeno di lenta erosione dei residenti ha investito tutti i comuni, ma le percentuali migratorie rendono evidente il fenomeno per i comuni che non hanno uno sbocco sulla marina, mentre per gli altri comuni si tratta di migrazione interna ai confini comunali.
Nonostante si stia osservando una controtendenza in linea con le medie nazionali di aumento della scolarizzazione (il 70% di coloro che hanno la maturità hanno tra i 20 e i 40 anni), la carenza di servizi scolastici influisce sul basso grado di istruzione e sulla conseguente mancanza di professionisti e attività lavorative ad alto contenuto professionale che nel paese di residenza non trova sbocco o trova uno sbocco parziale costringendo ad esempio avvocati, commercialisti e dottori ad avere presenze saltuarie e a dover coprire più paesi limitrofi, con un aggravio di costi fissi e di gestione della loro professione.
Un’analisi delle professioni rileva una elevata presenza di abitanti impiegati dalla Pubblica Amministrazione, fatto questo che comporta un aumento del reddito medio pro-capite delle località Aspromontane. In ogni caso il reddito percepito e il reddito reale sono considerati adeguati dagli abitanti, unica eccezione sono le casalinghe alle quali non dispiacerebbe percepire un salario e, se nel caso questo avvenisse, sarebbe per molte una occupazione piacevole in quanto permetterebbe di restare ad abitare nel luogo di residenza senza preoccupazioni facendo le attività che in parte “devono fare” ma che anche amano fare.
Lo spopolamento dei servizi nei centri aspromontani riguarda anche il soddisfacimento dei bisogni alimentari con una scarsa presenza di dettaglianti alimentari i cui prezzi sono mediamente più alti dei prezzi praticati dai supermercati presenti sulla costa. Il pendolarismo per gli acquisti è un fenomeno settimanale per molte famiglie, non soltanto per l’acquisto di beni alimentari, ma anche per l’abbigliamento e per i servizi sanitari, la banca e la posta, le attività culturali e il divertimento.
Soltanto durante un limitato periodo estivo si nota un pendolarismo contrario, arrivando nei paesi i familiari emigrati altrove che ritornano per un periodo di vacanza. Alcuni paesi interni sono inoltre oggetto di un turismo locale e solo ultimamente si stanno attivando iniziative di richiamo tramite l’organizzazione di feste e concerti estivi che rispondono al bisogno di cultura espresso ben dal 23,6% degli abitanti. Tale bisogno è presente tutto l’anno e le manifestazioni estive sono considerate solo una piccola e parziale risposta al bisogno più grande di aggregazione anche attraverso lo sport e altre attività ricreative. Occorre dire che la presenza di locali pubblici e di ritrovo, specialmente per giovani è estremamente limitato e spesso nemmeno la parrocchia può rispondere, essendo anche i preti presenti a part-time.
Un discorso a parte merita la popolazione femminile giovanile che è quella con la più bassa percentuale occupazionale e una disoccupazione pari al 38,8% (nella fascia 15-29). Il lavoro nella società odierna è l’elemento che permette di avere una identità sociale e una dignità relazionale. Le giovani donne non entrano più nei vecchi ruoli mentre nuovi ruoli ancora non sono presenti. Le donne in Aspromonte sono prevalentemente impiegate nell’agricoltura, come braccianti stagionali soprattutto per la raccolta di olive. Sono in questa fase di transizione che si sta protraendo da tempo e che attende uno sbocco a breve.
Altra fascia di popolazione colpita sono gli anziani e la loro relazione con i servizi presenti a singhiozzo nel territorio. “Mi posso ammalare solo il martedì o il giovedì perché questi sono i giorni in cui viene il dottore in paese, altrimenti la farmacia è lontana e siccome non ho l’auto, devo chiedere aiuto ai vicini” ha confidato una signora durante le interviste, mettendo in risalto la precarietà del vivere in paese, ma facendoci anche capire che non ha nessuna intenzione di andarsene in quanto considera il paese un “paradiso” dove si sente al sicuro, dove l’aria è buona, il cibo genuino, dove può stare all’aria aperta quanto vuole e che grazie a tutto questo è potuta arrivare alla sua età. E questa parole non sono state dette da una persona sola.
L’indagine denota che c’è chi vuole abitare in Aspromonte, ma occorrerebbero alcuni aggiustamenti, in particolare legati all’assetto urbano e all’uso del territorio. Soprattutto chi ha accettato il pendolarismo giornaliero per ragioni di lavoro o di studio lamenta una carenza di manutenzione viaria denunciando lo stato di abbandono delle strade di collegamento dalle frazioni al centro abitato e dal centro abitato verso la costa che rendono i tragitti seppur corti chilometricamente, lunghi temporalmente. Non si tratta quindi di costruire nuove strade o infrastrutture che creino nuovi collegamenti in quanto i collegamenti esistenti sono considerati adeguati se opportunamente tenuti in buono stato conservativo.
La scelta del pendolarismo è inoltre aggravata dalla insufficienza di mezzi pubblici di collegamento coi centri costieri, essendoci solo alcuni collegamenti giornalieri ai quali i pendolari si devono adeguare, spendendo talvolta molto tempo fuori casa inutilmente o essendo costretti ad utilizzare un mezzo proprio quando possibile, cosa questa improponibile alle categorie degli studenti e degli anziani.

7.2.4 I sistemi locali di auto-produzione e il basso impatto sull’ambiente

Le famiglie sono ancora il nucleo centrale attorno e dentro le quali ci sono non solo attività sociali e relazionali ma anche attività produttive legate ai bisogni familiari che uniscono all’abitudine del perpetuare tradizioni e stili di vita che hanno origini locali e lontane, a un abbattimento dei costi del bilancio familiare.
L’85,5% delle famiglie presenti in Aspromonte hanno un appezzamento di terreno che coltivano producendo beni che poi utilizzano per consumo personale (produzione per auto-consumo) di cui una parte viene donata a familiari ed amici. Questo incide sul regime dietetico non solo in rapporto alle tipologie di beni consumati ma soprattutto in rapporto alla qualità dei beni prodotti la cui genuinità è, tra le famiglie intervistate la motivazione principale, ben il 42,5%, per continuare ad accudire all’orto e agli animali nonostante questo incida sulla gestione del tempo personale e familiare, rendendo alcune attività di svago, quali periodi di vacanza, incompatibili. La scelta è quindi cosciente.
Le famiglie hanno particolare cura dei prodotti che utilizzano nei loro orti, nei frutteti e soprattutto nell’alimentazione dei loro animali avendo quindi anche un basso impatto sull’ambiente e riciclando i rifiuti alimentari sia per l’alimentazione animale che per la concimazione dei terreni.
Questo rispetto per la natura, che ha come effetto un basso impatto della presenza umana sull’ambiente, è anche cura del territorio che pur essendo privato influisce sui beni pubblici quali la qualità di aria e acqua che viene raccolta alla fonte periodicamente dal 60,8% delle famiglie, preferendola a quella del rubinetto e soprattutto a quella imbottigliata il cui consumo è quasi inesistente (solo il 3,8%).
La varietà di prodotti coltivati e confezionati dalle famiglie limita notevolmente il bisogno di acquisto dei prodotti alimentari e per la gestione della casa. Alcune famiglie sono in grado di produrre oltre l’80% del loro fabbisogno alimentare e gli acquisti vengono fatti per “provare a gustare quello che vedono alla televisione” soprattutto quando nella famiglia ci sono bambini.
La produzione per autoconsumo inoltre ha effetti sul bilancio famigliare facendo risparmiare a ogni famiglia circa Lire 4.100.000 all’anno, equivalenti a un incremento del reddito reale pari al 14,6%.
Queste attività di auto-produzione costituiscono anche il segno evidente di una laboriosità familiare che si rispecchia anche nelle imprese.

7.2.5 Le imprese

La tipologia imprenditoriale presente nelle zone aspromontane è caratterizzata da piccole unità produttive, spesso a conduzione familiare, con scarso impatto economico ed occupazionale, prevalentemente nel settore agro-alimentare. Gli addetti impiegati sono prevalentemente stagionali e in media 1 o 2 per azienda. Molte attività produttive non si possono configurare come imprese vere e proprie, anzi spesso il passaggio da economia informale ad azienda viene evitato di proposito a causa delle implicazioni legislative e fiscali che comporta.
Le aziende che emergono sono imprese che sono riuscite a coniugare aspetti tipici del territorio a uno spirito imprenditoriale giovanile o grazie alla consorziazione, anche se la predisposizione alla cooperazione nel senso ampio del termine è molto bassa.
L’innovazione di prodotto o processo riguarda quasi esclusivamente l’ammodernamento dei macchinari che ha risvolti sulla qualità dei prodotti, basti citare i frantoi.
L’aspetto difficile è legato alla promozione dei prodotti che vengono distribuiti prevalentemente localmente, nell’area che gravita immediatamente attorno al centro in cui l’impresa è localizzata, sino ad arrivare sulla zona costiera. Solo in alcuni casi si vende a turisti e solo nel periodo estivo. Le aziende con mercati di sbocco extra-regionale sono quelle che hanno legami familiari con persone emigrate nelle zone in cui i familiari stessi hanno creato un bacino di utenza.
L’imprenditoria è prevalentemente maschile, solo il 26% delle imprese ha titolarità femminile. Ma è più appropriato parlare di imprenditoria familiare in quanto la famiglia anche a titolo diverso è coinvolta nell’attività imprenditoriale e cerca di coinvolgere nel limite del possibile solo i familiari, dimostrando una scarsa attitudine alla formazione di consorzi o associazioni di tutela. Questo comporta inevitabilmente la rinuncia di alcune opportunità che affrontate da una singola impresa perdono di senso e sono economicamente non vantaggiose, come nel caso di alcuni allevatori di San Lorenzo che preferiscono perdere il latte perché il prezzo pagato per il latte non copre le spese di trasporto dal luogo di produzione al consorzio acquirente.
Altri prodotti vengono comunque gettati, come la lana derivante dalla tosatura delle pecore per mancanza di sbocchi di utilizzo.
I paesi dentro il comprensorio del Parco hanno comunque delle specificità che li caratterizzano e li rendono quasi unici nel confronto con gli altri. Gerace è specializzata nell’artigianato della ceramica, San Giorgio per la falegnameria e il marmo, Bova per il vetro, Canolo per la pietra nel settore dell’artigianato. Per il settore agro-alimentare San Lorenzo, Bagaladi e Gerace hanno una produzione prevalente di olio e olive; Canolo per la carne, gli insaccati e gli allevamenti in genere. Occorre comunque dire che le macellerie sono diffuse nei paesi aspromontani e che oltre la metà hanno la produzione salumi e insaccati vari, con funzioni limitate di macello. Questo è dovuto anche al fatto che molti macelli hanno chiuso definitivamente e che questo servizio viene quindi svolto al di fuori dei confini del Parco in località sulla costa.
Gli allevamenti sono prevalentemente organizzati con ricoveri provvisori e gli animali spendono la maggior parte del tempo al pascolo nutrendosi di prodotti naturali locali compreso il bergamotto ed erbe officinali che garantiscono la buona salute dell’animale e non incidono sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti. L’allevamento è prevalentemente per la produzione di carne e la produzione casearia è per uso familiare.
Un’analisi delle imprese denota che tutte sono ancorate alle tradizioni con alcune piccole varianti spesso dovute alla difficoltà di reperimento degli strumenti “antichi” sul mercato come nel caso dei cesti di vimini per le ricotte sostituiti dai cesti in plastica. Le competenze nel settore agro-alimentare sono diffuse e tramandate di padre in figlio facendo di queste una buona base per un recupero delle modalità produttive passate.
Poco presenti sono le imprese a carattere turistico fatta eccezione per Bova e Canolo che in ogni caso sono alle fasi iniziali Così come da recuperare completamente sono le tecniche costruttive antiche completamente sostituite da manufatti pre-preparati ad alto impatto ambientale.
Da considerare che l’edilizia è diffusa ma è praticata con il sistema fai da te in quanto sono le famiglie stesse che provvedono alla costruzione della loro casa con l’aiuto di manodopera e operata in un sistema di economia.

7.3 Obiettivi generali

L’identificazione degli obiettivi generali del piano socio-economico del Parco Nazionale dell’Aspromonte si basa sulla raccolta dei bisogni espressi dagli abitanti e sulle necessità/sfide che da emergenti stanno diventando croniche nel territorio.
Il piano ha anche l’obiettivo di ridare speranza coniugando valori e modalità di attuazione degli stessi e coinvolgendo le istituzioni e gli abitanti in uno stile di partenariato che ridia fiducia ad un rapporto ormai logoro e destinato ad esaurirsi.

Gli obiettivi generali proposti sono i seguenti:
_ Contrasto allo spopolamento ed al senso di abbandono.
- un Parco senza abitanti non ha bisogno di un Piano economico-sociale;
- la permanenza degli gli abitanti richiede un ambiente integrato e funzionale.
_ Qualità della vita.
L’indicatore principe della qualità della vita è il reddito, ma l’abitare in montagna è una scelta che non riguarda soltanto il reddito e i servizi ma anchela natura, la cultura e le tradizioni
_ Aumento del reddito reale (non solo monetario) e dell’occupazione qualificata con particolare attenzione ai soggetti svantaggiati.
_ Crescita culturale
Il Parco come occasione di cultura per gli abitanti e per la collettività in senso più ampio, dall’aumento della scolarizzazione, alla creazione di occasioni formative, ricreative e culturali che ridiano vita al territorio e lo rendano un laboratorio per gli studiosi.
_ Salvaguardia del patrimonio comune per uno sviluppo durevole.
Comprende la natura e i saperi ed è legato alla qualità della vita, dove salvaguardia implica protezione e valorizzazione.
_ Co-gestione del territorio del parco.
Il coinvolgimento fin dall’inizio della pianificazione, già attuato grazie alla redazione dell’indagine socio-economica, ha contribuito alla chiarificazione della visione di parco che hanno gli abitanti fornendo anche alcune idee di sviluppo che potranno ben essere inserite nelle attività.In questo modo gli abitanti – coloro che vogliono vivere nel Parco - possono assumere un ruolo importante nella attuazione degli obiettivi ed essere coinvolti nelle azioni di gestione del Parco.

Come detto precedentemente gli indicatori per la verifica degli obiettivi saranno identificati durante la fase di stesura del piano con la definizione del bilancio socio-economico che ne diventa quindi lo strumento principale di verifica.

7.4 Priorità nelle strategie di sviluppo

Per conseguire gli obiettivi generali occorre una strategia dello sviluppo locale sostenibile, supportato da una serie di attività, in parte realizzate nel corso del 2000 e 2001
Le priorità di seguito proposte possono diventare asse specifico del piano e possono concorre al raggiungimento di più fini/obiettivi generali.
ß Recupero dei centri abbandonati o in via di spopolamento e dell’edilizia storico-testimoniale;
ß Educazione all’estetica ed etica ambientale negli insediamenti urbani e non: costruire e recuperare coi materiali locali (promuovere costituzione consorzi di produttori legno, ceramica, ferro battuto, pietra e altri materiali locali).
ß Recupero dei saperi e dei sapori tradizionali.
ß Valorizzazione di tutte le fonti energetiche rinnovabili.
ß Localizzazione di attività ad alto valore aggiunto e basso impatto ambientale come alta formazione e ricerca scientifica, perfezionando le cooperazioni sono già in atto con Istituti Universitari ed ampliando l’offerta anche con Istituti Internazionali.
ß Marchi di qualità e difesa della tipicità per la filiera agro-alimentare,
che codifichino le attività tipiche attuando anche un cambiamento culturale del senso del produrre, del guadagnare e del cooperare.
ß Valorizzazione dei materiali e dei talenti locali in armonia con la natura e finalizzata all’educazione estetica che si distacca dalle logiche costruttive prefabbricate.
ß Promozione di eco-turismo, che ha la capacità di attirare numeri ragionati di turisti a misura dell’offerta che l’ambiente può fornire senza essere danneggiato con il recupero di siti e rifugi per escursioni e di mezzi di trasporto animale.
ß Costituzione di una rete di servizi per la comunità del Parco fortemente richieste in quanto considerate carenti (mobilità e trasporti, sanità, cultura, sport ed altre attività ricreative).
ß Co-gestione del territorio, che è valore e strumento alla stesso tempo, tramite strategie di coinvolgimento degli abitanti fin dall’inizio del progetto La co-gestione è inoltre l’obiettivo più difficile da raggiungere per la situazione sfavorevole, che alla scarasa conoscenza del Parco aggiunge in alcuni casi anche diffidenza e rifiuto; per questo motivo essa diventa una priorità che permette a tutte le altre di diventare parte del vissuto degli abitanti che, ne diventano non solo sostenitori, attuatori ma anche propositori e promotori.

8 Risorse finanziarie disponibili e attivabili

Lo strumento principe da utilizzare per il finanziamento delle attività del piano è il Piano Operativo regionale della Calabria (POR Calabria). A questo va aggiunta la selezione di altre fonti di finanziamento che possono sostenere le misure del piano. Sono già prevedibili misure comunitarie per lo sviluppo rurale, la formazione e i giovani oltre ad altre fonti legate a fondazioni ed enti particolarmente attenti alle dinamiche ambientali e di sviluppo.
Una volta identificate le risorse finanziarie occorre renderle parte integrante del Piano, rendendole accessibili e attivabili da coloro che intendono attuare le misure del piano nello stile della co-gestione.
Di seguito sono elencate alcune misure del POR a scopo esemplificativo per mostrare la fruibilità del POR per il perseguimento degli obiettivi del Parco e del Piano pluriennale economico sociale.
Questo studio va precisato ad ampliato di pari passo con lo svolgimento del Piano.

La Misura 1.10 “Rete Ecologica”
Interviene sulla tutela delle risorse naturali e ambientali e sulla valorizzazione e lo sviluppo delle attività economiche non agricole, nei territori ad alta valenza naturalistica, in ambiti naturali sia con risorse sottoutilizate sia con risorse sovrautilizzate. I progetti previsti si attuano mediante programmi integrati che coinvolgono entrambe le tipologie di azioni.
In particolare, le azioni riconducibili alla prima categoria possono, ad esempio, tradursi in interventi per la tutela e il restauro delle risorse immobili; in interventi per l’educazione ambientale; interventi per la fruizione del paesaggio; ecc.
Le azioni di valorizzazione e sviluppo prevedono interventi per la promozione di piccole attività artigianali locali, la valorizzazione dell’offerta turistica (con forte connotazione ambientale), lo sviluppo di servizi a sostegno del settore turistico.

Misura 1.5 “Sistemi naturali”
Prevede interventi per la forestazione e la ricostruzione del patrimonio silvicolo danneggiato da calamità naturali e incendi.

Misure dell’Asse IV – Sistemi Locali di Sviluppo
Il POR Calabria interviene sui sistemi agricoli regionali e sullo sviluppo rurale attraverso gli interventi previsti dalle Misure dell’Asse IV (Sistemi Locali di Sviluppo) finanziate dal FEOGA (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia).
La politica delineata dal POR incide, attraverso diverse tipologie di intervento, su tre macro categorie:
ß Sistemi agricoli ed agroindustriale in un contesto di filiera;
ß Sviluppo dei territori rurali;
ß Azioni orizzontali.
Per favorire un approccio integrato e organico delle politiche di sviluppo sono stati definiti due tipologie di strumenti: il PIF (Progetti integrati per le filiere) e il PIAR (Progetti integrati per le aree rurali) che riguardano la modalità di attuazione degli interventi nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale.
I Piani Integrati per le Filiere sono programmi integrati relativi ad uno specifico comparto produttivo (olivicoltura; agrumicoltura; frutticoltura; orticoltura; floricoltura; zootecnia) e possono essere proposti da partenariati di natura pubblico – privata o da gruppi di imprenditori, associati in diverse forme.
L’obiettivo dei Piani Integrati per le Filiere è quello di favorire l’avvio di un approccio di sistema agli investimenti agricoli anche al fine di incentivare le forme cooperative tra i produttori e rafforzare le reti di relazioni territoriali tra i diversi nodi delle filiere produttive.
I Piani Integrati per le Aree Rurali sono programmi integrati, relativi ciascuno a uno specifico territorio rurale, proposti da partenariati di natura mista (pubblica e privata). I PIAR si riconducono all’esperienza realizzata nell’ambito dei Progetti Leader che hanno dimostrato la validità e l’efficacia di un approccio allo sviluppo dei territori rurali fondato sulla multisettorialità degli interventi e su un processo di partenariato attivo fra i diversi soggetti che operano sul territorio.

Misure dell’Asse II - Risorse Culturali
Il Programma Operativo Regionale prevede uno specifico Asse prioritario per il settore dei beni culturali. Le strategie per lo sviluppo del settore sono identificate dalle tre Misure che compongono l’Asse II “Risorse culturali” e si proiettano lungo tre macrotipologie di interventi:
ß interventi di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale;
ß servizi pubblici per la valorizzazione del patrimonio culturale;
ß sviluppo delle iniziative imprenditoriali nel settore dei beni culturali.
La filosofia di intervento che contraddistingue il programma regionale si caratterizza per il forte richiamo al carattere integrato nella definizione e attuazione degli interventi. Il POR Calabria, quindi, insiste quindi sulla promozione di progetti che incidono sull’intera “filiera” del patrimonio culturale, attraverso azioni che coniughino gli interventi di recupero agli interventi di valorizzazione, anche attraverso il sostegno ad attività imprenditoriali nel campo dei servizi aggiuntivi (promozione, gestione, organizzazione di mostre e convegni, ecc.). I progetti integrati, inoltre, potranno anche promuovere, all’interno delle linee di intervento del progetto, azioni di formazione e ricerca previste nell’ambito del POR Calabria.
In particolare, il POR prevede specifiche modalità attuative dei programmi per la valorizzazione del patrimonio culturale che si traducono nella definizione di:
ß PIS (Progetti integrati strategici), rivolti alla valorizzazione delle eccellenze del patrimonio culturali presenti sul territorio regionale;
ß PIT (Progetti Integrati Territoriali), ovvero la promozione dei progetti integrati dei beni culturali da inserire nell’ambito della programmazione territoriale dei contesti territoriali locali.
Alcune iniziative per la valorizzazione dei beni culturali che risiedono all’interno delle aree rurali, possono inoltre essere promosse all’interno dei citati Progetti Integrati delle Aree Rurali (PIAR). Come accennato, infatti, il PIAR prevede il sostegno a programmi di carattere integrato e multisettoriale per lo sviluppo delle aree rurali che possono contemplare anche interventi per il recupero dei borghi e del patrimonio rurale (Misura 4.11 “Rinnovamento e miglioramento dei villaggi e protezione e tutela del patrimonio rurale”).

Misure per la Mobilità
Il POR Calabria interviene sul sistema della mobilità attraverso le prime due misure dell’Asse VI “Reti e Nodi di Servizio” e, per quanto riguarda le aree rurali, attraverso la Misura 4.17 “Sviluppo e miglioramento di infrastrutture che incidono sullo sviluppo dell’agricoltura” dell’Asse IV, che sarà attuata principalmente attraverso i Piani Integrati delle Aree Rurali (PIAR), citati nella parte dedicata all’agricoltura e lo sviluppo rurale del presente documento. Sul sistema della mobilità nelle aree rurali incide anche la Misura 4.13 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale” che interviene a sostegno del miglioramento dei servizi di trasporto da e verso le aree urbane e, in generale, sulle infrastrutture di servizio (scuole, uffici, ospedali, ecc.).
Riguardo le Misure dell’Asse VI, l’ambito di riferimento delineato dalle strategie del Parco, è rintracciabile nel quadro della Misura 6.2 “Reti e Sistemi Regionali”, e in particolare nell’Azione 6.2.b “Infrastrutture e servizi di trasporto a sostegno della mobilità a scala sub-regionale”. Questa azione, infatti, prevede interventi per l’integrazione e a riqualificazione del sistema viario mare – monti e dei sistemi viari volti a connettere le aree interne con le aree costiere.

Misura 1.11 - Energie Pulite e reti Energetiche
Il POR Calabria interviene sul sistema energetico regionale attraverso la Misura 1.11 “Energie Pulite e reti Energetiche”. In particolare, la Misura prevede un’azione specifica sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e sul risparmio energetico con l’avvio di iniziative specifiche per le aree protette.

Misure per la ricerca scientifica ed alta formazione
La programmazione dell’intervento dei Fondi Strutturali in materia di ricerca ed alta formazione è definita sia dal Programma Operativo Regionale della Calabria, sia dal Programma Operativo Nazionale “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico e Alta Formazione”, coordinato dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.
Specifiche azioni di ricerca potranno inoltre essere avviate con la partecipazione ai bandi del V Programma Quadro sulla ricerca e l’innovazione tecnologica dell’Unione Europea.

Misure per il Turismo
Oltre alle Misure legate alla valorizzazione delle risorse (Azione 1.10.b) e le Misure dirette alla promozione dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale che si attuano mediante i già citati PIAR (Progetti Integrati per le Aree Rurali), il POR inoltre prevede due Misure (Misura 4.3.e Misura 4.4) rivolte rispettivamente alla promozione dell’offerta turistica regionale (promozione del territorio e commercializzazione dei pacchetti turistici, nonché interventi per la fruizione dei luoghi anche attraverso il miglioramento del sistema dei trasporti) e allo sviluppo dei Sistemi turistici Locali. In quest’ultimo ambito sono previsti incentivi agli operatori (strutture ricettive di qualità) e incentivi volti all’emersione del sommerso (ospitalità diffusa). Tra gli interventi inoltre sono previsti azioni per la realizzazione e promozione di pacchetti e prodotti turistici locali, nonché servizi informativi e di riqualificazione ambientale.



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