Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 2 - FEBBRAIO 1991



I parchi naturali in Alto Adige.
Tutela del tipico paesaggio alpino
Ettore Sartori

Le basi giuridiche

Parlando dei parchi naturali altoatesini bisogna far riferimento agli strumenti legislativi che hanno permesso la creazione del sistema delle aree protette in provincia di Bolzano. Lo statuto di autonomia per la Provincia di Bolzano, analogamente per quella di Trento, stabilisce la competenza primaria delle due Province autonome in materia di urbanistica, di tutela del paesaggio e dei parchi.
Nell'anno 1970 venivano promulgate dal Consiglio provinciale le due leggi fondamentali per la pianificazione territoriale della provincia di Bolzano: il T.U. sulla legge urbanistica provinciale del 23 giugno 1970, n. 20, e quella sulla tutela del paesaggio del 25 luglio 1970, n. 25. Quest'ultima legge, che può essere definita come legge quadro nella materia della tutela del paesaggio, prevede la possibilità di vincolo specifico, con una serie di categorie che vanno dai monumenti naturali per i singoli beni, ai biotopi, da ampie porzioni di territorio formanti il tipico paesaggio agricolo antropizzato, ai parchi e giardini in ambiente urbano, dai piani paesaggistici a livello comunale o intercomunale per arrivare ai parchi naturali. In quello stesso anno fu insediata una commissione formata da funzionari provinciali con l'appoggio di esperti esterni fra i quali citiamo il prof. Giacomini, il prof. Franco Pedrotti, il prof. Viktor Welponer, il dott. Rampold ed altri.
Tale commissione propose all'Amministrazione provinciale un programma che prevedeva 8 aree da assoggettare a vincolo di parco naturale, le quali rappresentavano i tipici paesaggi della media ed alta montagna.

L'idea di parco ed il programma

I cinque pianificatori di allora non pensavano alla creazione dei parchi con lo scopo di aumentare il turismo. Le Dolomiti e il management turistico sud tirolese non avevano bisogno della propaganda dei parchi per attirare nuovi ospiti. L'idea dei parchi naturali sudtirolesi si basava su di un'esigenza di conservazione che si veniva a collocare accanto ad un sempre maggiore sfruttamento tecnologico del territorio e di turismo di massa. Non dobbiamo dimenticare che proprio negli anni '70 ci fu il maggior sviluppo del settore turistico con tutte le sue infrastrutture, per eui fu saggio prevedere delle aree tutelate relativamente ampie, che escludessero da queste il modello classico per quegli anni di sfruttamento turistico.
Non fu certo facile portare avanti un discorso di tutela, di conservazione e quindi di vincolo restrittivo, quando sembrava che ogni nuovo centro sciistico che veniva creato avesse un futuro assicurato.
Nel 1974 veniva istituito con decreto del Presidente della Giunta provinciale di Bolzano il primo parco naturale: quello dello Sciliar. Poi via via gli altri a scadenza più o meno regolare, per arrivare al parco naturale delle Vedrette di Ries istituito nel 1988. Rispetto al programma previsto nel 1970 oggi ne manca solo uno, quello delle Alpi Sarentine, che però è già in fase avanzata d'individuazione dei confini e di formulazione della specifiea norma di tutela.
Dalle forti resistenze iniziali da parte delle popolazioni locali abitanti nelle adiacenze del territorio dei vari parchi si è passati man mano ad un'accettazione che negli ultimi anni può forse anche sembrare interessata. Gli ambienti turistici hanno infatti capito la tendenza del "nuovo turismo" e quindi si sono adeguati rapidamente al nuovo tipo di domanda.
Un centro turistico che non possa offrire un'area protetta nelle sue vicinanze ha uno svantaggio rispetto a quelli che possono invece inserirla nel loro pacchetto d'offerte. Si assiste quindi in questi ultimi anni alla richiesta di ampliamento di alcuni parchi o quanto meno di coinvolgimento nelle attività promosse dall'ufficio parchi.

Finalità e normativa generale dei parchi naturali

La legge provinciale 12 marzo 1981 n. 7 che regolamenta le "Disposizioni o gli interventi per la valorizzazione dei parchi naturali" nel suo articolo introduttivo e quindi di dichiarazione dei principi afferma testualmente: "la presente legge ha il fine di provvedere alla protezione, alla conservazione e al risanamento dell'ambiente naturale e paesaggistico, alla migliore conoscenza e ricerca scientifica, alla diffusione della cultura naturalistica e ad un ordinato sviluppo dell'attività ricreativa nei territori vincolali come parchi naturali....". Come si vede lo scopo primario dichiarato del legislatore è quello della protezione e conservazione, mentre l'attività ricreativa viene relegata all'ultimo posto.
Ogni parco naturale ha una sua normativa specifiea, ma tendenzialmente si è cercato di omogeneizzare la normativa dei vari parchi, in particolare i principi guida di pianificazione territoriale. Possono essere riassunti come segue.

  • Gli insediamenti permanenti con coltivazione intensiva (in questo ambito ricadono anche i masi di montagna) sono stati esclusi dalla perimetrazione dei confini dei parchi che invece comprendono generalmente le zone boscate, i pascoli, le praterie alpine e gli ambiti del paesaggio naturale (Naturlandschaft).
  • L'uso tradizionale del suolo nell'ambito dei così detti paesaggi antropizzati o modificati ad opera dell'uomo (Kulturlandsehaft) come il bosco di produzione, i prati di montagna, i pascoli e gli alpeggi può essere mantenuto nella sua forma tradizionale; deve però tener conto delle esigenze della tutela dell'ambiente e del paesaggio.
    All'interno dell'uso tradizionale delle risorse del territorio è inteso anche l'esercizio della caccia, che non ha particolari limitazioni rispetto al restante territorio provinciale. Questo è uno dei punti d'attrito più evidenti con una parte almeno delle associazioni ambientaliste e materia di contendere e d 'interpretazione legale fra Stato e Provincia, anche alla luce di alcune sentenze in materia di attività venatoria all'interno di zone tutelate.
  • Di principio è vietata ogni attività costruttiva ad eccezione delle costruzioni collegate all'attività agricolo-forestale ed escursionistico-alpinistica (rifugi alpini); in ogni modo i relativi progetti devono sottostare a prescrizioni autorizzative specificate nei singoli decreti istitutivi. Vietata è la costruzione di strade, piste da sci, impianti di risalita, linee elettriche e telefoniche, così come lo sfruttamento delle risorse minerarie e l'apertura di cave di materiale inerte e lo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico per scopi sovracomunali.
  • Anche il visitatore del parco deve sottostare ad una normativa relativamente rigida. Vi è infatti un divieto generalizzato alla circolazione privata con veicoli a motore così come alla raccolta di piante, funghi, minerali e fossili. Vietato è pure provocare rumori molesti, campeggiare, nonchè il decollo e l'atterraggio di aeromobili. Tutta questa normativa viene applicata sull'intera superficie del parco senza distinzioni, non essendo stata prevista per i parchi naturali sudtirolesi alcun tipo di zonizzazione.

 

Gestione

Spesso si sente parlare di una "via sudtirolese" per i parchi naturali. Ed è proprio nel tipo di gestione che più evidente appare questa diversità rispetto ai modelli adottati per i parchi regionali sia in Italia che all'estero.
La citata legge n. 7/81 prevede che la Giunta provinciale stabilisca annualmente, su proposta dell'Assessore competente, l'entità dell'intervento finanziario della Provincia per ogni singolo parco dandone comunicazione al presidente del Comitato di gestione. Infatti, all'articolo successivo, la legge prevede che per ogni parco venga istituito un Comitato di gestione composto:

da un numero di rappresentanti per ogni Comune territorialmente interessato, calcolato in base alla percentuale di superfici all'interno del parco; - da un esperto in scienze naturali;

  • da 4 rappresentanti delle associazioni protezionistiche;
  • da 1 rappresentante dell'ispettorato provinciale all'agricoltura;
  • da 1 rappresentante dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste;
  • da 2 rappresentanti delle associazione degli agricoltori e coltivatori diretti;
  • da 1 rappresentante dell 'Assessorato alla tutela dell'ambiente.
    Il Comitato di gestione è un organo tecnico e consultivo dell'Amministrazione provinciale. Esso delibera un programma annuale delle attività, che viene successivamente approvato dalla Giunta provineiale e reso operante dall'Uffieio parchi.
  • La realizzazione dei programmi può essere eseguita in economia diretta da parte dell'Ufficio parchi, oppure avvalendosi della collaborazione di altre strutture dell'Amministrazione provinciale, quali gli Ispettorati di strettuali delle foreste, o L'Azienda speciale per i bacini montani, o di liberi professionisti.
    Come si vede i singoli parchi non hanno un proprio strumento operativo,ma la realizzazione dei programmi è affidata ad un unieo uffieio centrale. Gli Enti locali hanno quindi si voce nella formulazione dei programmi annuali, ma la loro approvazione ed applicazione viene deliberata ed eseguita in modo centralistico.
    Da un punto di vista operativo sicuramente una siffatta procedura ha degli indubbi vantaggi di snellezza e di intervento poco burocratieo, ma indubbiamente svilisce e limita le iniziative a livello locale.
    Si può verificare il caso di parchi in cui vi sarebbero iniziative locali che vengono in parte limitate dall'intervento centrale dell'Amministrazione provinciale, mentre in altri è l'Ufficio provineiale competente che deve stimolare le istanze locali a formulare proposte.
    Un simile procedere ha degli indubbi vantaggi anche dal punto di vista della dotazione della struttura che si occupa direttamente dei parchi. L' Ufficio parchi, conservazione della natura e restauro ambientale dellaProvincia autonoma di Bolzano ha infatti un organico, recentemente rinforzato, di 5 laureati, 1 diplomato tecnico, 1 contabile più S assistenti tecnici per gestire 7 parchi naturali, tutti i biotopi della provincia (ea. 110) e le attività di conservazione della natura, nonchè le pubbliche relazioni e l'educazione ambientale. Lungi dall'essere fautore di organici da carrozzone assistentenziale o di posti di lavoro inutili, ritengo che, come per ogni tipo di attività anche per i parchi, vi sia una dotazione minima
    di personale e, scendendo al di sotto della quale, si rischia di lavorare in deficit rispetto alle finalità che ci si è prefissati e che, in questo caso, sono previste da disposizioni di legge.

I sette parchi naturali in vigore

Il Parco naturale dello Sciliar (1974) con una superficie di 5.850 ha comprcnde territori di tre Comuni e precisamente Castelrotto, Tires e Fiè. Emblema del parco e delle Dolomiti in generale è il massiccio dello Sciliar, finestra geologica che racconta la storia della formazione delle Dolomiti nel corso delle varie ere geologiche. Il parco confina con l'ampio altopiano dell'Alpe di Siusi, paradiso multicolore della flora alpina, che purtroppo per una coltivazione troppo spinta sta perdendo quella molte plicità di specie foraggere di montagna che l'avevano reso famoso in tutt'Europa. La zona
dell 'Alpe di Siusi ha una normativa meno restrittiva rispetto a quella del parco nalurale.
Il Parco naturale Gruppo di Tessa (1976) è il più vasto dei parchi alloatesini (33.430 ha). Ben otto Comuni sono terrilorialmente interessati al parco e precisarnente Senales, Naíumo, Parcines, Lagundo, Tirolo, Rifiano, S.Martino in Passiria e Moso in Passiria.
Si tratta di un vasto territorio dalla montagna che va dalla Val Senales alla Val d'Adige e Val Passiria. Gli ambienti del parco sono quelli tipici alpini che partono dai fondovalle per arrivare fino ai ghiacciai. E' il parco dell'acqua nelle sue varie forme dei ghiacciai, delle piccole lorbicre d'alta quota, degli innumerevoli laghi alpini (famosi quelli di Sopranes) fino ai torrenti e alle cascate.
Il Parco naturale Puez-Odle (1977) la cui superficie di 9.210 ha è suddivisa nei territori dei Comuni di Funes, S. Crislina, Selva, Corvara, Badia e S. Martino in Badia, a cavallo delle due valli ladine di Gardena e Badia. Accanto all'altopiano quasi senza vegetazione e dall'aspetto lunare del Puez Gardenaccia, svelano rilievi montuosi incastonati da boschi o pascoli. Sono le Odle di Eores, il Sas de Putia ed il Sassongher. Accanto alle migliaia di visitatori che ogni anno rimangono colpiti dalle bizzarre forme delle rocce dolomitiche di questa zona vi sono tutta una serie di studiosi che hanno individuato questa zona come una delle più interessanti per lo studio della storia della terra ed in particolare del periodo triassico.
Il Parco naturale Fanes-Sennes-Braies (1980).
I suoi 25.680 ha sono formati in parte da territori dei Comuni di Dobbiaco, Braies, Valdaora, Badia, S. Vigilio di Marebbe e La Valle.
Famosi sono gli alpeggi di Fanes, Sennes, e Fodara Vedla che conservano ancora un mondo vegetale estremamente ricco. Idilliaco per il suo colore azzurro-turchese è il lago di Braies, circondato da un anfiteatro di cime che si rispecchiano nelle sue acque.
Il parco di Fanes-Sennes-Braies, circondato da tutte le parti da grossi centri turistici (Val Badia, Alta Pusteria e Cortina) e quindi meta prediletta di un notevole numero di visitatori, mantiene al suo interno vaste zone tranquille che garantiscono il rifugio ad una fauna particolarmente numerosa e diversificata.
Il Parco naturale Monte Corno (1980) è il più meridionale dei parchi sudtirolesi. I suoi 6.660 ha sono suddivisi da territori dei Comuni di Anterivo, Montagna, Egna, Salomo e Trodena e confinano per una buona parte con la provincia di Trento. A nostro parere questo parco potrebbe essere ampliato con un'analoga area protetta nel trentino andando a formare una parco interprovinciale. Il Parco del Monte Corno può ben essere definito un parco boschivo, comprendendo varie formazioni forestali interessanti. Si passa infatti dal bosco ceduo a roverella, frassino, manna e carpinella, che raggiunge il suo limite settentrionale di espansione in Alto Adige, alle pinete di pino silvestre sulle pendici calcaree della Val d'Adige; dal bosco misto di faggio e abete bianco sui terreni profondi e fertili nella Valle del nio di Trodena, alla pecceta mista ad abete bianco, per arrivare fino alla pecceta subalpina che copre la dorsale del Monte Como. Una delle bellezze paesaggistiche del parco sono i prati alberati a lanice che si estendono fra Trodena ed Anterivo sopra Caunia.
Parco naturale Dolomiti di Sesto (1981).
E' il parco naturale più orientale della provincia e confina con quello di Fanes-Sennes e Braies lungo la strada della Val di Landro. I Comuni interessati sono Dobbiaco, Sesto e S. Candido. All'interno del suo territorio (11.635 ha) si trovano alcune delle cime dolomitiche rese più famose dai pionieri dell'alpinismo e dal fronte dcl primo conflitto mondiale: le Tre Cime di Lavaredo, il Monte Patemo, la Meridiana di
Sesto, la Croda Rossa, i tre Scarperi, i Baranci, il Monte Piano ed altri. Parco eminentemente prediletto per escursioni alpinistiche, conserva nelle sue zone più tranquille la fauna tipica dell'ambiente alpino. L'aquila è tornata a nidificare in più località del parco, dopo che per anni si era assistito ad una forte diminuzione. Particolarità idrologica del parco è quella che al suo interno scaturiscono due fiumi - la Rienza e la Drava- che sono tributari rispettivamente dell 'Adige e del Danubio e che si gettano in mari così distanti l'uno dall'altro: l'Adriatico ed il Mar Nero. I prati alberati della Val Campo di Dentro e Friscalina, due dei principali accessi del parco, sembra quasi chc svolgano una funzione scenografica di accompagnamento del visitatore verso le nude cime dolomitiche.
Per il mantenimento di questo suggestivo quadro paesaggistico l'Amministrazione provinciale da anni concede un contributo ai contadini per l'aggravio nella coltivazione di questi prati.
Parco naturale Vedrette di Ries (1988).
E' il parco dei ghiacciai. Ben 11 sono inseriti nel Catasto dci ghiacciai italiani, ai quali si aggiunge una serie di torrenti alpini non ancora sfruttati per scopi idroelettrici che formano impressionanti cascate.
Appena istituito il parco, con una superficie di 20.581 ha nei Comuni di Campo Tures, Gais, Perca e Rasun-Anterselva, già si pensa ad ampliarlo (ca.6.00() ha) nel Comune di Val Aurina. Ma soprattutto, essendo il parco collegato con il Parco nazionale dcgli Alti Tauri (Austria), è pensabile di poter creare, in futuro, un parco internazionale alpino.
Le caratteristiche, dal punto di vista naturalistico, sono di così elevato valore che potrebbe benissimo essere considerato, secondo le classificazioni internazionali, come parco nazionale.
Il Parco naturalc dcllc Alpi Sarentine.
E' un parco in fase di realizzazione, l'ultimo mancante al programma dei parchi sudtirolesi. Posto nel cuore dell'Alto Adige, è un'area di vaste dimensioni di media montagna con ampie zone pascolive e di boschi paranaturali.
Il Parco nazionale dello Stelvio (1935) Parlando di aree protette in Alto Adige non può essere dimenticata la presenza di una notevole parte del Parco nazionale dello Stelvio, 53.447 ha, per una percentuale del 7,2 dell'intero territorio provinciale. Tutti conoscono le diatribeche da decenni rendono quasi non funzionante in provincia di Bolzano questa istituzione. Non entrando nel merito del contendere, che riveste implicazioni etnico-politiche nonchè di interessi venatori, ci sembra improcrastinabile una soluzione della vertenza che favorisca il funzionamento di una parte di territorio cosi importante. Anche per quanto riguarda questo parco si dovrebbe superare la logica dei provincialismi per passare ad un internazionalismo, che di fatto già esiste con il collegamento con il Parco nazionale Svizzero. Questo Parco internazionale potrebbe diventare l'area protetta più estesa d'Europa e con una gestione internazionale potrebbe uscire dal letargo in cui le burocrazie nazionali e le ripicche locali lo hanno relegato. Nonostante le responsabilità di Stato e Provincia nel degrado di alcuni settori, il territorio del parco è ancora degno di portare l'appellativo che gli è stato assegnato.
Uno sguardo al presente ed uno al futuro.
Sicuramente essere riusciti a vincolare il 15,3% del proprio territorio a parco naturale è stato per anni un punto a favore dell'Amministrazione provinciale, anche facendo il confronto con le altre realtà regionali in Italia.
Il momento di passaggio dalla fase pianificatoria a quella prettamente gestionale è stato pure superato con slancio e direi quasi con entusiasmo da un ufficio creato ad hoc nel 1981. Si è svolto un intenso lavoro di arredo e di immagine dei parchi. Si è provveduto all'installazione della segnaletica di confine, informativa ed interna. Si sono infine pubblicati opuscoli informativi tipo libretti, depliants e cartine dei sentieri dei parchi. Si è allestito un centro d'informazione per il parco naturale Gruppo di Tessa. Ogni anno operai stagionali forestali provvedono alla manutenzione della rete sentieristica e la ripulitura dell'area del parco.
Ma a fronte di quest'impegno, che in un primo tempo sembrava essere sufficiente a mantenere le zone a parco sotto controllo, aumentano le esigenze oggettive, essendo cresciuta nel corso degli anni la fruizione e soprattutto la domanda da parte di strati sempre più ampi di popolazione locale di un maggior controllo e presenza degli operatori incaricati alla gestione del parco. Per far fronte a queste nuove esigenze e per poter gestire più completamente i 7 parchi naturali provinciali è essenziale che l'Amministrazione esca da uno stato di stallo per puntare ad un potenziamento, che aumenti la credibilità del'l'istituto parco. In particolare si dovrà potenziare il controllo e a questo proposito è prevista l'istituzione di una nuova figura: il ranger che, affiancandosi agli organi di polizia forestale, che fino ad ora hanno svolto il controllo nei parchi, possa svolgere, accanto ai necessari controlli, un'attività d'informazione per i visitatori.
Altra attività senz'altro da potenziare è quella informativa tramite la creazione di nuovi centri d'informazione e la possibilità di mettere a disposizione strutture adatte per poter svolgere attività di educazione ambientale per scolaresche locali e di fuori provincia.
Settore che fino ad oggi ha rivestito poca importanza e che invece è essenziale per poter gestire correttamente un'area protetta è la ricerca scientifica, che in futuro dovrà essere seguita con maggior interesse.
Come si vede il lavoro che ci aspetta è ancora intenso e stimolante. Se l'Amministrazione provinciale saprà rispondere alle esigenze che si fanno sempre più pressanti non solo da parte degli addetti ai lavori, ma anche dalla popolazione, potremo di nuovo considerarci soddisfatti del nostro 15,3% di territorio a parco, sapendo che esso sarà gestito secondo le aspettative dei fruitori che in definitiva è l'intera società.