Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 0 - MAGGIO 1990


PARCHI SCHEDE

Il parco di Ossiera- Rocciavrè

Questa parte della rivista è dedicata e continuerà ad esserlo nei prossimi numeri ad un approfondimento su un 'area protetta italiana, scelta tra i parchi, le riserve, i biotopi che costituiscono le isole di un vasto "arcipelago" verde che comprende un milione e cinquecentomila ettari di Italia da conservare.
La stesura dell 'articolo monografico sarà curato dalla Redazione in collaborazione con esperti locali e potrà riguardare gli aspetti naturalistici dell 'area o prestare particolare attenzione alle attività di gestione svolte dalla Amministrazione dell'area protetta.
Cominciamo in questo numero con il Parco Naturale dell'Orsiera Rocciavrè, che tutela ambienti alpini di notevole interesse naturalistico e culturale della Provincia di Torino.
Questo Parco ha raggiunto i dieci anni di vita proprio nel momento in cui nasce questa rivista: un valido motivo per un augurio di crescita ad entrambi.
L'Ente Parco è stato istituito con L.R. 66/ 80 ed è stato successivamente ampliato nell'anno 1985, raggiungendo l'attuale estensione di circa 11.000 ha. Recentemente è stata approvata l'annessione di una piccola area protetta della Val Susa, la Riserva Naturale Speciale dell'Orrido e stazione del Leccio di Chianocco.
L'area protetta si estende sullo spartiacque Val Susa e Val Chisone, includendo la zona in quota della Val Sangone, con quote medie di altitudine di 900 m; per raggiungere i 3.000 m. delle vette maggiori.
Presso il Parco, la cui sede legale è a Prà Catinat, con sedi anche a Coazzo, Ciaveno e Bussoleno, prestano servizio attualmente 16 guardiaparco addetti alla vigilanza, quattro impiegati amministrativi c tecnici ed un direttore. A Prà Catinat è inoltre sorto un Centro di soggiorno dove i ragazzi vengono accolti per un'educativa istruzione ambientale. Tra le finalità dettate dalla legge istitutiva del Parco Orsiera Rocciavré, approvata nel maggio 1980, è posta la tutela e la conservazione delle caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche dell'area protetta, soprattutto in funzione dell'uso e fruizione sociale di tali valori. La legge pone come obiettivo del Parco anche la promozione delle condizioni di vita delle popolazioni locali, nonché la valorizzazione delle attività agro-silvo-pastorali praticate nell'area protetta. Purtroppo, nonostante le suddette finalità, il rapporto tra l'Ente e la montagna protetta non è sempre facile poiché gli abitanti delle zone interessate si sentono sovente penalizzati dai vincoli derivanti dall'istituzione del Parco e dai problemi che sono subentrati con la proliferazione di alcune specie di ungulati. Nell'ambito degli interventi volti a produrre vantaggi ed incentivazioni a favore delle attività praticate sul territorio protetto rientrano alcune iniziative poste in atto dall'Amministrazione del Parco negli ultimi anni. Degna di nota l'attenzione rivolta al recupero del patrimonio edilizio esistente, costituito da numerosi nuclei di cui alcuni abbandonati ed altri utilizzati stagionalmente o a scopo produttivo (alpeggi) o ad uso residenziale (seconde case), con l'incentivazione mediante contributi economici dell'uso dei materiali e sistemi costruttivi tipici dell'ambiente montano, ed in particolare la realizzazione delle coperture in lastre di pietra (lose) e delle murature in pietra a vista. Il contributo consiste nel finanziamento della differenza dei maggiori costi del materiale e della manodopera delle tipologie tradizionali.
All'interno del territorio protetto sono presenti anche veri e propri monumenti storici, quali il Forte di Fenestrelle e la Certosa di Montebenedetto (Villarfocchiardo). Per il primo, imponente struttura di difesa della Val Chisone la cui edificazione ha avuto inizio nel 1727, esistono attualmente proposte di recupero ai fini della fruizione pubblica ancora alla fase progettuale. Per la Certosa di Montebenedetto, monumento nazionale risalente al XIII secolo, il parco sta operando per il restauro conservativo del complesso al fine di un utilizzo culturale e sociale, mediante apposita convenzione con i proprietari, tramite interventi di consolidamento delle strutture in precarie condizioni di stabilità.
Per quanto riguarda la valorizzazione delle attività agro-silvo-pastorali, l'Ente cura l'assistenza tecnica e l'opera di consulenti professionisti, i quali stanno elaborando studi sui principali alpeggi e pascoli siti all'interno del Parco per valutare le possibilità di miglioramento della produzione e sfruttamento delle risorse disponibili per la monticazione stagionale, che costituisce la principale attività praticata nell'area protetta. Sinora sono stati incentivati sia direttamente, sia mediante contributi economici, alcuni interventi di decespugliamento e pulizia di pascoli invasi da specie infestati e pertanto sfruttati solo parzialmente nella loro potenzialità produttiva.
E allo studio attualmente anche una "sponsorizzazione" dei prodotti tipici locali (es. formaggi, miele, ...) mediante l'applicazione di un marchio di pregio, e la sensibilizzazione degli operatori che curano la produzione in loco. Particolare attenzione viene posta anche alla fruizione didattica, scientifica e culturale dell'area a Parco, mediante interventi finalizzati all'organizzazione a scopi sociali del territorio protetto, considerata la costante crescita dell'interessato per la tutela dell'ambiente. Il primo intervento realizzato è stato il ripristino della segnaletica della fitta rete di sentieri che si snoda all'interno del Parco, affiancato dall'individuazione di percorsi autoguidati di particolare interesse naturalistico, ambientale, agronomico, faunistico, ecc... e dalla realizzazione di una "guida" generale sul Parco.
L'attività didattica è inoltre rivolta alle scuole ed agli enti che sono interessati ad approfondire, mediante visite guidate, proiezioni, lezioni naturalistiche, le conoscenze sull'area protetta e sulle sue caratteristiche. Infine, il personale di vigilanza, sempre operante sul territorio, sta curando la raccolta di una banca dati sull'avifauna presente nell'area protetta e operando periodici censimenti delle varie specie di fauna e flora del Parco. In conclusione, gli interventi di incentivazione, l'organizzazione del territorio e della sua fruizione sono volti al miglioramento delle qualità di vita delle nostre valli, affinché il Parco non sia sinonimo soltanto di "vincolo", bensì assuma carattere di propositività concreta per l'apprezzamento e la difesa delle risorse e delle bellezze offerte dalle zone montane. Il Piano dell'area, in corso di adozione, dovrebbe essere uno strumento formulato su linee generali e globali che riguarda l'intero aspetto della gestione dei Parchi, attribuendo però al contempo ai singoli Enti la facoltà di redazione di regolamenti o piani particolareggiati.
Un parco, soprattutto in un'area culturalmente ricca come quella dell'Orsiera Rocciavré, deve tutelare la natura alpina, ma senza dimenticare che nel corso dei secoli sul territorio ha anche operato l'uomo. Soprattutto i giovani devono sentire il fascino dell'esistenza vissuta da tante generazioni in queste zone e non dimenticare la vocazione storica delle Valli collegate al Parco le quali, in particolare la Val Susa in qualità di canale di transito tra la Francia e la penisola, sono state teatro di movimenti di popoli ed idee che hanno segnato il succedersi degli eventi del nostro Paese. Per questo oggi i Parchi non possono non seguire la linea attuale di sempre maggior apertura verso l'Europa.

L'AMBIENTE NATURALE
di Oscar Casanova

Il parco naturale dell'Orsiera - Rocciavrè si estende su una superficie di circa 110 Kmq. e comprende l'omonimo gruppo montuoso, posto sullo spartiacque tra le valli Chisone e di Susa, ed ingloba inoltre la testata della val Sangone.
Attorno alle due montagne, si innalza un'altra decina di cime la cui altezza e compresa tra i 2.600 ed i 2.850 metri.
Le rocce che le costituiscono hanno composizione variabile, dalle calcaree alle serpentinose, talvolta con minerali ben cristallizzati, tanto da essere espressamente ricordati nel topomino di una tra le più ardite montagne del pareo, la Cristalliera. Il paesaggio evidenzia caratteristiche forme di modellamento glaciale, con cerchi e valloni, rilievi morenici ed una dozzina di lagni, alcuni dei quali di ragguardevoli dimensioni, come il lago Chardonnet sul versante chisonese.
I limiti altitudinali del parco sono fissati tra i 900 ed i 2870 metri: una fascia di quasi duemila metri che comprende tutta una serie di "orizzonti" vegetazionali, dal bosco di latifoglie (con querce e castagni), a quello di conifere (con belle pinete sul versante chisonese e lariceti misti ad abeti sul versante valsusino, alle praterie alpine sfumate superiormente nella vegetazione pioniera, che colonizza con le sue zolle i macereti delle alte quote.
Pur non annoverando specie endemiche, la flora del parco si presenta ricca di specie tra le più rappresentative delle piante alpine, protagoniste di una vistosa fioritura estiva: dalle genziane alle campanule, dagli anemoni alle liliacee.
Degna di nota l'interessante presenza dell'Aconito anthora, delle corolle dorate, che trova quassù uno dei suoi più settentrionali areali di diffusione dell'arco alpino occidentale. La salvaguardia del territorio ha incrementato, non soltanto sotto il profilo quantitativo, la fauna.
Nel perimetro del pareo sono osservabili quasi tutti i grossi ungulati delle nostre montagne, dal camoseio al capriolo, dal cervo al muflone ed al cinghiale; per la verità, le ultime specie da qualche tempo rischiano di porsi in termini forse troppo competitivi con l'ambiente, e la loro consistenza numerica non dovrebbe ulteriormente aumentare.
Ben rappresentanti anehe altri mammiferi di minore taglia, dalla marmotta al tasso, dalla lepre variabile all'ermellino.
Nutrito l'elenco dei volatili, ehe comprende la maggior parte delle specie legate all'ambiente delle Alpi occidentali; da menzionare in particolare l'ormai raro gufo reale, favorito nella sua nidificazione anche dai ruderi delle poderose opere fortificate dislocate nel parco.

TESTIMONIANZE DI UNA STORIA PIU' CHE MILLENARIA
di Manuela Juvenal

Gli antichi insediamenti antropici e gli avvenimenti storici che si sono susseguiti nel corso dei secoli nelle valli del Parco hanno lasciato segni tangibili sul territorio, segni ancora oggi individuabili lungo i percorsi e gli itinerari che si snodano intorno al massiccio dell'Orsiera Rocciavré.
La presenza dell'uomo in questa vallate alpine, ed in particolare nel versante sud del Parco, risale ai tempi preistorici, come dimostrano le scoperte degli ultimi anni. Tipico esempio delle origini dell'insediamento umano è il sito preistorico di Balm'chanto, nel Comune di Roure, oggetto di ricerca archeologica ed antropologica (survey) della fine degli anni '70. Gli scavi condotti in tempi successivi hanno portato alla luce nei vari strati numerosi frammenti ceramici e reperti litici che, sulla base di analisi specifiche e classificazioni accurate dei materiali, risultano attribuibili al periodo a cavallo dell'enaeclitico e dell'età del Bronzo.
Tra le testimonianze della comunità preistorica, riveste importanza l'arte rupestre, espressione artistica e culturale del pensiero delle antiche popolazioni.
I petroglifi presenti nell'area protetta furono realizzati adottando prevalentemente la tecnica della picchiettatura su roccia mediante l'impiego di attrezzi incisori di forma appuntita.
I segni ricorrenti nelle incisioni attualmente individuate risultano le caratteristiche cappelle di sagoma emisferica, le croci a 2 o 3 bracci e le figure umane schematiche e stilizzate, di non semplice interpretazione.
Una consistente parte delle incisioni rupestri è concentrata nella fascia di territorio che si estende dalla zona di Gran Faetto ai dintorni della borgata del Puy.
Degni di nota i petroglifi facenti parte del complesso archeologico di Balm'Chanto, la Peiro de la Crou presso Gran Faeto, recentemente danneggiata da ignoti, il masso altare di Croda Lairi nel territorio di Fenestrelle.
Dalle origini ai giorni nostri, le Valli del Parco sono state teatro di numerosi avvenimenti storici, sia di carattere religioso che di carattere militare.
Dal 1183 si sviluppano nella Val Chisone le vicende religiose tra i cattolici ed i seguaci di Pietro Valdo, rifugiatisi nel Delfinato dopo la scomunica di Lucio III e la cacciata da Lione, vicende che si alternano con continue lotte e persecuzioni fin verso l'anno 1713.
In Valle Susa, un'importante emergenza a carattere religioso è costituita dal complesso cistercense della Certosa di Montebenedetto nel Comune di Villarfocchiardo, occupata dai monaci nel corso del XIII secolo ed abbandonata dopo un'eccezionale inondazione. Attualmente sulla Chiesa della Certosa è in atto un intervento di ristrutturazione per il recupero alla fruizione pubblica dell'antico monumento.
Ma gli scontri che hanno lasciato maggiori segni sono quelli legati al dominio francese ed in particolare alla guerra che vide di fronte gli eserciti di Luigi XIV- il re Sole e del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II.
Dopo la morte di Adelaide e l'invasione da parte del Delfinato di Vienna dei possedimenti appartenenti ai Monaci di Abbadia, la Val Chisone passa sotto il controllo francese nell'anno 1349 e vi permane fino alla stipulazione del trattato di Utrecht. Durante la dominazione francese, un maresciallo di nome Catinat si accampò con le sue truppe verso la fine del 1600 nel pianoro sino a 1800 m; circa di altitudine nel territorio di Fenestrelle, per controllare le intenzioni e le eventuali manovre del vicino Duca di Savoia. Questo luogo porta ancora oggi il suo nome: è la zona di Prà Catinat, dove è ubicata la sede legale del Parco, presso le strutture del Centro di soggiorno.
Durante la guerra per la successione al trono di Spagna, scoppiata nel 1700 tra le grandi potenze europee, la Francia è costretta a fronteggiare l'esercito dei Savoia. attraverso la Val Chisone nel 1706 le truppe francesi assediano Torino. Ma Vittorio Amedeo sconfitto l'esercito nemico, invade le valli di Susa e del Chisone e nel 1708 occupa il colle delle Finestre, attaccando poi con successo la guarnigione francese del Forte Moutin a Fenestelle.
I territori conquistati dai Savoia vengono loro ufficialmente assegnati con il trattato di Utrecht del 1713 e da allora rimarranno definitivamente italiani.
In seguito a questi avvenimenti Vittorio Amedeo II valutò l'opportunità di erigere un'imponente fortificazione sulla sinistra orografica del Chisone, per fronteggiare un'eventuale controffensiva dell'esercito francese. Così nell'anno 1727 aveva inizio l'edificazione del monumentale Forte di Fenestrelle, durata più di 100 anni, sotto la guida di numerosi architetti fra i quali il Bertola, il De La Marche, Il Marchiotti Pinto e il Robilant. Pur non essendo mai direttamente coinvolta in scontri militari, la presenza della fortezza costrinse l'avanzata nemica condotta del Bellisle nel 1747 all'attraversamento del Colle dell'Assietta, teatro della grande sconfitta francese ad opera della difesa piemontese.
Nelle epoche successive il Forte venne adibito a prigione di Stato, mentre oggi risulta praticamente abbandonato. Nel territorio del Parco Orsiera - Rocciavrè si possono ammirare altre emergenze di carattere militare: proseguendo nell'opera di fortificazione del versante a nord di Fenestrelle, considerando territorio strategico, furono costruiti intorno al 1876 il Forte Serre Marie e il Falouel (chiamato Dado), da cui si dominano le zone di Pian dell'Alpe e di Prà Catinat.
Al fine di ostruire tutte le possibili vie d'accesso di eventuali invasioni nemiche, fu edificato il Forte del Colle delle Finestre, facente parte della linea di difesa dell 'Assietta.
Queste zone alpine di confine hanno continuato a far parte delle mire territoriali degli eserciti d'oltralpe: la storia moderna ci insegna che ancora nel maggio 1945, all'epoca del secondo conflitto mondiale, il generale Charles De Gaulle tentava l'attuazione del suo piano d'occupazione militare avanzando nella Valle della Dora Riparia fino a Bussoleno e poi a Rivoli e risalendo lungo la Val Chisone fino a raggiungere l'abitato di Fenestrelle. Osservando dunque le testimonianze che l'uomo ha lasciato in queste terre di montagna si possono oggi ripercorrere tappe importanti di una storia più che millenaria.

di Silvano Alotto