Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 2 - FEBBRAIO 1991



Il mistero per l'Ambiente alla scoperta delle aree protette italiane.
Stefano Cavalli
IL Ministero per l'Ambiente ha recentemente avviato una indagine conoscitiva sulle aree protette italiane attraverso la diffusione di un questionario che vorrebbe rilevare per ciascuna area, parco o riserva, statale o regionale, le caratteristiche salienti del territorio e dell'organizzazione funzionale della entità amministrativa e/o gestionale.
Il Comitato Scientifico del Coordinamento Parchi e Riserve Italiani è attualmente impegnato in uno studio sul funzionamento delle aree protette regionali e pertanto la curiosità nei confronti dell'iniziativa del Ministero per l'Ambiente è stata doverosa ed obbligatoria: ma siamo rimasti globalmente delusi dal documento che qui riproduciamo integralmente nella sua "grafica" originale.
Le osservazioni che si possono fare sul documento, che nasce dopo cinque anni dalla istituzione del dicastero deputato al coordinamento delle iniziative legislative e tecniche per la conservazione della natura in Italia, sono molte, a partire dal rimpianto che nelle pieghe del bilancio del Ministero non ha, sinora, mai trovato spazio uno stanziamento, anche modesto, per far svolgere a da deguate organizzazioni o figure professionali all'altezza del compito una indagine di questo tipo.
Vi sono voci che il Ministero intenda finalmente stabilire un collegamento ufficiale con i ricercatori del C.N.R., che da anni svolgono autonomamente una puntuale azione di censimento e conoscenza delle aree protette. Se queste indiscrezioni si trasformeranno in realtà, allora non si comprende come lo stesso dicastero avvii in parallelo una azione gemella, di livello non certamente superiore.
Abbiamo voluto riportare l'originale ed integrale stesura del questionario, sulla quale fare alcune osservazioni in merito ai punti che più degli altri si mostrano inadeguati a questo tipo di indagine.
  • a) L'opportuno distinguo operato per i parchi (nazionali e regionali) non viene replicato per le riserve, con conseguente possibilità di errori ed equivoci, essendo vigenti oltre 140 riserve statali ed altrettante regionali.
    Per le riserve non risulta correttamente definito (non vengono fornite note per la compilazione) cosa si intenda con la definizione "protezione speciale" che contraddistingue la prima colonna.
    Nella seconda, invece, si introducono criteri tra loro diversi di classificazione: infatti "generale" e "particolare" sono aggettivi riferiti al tipo di gestione, mentre "marine" indica una caratteristica dell'ambiente.
    Analogo equivoco nella terza colonna, dove l'ultima definizione (naturale marina) si colloca fuori tema rispetto a quelle che la precedono.
  • b) L'inserimento delle zone umide in questa posizione del questionario fa supporre che si riferisca all'applicazione della Convenzione di Ramsar, ma nel caso (frequente) la zona umida non rappresenti la totalità dell'area protetta, il dato che ne scaturisce risulta di scarsa utilizzazione; inoltre non tutte le aree umide aderiscono alla Convenzione di Ramsar.
  • c) La tipologia geografica prevista è insufficiente a comprendere le aree protette italiane, anche in un inquadramento per grandi linee.
    In questa "griglia" è impossibile collocare molte aree geografiche nel nostro Paese, come i sistemi collinari e montuosi compresi tra le Prealpi a nord e l'Appennino a
    sud, ed in alcun modo collegabili a quei sistemi orografici, quali:
    Colli Euganei e Berici, le Langhe, il Monferrato, l'Oltrepò Pavese. Lungo la Penisola altri esempi di aree non collegabili allo schema proposto: le Alpi Apuane, il Monte Amiata, i Colli Laziali, i Monti Aurunci, l'Etna, il Conero, il Gargano, i Monti del Salento, la Sardegna montana.
  • d) Domanda più adeguata alle piccole riserve che ai parchi; ad esempio vengono omessi i consorzi, forma di gestione molto diffusa nei grandi parchi regionali.
  • e) Le voci previste non coprono le tipologie di personale operante nei parchi. Ricondurre tutte le figure professionali solo a due voci, obbliga a relegare tra gli amministrativi i tecnici ed il direttore; la figura dell'operaio, invece, trova impossibilità di collocazione.
    Vi e una rinuncia anticipara ad acquisire informazioni preziose
  • f) Quesito posto in modo ingenuo. Normalmente negli ecosistemi convergono caratteristiche sia di tipo abiotico (geologia) ehe faunistico e floristico, talvolta anche antropico; inoltre la definizione di"qualità"e un termine più adatto a ricerche merceologiche che ad un "check-up" di complesse strutture gestionali territoriali. Le informazioni acquisite in questo modo risultano inutili ai fini di una valutazione territoriale delle aree protette, in particolare per quelle di area vasta.
  • g) La capacità operativa dei parchi risulta essere largamente sottostimata. In una recente indagine dell'U.P.I (1989) condotta presso le aree protette regionali italiane, su un campione di 62 enti è emersa una versatilità notevole, con 24 campi di attività effettiva: dalla agricoltura biologica alla difesa degli ecotipi locali; dalla gestione forestale all' allestimento di banche dati per la gestione del territorio.
    La prima indagine con valore di monitoraggio tra le altre 500 aree protette italiane condotta dal Ministero per l'Ambiente non presenta nè originalità rispetto alle iniziative condotte precedentemente dal C.N.R. o dall'U.P.I., nè è rilevabile un adeguato approfondimento.
    Il giudizio, complessivamente, è quindi negativo, in quanto le informazioni acquisite con questo documento sono già pubblicate e pertanto note. Il Ministero per l'Ambiente poteva sfruttare in modo migliore il fatto di essere giunto ultimo nell'acquisizione di informazioni sulle aree protette italiane, formulando la sua indagine in modo da partire dalle attuali conoscenze per aggiungerne di nuove, soprattutto indagando sugli aspetti gestionali ed operativi.
    Una occasione mancata che rimanda alla bibliografia esistente per una adeguata informazione sulle aree protette italiane.