Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 2 - FEBBRAIO 1991



OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
a cura di Giovanni Valdrè
Verso la federazione dei parchi regionali europei
Il "Coordinamento Nazionale Parchi e Riserve" ed il CEDIP hanno promosso 1 'istituzione del Coordinamento Parchi e Riserve regionali d'Europa. I rappresentanti dei massimi organismi internazionali della conservazione della natura e i dirigenti delle federazioni di aree protette di vari Paesi d'Europa, convocati alla riunione nel Parco dell 'Etna nell 'ottobre 1990, hanno deliberato l'istituzione del "Comitato promotore". Entro un anno l'Assemblea generale istitutiva.
Non è stata un'idea estemporancea, ne un'iniziativa frettolosa quella del nostro Coordinamento e del CEDIP di promuovere un incontro internazionale per la costituzione di un Comitato promotore per la creazione di un"Coordinamento dei Parchi e delle Riserve Regionali Europee".
Da molto tempo l'esigenza di una tale iniziativa era emersa decisamente come un bisogno fortemente sentito in molti Stati d'Europa di un coordinamento tra i vari sistemi di parchi regionali per un confronto, un collegamento tra le tante e diverse realtà europee.
Il recente fenomeno di sostenuta proliferazione di un certo tipo di parchi e di riserve naturali di istituzione di governi non centrali e genericamente, pur nelle notevoli diversità, denominati "parchi regionali", ha interessato pressochè tutti i Paesi europei occidentali e recentemente favorito dai radicali cambiamenti politici, anche alcuni Paesi dell'Est.
Secondo gli esperti, questo fenomeno trova la sua ragione in diverse cause, tra le quali le più ricorrenti sono:
- la rapida e profonda evoluzione del concetto di parco, oggi interpretato in forme gestionali dinamiche sostenute dall'attivo coinvolgimento delle popolazioni locali per il superamento di quella protezione passiva e autoritaria che ha caratterizzato la vita dei parchi nazionali;
- l'inerzia dei govemi centrali nell'istituire nuove aree protette reclamate da un'opinione pubblica sempre più attenta, partecipe e sensibile ai valori ambientali;
- la tendenza dei governi locali a reclamare nuove forme di autonomia ed indipendenza nella gestione del proprio territorio. Questo fenomeno, che si va rapidamente estendendo in tutta Europa, privo di un coordinamento e della possibilità di un costruttivo confronto organico, si è sviluppato nelle forme più varie e con le denominazioni più diverse.
Si configurano cioè a livello continentale le stesse ragioni del bisogno di raccordo e confronto tra i sistemi dei parchi regionali del nostro Paese che ha determinato la nascita ed il successo del nostro Coordinamento nazionale dei parchi e delle riserve.
Perciò non può meravigliare la convinta e forte adesione alla proposta di un organismo europeo dei parchi regionali promossa dal nostro Coordinamento di concerto con il CEDIP e concretizzata, come primo momento, con il Convegno del Parco dell'Etna il 27-30 ottobre 1990, che ha visto la presenza dei più autorevoli esponenti dei sistemi europei dei parchi regionali.
Il meeting è stato presieduto dal nostro Presidente Bino Li Calsi e condotto in collaborazione di Egide Moreau ex Presidente della Federazione dei Parchi Naturali Nazionali Europei. Il contributo alla riunione è stato portato dai rappresentanti dell'IUCN, del Consiglio d'Europa, dell'UNESCO, di Ministeri dell'Ambiente, di varie Università, dell'Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, della Bulgaria, della Cecoslovacchia, delle Federazioni dei parchi di Paesi dell'Est e Ovest Europa.
Questa assembla, ben rappresentativa della realtà europea, ha deliberato all'unanimità l'istituzione di un Comitato promotore informale per il Coordinamento dei Parchi Regionali Europei.
Nel corso delle sedute sono emerse tutte quelle problematiche, mai affrontate seriamente, generate da uno sviluppo scoordinato dei sistemi delle aree protette nei vari Paesi, a cominciare dal concetto stesso di "parco regionale".
Un concetto questo già non del tutto pacifico a livello nostrano: basta ricordare le diversità di interpretazione di "parco regionale" inteso un tempo come parco naturale "zone del territorio regionale caratterizzate da naturalità diffusa, ma che racchiudono valori scientifici, culturali, estetici, storici cd antropici" (Moroni A.1965) per divenire (Cassola F.1982) un'area protetta necessaria per poter evadere dai mali della città" .Tra queste due concezioni si pongono le interpretazioni date da Giacomini, Contoli, Furlanetto, ed altri, nonchè le risoluzioni della 3° Conferenza sui Parchi dell'UICN a Bali 1982, del Consiglio d'Europa in occasione dell'Anno della conservazione della natura del 1970 eccetera.
A livello europeo le diversità oltre ad essere concettuali sono anche istituzionali e semantiche.
Questi aspetti sono stati oggetto di dibattito nel corso dcl meeting dell'Etna e i rappresentanti dei vari Stati hanno esposto la situazione del loro paese. Molto attesa è stata la relazione dei Paesi dell'Est, in quanto una difficoltà iniziale appariva 1 'individuazione di aree di istituzione regionale.
La soluzione è stata presentata da Kirill Zykov dell'Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, che ha indicato come "parchi regionali" quelle aree protette classificate nell 'ex Europa orientale come "parchi nazionali" in quanto istituite dai governi nazionali delle repubbliche federate, mentre i veri "parchi nazionali" sono da ritenere, per contro, quelli istituiti dai governi centrali.
Inoltre I 'incontro dcll 'Etna ha evidenziato che, seppure i parchi regionali hanno in comune gli aspetti fondamentali, si presentano notevoli diversità dovute alle peculiari realtà locali, storiche, culturali, ambientali che si riflettono anche nella varietà delle denominazioni.
Tale diversità può essere ricondotta tuttavia a poche situazioni tipiche: quella della Repubblica di Germania, quella della Francia, e quella dell'Italia. La sola Unione Sovietica costituisce un caso unico del tutto anomalo. Per comprendere meglio questa articolata casistica conviene delineare brevemente le singole situazioni tipiche.
Repubblica Federale di Germania.
Il sistema delle aree protette tedesco è disciplinato dalla legge-quadro federale sulla protezione della natura (Bundesnaturschutzgesetz) del 20.12.1976 che delega l'attuazione dei parchi e delle riserve ai Lander competenti per territorio.
Tale strumento legislativo di base individua anche le categorie di aree protette: "Area naturale protetta" (Naturschutzgebiet); "Parco nazionale" (Nationalpark), "Paesaggio protetto" (Landschaftsschutzgebiet); "Parco naturale" (Naturpark); "Monumento naturale" (Naturdenkmal).
Tra questi tipi di aree protette la figura di "parco regionale" è identificabile esclusivamente in quello che la legge definisce "Parco naturale" in quanto è il solo che ha significative analogie nell'aspetto istitutivo, nelle finalità e nelle forme di gestione con il parco regionale di gran parte degli altri Paesi europei.
Inoltre questo parco regionale si distingue ancora di più dal parco nazionale in quanto i parchi nazionali della Germania si rifanno ad un concetto classico di gestione di conservazione passiva ed integrale della natura, nel rispetto assoluto dei processi biologici e di "non intervento" nell'evoluzione naturale.
L'aggettivo "naturale" di così difficile attribuzione ad un parco regionale europeo, è poco significativo in quanto, come abbiamo potuto apprezzare nelle classificazioni della legge-quadro, lo stesso aggettivo viene usato con un significato diverso, mentre nella comune accezione detto termine troverebbe, per i parchi tedeschi, una applicazione corretta solo per Berchesgaden e, in qualche misura, per il Bayarischer Wald.
Un discorso a parte meritano i territori protetti dell'ex Repubblica Democratica Tedesca, anche se rappresentano ben poca cosa a causa della carente politica di conservazione ambientale attuata da quello Stato. In ogni caso nessuna area protetta istituita presenta caratteristiche di parco regionale. Questa mancanza sarà tuttavia di breve durata, in quanto in virtù
dell'art.23 della Costituzione federale i Lander della ex Repubblica orientale (Magdemburgo, Pomerania, Brandemburgo, Turingia e Sassonia) sono parte integrante dello Stato tedesco unificato e quindi anche il sistema dei parchi orientale è disciplinato dalla legge-quadro del 1976.
E l'efficienza tedesca in questo caso è stata folgorante se, come mi informa Egide Moreau della Federazione dci Parchi Naturali Europei, sono già in fase di istituzione insieme a 5 nuovi parchi nazionali, anche 16 parchi di tipo regionale.
Pertanto tra breve la Germania conterà ben 79 parchi regionali organizzati in un'unica federazione, la "Verband Deutscher Naturpark" che costituirà di fatto la struttura più importante del sistema delle aree protette tedesche.
Francia
L'Assemblea Nazionale Francese il 22 luglio 1960 emana la legge-quadro per i parchi nazionali e uno dopo l'altro vengono istituiti i parchi nazionali dei Pi renei, dei Cevennes, del Vanoise, dell'Ecrins, del Mercantour, tutti montani, e di Port Cros, insulare.
Solo nel 1967 viene emanata la legge che definisce un nuovo tipo di area protetta: i "parchi naturali regionali"; definizione subito contestata dagli ambientalisti che ritengono che queste aree protette siano nè parchi, nè naturali, nè regionali e le loro finalità non di protezione ambientale, ma meramente ricreative, turistiche ed economiche.
Tra una polemica e l'altra tuttavia nascono, sparsi nel territorio nazionale, ben 25 parchi regionali che, al pari di quelli tedeschi, non possono vantare quella naturalità diffusa che la loro definizione pretenderebbe.
Ma se in Germania i parchi regionali si distinguono dal tipo di gestione di rigida e passiva conservazione dell'ambiente naturale condotta dai parchi nazionali, in Francia la distinzione più appariscente è nel tipo di perimetrazione dell'area protetta, che per i parchi nazionali tende ad escludere ogni tipo di insediamento urbano e ogni forma di antropizzazione, mentre i parchi regionali sono territori abitati e ospitanti ogni tipo di attività umana.
Italia
Nel "caso Italia" possono riconoscersi tutti quegli Stati europei, soprattutto mediterranei, che, privi di una legge-quadro sulle aree protette, hanno sviluppato un sistema consistente di parchi e di riserve regionali.
Il fenomeno italiano è caratterizzato dal protagonismo dei governi regionali che hanno surrogato lo Stato inadempiente nel soddisfare l'esigenza di protezione di significativi lembi del territorio nazionale e che hanno proposto e sperimentato nuove e moderne forme di gestione del territorio protetto con il coinvolgimento delle popolazioni locali.
Altra caratteristica di questo fenomeno è la mancanza di coordinamento e collegamento tra le Regioni nella loro attività di creazione di un sistema regionale di aree protette, per cui si sono create situazioni diverse e contraddittorie sia sul piano istituzionale che su quello gestionale, fino ad arrivare a diverse interpretazioni del concetto stesso di parco. Abbiamo perciò Regioni che si sono date una legge-quadro sulle aree protette e hanno istituito parchi e riserve; altre che pur dotate di una normativa di base non hanno istituito parchi; altre ancora che non si sono date una legge-quadro, ma hanno istituito aree protette regionali con singole delibere; altre infine che non hanno istituito parchi, nè si son date una norma di base.
E' in questo coacervo di situazioni disparate che sono nati i nostri parchi regionali, 70 per l'esattezza, oltre a 116 riserve e ~4 biotopi (fonte: Cavalli, Moschini, Saini - gennaio 1990): un sistema che si configura oggi come lo strumento più valido e moderno di protezione del territorio nazionale.
Unione Sovietica
L'immenso Stato sovietico costituisce un universo a parte nei sistemi delle aree protette, la cui nomenclatura è qualcosa di unico che non trova riscontro nella semantica di alcun altro Paese, come le forme di gestione che sono singolari ed irripetibili.
Il sistema sovietico dei parchi si fonda su due tipi di aree protette: lo "Zapovedniki" che potrebbe corrispondere ad una nostra riserva naturale integrale, ma che può essere di estensione maggiore del nostro più grande parco nazionale. Queste aree possono racchiu-
dere eccezionali valori non solo naturali, ma anche culturali e scientifici.
Il termine di questo parco deriva dal russo "zapovednij" che vuol dire "inviolabile, proibito". Questa etimologia illustra a perfezione il rigido tipo di gestione di queste aree.
L'altro tipo di area protetta è lo " Zakazniki" che ha la stessa etimologia del primo, ma che ha invece forme di gestione molto più permissive, che consentono praticamente qualsiasi tipo di attività umana compatibile con l'ecologia del territorio.
Esistono anche i parchi nazionali, ma, seppure in forte aumento, sono ancora pochi e quasi tutti istituiti dai governi delle Repubbliche baltiche che per la loro cultura, storia e posizione geografica sono le più permeabili ai modelli europei occidentali.
Un altro aspetto singolare è dato dall'epoca della nascita del sistema dei parchi dell 'Unione Sovietica: nel marzo del 1919, in piena rivoluzione bolscevica, Lenin, che fu un convinto protezionista, non avendo altro a cui pensare incarica una commissione di scienziati di preparare la legge-quadro sulla "tutela governativa delle zone territoriali, bacini e sottosuolo" a cui fece seguito nel 1921, durante le sanguinose sommosse ed una tremenda carestia, la legge sulla "protezione dei monumenti naturali, dei giardini e dei parchi": nacquero così gli "Zapovedniki" che oggi sono oltre 150 e proteggono territori di inestimabile valore.
Negli ultimi anni però, l'isolamento dell'Unione Sovietica si è molto attenuato e questo Stato è divenuto uno dei più attivi membri dell'UICN, il massimo organismo internazionale per la protezione della natura. Lo Stato sovietico è inoltre all'avanguardia per lo studio di particolari ecosistemi conosciuti come "riserve della biosfera". Un intero settore dell'Accademia delle Scienze produce rilevanti ricerche su ambienti protetti, organizzando anche spedizioni scientifiche in tutto il mondo .
Nell'Europa che si avvia a grandi passi verso l'integrazione economica e sociale, "l'Europa dei parchi" appare come un'esigenza assoluta perla sopravvivenza ed il recupero ambientale. Una necessità di sopravvivenza fortemente sentita che fa fiorire dovunque grandi iniziative di integrazione, come l'istituzione dei parchi transfrontalieri, la nascita di associazioni europee per l'ambiente, nuovi organismi sovranazionali per la protezione del territorio. L'iniziativa del Comitato Promotore per il Coordinamento dei Parchi Regionali Europei è certamente un momento importante di questa nuova vita del vecchio continente.