IL DIRITTO DEI PARCHI NAZIONALI
Archivio sistematico dei provvedimenti a carattere generale dei Parchi nazionali



Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano – Piano per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nel Parco del Cilento e Vallo di Diano
(Art. 8 comma 2 della legge 21 novembre 200, n. 353) Anno 2002)



INDICE

Premessa .......................................................................................................................... 4
Riferimenti legislativi per la redazione del Piano AIB ................................................... 6
Gen7
Previsione ......................................................................................................................... 9
Censimento, Identificazione e Analisi Territoriale dei Rischi....................................... 9
Supporti informatici e Cartografica di base 9
Carte To 10
Carte Tematiche 11
Modelli Digitali Del Terreno 13
Mappe Cata 13
Immagini Telerilevate 13
Descrizione Banche dati incendi 13
Confronto delle banche dati 14
Analisi temporale del fenomeno incendi 16
Individuazione delle Aree a Rischio 18
Analisi della distribuzione territoriale degli incendi 18
Analisi GIS per l'individuazione delle aree a rischio 19
Metadata sintetico dei dati utilizzati nelle elaborazioni 20
Descrizione delle elaborazioni cartografiche 23
Articolazione del Piano 25
Attivita' previste per il 2002 25
Integrazione archivio incendi su tutto il territorio del Parco e zone limitrofe 25
Classificazione dei carichi di combustibile e cartografia dei modelli di combustibile 27
Definizione delle zone di interfaccia urbano-foresta 27
Gestione dei pascoli 27
Elaborazione dei dati richiesti dalle Linee Guida 28
Prevenzione 33
Tipologia degli Interventi 33
Interventi di prevenzione sperimentale 33
Viabilità operativa 34
Viali tagliafuoc 34
Approvvigionamento idrico 34
Piazzole di atterraggio elicotteri 35
Prevenzione selvicolturale. 35
Formazione 35
Lotta Attiva 37
Sorveglianza 37
Avvistamento............................................................................................................... 37
Allarme ....................................................................................................................... 38
Coordinamento operativo............................................................................................ 38
Il Centro Operativo Parco (C.O.P.) 38
I Centri Operativi Territoriali (C.O.T.) 40
I Centri Operativi Enti Delegati (C.O.E.D.) 40
I Nuclei Operativi Enti Delegati (N.O.E.D.) 40
Procedure operative e mezzi di lotta............................................................................ 40
PARTI SPECIALI DEL PIANO................................................................................... 42
Ricostituzione boschiva .............................................................................................. .42
Il catasto delle aree percorse dal fuoco ...................................................................... .42
Stima dei danni ........................................................................................................... 43
Piani di gestione selvicolturali .................................................................................... 43
Risorse umane e finanziarie necessarie......................................................................... 44
Previsione di spesa ..................................................................................................... .44
Analisi temporale del fenomeno incendi..................................................................... 44
Zonizzazione attuale.................................................................................................... 45


PREMESSA
Nell’area mediterranea il fuoco rappresenta uno dei principali fattori che ha contribuito alla definizione dell’attuale paesaggio vegetale. Sia come componente naturale e, soprattutto, come componente antropica esso costituisce un elemento che ricorre più o meno regolarmente nei cicli naturali delle successioni vegetali dando, quindi, origine ad un continuo flusso di stadi seriali, da aree recentemente disturbate a nuclei di vegetazione matura, fondamentali per la diversificazione degli habitat, e, quindi, per il mantenimento della diversità biologica. Il fuoco ha probabilmente influenzato la vegetazione fin dalla comparsa delle prime piante terrestri e la sua continua ricorrenza, aumentata soprattutto con l’avvento dell’uomo, ha prodotto, come conseguenza, fitocenosi adattate agli incendi, cioè che si autosostengono solo mediante l’azione o il regolare passaggio del fuoco. In generale, nell’area mediterranea gli incendi non sono particolarmente intensi, risultano ben tollerati dalla comunità biotica e contribuiscono, quindi, al mantenimento di elevati livelli di biodiversità. Particolarmente importante risulta il loro ruolo nella conservazione di molte specie endemiche o di elevato valore biogeografico. Molti endemismi mediterranei, infatti, si sono evoluti in condizioni di frequente disturbo e quindi si sono adattati a particolari stadi seriali o situazioni con forti fattori limitanti. Un evento di disturbo come l’incendio, può essere, quindi, un prerequisito per la loro sopravvivenza. Tuttavia è ben noto che incendi troppo frequenti ed estesi possono a lungo andare portare alla completa perdita di ecosistemi naturali con conseguente riduzione della biodiversità.
Negli ultimi decenni questo aspetto negativo del fuoco ha assunto maggiore rilevanza in conseguenza dei mutamenti importanti evidenziati a carico dei parametri (frequenza, estensione, intensità) che caratterizzano il regime degli incendi. Attualmente il fuoco viene, quindi, avvertito come un “problema ecologico” di enorme portata poiché in molti distretti geografici del bacino del Mediterraneo ed anche nel territorio del Parco Nazionale del Cilento si osserva un graduale aumento del numero e delle superfici percorse dagli incendi. Nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano l’analisi di questa tendenza, tenuto conto dell’incidenza che l’andamento climatico ha sul manifestarsi di tale fenomeno, pone in causa, principalmente, problematiche di tipo socio-economico e politico-amministrative. L’abbandono delle aree rurali e montane ed il conseguente aumento delle superfici a vegetazione spontanea e non gestita da un punto di vista silvicolturale costituiscono la causa principale della profonda modificazione avvenuta nel paesaggio vegetale del territorio cilentano. Successivamente, lo sviluppo del turismo di massa e la corsa all’edificazione hanno accresciuto gli elementi di rischio agli incendi soprattutto nelle zone come il territorio del Parco del Cilento in cui a tali condizioni si associano, inoltre, caratteristiche climatiche caldo-aride, una morfologia accidentata ed una elevata densità abitativa delle zone costiere. In passato la presenza dell’uomo, maggiormente impegnato in attività di tipo agricolo e forestale, permetteva certamente una migliore sorveglianza e protezione del territorio circostante. Ciò spiega il ridotto numero di incendi che si osservano fino agli anni ’80.
L’elevato rischio di incendi nel territorio del Parco Nazionale del Cilento è confermato dai recenti dati riportati dal Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente.
Il numero di incendi relativi al periodo 11/99 al 10/2000 collocano tale territorio tra le aree più a rischio su tutto il territorio nazionale. Non vi è dubbio, quindi, che il fenomeno incendi ovviamente esiste e può costituire un problema ma è sbagliata la convinzione comune che qualsiasi vegetazione percorsa dal fuoco debba essere considerata distrutta. La distruzione delle formazioni forestali mature certamente rappresenta una perdita importante in termini non solo ecologici ma anche dal punto di vista socio-economico. Tuttavia gli incendi che colpiscono oggi il territorio cilentano, così come l’intera area mediterranea, vanno ad interessare quasi sempre tipi di vegetazione dinamicamente poco evoluti, originatesi a loro volta da un mosaico di eventi di disturbo e costituiti da specie che hanno caratteristiche autoecologiche tali da permettere la ricostituzione della copertura vegetale in un breve arco di tempo.
Il piano antiincendio proposto per il territorio del Parco Nazionale del Cilento vuole quindi accogliere, in piena coerenza con le Linee Guida di recente definizione (G.U. del 26/02/02), le molteplici problematiche connesse agli aspetti ecologici e socio-economici del fenomeno incendi.


RIFERIMENTI LEGISLATIVI PER LA REDAZIONE DEL PIANO AIB

Il presente piano, che costituisce una sezione di quello regionale previsto dall’art. 3 della Legge quadro n. 353 del 21 Novembre 2000, illustra gli indirizzi da adottare per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nelle aree del Parco (art. 8 comma 2 L. 353/2000) in concerto con i dettami dell’art. 12 della legge Quadro sulle Aree Protette n. 394 del 6/12/91 in particolare per ciò che concerne l’organizzazione e differenziazione d’uso del territorio, i vincoli e l’accessibilità veicolare e pedonale. Nella pianificazione si terrà conto inoltre delle direttive di interesse ambientale a scala europea e planetaria tra cui, in particolare, la Direttiva Habitat, la Convenzione di Rio e la Direttiva sulla Conservazione dei Paesaggi Europei e i Regolamenti comunitari emanati al fine di proteggere le foreste della comunità contro gli incendi.
Gli elaborati cartografici presentati sono compatibili con gli standard del “Progetto Cartografico di Riferimento” approvato dalla Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome il 12 Ottobre 2000 e sono disponibili nell’ambito del predetto sistema così come previsto dall’art. 6 quater del D.L. 279/2000 convertito con L. 365/00.


GENERALITÀ

Nella redazione del piano si terrà conto di alcuni principi fondamentali proposti dalle linee guida ed elencati di seguito:
- carattere omeostatico: organizzando le attività da svolgere in modo tale da poter sopportare variazioni impreviste;
- integrazione tra la prevenzione e l’estinzione: dimensionando l’estinzione in funzione degli obiettivi da raggiungere e della prevenzione realizzata;
- priorità di intervento: le conoscenze di base relative al diverso valore sociale ed ambientale del territorio del Parco costituiscono l’elemento fondamentale per la individuazione delle priorità di intervento sia in termini diretti ed indiretti che in termini di valenze ambientali sociali e produttive. Il piano è quindi strettamente collegato alle analisi propedeutiche, le valutazioni di rischio e di pericolosità, alle caratteristiche intrinseche delle comunità vegetali alle modificazioni d’ordine antropico e alle caratteristiche del dinamismo in atto.
- verifica della pianificazione: effettuata mediante metodi di monitoraggio che permettano di raggiungere, con un percorso di tipo adattativo, miglioramenti della situazione ambientale;
- protezione dagli incendi boschivi: materia in veloce evoluzione: le nuove conoscenze e tecniche sulla protezione dagli incendi saranno inserite in armonia con il percorso adattativo individuato nella verifica della pianificazione.
Il piano in via di proposizione terrà conto in modo particolare della Direttiva Habitat del ’92, caposaldo dell’attuale politica di conservazione e tutela degli ambienti naturali in Europa e che ha portato alla proposta dei siti costituenti la rete Natura 2000, che tende a rivalutare anche i siti degradati purchè essi abbiano conservato inalterata la loro capacità di recupero strutturale e funzionale. Nel territorio del Parco, unitamente alla differenziazione delle realtà territoriali, si valuterà in modo approfondito ed attento il problema della complessità delle emergenze naturalistiche ed il loro rapporto con il trauma causato dal fuoco. Questa analisi di dettaglio, così come indicato dalle linee guida, risulta necessaria per definire gli interventi da proporre sia in rapporto alle esigenze della copertura vegetale, alla sua conservazione ed evoluzione sia in rapporto alla scelta di intervento o non intervento nelle aree percorse dal fuoco. In tale ottica risultano, quindi, fondamentali anche gli studi di approfondimento sulle strategie di rigenerazione messe in atto dai differenti popolamenti vegetali caratteristici del territorio cilentano.
In linea generale l’obiettivo principale del piano, in accordo con le direttive delle linee guida della L. 353/2000, sarà quello di limitare i danni, mirando sia alla riduzione delle superfici percorse dal fuoco che alla diminuzione del numero di eventi. Ciò verrà attuato definendo linee di intervento concentrate soprattutto sul controllo e sulla gestione dei fattori predisponenti. Tali fattori costituiranno oggetto di approfondita indagine nelle attività del piano proposte a partire dal 2003.


PREVISIONE

Questa attività il cui obiettivo principale è quello di poter individuare in anticipo la probabilità che avvengano gli incendi, la loro frequenza e possibilmente anche il loro comportamento, richiede l’indagine approfondita di una serie di elementi collegati con le caratteristiche climatiche, fisiche e biologiche del territorio e soprattutto con la conoscenza puntuale del fenomeno incendi nel territorio considerato. La pianificazione proposta ha carattere preliminare poiché allo stato attuale non è possibile disporre di un’analisi puntuale sul rischio di incendi in tutti i comuni del Parco. Di seguito si riportano gli elenchi dei principali elementi di base attualmente disponibili presso l’Ente Parco, i primi dati relativi alle analisi territoriale dei rischi e le attivita prioritarie previste nella redazione
del piano proposto.
Censimento, Identificazione e Analisi Territoriale dei Rischi .
Le conoscenze di base relative al diverso valore sociale ed ambientale del territorio del Parco costituiscono l’elemento fondamentale per l’individuazione delle priorità di intervento sia in termini diretti ed indiretti che in termini di valenze ambientali sociali e produttive. Il piano è quindi strettamente collegato alle valutazioni di rischio e di pericolosità, alle caratteristiche intrinseche delle comunità vegetali alle modificazioni d’ordine antropico e alle caratteristiche del dinamismo in atto.
Supporti informatici e Cartografica di base.
L'attuazione di gran parte delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, necessita di un massiccio utilizzo di basi informative cartografiche e alfanumeriche. Per un uso razionale ed efficiente delle basi informative, in sintonia con quanto suggerito dalle Linee Guida, si ritiene necessario rendere operante un supporto informatico al Piano antincendio mediante l'impiego di sistemi GIS.
In particolare, le metodologie GIS agevoleranno operazioni quali:
&Mac183; l'archiviazione, la gestione e l'aggiornamento di cartografie georeferenziate collegate ad archivi alfanumerici;
&Mac183; l'integrazione delle modalità di consultazione spaziale e alfanumerica;
&Mac183; l'accesso ai dati in tempo reale anche in situazioni di emergenza;
&Mac183; l'implementazione di complessi modelli di analisi;
&Mac183; l'agile gestione della cartografia di base;
&Mac183; l'interscambio delle banche dati;
&Mac183; la composizione di layout grafici e la produzione di output di stampa.
L'Ente Parco ha già impiegato sistemi GIS in occasione della redazione del Piano del Parco e nella campagna antincendio 2001. Pertanto, si è provveduto alla verifica dell'attuale funzionalità della dotazione hardware e software, dell'idoneità della base di dati disponibile, nonché delle modalità di gestione operativa del sistema informativo. Tali verifiche, in merito all'adeguatezza del sistema per lo svolgimento delle funzioni su elencate, hanno messo in evidenza le seguenti vincolanti esigenze:
&Mac183; attivazione di un organismo tecnico per la gestione operativa del GIS;
&Mac183; adeguamento dell'hardware;
&Mac183; aggiornamento ed acquisizione di licenze software;
&Mac183; integrazione della banca dati esistente con le basi cartografiche messe a disposizione per la pianificazione antincendio dal Ministero dell'Ambiente (ortofoto digitali a colori del Programma It 2000, modello digitale del terreno).
In particolare, per la gestione del GIS si prevede l'impiego dalle seguenti figure professionali:
&Mac183; n° 2 addetti alla cartografia
&Mac183; n° 1 addetto alla implementazione delle banche dati alfanumeriche e allo sviluppo di software applicativo
&Mac183; n° 1 addetto all'amministrazione delle rete informatica.
Per garantire l'immediata operatività del sistema, sarà opportuno individuare il personale suddetto tra i tecnici già formati dall'Ente Parco e con esperienze nella campo dei Sistemi Informativi Territoriali applicati nella lotta agli incendi boschivi.
I documenti base di descrizione del territorio e, come già detto in premessa, compatibili con gli standard del progetto “Sistema Cartografico di Riferimento” attualmente disponibili presso l’Ente Parco risultano i seguenti:

Carte Topografiche
1.1. IGM - serie 50, scala nominale 1:50.000 - 13 elementi Raster Graphic Color Coded e 4 elementi mosaicati per il formato A0. Pubblicazione 1990, ricognizioni: topografia 1956; viabilità principale e particolari importanti 1988. File in formato TIF ottenuti dalla rielaborazione degli originali IGM in standard DIGEST.
1.2. IGM - serie 25, scala nominale 1:25.000 – 23 elementi Raster Graphic RGB 256c. Pubblicazione 1996-2002, riprese aerofotogrammetriche 1984-85; ricognizioni 1986-88-99. File TIF scansionati e georeferenziati dall’UdP.
1.3. IGM - serie 25, scala nominale 1:25.000 – scala di grigio. Pubblicazione 1996, riprese aerofotogrammetriche 1984-85; ricognizioni 1986-88. File TIF scansionati e georeferenziati dall’UdP.
1.4. IGM - tavolette vecchia serie, scala nominale 1:25.000 - 37 elementi Raster Graphic RGB B/N (18 utilizzabili). Riprese aerofotogrammetriche 1954; ricognizioni 1956. File TIF forniti dal Ministero dell’Ambiente.
1.5. NATO-IGM-CIGA - serie 1501, scala nominale 1:250.000 - 1 elemento Raster Graphic Color Coded. Anno di produzione in USA 1969, aggiornamento IGM 1995, aggiornamento CIGA (informazioni aeronautiche) 1996.
1.6. IGM - Carta topografica d’Italia serie 100/V, scala nominale 1:100'000; data ultimo aggiornamento: 1962. Un elemento Raster Graphic RGB B/N che riunisce i fogli: 198-Eboli, 199-Potenza, 209-Vallo della Lucania, 210-Lauria. File in formato TIF ottenuto dalla scansione e rielaborazione dei fogli IGM originali.
1.7. IGM - Orografia, scala nominale 1:25.000 - 46 elementi in formato DXF. Anno di riferimento1954.
1.8. IGM Carta dei toponimi, scala nominale 1:25.000 (shape point da dbf toponimi IGM). Anno di riferimento 1956.
1.9. PNCVD - Carta topografica vettoriale del PNCVD in scala nominale 1:100.000. Elaborazione UdP.
1.10. CMLM - Aerofotogrammetria della Comunità Montana Lambro e Mingardo, scala nominale 1:5'000. Anno ripresa aerea: 1982. N° 52 file in formato DWG.
1.11. RegC -File TIF georeferenziati della cartografia in scala 1:25.000 – aggiornamento della Regione Campania (STR).
1.12.
Carte Tematiche

Vegetazione e uso del suolo
1.11.1. PNCVD – Carta fisionomica della vegetazione e dell'uso del suolo - Corine Land Cover 4° livello. Scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.2. M.A. - Copertura del suolo da Corine Land Cover 3° livello, scala nominale 1:100.000. Anno di produzione n.d.
1.11.3. Provincia di SALERNO - Carta della vegetazione dal PTC, scala nominale 1:100.000 (shape, progetti e file RTL). Anno di produzione 1999.
1.11.4. M.A. - Carta degli Habitat e delle specie vegetali (shape, progetti e file RTL).
Fauna
1.11.5. PNCVD – Carta delle emergenze faunistiche, scala nominale 1:50'000. Anno di produzioni 2000.
1.11.6. PNCVD – Carta delle zoocenosi, scala nominale 1:50'000. Anno di produzioni 2000.
1.11.7. PNCVD – Carta delle zoocenosi mature, scala nominale 1:50'000. Anno di produzioni 2000.

Geologia
1.11.8. PNCVD – Carta geologica, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.9. PNCVD – Aree a rischio idrogeologico, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.10. PNCVD – Carta litologica Litologica, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.11. PNCVD – Carta Geomorfologica , scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.12. PNCVD – Carta dei Geositi, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.
1.11.13. PNCVD – Reticoli idrografici, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 1999.
1.11.14. PNCVD – Vulnerabilità degli acquiferi, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione 2000.

Clima
1.11.15. Regioni climatiche, scala nominale 1:50'000. Anno di produzione: 2000.

Qualità ambientale
1.11.16. Carte qualità faunistica (ricchezza faunistica, qualità sintetica zoocenosi, valore biogeografico faunistico, vicinanza tappa matura). Scala nominale 1:50.000. Anno di produzione: 2000.
1.11.17. PNCVD – Carte qualità botanica (ricchezza floristica, qualità sintetica fitocenosi, valore biogeografico botanico, maturità fitocenosi). Scala nominale 1:50.000. Anno di produzione: 2000.
1.11.18. PNCVD – Carta della qualità ambientale (qualità sintetica delle biocenosi). Scala nominale 1:50.000, Anno di produzione: 2000
1.11.19. PNCVD – Carta dei sistemi e sottosistemi ambientali. Scala nominale 1:50.000. Anno di produzione: 2000.

Confini area protetta e aree sottoposte a vincoli
1.11.20. M.A. - Confini del Parco Nazionale del Cilento, scala nominale 1:50.000 (shape). Anno di produzione 1995.
1.11.21. PNCVD – Carte delle Aree Contigue, scala nominale 1:25.000. Anno di produzione 2000.
1.11.22. PNCVD – Zone Piano del Parco. Scala nominale 1:50.000. Anno produzione: 2002.
1.11.23. PNCVD – Tavole Piano del Parco, scala nominale 1:50.000. Anno di produzione: 2002.
1.11.24. M. A. - Natura 2000 Siti di Importanza Comunitaria, scala nominale 1:100.000 (shape). Anno di produzione n.d.
1.11.25. M. A. - Zone Protezione Speciale (ZPS), scala nominale 1:100.000. Anno di produzione n.d.
1.11.26. Tavole autorità di bacino Sinistra Sele. Scala nominale 1:25.000. Anno di produzione: 2000.
1.11.27. Tavole autorità di bacino Interregionale. Scala nominale 1:25.000. Anno di produzione: 2000.

Confini amministrativi
1.11.28. TELE ATLAS - Confini Comunali e Comunità Montane, scala nominale 1:25.000 (shape). Area di riferimento: Parco e aree contigue. Modificati dall’UdP. Anno di produzione 1999.
1.11.29. IGM - confini comunali Regione Campania. Scala nominale 1:100.000. Formato file: DWG.

Viabilità
1.11.30. TELE ATLAS - Viabilità principale (Tele Atlas; scala nom. 1:25000;). Anno di produzione 1999.
1.11.31. PNCVD – Viabilità secondaria (digitalizzazione UdP; scala nom. 1:50.000) (shape). Anno di produzione 2000.
1.11.32. PNCVD – Accessibilità (dal Piano del Parco), scala nominale 1:25.000. Anno di produzione: 2000.

Strumenti Urbanistici
1.11.33. PNCVD – Mosaico P.R.G. comuni del Parco, scala nominale variabile (1:5.000_1:50.000). Anno di produzione 2000.

Incendi Boschivi
1.11.34. TELESPAZIO - Serie storica incendi 1982-2001, scala nominale 1:50.000. Fonte: Telespazio. Anno di produzione: 2000-2001.

Modelli Digitali Del Terreno
1.11.35. PNCVD – Modello digitale del terreno, scala nominale 1:25.000. Anno di produzione: 2000.

Mappe Catastali
SIM - catastali SIM (File TIF).

Immagini Telerilevate
1.11.36. SIM - Ortofoto SIM (File MrSID). Scala max restituzione: 1:10.000; scala max visualizzazione 1:4000. Anno ripresa aerea: 1997.

Descrizione Banche dati incendi
Dai dati riportati dal Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente emerge che il territorio del PNCVD, tra le aree protette nazionali è quello in cui si sono osservati il più alto numero e superficie percorsa da incendi nel periodo 11/1999 - 10/2000.
Da tali dati si evidenzia, inoltre che i punti di innesco degli incendi (identificati ed elaborati a scala nazionale) sono localizzati in modo quasi preferenziale lungo assi viari di diversa natura e tipologia.
Presso il Parco sono attualmente disponibili tre banche dati di dettaglio sugli incendi: la prima, fornita dalla Soc. TELESPAZIO a seguito di una convenzione con l’Ente Parco, è rappresentata dalle superfici percorse dal fuoco rilevate dall’interpretazione di immagini satellitari; la seconda è costituita dalle registrazioni delle schede di segnalazione che i comandi stazione comunicano dal 1997 al CTA (Centro Territoriale dell’Ambiente di Vallo della Lucania, costituito in quell’anno) e che quindi ricopre solo l’intervallo temporale 1997-2001; la terza, infine, messa a disposizione dell’Ente Parco dal Prof. Mazzoleni dell’Università di Napoli, coordinatore del progetto europeo sugli incendi in area mediterranea (Lucifer CEE DG XII ENV4 CT960320). Essa contiene informazioni specifiche e puntuali sugli incendi rilevati dalle schede AIB/FN del CFS.
Ai fini delle prime elaborazioni indispensabili per l’attività di previsione al rischio di incendi, è stato effettuato un confronto tra la banca dati di Telespazio e quelle dei dati desunti dalle schede forestali al fine di evidenziarne i rispettivi limiti e potenzialità ed anche la possibilità di un loro uso integrato. Si precisa che i dati di Telespazio si riferiscono a superfici bruciate annualmente comprendenti anche più eventi di incendio mentre le schede AIB registrano i singoli eventi occorsi sul territorio. La fotointerpretazione delle immagini satellitari di tipo LANDSAT (sensori MSS e TM) ha permesso di ricostruire i perimetri delle aree incendiate annualmente dal 1982 al 2001 su tutto il territorio del parco (aree contigue escluse). La superficie minima rilevata e dichiarata è di 3 ha per le aree aperte ed anche inferiore ai 3 ha nelle aree boscate. I poligoni incendiati derivati dalla fotointerpretazione a video, sono stati sottoposti a verifica con le schede di segnalazione incendi a partire dal 1997 sulla base del database messo a disposizione dal CTA di Vallo della Lucania. Non è stato possibile effettuare nessun tipo di verifica per il periodo 1982-1996. Per quanto riguarda la banca dati disponibile presso il CTA, essa contiene tutte le registrazioni di segnalazione incendio avvenute sull’intera superficie dei comuni interni ed esterni al parco ma non riportano (a meno che non sia intervenuto il mezzo aereo) le coordinate UTM. La terza banca dati, relativa alla registrazione delle schede AIB/FN redatte dal CFS, copre l’intera superficie di 40 comuni interni ed esterni al territorio del parco ed utilizzati nel Prog. LUCIFER. Essa contiene i dati relativi a tutti gli incendi ufficialmente registrati dal 1975 al 1999 e comprendenti superfici > 0.1 ha. La raccolta dei dati è avvenuta presso i comandi stazione di riferimento cosa che ha permesso successivamente di risalire alla localizzazione di ciascun evento. In totale sono stati schedati 2824 incendi ma 117 di essi (a causa di superfici troppo piccole o perché avvenuti in località che le unità forestali non hanno più saputo rintracciare) sono stati poi esclusi dalle successive elaborazioni. Per ognuno dei 2707 incendi localizzati (1703 interni al parco) sono state registrate oltre alle informazioni relative all’epoca e al territorio di pertinenza, anche dati sul tipo di vegetazione bruciata e sua superficie e quando è stato possibile, si è provveduto a segnare l’elenco delle specie vegetali dominanti, l’eventuale uso per pascolo o quanto altro ritenuto utile per circoscrivere le cause di quell’evento. Infine, tramite l’ausilio delle unità forestali, è stata calcolata la coordinata UTM su Tav. IGM 1:25.000 del centroide di ciascuna area bruciata.

Confronto delle banche dati
Dal confronto delle banche dati per il periodo 1982-1999 è emerso che solo il 21% degli incendi registrati con le schede AIB/FN coincidono con le aree bruciate di Telespazio. Allo scopo di verificare la corrispondenza tra questi due tipi di dati si è proceduto anche al confronto per singoli anni ed in particolare al periodo 1982-1996 (anni in cui i dati elaborati da Telespazio non erano stati sottoposti a verifica con alcuna banca dati) e al periodo 1997-2001 (in cui si era usata per la verifica la banca dati del CTA). In generale, l’evidente differenziazione sulla quantità e sulla distribuzione dei punti fuoco rilevabile dall’uso congiunto di questi due strumenti può essere spiegata tenendo conto dei seguenti fattori: a) incendi appartenenti ad aree esterne a quelle coperte da Telespazio (aree contigue al parco); b) incendi con superficie inferiore ai 2-3 ha c) incendi che dovrebbero appartenere ad una delle aree Telespazio contigue ma la cui coordinata stimata lo colloca vicino e non al suo interno d) incendi di dimensioni leggibili dalle immagini satellitari ma capitati in un periodo di tempo lontano dalla data dell'immagine o per immagini poco nitide.
Per quanto riguarda il primo fattore, l’esclusione delle aree contigue da questo tipo di elaborazioni, limita il lavoro di zonizzazione attuale per il rischio di incendio che può invece, essere molto elevato in aree esterne al territorio protetto. Relativamente alla dimensione dell’area incendiata, l’uso di immagini satellitari per l’individuazione di piccole superfici è molto difficile e quindi non riesce a restituire l’effettiva distribuzione e consistenza degli incendi negli ambiti come quello cilentano dove il maggior numero di incendi investe superfici comprese tra 1000 mq e 5 ha. Per quanto riguarda la corrispondenza tra i punti fuoco AIB ricadenti o prossimi alle aree bruciate Telespazio, essa si è rilevata buona in alcuni casi mentre in altri si è notato che nell’area bruciata telerilevata mancava la registrazione anche di incendi di dimensioni adatte alla fotointerpretazione. L’uso di tale tipo di strumento ha creato difficoltà nelle prime elaborazioni fondamentali per la zonizzazione delle aree a rischio nel territorio del Parco anche per altri aspetti: la forma e l’estensione di ciascuna area incendiata è originata dalla compresenza di aree bruciate (relative quindi anche a più incendi) ed aree prossime a quelle bruciate che però non sono state investite dal fuoco. In generale, la combinazione delle diverse bande spettrali tende a sovrastimare la superficie realmente incendiata non permettendo di discriminare bene sia aree bruciate in tempi diversi che aree contigue non toccate dal fuoco. Dalla doppia verifica dei due database costruiti sulla base delle schede forestali per gli anni 1997-1999 e le shape Telespazio, si è evidenziata l’assenza di alcuni incendi di grossa dimensione. Ciò per mancanza di immagini prossime ad alcuni di questi eventi o, al contrario perché le immagini disponibili erano state riprese con sensore MSS con sensore TM ma poco nitide per la presenza di nuvole.
Un esempio è rappresentato dall’incendio del 02/08/1997 in comune di Montecorice (loc. AIB Case del Conte-Ripe Rosse-Rosaine), in cui sono bruciati 72 ha di pineta a Pinus halepensis e 20 ha di coltivi in stato di abbandono. Questo incendio non è stato rilevato dalla fotointerpretazione satellitare nonostante si disponga di un’immagine prossima a quell’evento (5 ottobre 1997 – sensore TM).
In conclusione, sebbene le due banche dati mostrino entrambe a scala territoriale una maggiore concentrazione degli incendi lungo la costa, con l’uso delle sole immagini satellitari si tende a sottostimare la situazione reale soprattutto nelle aree più interne del Parco rischiando, in fase di zonizzazione, di non tener conto di ambiti forestali a rischio.
Analisi temporale del fenomeno incendi In base alle osservazioni sopra esposte per le analisi temporali sul rischio di incendio sono stati quindi utilizzati solo i dati ottenuti dalle schede AIB/FN. In particolare tale analisi è stata possibile solo sull’area campione dei 40 Comuni utilizzati nel Prog. LUCIFER in quanto per essi si dispone di una serie storica di 25 anni (1975-1999).
L’analisi del fenomeno incendi nel territorio del Parco sui dati relativi al periodo 1975-1999, ha evidenziato un progressivo aumento del numero di incendi con il raggiungimento di picchi massimi nel 1985, 1993 e 1996. La superficie complessivamente bruciata segue lo stesso andamento con punte massime in corrispondenza degli anni 1985 e 1993 come si evince dal grafico di seguito riportato.

100
200
300
400
1975
1977
1979
1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
N.
0
1000
2000
3000
4000
ha
N. inc. Sup. tot.
17
Per quanto riguarda la distribuzione mensile del numero di incendi e della relativa superficie essi risultano concentrati, come si osserva dal grafico seguente, nel trimestre estivo (luglio-settembre) con un picco massimo ad agosto.
0
300
600
900
1200
1500
G F M A M G L A S O N D
N.
0
3000
6000
9000
12000
ha
N. ha
Tale andamento è l’effetto combinato di fattori climatici, la cui variabilità in termini di ampiezza del periodo di aridità estiva ed invernale gioca un ruolo determinante, ed antropici, in particolare l’aumento della popolazione a livelli quasi insostenibili per i comuni della costa nel periodo estivo. Una discreta presenza di incendi si registra anche nei mesi di marzo e di ottobre. Dalla verifica degli incendi del periodo primaverile ed invernale si è rilevato che essi riguardano per lo più aree boscate, governate a ceduo ed in corso di utilizzazione. Che tale situazione sia imputabile a dei fuochi sfuggiti dal controllo di chi stia completando il lavoro di utilizzazione del bosco è un dato che andrebbe meglio verificato.
Per quanto riguarda l’estensione della superficie bruciata, ad eccezione di pochi casi registrati per lo più in passato, per oltre il 50% dei casi si tratta di incendi di piccola dimensione (entro i 5 ha).
18
0
250
500
750
1000
0,1-1
1.1-2
2.01-5
5.01-10
10.01-20
20.01-40
40.01-60
60.01-80
80.01-100
>100.01
ha
N.
La maggiore frequenza di incendi di piccola dimensione è da correlarsi alle caratteristiche
morfologiche e di uso del territorio e all'elevato grado di inurbamento soprattutto delle aree
costiere e di media collina che determinano il pronto intervento delle unità antincendio.
Individuazione delle Aree a Rischio
Analisi della distribuzione territoriale degli incendi
Per l’analisi spaziale degli incendi occorsi su tutto il territorio del Parco è stato necessario
integrare le informazioni contenute nelle banche dati LUCIFER e CTA. Il periodo di
riferimento è relativo agli ultimi 5 anni (1997-2001).
La distribuzione del numero di incendi per Comune evidenzia un’andamento non uniforme
del fenomeno. Il numero di incendi relativo a tale periodo presenta un valore massimo di
157 (pari ad una media di circa 31 incendi per anno) per il comune di Centola, viceversa
nei comuni di Campora, Casalbuono e Monte San Giacomo non è stato registrato nessun
evento (All. 1). I comuni più a rischio sulla base delle frequenze sono: Centola, Ascea,
Montecorice, Castellabate, Camerota e Pisciotta (N. di incendi nel periodo di riferimento
superiore a 100); seguono Agropoli, Perdifumo, San Mauro La Bruca, Pollica, Sanza e
Ceraso (N. di incendi compreso tra 40-99). Tuttavia il numero di incendi non sempre è
correlato alle massime superfici incendiate ed è stata quindi elaborata una seconda tabella
nella quale vengono individuati i comuni più a rischio in base a tale parametro (All. 2). Da
questa analisi oltre ai comuni più a rischio per la frequenza degli incendi come risultava
dall’allegato 1, emergono situazioni degne di attenzione come quelle di San Mauro La
19
Bruca, Perdifumo, Sant’Angelo a Fasanella, Novi Velia, San Mauro Cilento, Casal Velino,
Lustra.
Sulla base delle informazioni desunte dagli allegati 1 ed 2, vengono riportati a titolo di
esempio delle tabelle di classifica delle località a rischio di alcuni Comuni di cui si
dispone, al momento, della serie storica completa (1975-1999) dei dati incendio. I Comuni
di cui si riportano le classifiche sono: Montecorice (All. 3A), Castellabate (All. 3B),
Agropoli (All. 3C), Perdifumo (All. 3D), Pollica (All. 3E) e Sant’Angelo a Fasanella (All.
3F). Nell’ambito dei Comuni a maggiore rischio, sono state elaborate tabelle sintetiche in
cui gli incendi annuali occorsi nel periodo 1975-1999 vengono distinti per classi di
vegetazione bruciata. I Comuni di cui si riportano le classifiche sono: Montecorice (All.
4A), Castellabate (All. 4B), Agropoli (All. 4C), Perdifumo (All. 4D), Pollica (All. 4E) e
Sant’Angelo a Fasanella (All. 4F). Obiettivo di tale analisi era quello di evidenziare, in
termini di frequenze e di superfici bruciate, le tipologie più vulnerabili al fuoco. La
vegetazione bruciata è stata classificata in: coltivi, ex coltivi, aree erbacee, cespuglieti,
macchia, boschi cedui, boschi di alto fusto, castagneti e rimboschimenti (rimboschimenti
effettivi a conifere e/o con latifoglie esotiche e pinete a Pinus halepensis).
Tra i tipi di vegetazione che più di frequente risultano essere interessati da incendi si tratta
nella maggior parte dei casi, di formazioni arbustive, comprendenti comunità a macchia
mediterranea ascrivibili a differenti stadi successionali e pascoli cespugliati di quota. Nelle
aree interne assumono rilievo anche le formazioni boschive ma questo tipo di dati andrà
meglio quantificato rapportandolo alla copertura dei vari tipi di vegetazione a scala
comunale.
Analisi GIS per l'individuazione delle aree a rischio
Le elaborazioni cartografiche per il Piano sono state eseguite presso l'Ufficio GIS del
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Unitamente alla individuazione dei comuni e
delle località a rischio (3A-4F), effettuata tramite l'elaborazione alfanumerica della base di
dati del progetto LUCIFER, è stata elaborata una mappatura delle aree a rischio d'incendio
impiegando gli strumenti di analisi spaziale propri dei Geographical Information System
(GIS). In particolare, grazie al trasferimento in ambiente GIS dei dati LUCIFER, è stato
possibile analizzare le relazioni spaziale tra la distribuzione geografiche degli incendi e il
reticolo della viabilità nei 40 comuni archiviati. Mediante operazioni di overlay spaziale,
sono stati identificati i tratti di viabilità in relazione di intersezione con le superfici
20
percorse da incendio. Successivamente i principali assi stradali sono stati classificati
secondo le rispettive frequenze d'incendio.
Per la definizione delle aree omogenee da inserire nel programma di interventi di
prevenzione sperimentale, sono state elaborate, in base alla frequenza d'incendio e alla
estensione del reticolo viario, una carta della densità d'incendio e una carta della densità
della viabilità. Nel primo elaborato è rappresentato il numero di eventi per chilometro
quadrato, nel secondo la lunghezza in chilometri della rete viaria sempre con riferimento
ad aree elementari di un chilometro quadrato.
Di seguito si riporta la descrizione delle elaborazioni effettuate, preceduta dal metadata
sintetico dei dati utilizzati.
Metadata sintetico dei dati utilizzati nelle elaborazioni
BASI TOPOGRAFICHE IGM SERIE 50- RASTER
ORIGINE: Istituto Geografico Militare
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1996
STRUTTURA DEI DATI: Raster Graphic Color Coded
CONTENUTO: Immagini TIFF con file World TFW dei Fogli IGM serie 50
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Conversione di formato, rifilatura e georeferenziazione
ESTENSIONE GEOGRAFICA: Intero territorio dei comuni rientranti nel PNCVD
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Completo
SCALA NOMINALE: 1/50.000
RISOLUZIONE: 254 dpi (pixel di 100 micron)
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: n.a.
NOTE: Il set cartografico è composto da 13 elementi convertiti dall'originario
formato in standard DIGEST al formato TIFF+TFW gestito dal software in
dotazione.
CARTA FISIONOMICA DELLA VEGETAZIONE E DELL'USO DEL SUOLO
ORIGINE: AGROS - PNCVD
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2000
STRUTTURA DEI DATI: ShapeFile ArcView con primitive grafiche Polygon
CONTENUTO: Vegetazione e uso del suolo CORINE Land Cover IV livello
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Rilevazione da ortofoto e in campo
ESTENSIONE GEOGRAFICA: Intero territorio dei comuni rientranti nel PNCVD
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Completo
SCALA NOMINALE: 1/50.000
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: veg_agros.dbf
21
RETE DELLA VIABILITÀ DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
ORIGINE: TELE ATLAS BV; SITA PNCVD
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2000
STRUTTURA DEI DATI: ShapeFile ArcView con primitive grafiche Line
CONTENUTO: Grafo planare della rete viaria
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Viabilità principale - Integrazione nel SITA della base di dati TELE
ATLAS mediante trasformazione del sistema di coordinate originario e
attivazione dei link esistenti tra le shape e le tabelle alfanumeriche.
Viabilità secondaria – Acquisizione in digitale dai fogli IGM serie 50.
ESTENSIONE GEOGRAFICA: PNCVD
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Completo
SCALA NOMINALE: 1/50.000
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: net_intero.dbf; set tabelle INFO.
NOTE: Il set di dati TELE ATLAS è composto da 4 ShapeFile associate a un set
INFO comprendente in tutto 45 tabelle, delle quali 22 sono effettivamente
utilizzabili.
Le acquisizioni della rete viaria dai fogli IGM integrano e aggiornano il
contenuto dei file TELE ATLAS.
CONFINI DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
ORIGINE: Ministero Ambiente
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1995
STRUTTURA DEI DATI: ShapeFile ArcView con primitive grafiche Polygon
CONTENUTO: Confine esterno del PNCVD e limiti delle zone 1 e 2.
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Integrazione nel SITA dei file forniti dal Ministero dell'Ambiente
ESTENSIONE GEOGRAFICA: Intero PNCVD
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Completo
SCALA NOMINALE: 1/50000
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: Limparco33.dbf
CONFINI COMUNALI
ORIGINE: TELE ATLAS BV
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1999
STRUTTURA DEI DATI: ShapeFile ArcView con primitive grafiche Polygon
CONTENUTO: Confini dei comuni della Provincia di Salerno
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Integrazione nel SITA della base di dati TELE ATLAS mediante
trasformazione del sistema di coordinate originario e attivazione dei link
esistenti tra le shape e le tabelle alfanumeriche.
ESTENSIONE GEOGRAFICA: Provincia di Salerno
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Competo
SCALA NOMINALE: 1/50.000
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: confini_comunali_SA.dbf
22
MODELLO DIGITALE DELL'ELEVAZIONE (DEM)
ORIGINE: PNCVD
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2000
STRUTTURA DEI DATI: GRID ArcView
CONTENUTO: Quote della superficie topografica
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Creazione di un TIN (Triangulated lrregular Network) a partire da isoipse
IGM in scala nominale1: 25.000; conversione del TIN in GRID (software
utilizzato ArcView 3D-Analyst).
ESTENSIONE GEOGRAFICA: PNCVD + Aree Contigue
INTERVALLO TEMPORALE: n.a.
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Competo
SCALA NOMINALE: 1/50000
RISOLUZIONE: pixel di 25 metri
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: n.a.
SERIE STORICA INCENDI - BASE ALFANUMERICA PROGETTO LUCIFER
ORIGINE: Progetto LUCIFER CEE DG XII ENV4 CT960320
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2000
STRUTTURA DEI DATI: Tabella alfanumerica
CONTENUTO: Dati sugli incendi ricavati dalle schede di segnalazione del CFS; coordinate
dei centroidi delle aree percorse dal fuoco.
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Rilevazione presso i Comandi Stazione del CFS
ESTENSIONE GEOGRAFICA: 40 comuni del settore nord-occidentale del PNCVD e relative Aree
Contigue
INTERVALLO TEMPORALE: 1975-1999
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Data Base da aggiornare al 2001 per i 40 comuni già archiviati.
Data Base da completare con l'acquisizione dei dati sugli incendi nei
territori dei rimanenti comuni del PNCVD e relative Aree Contigue non
archiviati.
SCALA NOMINALE: n.a.
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: n.a.
SERIE STORICA INCENDI - BASE GEOGRAFICA PROGETTO LUCIFER
ORIGINE: Progetto LUCIFER CEE DG XII ENV4 CT960320
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2000
STRUTTURA DEI DATI: ShapeFile ArcView tipo Point
CONTENUTO: Rappresentazione tramite primitive punto delle coordinate dei centroidi
delle aree percorse dal fuoco.
PROCEDURE DI ACQUISIZIONE: Importazione in ArcView GIS della base alfanumerica del progetto
LUCIFER
ESTENSIONE GEOGRAFICA: 41 comuni del settore nord-occidentale del PNCVD e relative Aree
Contigue
INTERVALLO TEMPORALE: 1975-1999
STATO DELL'ACQUISIZIONE: Data Base da aggiornare al 2001 per i 40 comuni già archiviati.
Data Base da completare con l'acquisizione dei dati sugli incendi nei
territori dei rimanenti comuni del PNCVD e relative Aree Contigue non
archiviati.
SCALA NOMINALE: n.a.
RISOLUZIONE: n.a.
SISTEMA DI COORDINATE PLANARI: ED50 UTM Fuso 33
TABELLE ASSOCIATE: Punti_incendio1975-1999.dbf
23
Descrizione delle elaborazioni cartografiche
Le elaborazioni cartografiche realizzate attraverso l’applicazione dell’analisi GIS sono stati
i seguenti :
Carta della frequenza degli incendi per comune: anni 1997-2001
In questo elaborato, derivato della tabella riportata nell'allegato 1, è rappresentato il
numero medio annuo di incendi registrati dal CFS, nel quinquennio 1997-2001, nei comuni
del Parco e delle Aree Contigue. La mappatura della frequenza d'incendio su base
comunale consente di mostrare a grandi linee la distribuzione geografica del fenomeno e di
individuare i settori dell'area protetta in cui il problema degli incendi è più o meno intenso
(All. 5) .
Carta della distribuzione delle aree percorse dal fuoco
La base alfanumerica del progetto LUCIFER è stata preliminarmente preparata per
consentirne l'importazione in ArcView, come Event Theme, mediante le coordinate UTM
Est e Nord del centroide della superficie percorsa dal fuoco.
Al database originale è stato aggiunto un campo chiave (campo ID) al fine di identificare
univocamente i singoli record. Successivamente ne è stata estratta una tabella semplificata
formata dal campo ID, dai due campi delle coordinate UTM e dal campo contenente
l'estensione in ettari delle aree bruciate. Il campo ID consente di conservare il
collegamento ai record del database originale, mentre le coordinate UTM permettono di
rappresentare i punti incendio nello spazio geografico. Utilizzando l'estensione delle
superficie di ciascun incendio registrato, è stato calcolato e memorizzato in un nuovo
campo, il raggio del cerchio avente uguale area.
Creato l'Event Theme e il relativo ShapeFile point, per ogni punto incendio è stato generato
un buffer circolare con raggio pari a quello ricavato dall'area della superficie percorsa dal
fuoco. I buffer costituiscono la rappresentazione schematica delle superfici bruciate sotto
forma di cerchi equivalenti (All. 6). Tale rappresentazione, unitamente a tutti gli attributi
alfanumerici dei singoli incendi, è stata memorizzata nello ShapeFile polygon delle
superfici equivalenti percorse dal fuoco, utilizzato nelle elaborazioni successive.
Carta della distribuzione degli incendi lungo le reti viarie
Partendo dall'assunto che le infrastrutture viarie sono uno dei principali fattori del rischio
incendio, si è proceduto all'esame della distribuzione delle aree incendiate rispetto alle reti
viarie (All. 7).
Per questa elaborazione si è fatto uso dello ShapeFile polygon rappresentante le superfici
equivalenti percorse dal fuoco e di uno ShapeFile line relativo alla rete viaria. Nell'area in
esame il reticolo della viabilità è composto dagli elementi riportati in tabella.
Composizione del reticolo della viabilità
nel territorio dei 40 comuni analizzati
Reti viarie Lunghezza in km
Ferrovie 58
Autostrade 39
Strade Statali 202
Strade Provinciali 429
Strade Comunali 1'791
Mulattiere 233
TOTALE 2'752
24
Mediante un'operazione di intersezione spaziale tra i due ShapeFile suindicati, sono stati
isolati ed evidenziati i tratti della rete viaria intersecati da superfici bruciate.
L'esito dell'intersezione è rappresentato nella tavola successiva. Il numero di superfici
equivalenti che "toccano" il reticolo della viabilità nei 40 comuni considerati, è di 1151 su
un totale di 2707.
Nella tabella seguente si riporta il numero di intersezioni per ogni tipo di viabilità in
rapporto alla lunghezza totale delle rete, sempre nell'ambito dell'area in esame.
Reti viarie N° di intersezioni Lunghezza in km
della rete viaria
N° di intersezioni /
Lunghezza in km r.v.
Ferrovie 36 58 0.62
Autostrade 14 39 0.36
Strade Statali 187 202 0.93
Strade Provinciali 331 429 0.77
Strade Comunali 781 1'791 0.44
Mulattiere 218 233 0.94
TOTALE 1567? 2'752? 0.57
Carta della densità degli incendi e del reticolo della viabilità
Questo elaborato risulta dalla combinazione di due valutazioni distinte: il calcolo del
numero di incendi per chilometro quadrato e il calcolo dei chilometri di viabilità sempre
per chilometro quadrato di superficie (All. 8). La rappresentazione cartografica risultante è
stata utilizzata per selezionare le aree campione da inserire nel programma di prevenzione
sperimentale.
Per il calcolo della densità degli incendi si è proceduto creando in primo luogo uno
ShapeFile polygon, formato da una griglia a maglie quadrate con lato di un chilometro. Ad
ogni cella della griglia si è assegnato un codice identificativo univoco (campo ID_cella).
Il conteggio del numero di incendi per chilometro quadrato è stato effettuato attraverso i
seguenti passaggi:
1. Join spaziale tra lo ShapeFile dei punti incendio e lo ShapeFile della griglia
chilometrica. Il join spaziale verifica l'esistenza di una relazione topologica di
inclusione tra ciascun punto incendio e le celle della griglia, e assegna al punto
l'identificativo della cella in cui esso è contenuto.
2. Summarize sul campo ID_cella della tabella ottenuta col join spaziale. Questa
operazione restituisce una nuova tabella che riporta gli identificativi delle celle per
le quali la relazione topologica è vera, con associato il numero di punti incendio
per cella ovvero per chilometro quadrato.
La tabella calcolata con l'operazione di Summarize è stata, infine, collegata a quella della
griglia vettoriale.
La valutazione della densità del reticolo della viabilità è stata effettuata tramite
un'operazione di intersezione spaziale tra lo ShapeFile line della viabilità con quello
polygon della griglia chilometrica già descritta. Mediante questa operazione il reticolo
della viabilità è stato segmentato secondo i confini delle singole celle e nello stesso tempo
a ciascun tratto della viabilità ricadente in una data cella, è stato assegnato l'identificativo
della stessa.
Per lo ShapeFile ottenuto dall'operazione d'intersezione è stata ricalcolata la lunghezza di
ciascun nuovo segmento di viabilità. Infine, è stato effettuato il Summarize in base al
campo ID_cella del campo lunghezza tratto, ricavando una tabella contenente per ogni
ID_cella la lunghezza totale del reticolo viario in essa compreso. Come per il precedente
elaborato, questa tabella è stata collegata ad una copia dello ShapeFile griglia, infine
classificato in base ai chilometri di viabilità per chilometro quadrato di territorio.
25
Le due mappe di densità sono state riunite in un unico elaborato cartografico in modo da
avere per ogni cella chilometrica di territorio la visualizzazione simultanea della densità
d'incendio e del reticolo stradale.
Articolazione del Piano
Nel presente piano vengono individuate specifiche attività ritenute prioritarie ai fini
dell'acquisizione delle informazioni di base indispensabili per una chiara ed efficace
definizione degli interventi da pianificare sul territorio del Parco.
Attivita' previste per il 2002
A partire dal 2002 il piano prevede la realizzazione della seguente attività prioritaria:
Integrazione archivio incendi su tutto il territorio del Parco e zone limitrofe
Questa attività prevede il completamento del progetto di archiviazione dei dati riportati
sulle “scheda incendio” redatta sulla base del Foglio Notizie Incendio dal C.F.S. di Salerno
e dal C.T.A. (Centro Territoriale dell'Ambiente) di Vallo della Lucania. Tale attività
prevede sia l’archiviazione dei comuni non ancora inseriti che l’aggiornamento dal 1999 al
2001 di quelli già archiviati nel progetto LUCIFER. Nella tabelle di seguito riportate viene
indicata l’attività prevista per ogni singolo comune facente parte del territorio del Parco e
per le aree adiacenti rispettivamente:
26
27
Attivita' previste a partire dal 2003
Le attività programmate a partire dal 2003 prevedono sia il completamento degli elementi
di base su cui estendere le indagini che l’elaborazione dei dati richiesti dalle linee guida ai
fini della zonizzazione delle specificità pirologiche presenti su tutto il territorio del Parco.
Le attività previste saranno, quindi le seguenti:
Classificazione dei carichi di combustibile e cartografia dei modelli di combustibile
Le linee guida prevedono … Per la realizzazione della mappatura del probabile comportamento del
fuoco è indispensabile una conoscenza puntuale delle tipologie forestali presenti sul territorio del Parco e del
loro stato di gestione. E’ noto infatti che la distribuzione, la tipologia e l’intensità degli interventi possono
influenzare notevolmente la possibilità di diffusione degli incendi. Per quanto riguarda gli interventi
selvicolturali si prevede di definire linee guida e criteri compatibili con il piano del Parco e con le esigenze
selvicolturali locali. Le mappe della copertura forestale definiscono, quindi, il tipo, carico e distribuzione di
combustibile su cui applicare eventualmente i modelli di previsione del comportamento del fuoco…Nel
corso del 2003 si avvierà la redazione delle mappe del carico di combustile e
successivamente si programmerà l’attività di analisi dei modelli di combustibile.
Definizione delle zone di interfaccia urbano-foresta
Si procederà ad analizzare la distribuzione e la concentrazione dell’interfaccia urbanoforesta
su tutto il territorio del parco e successivamente si definiranno gli interventi idonei
per ottenere una riduzione del rischio di incendio. Ai fini della definizione di interfaccia
urbano-foresta e della caratterizzazione tipologica delle zone di interfaccia si terrà conto
dell’analisi dei parametri indicati dalle linee guide ed in particolare:
- differenziazione delle tipologie di bosco in termini forestali e vegetazionali;
- differenziazione delle tipologie di combustibili;
- simulazione di comportamento del fronte di fiamma;
- stima della pericolosità specifica.
Gestione dei pascoli
Verrà condotta un’indagine territoriale al fine di evidenziare l’ubicazione, le caratteristiche
dei pascoli e la regolamentazione del carico animale. Nell’attività di prevenzione
dell’incendio boschivo la figura del pastore può assumere un ruolo importantissimo si
programmeranno, quindi, criteri di coinvolgimento di queste figure e in generale dei
gestori privati locali che possono prevedere anche incentivi economici.
28
Elaborazione dei dati richiesti dalle Linee Guida
Sulla base dei documenti cartografici e delle banche dati incendi verrà avviata la fase di
analisi ed elaborazione delle informazioni indispensabili ai fini della redazione delle Linee
Guida di intervento di previsione agli incendi boschivi. In particolare si procederà
all’analisi ed elaborazione di:
Zonizzazione attuale del rischio incendi
La disponibilità dei dati di base alla scala adeguata consentirà di analizzare i fattori
necessari per la definizione della zonizzazione attuale così come indicato dalle linee guida.
La definizione della zonizzazione attuale consentirà la determinazione nell’ambito
dell’area protetta di una serie di realtà omogenee per problematiche pirologiche presenti
all’attualità perché strettamente correlate all’attuale uso del suolo. Le indagini necessarie
per l’identificazione delle zone a diverso grado di rischio incendio, saranno estese a tutta
l’area protetta tenendo conto anche delle zone contigue che si reputano significative per
l’attività di prevenzione. I parametri che si analizzeranno saranno quindi i seguenti:
Caratteristiche fisiche e biologiche del territorio - La distribuzione territoriale delle aree
a diversa suscettività agli incendi verrà realizzata sulla base del confronto delle conoscenze
litologiche, morfologiche, floristiche, faunistiche, vegetazionali, di uso del suolo e
infrastrutturali.
Fattori predisponenti - I fattori predisponenti il rischio del fuoco sono rappresentati dalle
variabili meteorologiche e topografiche e dalle caratteristiche del combustibile forestale o
più in generale della componente vegetazionale degli ecosistemi. I fattori rilevanti per il
rischio di incendio sono molti e caratterizzati da forti interazioni. Per l’analisi dei fattori
predisponenti il rischio di incendio e quindi l’analisi del rischio derivato dalle variabili di
predisposizione si valuteranno i seguenti parametri:
- le componenti spaziale e temporale (es. superficie comunale totale, numero totale
di incendi per periodo, numero di incendi con superficie > di 15 ettari, numero di
anni con incendi, superficie totale percorsa dal fuoco, superficie boscata percorsa
dal fuoco, anno dell’ultimo incendio registrato, latenza, indice di gravità,
percentuale di incendi volontari, rapporto superficie percorsa/durata incendio) ;
- le variabili di rischio (meteorologiche, topografiche e combustibili);
- le modalità di integrazioni delle variabili di rischio.
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Cause determinanti - Si procederà ad una approfondita analisi e successiva
rappresentazione cartografica delle infrastutture giudicate connesse con le possibilità di
innesco degli incendi. Verrà quindi approfondita l’analisi delle relazioni tra densità viaria e
frequenze di incendio già avviata per alcuni comuni del Parco. Si procederà inoltre
all’analisi di ulteriori cause di innesco utilizzando i dati disponibili sulle schede del CFN al
fine di ottenere una mappatura dettagliata sulle specificità locali di tutto il territorio. Le
diverse tipologie di cause verranno distinte sulla base della classificazione degli incendi
regolamentata dal Reg. CEE 804/94 in:
- incendio di origine ignota
- incendio di origine naturale
- incendio di origine accidentale o non intenzionale (collegamenti elettrici, ferrovia,
opere pubbliche, bruciature di stoppie ecc.)
- incendio di origine dolosa o volontaria
Aree a rischio con indicazioni delle tipologie vegetazionali - L’analisi delle variabili
(indicatori di gravità e di pericolosità) che rappresentano la propensione delle diverse
tipologie vegetazionali attuali ad essere percorse più o meno facilmente dal fuoco (rischio
statico) permetterà di realizzare una zonazione del rischio statico su tutto il territorio del
Parco. Le diverse aree saranno classificate secondo le categorie approvate dalla Unione
Europea (c. 1619/93 integrata da SG (95) D/2205/95) in:
- zone ad alto rischio: zone il cui rischio permanente o ciclico di incendio di foresta
minaccia gravemente l’equilibrio ecologico, la sicurezza delle persone e dei beni o
contribuisce all’accelerazione dei processi di desertificazione;
- zone a medio rischio: zone in cui il rischio di incendio di foresta, pur non essendo
permanente o ciclico, può minacciare in misura rilevante gli ecosistemi forestali;
- zone a basso rischio: tutte le altre zone
Dati anemologici e determinazione della impedenza ai venti delle coperture forestali -
Le linee guida prevedono …Analisi del vento in tutte le sue componenti ed individuazione per ciascuna
zona dei “venti pericolosi”. In quest’ultimo caso va descritta la tipologia predominante ed il tipo di
rallentamento che la copertura forestale può esercitare su di esso… Al momento non sono disponibli
dati su questo fattore.
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Descrizione di Fire regime (frequenza, intensità, stagione) e Fire severity (intensità x
tempo di residenza) - Tali indagini consentono di rilevare il comportamento temporale
degli incendi nel territorio e l’incidenza che hanno sul territorio forestale. La loro
descrizione sarà possibile solo a completamento del date base sugli incendi occorsi su tutto
il territorio del Parco.
Definizione della pericolosità e della gravità reale di incendio nell’area soggetta al
Piano - Secondo la definizione data dalle linee guida per pericolosità di incendio si intende
la … possibilità che in una determinata zona si manifestino incendi e le difficoltà che si presenteranno per la
loro estinzione…mentre con il termine di gravità si indica il … danno alle coperture forestali
provocato dal passaggio del fuoco.
La pericolosità
La stima della pericolosità per ciascuna zona omogenea del territorio verrà effettuata
mediante l’applicazione di tecniche di analisi multivariata dei fattori ambientali naturali ed
antropici. Di seguito si riporta l’elenco dei fattori così come indicato dalle linee guida:
- aspetti orografici: quota, esposizione dei versanti, rugosità della superficie,
pendenza, geomorfologia;
- caratteristiche della vegetazione forestale: composizione floristica, forme di
governo e trattamento, continuità verticale ed orizzontale dei popolamenti, densità
delle chiome, altezze dendrometriche e altezze di inserzione delle chiome, modelli
di combustibile – intensità, presenza, quantità e distribuzione della necromassa);
- caratteristiche delle reti idriche e viarie e infrastrutture civili.
Ciascuna delle zone omogenee ottenute dall’analisi statistica multivariata dovrà essere
sottoposta ad interventi di simulazione di incendio le quali verranno poi riferite alla
tipologia di incendio dominante. Tali simulazioni servono ad ottenere indicazioni sul
probabile comportamento del fuoco (probabile intensità, velocità di avanzamento, tempo di
residenza, altezza e lunghezza di fiamma) e quindi del miglior tipo di attacco contro di
esso. L’uso combinato dei modelli di previsione del comportamento del fuoco ed i possibili
scenari meteorologici permetterà la redazione di una carta del comportamento atteso
dell’eventuale fronte di fiamma.
La gravità reale nell’area a parco
Tale tipo di indagine serve ad individuare i tipi di provvedimenti più adatti a contenere,
nell’ambito di ciascuna zona attuale omogenea, gli effetti negativi degli incendi. Bisognerà
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quindi valutare ”l’impatto atteso” come conseguenza dell’interrelazione e combinazione di
tre parametri:
a) Intensità attesa del fronte di fiamma: importante per stimare la forza distruttiva
potenziale dell’incendio, ossia il suo impatto atteso.
b) Effetto atteso sulla tipologia vegetazionale: permette di conoscere la vulnerabilità
dell’ecosistema nei confronti del fuoco, e in particolare la sua resilienza e
resistenza. L’impatto atteso per questo tipo di parametro verrà stimato attraverso
indagini puntuali nei popalmenti forestali con metodologie riferibili all’ecologia
forestale e alla selvicoltura.
c) Impatto nelle diverse zone dell’area protetta: il peso dei livelli di tutela previsti
dalla L. 394/91 (A, B, C e D o 1 e 2), è relativo in quanto va sempre correlato con il
grado di suscettività all’incendio della tipologia vegetazionale in esame. La macro
zonizzazione di tutela serve solo a determinare le priorità di intervento, ma
nell’ambito dei differenti livelli di protezione per definire i livelli di impatto
bisognerà evidenziare le tipologie più suscettibili all’incendio.
Zonizzazione di Sintesi
La zonizzazione di sintesi si otterrà attraverso l’intersezione spaziale delle aree omogenee
per pericolosità degli incendi con le aree omogenee a gravità reale. Tale informazione
costituisce un documento fondamentale ai fini della pianificazione preventiva contro gli
incendi e quindi della determinazione di priorità degli interventi.
La priorità di intervento
Nel caso in cui sussistono zone con il medesimo valore cumulato, per stabilire la priorità
degli interventi, si ricorrerà, così come indicato dalle linee guida, al tempo di rotazione
(rapporto tra la superficie boscata dell’area e la superficie boscata media annua percorsa da
incendi della stessa area). Il reciproco di questo rapporto costituisce il tempo di ritorno
(numero di anni necessari affinché la stessa superficie venga nuovamente interessata
dall’incendio) oppure periodo di tempo necessario affinché tutta la superficie boscata
venga percorsa dal fuoco.
Zonizzazione degli Obiettivi
La nuova legge 353/00, ai fini della conservazione del patrimonio boschivo, riconosce
maggiore importanza alle attività di previsione e di prevenzione. Nell’attuale impostazione
del Piano si tende a realizzare in piena armonia con le indicazioni fornite dalle linee guida,
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una gestione degli interventi tendenti a mitigare gli effetti degli incendi. Tale impostazione
comporta che si accetti che il fuoco possa percorrere parte del territorio protetto. Nell’area
del parco l’obiettivo del piano sarà quello della “riduzione attesa di superficie media annua
percorsa dal fuoco” attraverso tappe successive di verifiche e correzioni.
Il periodo entro cui mantenere le linee pianificatorie per valutare i relativi risultati, in
particolare l’effettiva realizzabilità di tale obiettivo, è di 3-5 anni con possibili revisioni
annuali per il controllo dei risultati delle azioni preventive. Per questo motivo, nell’ambito
delle zone omogee, si stabiliranno una serie di interventi diversi a seconda dell’impatto
atteso oltre a quelli previsti su tutta la superficie del parco.
Definizione degli obiettivi – Nel territorio del Parco l’obiettivo è quello della superficie
percorsa dal fuoco massima accettabile.
Definizione dell’impatto accettabile per area omogenea e per tipologia forestale – Per
ogni area omogenea si definirà l’impatto sopportabile ed in base ad esso verranno decisi
l’impegno ed i costi per rispettarlo.
Esigenze di protezione e tipologie d’intervento nelle aree omogenee - Nell’ambito di
ciascuna area omogenea si individueranno gli interventi di contenimento del fuoco che
meglio si adattano.
Definizione della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile – Attraverso i
procedimenti di simulazione del fronte di fiamma nelle varie situazioni tipo e la
valutazione del tempo necessario per il recupero spontaneo della vegetazione si potrà
stabilire il valore della superficie massima percorsa all’interno di ognuna delle aree
omogenee.
Definizione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco – Nel
caso in cui non sarà possibile raggiungere il valore di superficie percorsa dal fuoco
massima accettabile nel periodo di validità del piano si adotterà come obiettivo una tappa
parziale costituita dalla riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco.
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PREVENZIONE
L’attività di prevenzione è quella volta a contrastare i fattori predisponesti e le cause
determinanti l’innesco e lo sviluppo di incendi boschivi nelle aree e nei periodi a rischio.
La fase di prevenzione prevede una serie di attività molto diversificate da attuare nelle aree
omogenee determinate a seguito delle indagini di base e della zonizzazione attuale e degli
obiettivi. Nell’ambito di ciascuna area omogenea si procederà alla predisposizione di
interventi mirati. Questi potranno prima essere descritti nelle loro caratteristiche generali e
in seguito più precisamente determinati nell’intensità, tipologia e collocazione solo sulla
base dei risultati delle precedenti zonizzazioni. Ci saranno interventi di carattere generale
applicati senza alcuna distinzione su tutto il territorio e interventi specifici per specifiche
aree omogenee. Non disponendo, allo stato attuale e come già evidenziato in precedenza,
di analisi di dettaglio sull’andamento e sui caratteri del fenomeno incendi in relazione
all’intero territorio del Parco nel piano proposto vengono indicati solo alcuni interventi di
carattere generale ed attività di interventi sperimentali localizzati solo in alcuni comuni.
Tipologia degli Interventi
Interventi di prevenzione sperimentale
Sulla base delle informazioni puntuali relative ai 40 comuni esaminati si procederà alla
identificazione e programmazione delle aree oggetto di sperimentazione ai fini
dell’attivazione di procedure di prevenzione. A tale riguardo, evidenziato che i focolai di
maggiore innesco sono rappresentati dalle strade e disponendo di una base cartografica
sulla densità della viabilità e della densità di incendio per i 40 comuni esaminati nel
periodo 1975-1999, sono state selezionate diverse aree da sottoporre a sperimentazione
mediante di interventi di prevenzione degli incendi mediante la pulitura periodiche della
vegetazione presente lungo i bordi delle strade. Le aree, scelte ricadono nei comuni di S.
Angelo a Fasanella e Ottati (All. 9A), Perdifumo (All. 9B), Monte Corice (All. 9C, 9D),
Pollica (All. 9E). Le aree selezionate, corrispondenti a quadranti di 1 Km x 1 Km, saranno
sottoposte a trattamenti, consistenti nella pulitura dei bordi stradali mediante il taglio
periodico della vegetazione esistente, ed aree di confronto nelle quali non verrà fatto alcun
intervento. I dati sugli incendi rilevati nell’anno di sperimentazione verranno poi
confrontati con quelli delle zone non trattate e con quelli relativi agli anni precedenti.
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Viabilità operativa
Le linne guida prevedono … Per viabilità operativa si intende la rete di vie forestali attraverso cui
raggiungere i luoghi in cui si manifesta il fuoco. Per dimensionare tale infrastruttura si deve tenere conto
della superfice percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua
percorsa dal fuoco. In caso di carenza di collegamento si ricorrerà ad un servizio di elicotteri. La viabilità
operativa e l’accesso a tale viabilità per scopi diversi da quello degli interventi di prevenzione sono previste
dall’art.3, comma 3, lettera i della L. 353/2000.
Nell’ambito del territorio del Parco risulta sufficiente la rete di viabilità già esistente. Non
si prevedono a riguardo interventi di realizzazioni di nuove infrastrutture ma soltanto
interventi di manutenzione di quelle già esistenti.
Viali tagliafuoco
Le linne guida prevedono …Tali infrastrutture sono strettamente collegate alla dimensione della
superfice percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione attesa di superficie media annua percorsa
dal fuoco e alle modalità di estinzione previste per l’area omogenea in esame.
Nel caso dell’attacco diretto a terra da parte di squadre con attrezzature manuali, il viale attivo deve poter
contenere un fronte di fiamma sempre al di sotto dei 400 kW/m; questo sale a 800 kW/m nel caso di
intervento con mezzi meccanici o a 1200 kW/m per l’intervento dei mezzi aerei.
Nelle aree protette sarà possibile realizzare solo viali tagliafuoco di tipo attivo verde e le tende tagliafuoco
attive (che cioè richiedono l’intervento di estinzione perché determinano solo il rallentamento del fronte di
fiamma), ma nella fase di progettazione di tali infrastrutture è bene siano inseriti dei criteri di natura
ecologica per valutare gli effetti diretti ed indiretti di tale frammentazione sul sistema ecologico nella sua
complessità.
Allo stato attuale non sono previsti interventi di apertura di nuovi viali tagliafuoco mentre
è prevista una manutenzione di quelli già esistenti.
Approvvigionamento idrico
Le linne guida prevedono … Realizzazione di una rete di punti di rifornimento, fissi o mobili realizzati
con sistemi di basso impatto ambientale, ricorrendo ad invasi di piccola capacità, smontabili e asportabili. Per
la loro configurazione e distribuzione sul territorio è necessario basarsi sul tipo di intervento di prevenzione
diretta e sulle componenti del servizio di estinzione.
Si prevede l’integrazione dei punti di rifornimento d’acqua, anche con vasche mobili,
attraverso l’acquisizione della distribuzione topografica delle bocchette poste lungo gli
acquedotti. Tale informazione è stata formalmente richiesta ai consorzi acquedotto di Vallo
della Lucania e di Velia come da protocollo n. 5846 pos. VI 1/5. Tali informazioni
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serviranno per integrare la carta di distribuzione dei punti di approvvigionamento d’acqua
già disponibile presso l’Ente Parco (All. 10 ).
Piazzole di atterraggio elicotteri
Le linne guida prevedono … Nelle aree protette bisogna favorire l’uso dell’impiego degli elicotteri per
il trasporto delle squadre di estinzione e per operare parte dell’estinzione, ciò per raggiungere zone con scarsa
viabilità e per contenere la realizzazione di viabilità forestale. Per il servizio fornito dagli elicotteri bisognerà
realizzare piazzole di atterraggio distribuite in modo tale che ogni zona compresa nel parco sia raggiungibile
nel tempo massimo di 10’ di volo, collocate più densamente nelle zone con elevato valore di impatto. Ogni
piazzola deve essere realizzata su superficie piana, senza ostacoli per il volo nella zona circostante, di forma
circolare (20 m di diametro), dotata di rifornimento idrico e collegamento viario.
Le attuali piazzole di Cerreta Cognole e Camerota oltre alla disponibilità di quella di Foce
Sele risultano allo stato attuale sufficienti.
Prevenzione selvicolturale
Le linne guida prevedono …. In sede progettuale per tale tipo di prevenzione si deve tener conto della
distribuzione dei popolamenti forestali, erbacei ed arbustivi, delle norme previste dagli eventuali piani di
gestione, dell’impatto accettabile, della superficie percorsa dal fuoco massima accettabile e della riduzione
attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco e del comportamento previsto dell’incendio. Le scelte di
come e dove operare questo tipo di prevenzione deve raccordarsi agli obiettivi di conservazione della
biodiversità e di conservazione di cenosi forestale e boschi vetusti.
Tra le attività programmate a partire dal 2003 si prevede la definizione di linee guida e
criteri di interventi compatibili con il piano del Parco e le esigenze selvicolturali locali.
Formazione
La formazione del personale che interviene nelle operazioni di antincendio è indispensabile
ai fini dell’efficacia della lotta e della prevenzione nonché alla sicurezza degli operatori. Le
figure operative che intervengono nelle varie fasi del piano antincendio hanno differenti
caratteristiche ed esigenze, verranno quindi proposti corsi diversificati e diretti a:
- progettisti delle opere di prevenzione
- coordinatori delle operazioni di spegnimento
- operatori addetti all’estinzione
Si prevede di effettuare un corso di formazione per gli agenti di nuova nomina (n. 72 unità)
ed un corso di aggiornamento di tutto il personale (n. 116 unità).
Nell’ambito di tale attività sono previsti corsi di formazione sulle seguenti tematiche:
Ecologia del fuoco:
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Analisi storica del paesaggio vegetale:
Modellistica propagazione del fuoco
Modellistica distribuzione territoriale incendi
Elementi di base sui caratteri del fuoco e sul suo comportamento
Metodologie per la previsione e prevenzione
Metodi di lotta
La durata prevista per ogni corso è di 6-10 giorni secondo lo standard normalmente
previsto a livello internazionale. Tale periodo comprende sia le lezioni teoriche che le
esercitazioni pratiche dove richieste. Si renderanno disponibili sussidi didattici per
approfondimenti delle nozioni apprese.
I corsi saranno affidati a docenti qualificati ed esperti in materia.
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LOTTA ATTIVA
Le principali attività di lotta previste nella presente pianificazione sono le seguenti:
Sorveglianza
Sarà applicata nelle aree molto frequentate e di alto pregio ambientale quando il livello
degli indici di previsione del pericolo di incendio supera una prevista soglia di attenzione.
L’attività di sorveglianza da espletare mediante pattugliamento sarà attuata dal personale
del C.F.S. che opera nel C.T.A. di Vallo della Lucania nonché da quello in servizio presso i
Comandi Stazione Forestali. Esso verrà intensificato durante il periodo di massima
pericolosità con la formazione di pattuglie con il compito di effettuare controllo preventivo
del territorio vigilando sulla corretta applicazione delle norme che ne regolano l’uso. Con il
pattugliamento potranno essere individuiti focolai d’incendio appena innescati che
potranno essere spenti dalla stessa pattuglia con l’ausilio di cittadini del posto. Il personale
formerà squadre di ricognizione che all’occorrenza potranno svolgere tale attività oltre
l’orario di servizio. Sarà, inoltre, attivo, come già disposto per lo scorso anno, un Nucleo
operativo presso il C.T.A. con il compito di conferire adeguato supporto ai Comandi
Stazione nelle attività di indagine e di repressione dei reati nonché nel monitoraggio delle
cause di incendio.
Avvistamento
Le linee guida prevedono … Le aree in cui applicare l’avvistamento (preferibilmente effettuato tramite
pattugliamento da terra e con aerei) vengono individuate sulla base della vulnerabilità della copertura
forestale e dell’impatto accettabile. Tale tipo di lotta attiva deve entrare in funzione solo quando si superano
determinate soglie di pericolo determinate per ciascuna delle zone omogenee. Nei casi di necessità di
postazioni fisse è preferibile l’impiego di dispositivi con controllo remoto.
La rete di avvistamento predisposta all’interno del territorio del Parco è costituita da n. 10
postazioni fisse dislocate in posizioni strategiche (All. 10) e la cui efficacia è già stata
collaudata nel corso delle precedenti campagne A.I.B.. In ciascuna postazione verranno
impiegati gli operai L.S.U. amministrativamente dipendenti dall’Ente Parco. Gli operai
coinvolti svolgeranno n. 4 turni di 6 ore ciascuno per 7 giorni a settimana e da quelle
predisposte dalle Comunità Montane. Le squadre di avvistamento, utilizzando l’apparato
radio portatile fornito dall’Ente Parco, comunicheranno eventuali focolai alla sala radio che
smisterà la segnalazione alle strutture predisposte allo spegnimento. Il sistema di
avvistamento potrà essere integrato e potenziato oltre che dalle pattuglie mobili del C.F.S.,
anche da n. 2 postazioni fisse di rilevamento automatico previste sul Monte Stella e sul
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Monte Bulgheria, collegate a stazioni base di videocontrollo e di ricezione degli allarmi
presso il COP insediato al CTA.
Allarme
Poiché con l’allarme si mettono in azione le operazioni di intervento, è necessario che sia
dato solo da una struttura autorizzata in quanto consapevole del livello di pericolo,
dell’area interessata, del momento e delle forze che possono entrare in gioco.
Coordinamento operativo
L’organizzazione operativa territoriale nel Parco si articola in una serie di strutture le cui
caratteristiche e competenze gerarchiche vengono di seguito elencate:
Il Centro Operativo Parco (C.O.P.)
Tale struttura rappresenta un punto di coordinamento autonomo ma in contatto diretto con
le SOUP ( Sale Operative Unificate Permanenti), previste dall’art. 7 della L. 353/2000, in
maniera tale da ricevere le informazioni e l’appoggio tecnico per le operazioni di
intervento e con Sistemi di Supporto alle decisioni. I limiti del territorio di pertinenza del
C.O.P. del Parco sono riportati nell’allegato 11. Compito del C.O.P. è quello di assolvere
all’organizzazione e al coordinamento delle attività di prevenzione e di contrasto previste
dal Piano A.I.B. del Parco ed in armonia con il Piano regionale. Ciò si esplica attraverso la
predisposizione di una sala radio A.I.B. e di una rete di avvistamento in grado di coprire
l’intero territorio del Parco nonché di alcune aree adiacenti. La sala radio verrà affidata al
C.T.A. del Corpo Forestale dello Stato di Vallo della Lucania ed espleterà la funzione su
24 h durante il periodo di massima pericolosità. Essa rappresenta il punto di riferimento
delle segnalazioni provenienti dal sistema di avvistamento sul canale radio dedicato
nonché dai Comuni, dalle Comunità Montane e dai privati cittadini attraverso la rete
telefonica fissa sul numero verde 1515 del Corpo Forestale dello Stato e sul numero verde
del Parco.
Oltre a ciò il personale C.F.S. impiegato presso la sala radio provvede a:
a) raccogliere ed inoltrare alle strutture territoriali le segnalazioni degli incendi
pervenute;
b) inoltrare al C.O.R. (Centro Operativo Regionale) le richieste dei mezzi aerei
regionali e nazionali;
c) coordinare le attività delle squadre operative dei mezzi terrestri;
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d) programmare e coordinare l’attività del personale C.F.S. impegnato nel servizio di
pattugliamento;
e) coordinare l’attività degli operai L.S.U. dell’Ente Parco;
f) raccogliere e trasmettere i dati giornalieri relativi agli incendi spenti a quelli ancora
in atto;
g) attivare i contatti con la Prefettura al verificarsi di situazioni di particolare
emergenza per la disattivazione della linea elettrica, per proporre la chiusura
temporanea di strade di qualunque categoria, per sollecitare il rafforzamento delle
unità da impiegare sugli incendi ed altro;
h) inviare in caso di incendio di particolare gravità il personale del C.T.A. per il
coordinamento delle operazioni di spegnimento nonché attivare il concorso di
personale C.F.S. proveniente da altre sedi di serviszio.
Allo scopo di allestire una sala radio che possa garantire l’assolvimento dei compiti
elencati si rende necessario disporre di:
- manutenzione e riparazione delle apparecchiature radio fisse per garantire
l’efficacia disimpegno delle comunicazioni ricetrasmittenti, in fonia, nonché dei
messaggi dei codici di chiamata;
- ripristino delle apparecchiature informatiche per la gestione del traffico radio con
predisposizione del sistema per la decodifica e la individuazione, su base
cartografica, dei dati G.P.S. provenienti dai veicolari;
- riattivazione del software applicativo del traffico radio;
- fornitura di una consolle operativa modulare per n. 4 posti operatori corredata di
appositi ripiani e supporti dimensionati per il corretto posizionamento delle
apparecchiature composte da. Apparati di radio base con sistema computerizzato
per la gestione del traffico, almeno 2 apparecchi telefonici, un computer dedicato
alla elaborazione ed aggiornamento dei tematismi territoriali, n. 2 postazioni
terminali del sistema di telecontrollo a raggi infrarossi;
- una linea isdn dedicata;
- una postazione separata con computer riservata al responsabile della sala radio;
- una parete attrezzata con bacheca e con cartografia eventualmente su quadro
luminoso.
Presso la sala radio si prevede di impiegare almeno due unità nel turno antimeridiano, due
unità in quello pomeridiano e due in quello notturno.
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E’ prevista la presenza di un Responsabile di sala radio per la gestione delle situazioni di
emergenza. Tale compito verrà svolto a turno dal personale di questo CTA di grado più
elevato. Tranne che nel turno notturno, il personale C.F.S. sarà coadiuvato da tecnici
incaricati dall’Ente Parco, che forniranno il proprio supporto nell’approccio ai dati
territoriali e nei servizi logistici in genere. Saranno quindi assicurati tre turni giornalieri di
8 ore, pertanto ciascuna delle 6 unità impiegate quotidianamente presterà 2 ore di lavoro
straordinario.
I Centri Operativi Territoriali (C.O.T.)
Devono raccordarsi con il C.O.P. al fine di garantire in tempi rapidi le attività di
intervento. Attualmente sul territorio del Parco esistono 3 C.O.T. e precisamente:
- il C.O.T. di Cerreta Cognole, gestito dal personale regionale con competenze sui
comuni di della Comunità Montana Vallo di Diano e a servizio dei comuni del
parco di quell’area. Il C.O.T. è dotato di elicottero.
- il C.O.T. di Camerota, gestito dal personale CTA del Parco con competenze sui
comuni Cilento sud. Il C.O.T. è dotato di elicottero.
- il C.O.T. di Casalvelino, gestito dal personale CTA del Parco con competenze sui
comuni Cilento centrale. Il C.O.T. è dotato di elicottero.
I Centri Operativi Enti Delegati (C.O.E.D.)
Sono costituiti dalle sedi delle seguenti Comunità Montane: Alburni, Alento Montestella ,
Calore Salernitano, Lambro e Mingardo, Gelbison e Cervati, Bussento. Presso tali sedi
vengono custodite le attrezzature ed il materiale necessario di pronto intervento e
costituiscono i punti di raccolta delle Unità Operative Mobili.
I Nuclei Operativi Enti Delegati (N.O.E.D.)
Sono costituite dalle squadre delle Comunità Montane e delle squadre dei VV.FF. Esse
potranno anche essere localizzate presso le aree a maggior rischio incendio e presso quelle
di maggiore sensibilità e pregio ambientale. La dislocazione sul territorio i Nuclei
Operativi devono osservare criteri di massima razionalità al fine di consentire il
raggiungimento degli eventuali focolai nei tempi più rapidi possibili.
Procedure operative e mezzi di lotta
Le procedure operative sono legate alle disposizioni regionali e vanno specificate sulla
base dei mezzi di lotta disponibili.
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I mezzi per lo spegnimento disponibili sul territorio del Parco saranno così ripartiti:
- un’autobotte presso il Comando Stazione di Pisciotta;
- un’autobotte presso il Comando Stazione di Sapri;
- un’autobotte fornita dal Ministero dell’Ambiente da localizzare nel comune di
Pollica fraz. Acciaroli nel periodo luglio-agosto e successivamente presso il
Comando Stazione di Corleto Monforte;
- un modulo A.I.B. fornita dal Ministero dell’Ambiente presso il Comando Stazione
di San Giovanni a Piro;
- un modulo A.I.B. fornita dal Ministero dell’Ambiente presso il Comando Stazione
di Ottati;
- un’autobotte regionale presso il C.O.T. ubicato nelle foreste demaniali regionali di
Cerreta Cognole.
Come stabilito nel piano A.I.B. per il 2002 saranno dislocati due elicotteri regionali
rispettivamente nel C.O.T. di Cerreta Cognole e nell’area dei vivai regionali di Foce Sele, i
quali opereranno anche all’interno del Parco previ accordi con il C.O.P. di Salerno e su
autorizzazione del C.O.R. di Napoli.
Si sottolinea l’opportunità di dislocare un elicottero a servizio dell’area del Parco gestito
dal C.O.P. presso il CTA di Vallo della Lucania su autorizzazione del C.O.R. di Napoli.
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PARTI SPECIALI DEL PIANO
Ricostituzione boschiva
Gli interventi di ricostituzione boschiva e più in generale delle aree danneggiate dal fuoco
vengono impostate sulla base delle informazioni desumibili dalle carte della vegetazione
potenziale e reale e successivamente, nell’ambito di ciascuna tipologia di vegetazione, si
andranno ad applicare i singoli modelli di ricostituzione (serie di vegetazione). L’analisi
dello stato del suolo e della frequenza degli incendi permetterà poi di decidere se
intervenire con impianti diretti (con specie erbacee ed arbustive della serie di vegetazione
in oggetto) o con interventi di minor impatto fino alla decisione della ricostituzione
spontanea. Gli interventi di ricostituzione e la loro distribuzione territoriale verranno,
quindi definiti sulla base del completamento delle analisi previste dalle linee guida e
precisamente:
- analisi della possibilità di ricostituzione spontanea anche in funzione della severità
e del regime di incendio ;
- definizione di criteri e modalità di intervento per la ricostituzione;
- definizione di zone prioritarie di intervento;
- definizione degli interventi di ricostituzione da realizzare per ogni tipo di
vegetazione e per ogni area omogenea in funzione delle serie vegetazionali e delle
unità di paesaggio coerenti con i sistemi e sottosistemi di paesaggio.
Il catasto delle aree percorse dal fuoco
Le linee guida prevedono… mappatura annuale delle aree percorse dal fuoco utilizzando le
informazioni già raccolte dalle unità forestali ma arricchendole di indicazioni di georeferenzazione
specifiche, in ambiente GIS.
Tale attività prevede una distinzione in sede di rilievo ed archiviazione degli eventi del concetto di “principio
di incendio” (superficie bruciata inferiore ai 1000 mq, senza danno e con l’impiego di meno di tre persone
per l’intervento) per i quali vanno determinati solo la data, la località (definita secondo un preciso ed univoco
sistema di coordinate) e la formazione forestale o classe di uso del suolo coinvolta.
Il piano proposto prevede la mappatura delle aree incendiate, selezionate in base ai criteri
sopra citati, mediante l’impiego di strumenti GPS e personale qualificato. Tale attività
troverà possibilità di ulteriore sviluppo mediante il coordinamento con un progetto di
ricerca PON coordinato da ITALTEL in collaborazione con l’Università di Napoli
“Federico II” il cui obiettivo è quello di realizzare strumenti avanzati nel campo del
monitoraggio ambientale e degli incendi.
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Stima dei danni
Nelle attività programmate per il 2003 si prevede di definire, secondo le indicazioni fornite
dalle linee guida e sulla base delle conoscenze acquisite in merito a tale problematica, una
metodologia di analisi della stima dei danni economici derivati da un incendio.
Piani di gestione selvicolturali
Tra le attività programmate a partire dal 2003, si prevede la pianificazione di piani di
gestione selvicolturali che siano compatibili con le esigenze territoriali e conformi alle
normative definite dalle linee guida.
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RISORSE UMANE E FINANZIARIE NECESSARIE
Nella definizione delle linee di intervento previste per il piano A.I.B. del 2002 e di quelle
in programma a partire dal 2003, si è fatto riferimento alla necessità di completamento di
attività relative ai differenti aspetti inerenti le fasi di Previsione, Prevenzione, Lotta attiva e
Parti Speciali del piano agli incendi boschivi del territorio del Parco.
Per quanto riguarda la fase di Previsione si è individuata la necessità di completamento di
conoscenze di base come l’acquisizione di una banca dati incendi completa, il
potenziamento dei supporti informatici e la realizzazione di carte di base nonché di
elaborazione dei dati disponibili ai fini della valutazione dei parametri fondamentali
richiesti dalle linee guida. In riferimento alla fase di Prevenzione sono state individuate
attività sperimentali di intervento sul territorio oltre ad attività di tipo formativo. Nella
descrizione della fase di Lotta attività è stata evidenziata la necessità di miglioramento e
potenziamento della sala radio del C.O.T. istituito presso l’Ente Parco. Per quanto
concerne le Parti speciali si è individuata la necessità di definire gli interventi di
prevenzione e gestione del patrimonio boschivo. Per ognuna di queste attività è stata
condotta un’analisi del fabbisogno finanziario che viene riportato in modo sintetico nella
tabella seguente:
Previsione di spesa
TITOLO 2002 2003
Quantità Costo Quantità Costo
PREVISIONE
Supporti informatici e cartografica di base
Analisi temporale del fenomeno incendi
Analisi distribuzione territoriale incendi
Analisi GIS individuazione aree a rischio
Integrazione archivio incendi
Cartografia dei modelli di combustibile 20.000,00
Definizione zone interfaccia urbano-foresta
15.000,00
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Zonizzazione attuale
20.000,00
Zonizzazione di sintesi 50.000,00
Zonizzazione degli obiettivi 30.000,00
Studi e Ricerche per le azioni di previsione
summenzionate
50.000,00 50.000,00
PREVENZIONE
Pattugliamento 20.000,00 24.000,00
Funzionamento stazione fissa a raggi
infrarossi
2.800,00 2.800,00
Interventi di prevenzione sperimentale strade
(LSU)
2.500,00 3.000,00
Formazione 10.000,00
Divulgazione e sensibilizzazione
10.000,00
15.000,00
Costi di esercizio Automezzi 11.148,00 12.000,00
Servizio autobotte 13.000,00 14.000,00
Sala radio 25.000,00 30.000,00
Acquisto e adeguamento attrezzatura e
automezzi (compreso manutenzione)
15.500,00 20.000,00
PARTI SPECIALI
Piani di gestione selvicolturale 80.000,00
Ricostituzione boschiva 150.000,00
Catasto aree percorse dal fuoco 120.000,00
Stima dei danni 50.000,00



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