Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 2 - FEBBRAIO 1991



La formazione del Parco nazionale dell'arcipelago Toscano: un'esperienza su cui lavorare.
Antonello Nuzzo
La vicenda della formazione del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano si presenta sulla scena del divenire delle area protetta in Italia come occasione degna di nota: non solo e non tanto per i caratteri e le specificità dell'area, che dimostrano ancora una volta come ogni parco costituisca un'avventura a sé stante, ma soprattutto perchè l'attuazione della delibera C.l.P.E. 05/08/1988, nel bene enclemale,prova che anche senza legge quadro in materia, purchè ci sia intesa - ed intesa leale - tra Stato e Regioni, qualcosa si può fare superando steccati, gerarchici, scarichi di rcsponsabilità, connitti di competenza, ecc., ingredienti ormai normali; parte essenziale della tradizione, tutta chiaccherata, dcl far parchi in Italia.
Secondo le regole dcl gioco proposte dalla delibera C.I.P.E., la Commissione paritetica, appositamente istituita, con la Regione Toscana e gli Enti locali da una parte, i Ministeri e le Associazioni ambientaliste dall'altra, inizia il lavoro nei primi mesi dcl 1989, proponendosi appunto l'obiettivo di dare sostanza a quello spirito di leale collaborazione prima richiamato. Il difficile cammino, allora iniziato, per quanto ancora lontano da esiti definitivi, consente però oggi di leggere in alcune fasi significative alterne vicende utili non solo alla ri nessione ma anche e soprattutto all'impegno di lavoro sul campo, su di un itinerario chc finalmente ha abbandonato la teoria e le generalizzazioni pcr avviarsi, nella pratica concreta e nel confronto diretto con la gente, verso realizzazioni.
La prima fase che caratterizza il proccdimento in essere è tutta nel lavoro dclla Commissione sulle sperimetrazioni c salvaguardie provvisorie: pieno accordo tra le parti nell'allargare il mandato aggiungendo a Capraia c Montecristo anche Giannutrie Gorgona; ncl partire dalla valutazione dello stato di fatto e di diritto; nell'assumere i vincoli e gli assetti esistenti - di piano regolatore e di piano paesaggistico - quale base pcr i perimetri e le valorizzazioni iniziali del parco; nell'interpretare la sostanza dclle salvaguardie da porre in essere più nell'impegno al superamento del degrado - in particolare del demanio carcerario - che nel vincolo.
Il documento conclusivo della parte iniziale del mandato interviene nel rispetto dei tempi assegnati e delinea una prospettiva positiva nel metodo e nel merito dell'indirizzo aperto, lasciando presupporre un sollecito proseguimento del lavoro sui temi della questione istituzionale e della pianificazione del parco.
Il primo colpo di scena nella vicenda complessiva interviene invece a questo punto con l'avvio di una seconda fase, tanto problematica quanto la precedente si caratterizzava tutta in positivo: il decretoministerialedel luglio 1989,diistituzione delle salvaguardie e perimetrazioni provvisorie del Parco, parzializza il lavoro della Commissione; ne assume solo gli aspetti vincolistici, proprio su questioni tutto sommato marginali rispctto agli obieffivi di lotta al degrado ambientale e socio-economico che erano stati evidenziati come prioritari nell'assetto a regime dell'area.
Interviene la mano pesante della Marina Mercantile che si accanisce con vincoli spropositati ed ingiustificati sulla pcsca, gli accessi ed il transito a mare, penalizzando soprattutto i residenti di Capraia attraverso valutazioni che, mai prospettate nel dibattito in Commissione, fanno supporre una rivalsa della Consulta del Mare in sede di formulazione del decreto.
Si apre qui un anno d'incertezza in cui più che avanzarc nel percorso, si torna indietro: la Commissione non viene più convocata; la protesta in sede locale trasforma la prevenzione iniziale in aperta opposizione al Parco; le critiche del mondo ambientalista al lavoro della Commissione, interpretato attraverso il decreto, non contribuiscono nè a chiarire sul punto a cui si è arrivati nè a creare una nuova prospettiva; i rapporti tra le parti sono tutti volti a trattare o contrattare per vincoli più ragionevoli; la costruzione del parco passa in seconda linea.
La terza fase della storia inizia con l'estate di quest'anno e con un nuovo decreto che,ritoccando
le salvaguardie e le perimetrazioni a mare, dimostra una riapertura al dialogo tra Regione, Enti locali,Ministero dell'Ambiente e Ministero della Marina Mercantile: sembra quasi che, pur essendosi perso un anno, si possa riprendere l'itinerario con una rifondazione dell'indirizzo impostato e successivamente deviato.
A questo punto interviene il secondo punto di scena con la pubblicazione, sulla stessa Gazzetta Ufficiale in cui appare il decreto correttivo delle salvaguardie e perimetrazioni provvisorie, di un altro decreto: indirizzi e criteri per la redazione del piano del parco.
Il disappunto e la sorpresa riguardano non solo un'impostazione ma i discussa in linea di metodo o nel merito in Commissione, ma anche una materia assolutamente estranea alla realtà dell'Arcipelago: parlare di artigianato e dagriturismo ad esempio per Capraia, Gorgona,Montecristo e Giannutri, non è fuori luogo, è addirittura delirante.
Quanto appare più grave c che, col decreto, su questa base di genericità o d 'incongruità, si apre la gara alla presentazione di offerte da parte di soggetti privati che con ciò si candidano alla redazione del piano del Parco.
Questa iniziativa tutta ministeriale non solo sembra chiudere la porta in faccia agli Enti locali ed alla Regione, riproponendo il consueto conflitto di competenza e responsabilità, ma chiude anche alla Commissione paritetica, alle forze ambientaliste, alle procedure ed al metodo instaurato con la delibera C.I.P.E., per aprire invece, ed in forma così risibile, al mercato degli incarichi.
Contro tale decreto ricorrono la Regione e gli Enti locali presso la Corte Costituzionale ed il tribunale operativo.
Dal quadro prospettatori sul taoggiunasituazione complessiva sviluppatasi attraverso un succedersi di colpi di freno e di acceleratore; una tela di Penelope fatta di cuci e scuci, un sovrapporsi di buone intenzioni, allettanti promesse ed atti amministrativia di pocoavventurosi; il risultato inevitabile è uno stato di confusione e conflittualità latente nel cui merito tirare in ballo il consenso della gente non è tanto inopportuno quanto addirittura fuori luogo.
Comunque a metà del guado e nei termini attuali della questione, il tornare indietro è più problematico del proseguire; per parte regionale le intese recentemente intervenute con il Ministero dell'Ambiente sul Programma triennale di salvaguardia ambientale 1989/1991 sono l'occasione per ricostruire una base di partenza, un nuovo fronte di azione e d'intervento sul territorio e sull'ambiente in una prospettiva di rilancio complessivo delle iniziative: infatti il programma generale protezione della natura -PRONAC consente fondi non trascurabili - sei miliardi di lire circa- per un segnale concreto anche nel Parco Nazionale dell'Arcipelago; si tratta di verificare la gestibilità e la finalizzazione delle risorse disponibili attraverso la definizione di un nuovo campo di credibilità dentro e fuori del parco.
Nei termini nuovi prospettati dal Programma triennale, la ricostruzione dell'intesa, oltre a passare attraverso l'investimento dei fondi straordinari nel parco deve ritornare a focalizzarsi sul nodo della centralità della Commissione paritetica nel cui ambito di confronto toma a proporsi con urgenza, non solo la definizione del piano del parco, ma anche la questione istituzionale, quale momento della verità per la conclusione della vicenda.
Altra pregiudiziale per un buon lavoro in Commissione è quella di un accordo di programmi che regoli i rapporti non solo con il Ministero della Marina Mercantile e dell'Agricoltura e Foreste, ad evitare il ripetersi di colpi di mano, ma anche con altri interlocutori finora assenti o restati in ombra: il Ministero dei Beni Culturali, quelli di Grazia e Giustizia e delle Finanze non devono nè possono collocarsi fuori gioco o avere tempi e modi di reazione al parco estranei al mandato della Commissione; il Ministero dell'Ambiente deve garantire al proposito prima che sia troppo tardi.
Anche se si va avanti a scossoni, i termini della questione si stanno chiarendo nella loro complessità; non va sottovalutata questa esperienza nè va sotto stimata o giudicata effimera nei confronti della prospettiva della legge-quadro sui parchi in gestazione.
Quello che piuttosto stupisce e preoccupa è l'assenza di un bilancio complessivo sullo stato delle procedure messe in atto con la delibera C.I.P.E. del 1989 sull'istituzione dei vari parchi nazionali attraverso l'intesa con più Regioni: è necessario un confronto tra le varie esperienze di lavoro, cosí come è necessario misurare tali esperienze con lo stato di elaborazione della legge-quadro. Al Parlamento non può mancare
l'informazione sulle iniziative in corso: la legge-quadro deve tenere presente e poter valutare Il silenzio al proposito, o quanto meno il colpo di questa esperienza, così come il lavoro in atto nei spugna, sarebbe la soluzione peggiore, anche se, parchi deve poter contare su di un riscontro forse, la meno improbabile alla luce di una più puntuale nella legge-quadro che al meno confermi disincantata lettura dei fatti. gli aspetti positivi e annulli o mitighi quelli negativi nell'indirizzo che si sta percorrendo.
Il silenzio al proposito, o quanto meno il colpo di spugna, sarebbe la soluzione peggiore, anche se, forse, la meno improbabile alla luce di una più disincantata lettura dei fatti.