Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 2 - FEBBRAIO 1991



Legge-quadro: va migliorata e approvata in tempi brevi
Bino Li Calsi
Il convegno dcl 1980 pareva avesse dato voce e corpo alle attese, cd erano tante, di una svolta decisiva nella politica delle aree protette e segnato una tappa significativa nella via italiana ai parchi.
Ma gli entusiasmi suscitati e le speranze accese, dobbiamo registrare con amarezza, sono rimaste soffocate da esasperate conflittualità e mediocri compromessi.
Sappiamo che la politica è modesta e qucsto ci aiuta a diffidare di un eccesso di speranza che talora essa pretende di elargire e serve a vietarci l'alibi della delusione.
Ma, nonostante cia, abbiamo il dovere di affermare che il ritorno a Camerino è segnato da un senso di profonda inquietudine e di allarmata preoccupazione per i ritardi e le remore che hanno costellato il cammino dei parchi.
Devo, però, aggiungere che questo comprensibile stato d'animo non si rimette e nulla vuole togliere alla valenza dell'iniziativa dcl Comitato nazionale parchi, del WWF Italia e dell'Università di Camerino di aver voluto questo incontro, dieci anni dopo, per una rinessione corale sui molti perchè non è stato raggiunto il traguardo, che pone il nostro Paese in una inaccettabile posizione di retroguardia in campo europeo.
Una riflessione a più voci, nella quale ciascuno porta il contributo della propria esperienza, dei passi compiuti, anche se modesti; a più voci, dicevo, che però deve razionalmente trovare nelle conclusioni una unitarietà, mai tanto necessaria come oggi, per dare nuova spinta ad un mai sopito impegno, incisività alla battaglia intrapresa, autorevolezza alla rappresentatività di questo incontro.
"Se uniti, resistiamo, se divisi, cadiamo" ammoniva Dickinson nella sua Cantata alla Libertà.
Con qucsto animo e questo impegno il Coordinamento nazionale dei parchi regionali, cui aderiscono oltre quaranta aree protette e parecchie di non comune valenza, partecipa al convegno ed intende proporre alcune riflessioni che concorrano a far conoscere meglio l'esistenza di una realtà, che ha assunto su di sè il compito di tutelare ecosistemi, che altrimenti sarebbero andati perduti.
Il riferimento è ovviamente ai parchi regionali, la cui esistenza è spesso sconosciuta, talvolta misconosciuta, ai quali però va riconosciuto il merito, se non altro, di avere sottratto ampie aree pregiate del nostro territorio al degrado ed alla aggressione.
Ed in considerazione di ciò è opportuno sgomberare il campo da una contrapposizione, sterile ed improduttiva rispetto al traguardo auspicato, tra centralisti e regionalisti. Un dualismo più apparente che reale, se si accetta, come già in quasi tutti i Paesi, il nuovo concetto di tutela, che implica un riconoscimento ed una riconsiderazione del territorio secondo criteri di integrità e globalità, da cui nasce una complessità di gestione assai diversa da quando il parco era visto semplicemente come un pezzo di territorio acquisito in mano pubblica e sottratto agli interventi umani.
E ' necessario, quindi, porre fine alla distinzione tra parchi in rapporto alle istituzioni che li promuovono, una distinzione tanto criticata e giocata tutta avendo riguardo alla dimensione e natura degli interessi sottesi anche per il rispetto al principio che la tutela si configura come " regolazione conformativa globale del territorio" o come " valore primario dell'ordinamento" e che, in quanto tale, "impegna tutte le pubbliche istituzioni e particolarmente lo Stato e le Regioni a concorrere alla sua tutela e promozione".
Questi principi dichiarati dalla Corte Costituzionale nelle varie sentenze sono stati recentemente affermati ed ampliati nella sentenza 1029 dcl 15 novembre 1988, la quale, nel contrastare l ' assunto dello Stato di una riserva a suo favore della disciplina dei parchi nazionali, stabilisce puntualmente un riparto di competenze.
Nel rispetto, quindi, dei principi costituzionali e delle indicazioni della Corte occorre subito varare la legge-quadro.
Ora noi andiamo sostenendo da tempo e non solo in convegni, ma anche nelle sedi parlamentari competenti, la improcrastinabilità dell'emanazione della legge-quadro nel convincimento che una legge, anche se non perfetta, è sempre meglio del nulla e che non può un Paese come il nostro sottrarsi ad un tale dovere.
Una legge-quadro che chiarisca, al fine di una necessaria omogeneizzazione, valori di base e contenuti del "parco naturale" nel quale deve essere garantita come primaria la funzione di una efficace e corretta protezione dei valori ambientali e paesistici, visti anche come fatti storici per il rapporto uomo-natura, e nel cui ambito per le finalità economiche e di sviluppo delle popolazioni insediate, doverose anche per ragioni di giustizia sociale, vada ricercata non soltanto la compatibilità ma anche la convergenza con la salvaguardia ambientale. Una legge che determini precise garanzie perchè i modelli di gestione dei parchi, nei quali l'interesse fondamentale rimane la conservazione degli ambienti naturali, pur nelle autonome configurazioni variabili da regione a regione, abbiano una organizzazione che ne assicuri l'efficienza.
Ora, anche se restiamo in una posizione alquanto critica rispetto all'ultimo testo conosciuto, riteniamo che è più producente dire con chiarezza quali modifiche si vogliono apportare anzichè porsi in una situazione di sdegnato rifiuto.
Una delle perplessità già esposte nelle sedi ufficiali riguarda i cosiddetti elenchi, sulla cui scientificità nutriamo ampie riserve, che porterebbero, da un verso, a far perdere alla legge la connotazione di legge-quadro, e dall'altro ad una generale opposizione delle Regioni che, ritenendosi spoliate di competenze in seguito ai pronunciamenti della Corte, aprirebbero un contenzioso già preannunciato.
Né è possibile accettare l'elenco come strumento per far raggiungere all'Italia un posto più decoroso in materia di protezione, essendo risibile ampliare il territorio protetto "nazionalizzando" parchi regionali esistenti: un metodo che ci fa tornare alla mente storie di carri armati e di mucche, sempre le stesse, aggirantesi per l'Italia in tempi più o meno recenti.
Si può condividere l'ipotesi di un elenco, formulato e predisposto sulla scorta di rigorose documentazioni scientifiche, avente valenza di indicazione programmatica di ecosistemi da tutelare correlato ad una situazione normativa di attribuzione di attività sostitutiva allo Stato nei confronti di regioni inadempienti sul piano delle delimitazioni e delle inosservanze di altre norme generali.
Non vorremmo, pera, per converso apparire sostenitori ad oltranza delle Regioni; non esitiamo ad affermare che non sempre esse hanno fatto il loro dovere. Molte hanno legiferato per "manifesto" tanto per salvare la faccia, altre hanno istituito parchi abbandonandoli al loro destino, non fornendo le dovute risorse finanziarie, così come per altro talvolta ha fatto anche lo Stato.
Anche se dobbiamo registrare che sul piano regionale vi sono state felici intuizioni legislative, così come è accaduto nella mia Regione, la Sicilia, che ha statuito, risolvendo un annoso contenzioso, la decadenza degli strumenti urbanistici, adottati od approvati nell'ambito del parco al momento della istituzione e la previsione di una rigida norma di salvaguardia per l'intero territorio nel momento della proposta ad area protetta. Altro che "intesa" con i Comuni cui si è pervenuti dopo estenuanti diatribe e defatiganti anche se generose battaglie in altri parchi, anche nazionali. Il Coordinamento, allora, si intende porre nei confronti delle Regioni come interlocutore attento e critico, in una posizione di stimolo per le più attardate e di attiva cooperazione con le più avanzate per far crescere non soltanto in quantità ma anche in qualità una autentica politica delle aree protette.
Tra l'altro siamo fermamente convinti che ogni parco per gli ecosistemi, per le attività dell'uomo, per la collocazione nel restante territorio ha una sua originale identità per cui è difficile, senza snaturarne la storia, ricondurlo ad un unico modello stilato su un astratto stereotipo. E una gestione corretta deve tenere conto di queste peculiarità e muoversi nella direzione delle finalità istitutive acquisendo il consenso delle popolazioni, senza il quale governare un parco -cioè chiedere che ciascuno faccia o patisca qualcosa-diventa tecnicamente
impossibile e drammaticamente inutile ed essere governati diventa insopportabile.
Ed il consenso lo si ottiene, anche e soprattutto, offrendo esempi di gestioni illuminate ed equilibrate per cui occorre fornire agli amministratori, ai tecnici, ai volontari impegnati in questi oltre duecento pianeti, strumenti e sussidi che permettano loro di uscire dalla pratica del "fai da te" e di acquisire competenza ed efficienza amministrativa, capacità di immaginazione e scientificità di scelte.
Ed è in considerazione di ciò che il Coordinamento ha impegnato tutte le sue risorse, modeste in verità, per la creazione di strumenti utili da offrire ai propri associati, ma anche ad altri al fine di una crescita qualitativa: una rivista, per diffondere documenti, contributi e proposte, un programma di incontri e di seminari su argomenti mirati -gestione di boschi, gestione di fauna, vigilanza in termini moderni, fruizione, eccetera- che devono servire a dare indicazioni, scientifiche e pratiche, su problemi comuni o su questioni a volte inedite nella convinzione che per far crescere in qualità gli addetti ai lavori siano più utili lo scambio di esperienze e di idee, l'informazione scientifica, il confronto, che non certe aggettivazioni frequentemente usate e qualche volta anche a ragione, quali parchi carta, bazar, etc. che però non aiutano la crescita qualitativa di una gestione cui tutti diciamo di puntare.
Di questo compilo il Coordinamento si è fatto carico ed intende portarlo avanti con molta umiltà e con profondo spirito di servizio, in stretta simbiosi con il proprio Comitato scientifico, che si avvale di indiscusse professionalità del mondo accademico.
Questo Coordinamento, ad appena un anno dalla sua costituzione, ha visto, forse per gli scopi che si propone e la semplicità organizzativa, confermata la bontà della intuizione associativa dalla creazione di modelli analoghi in alcune Regioni e dal mandato affidatogli per la promozione di un Coordinamento europeo di parchi regionali.
Il 10%, pera, non pua costituire il traguardo, ma solo una tappa perchè non possiamo e non dobbiamo dimenticare che a fronte del 10% non si può concedere "licenza di uccidere" per il restante territorio, come ha acutamente affermato Mario Fazio,anche perchè cia che non è nell' area protetta esiste e si muove prepotentemente subito al di là del confine con il pericolo dell'accerchiamento e della invasione.
"La vita passa attraverso gli uomini e al contrario gli uomini passano attraverso la vita", scriveva Le Corbusier nel suo testamento spirituale; e mi pare che niente possa più semplicemente ed efficacemente compendiare il senso di una vicenda che ha il duplice tempo della storia dell 'uomo e della storia della vita tout court.
L'obiettivo, quindi, per il quale dobbiamo criticamente, tenacemente lottare è quello di farci soggetti protagonisti, in unità di intenti, di momenti successivi in cui sempre ci sia dato di rispondere con le parole dell 'Aiace di Sofocle: "Tu mi assilli, donna. Non sai, dunque, che da tempo non sono più debitore degli dei?".