Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 1 - OTTOBRE 1990



PARCHI SCHEDE
La riserva naturale di Monte Rufeno
Massimo Bedini
La Riserva Naturale Monte Rufeno, area protetta facente parte del Sistema di Parchi e Riserve Naturali della Regione Lazio, si trova posizionata nell'estremo Nord della provincia di Viterbo al confine con Umbria e Toscana. Occupa una superficie di circa 3000 ettari e si estende in una fascia altitudinale che va da quota 210 m. s.l.m. (letto del fiume Paglia) a quota 770 m. s.l.m. (Greppe della Maddalena). La sua istituzione risale al 1983 con L.R. n°66. L'Ente gestore della Riserva è il Comune di Acquapendente, il quale, insieme alla Comunità Montana Alta Tuscia Laziale, aveva inserito nei suoi programmi di sviluppo l'idea di istituire su questo territorio un'area protetta fin dal 1978-79, appena dopo l'emanazione del D.P.R.616/77, che prevedeva anche il passaggio di tutti i territori A.S.F.D. dallo Stato alle Regioni. Altro impulso sostanziale verso la realizzazione della Riserva fu dato dalla Legge Regionale n° 46/77 la quale andava ad istituire il Sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali Regionali.
Fino al 1950 il territorio era stato in parte utilizzato dalle popolazioni locali a fini agricoli: ne sono testimonianza i 27 casali tuttora presenti nell'area.
Le proprietà dei terreni erano per lo più concentrate nelle mani di pochi proprietari terrieri i quali si servivano dei coloni, residenti nei casali, per coltivare i fondi.
L'agricoltura praticata era caratterizzata da colture estensive come grano e prati-pascoli, oltre ad appezzamenti destinati a vigneto ed oliveto utilizzati principalmente per l'autoconsumo. Con l'avvento dell'agricoltura industrializzata questi furono i primi territori ad essere abbandonati in quanto non più economicamente concorrenziali con i terreni di pianura, dove é più facile la meccanizzazione. Intorno agli anni '60 in questa zona iniziò l'opera di acquisizione dei terreni da parte dell'A.S.F.D. Si ebbe così una variazione di conduzione dei fondi. Infatti si passò da una economia agro-silvo-pastorale a quella completamente silvicolturale. La gestione A.S.F.D. portò una diminuzione sostanziale della pressione antropica sul territorio, ma modificò l'indirizzo agricolo degli appezzamenti occupati da colture agrarie impiantando su questi rimboschimenti di conifere. Detti interventi portarono ad un radicale mutamento del paesaggio. Bisogna comunque considerare che tali opere sono state effettuate in un contesto economico-sociale notevolmente differente da quello attuale, e che i territori così abbandonati necessitavano di opere di salvaguardia per quanto riguarda l'assetto idrogeologico.
Nel frattempo il bosco ceduo non veniva ad essere interessato da utilizzazioni, salvo alcuni interventi volti alla costituzione di cedui composti.
La gestione A.S.F.D. ha termine nel 1977 con il passaggio alla Regione Lazio di detti territori sui quali, come precedentemente detto, nel 1983 venne istituita la Riserva Naturale Monte Rufeno.
L'ambiente, interessato da quest'area protetta, s'inserisce in un contesto montuoso collinare preappenninico. La morfologia è comunque caratterizzata e condizionata localmente, ed anche su estese superfici, da intensi fenomeni franosi. Il territorio della Riserva é attraversato dal fiume Paglia, affluente del Tevere; questo corso d'acqua, che sorge dal Monte Amiata, nel tratto in cui scorre all'interno della Riserva (circa due chilometri) separa due aree litologicamente molto diverse: il versante sinistro é infatti di origine sedimentaria, quindi caratterizzato da una morfologia dolcemente
ondulata, mentre le aree poste sul versante destro, essendo di matrice vulcanica, sono contrassegnate da notevole acclività.
Le sponde sono ricoperte davegetazione riparia, salici, pioppi e ontani che offrono riparo ad una ricca fauna fluviale che comprende numerose specie ittiche, ma anche omitiche.
Dall'immissione del torrente Subissone, affluente di destra, inizia un tratto di una ventina di chilometri in cui il fiume scorre indisturbato, incassato tra sponde alte e versanti boscosi. Non essendo servita da strade l'area è priva di qualsiasi insediamento agricolo e industriale, ed ha mantenuto una notevole integrità ambientale; questo permette al fiume di autodepurarsi mantenendo una insolita vivacità biologica.
Questi ambienti avranno una maggiore tutela se verrà realizzato il Parco Interregionale Monte Rufeno-Selva di Meana. Questo Parco, oltre ad essere il primo esempio nazionale di gestione coordinata tra due aree di interesse naturalistico confinanti ed appartenenti a Regioni diverse (Lazio ed Umbria), costituirebbe un'esperienza di grande interesse naturale in quanto verrebbero ad essere protetti più di 7000 ettari di territorio ancora ben conservato e ricco di ambienti e paesaggi unici.
Una seconda zona ad alta valenza naturalistica ancora non inserita nel contesto della Riserva Naturale Monte Rufeno, ma da tutti gli ambientalisti della zona considerata parte integrante e sostanziale di essa, é il Bosco del Sasseto.
"Orto Botanico Naturale", "Bosco di rara bellezza", "Tempio verde e fantastico le cui colonne sono i tronchi degli alberi secolari": queste alcune delle espressioni più significative coniate da naturalisti, botanici, esperti per presentare il Bosco del Sasseto.
Per chi lo ha visitato é difficile scordare le sensazioni che questo frammento di selva antica riesce ancor oggi, a due passi dalle rumorose autostrade, ad offrire. Appena 50 ettari densi di faggi, castagni, famie, cerri, lecci, carpini, tigli, aceri, frassini, sorbi, agrifogli e ogni altra sorta di pianta secolare e contorta, abbarbicata fra giganteschi massi di origine vulcanica ricoperti da felci, muschi e licheni, che sembrano rotolati giù da chissà quali monti misteriosi. Questo bosco, per tutelarlo da eventuali violenze, é stato riconosciuto con Legge Regionale n° 972 del 25/2/82 zona di notevole interesse vegetazionale. Le alture della Riserva Naturale Monte Rufeno sono ricoperte da boschi misti, ove predominano il cerro e la roverella con piccoli lembi di macchia mediterranea e castagneti, oltre ai 620 ettari di rimboschimenti a conifere (pino nero, pino strobo, d'Aleppo, pino marittimo, ecc.).
Sino all'istituzione della Riserva l'area era assai poco studiata sotto il profilo botanico e naturalistico in genere; così tra le altre attività sono stati iniziati
studi, promossi dalla gestione dell'area, che hanno consentito di iniziare un opportuno approfondimento di conoscenza. Tra i primi risultati il ritrovamento di piante rare come il Dittamo (Dictamus albus) la Vicia sparsiflora, il Melampyrum barrellieri, il Lathyrus pannonicus. Nella riserva sono anche particolarmente abbondanti le graziose orchidee spontanee, appartenenti a circa 40 entità diverse, tra le quali meritano particolare menzione l'Ophris insectifera, che nell'Italia centrale é piuttosto rara, ed alcuni ibridi naturali ancor più rari.
Come la flora, anche la fauna é stata poco studiata, e solo da pochi anni, grazie anche ai rapporti con importanti istituti di ricerca delle Università di Roma e Viterbo, stanno emergendo dati interessanti. Il ritrovamento di specie come il gambero di fiume, la tartaruga d 'acquadolce, il merlo acquaiolo ci permettono di affermare che questo territorio risulta essere ancora ben conservato e pochissimo inquinato, cosa che ci spinge ancor più a credere nella sua tutela e salvaguardia. Quanto detto pèrò non vuol dire che guardiamo alla Riserva con gli occhi di chi vede la natura come fatto puramente estetico e riservata a pochi iniziati: ma i programmi dell'Ente Gestore mirano a cercare il giusto equilibrio fra uomo e ambiente.
E' per questi motivi che, in accordo con l'Ufficio Parchi della Regione Lazio, è stato elaborato un programma pluriennale che prevede: il potenziamento della ricerca naturalistica sperimentale, lo sviluppo del turismo e del tempo libero, la creazione di nuove attività economiche.
Come cosa fondamentale per mettere in pratica questi intenti si sono realizzati due documenti programmatici: il piano di Assestamento forestale che illustra come intervenire nel bo-
sco seguendo il più possibile i principi della selvicoltura naturalistica e il Piano d'assetto che detta le linee guida per una quanto più possibile corretta gestione del territorio.
Una delle caratteristiche più importanti di questi due documenti é che non si presentano a schema rigido ma seguono il principio di piano aperto, ossia un piano che sarà soggetto a quelle integrazioni che strada facendo si renderanno più opportune per un giusto e corretto sviluppo di quest'area nel pieno rispetto dell'ambiente e di tutte le forme di vita presenti. Uno dei pregi-difetti di un Parco risulta essere l'incremento di flusso turistico che si ha sul territorio. Per cogliere il lato positivo di questo aspetto senza nulla togliere all'ambiente si sono create delle strutture idonee al fine di ricevere, ospitare, guidare ed assistere 1 'utenza. Così si sono realizzati dei "sentieri natura" ed escursionistici che permettono di visitare la Riserva e di cogliere gli aspetti più interessanti di questo territorio. Si é aperto all'interno del Centro storico di Acquapendente un Centro visita dove gli utenti possono avere informazioni sia naturalistiche, che culturali, che ludicoricreative sul territorio della Riserva e sul comprensorio circostante. Qui, volendo, possono essere messe a disposizione guide naturalistiche che accompagnano i visitatori lungo i sentieri della Riserva.
Altro importante servizio di cui gli utenti possono usufruire é l'ospitalità in casali ristrutturati all'interno dell'area protetta.
Queste strutture sono state recuperate cercando di conciliare le architetture esistenti con le esigenze di confort richieste dall'utente medio. Allo stato attuale risultano funzionanti due casali con una potenzialità di 40-42 posti letto. A supporto di queste strutture é stato creato un maneggio che permette ai visitatori di poter usufruire del cavallo come mezzo di locomozione all'interno della Riserva. Oltre a questi servizi un'altra iniziativa meritevole di esser citata é la produzione di alcuni prodotti alimentari
(miele e olio di oliva) ricavati all'interno di questo territorio e commercializzati con il marchio della Riserva.
Quest'ultima iniziativa vuol dimostrare che un Parco viene istituito per difendere l'ambiente e quindi il suolo anche per incentivare quelle attività agricole che hanno sempre convissuto con l'ambiente in stretta simbiosi. Uno degli obiettivi del Parco deve essere quindi quello di rivitalizzare l'agricoltura, fornendo gli strumenti per razionalizzarla, riqualificarla, aprire nuove prospettive di commercializzazione. E' quindi necessario incentivare la produzione locale, con particolare riguardo ai prodotti tipici (miele, olio, latticini, dolci, ecc.) migliorandone se necessario la qualità, ma soprattutto differenziandoli dagli altri prodotti mediante un marchio di qualità, con l'emblema del Parco di provenienza, che ne garantisca la genuinità e la rispondenza a standards elevati di qualità.Tutta questa serie di iniziative hanno dato la possibilità e l'opportunità ad alcune decine di giovani della Cooperativa Elce, che gestisce i servizi della Riserva, di trovare uno sbocco occupazionale valorizzando un bene naturale che si trova sul loro territorio e, cosa più importante, dimostrando che si possono creare posti di occupazione anche senza il supporto di industrie che inquinano l 'ambiente. Accanto a queste forme di occupazione tangibili si é innescato anche un certo indotto dovuto alla Riserva che va ad interessare il commercio, l'artigianato e il turismo.
Da quanto dctto si può dedurre che l'istituzione della Riserva Naturale Monte Rufeno, epiù in generale la tutela dell'ambiente, la difesa delle risorse naturali e quindi l'istituzione di un'area protetta, non é quella cosa deleteria, mortificatrice delle attività umane che molti credono e paventano, ma una forma di valorizzazione di un'area spesso dimenticata dai flussi turistici.