Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



Tempi luoghi per i parchi
Maurizio Pagani*
Dopo 4 anni di gestazione in questa legislatura, che si aggiungono a quelli delle precedenti, la Camera ha licenziato la legge quadro sulle aree protette meglio conosciuta come "legge sui parchi". Ora la legge passa al Senato e pare ci sia la ferma determinazione di licenziarla nello scorcio restante dell'attuale legislatura.
La defatigante lunghezza dei tempi di discussione non va addebitata genericamente all'improduttività parlamentare, ma alla complessità e importanza dei problemi sottesi dalla legge.
La giusta richiesta dell 'opinione pubblica e degli ambientalisti in particolare di un'urgente e consistente definizione di confini e norme di governo e salvaguardia delle zone di pregio naturale della penisola si scontra con una serie di conflitti e ostacoli di tipo costituzionale, giuridico, sociale ma anche di equità e giustizia la cui mancata preventiva risoluzione vanificherebbe di fatto la legge e la priverebbe di quel consenso popolare, prima ancora che di quello di legittimità, rendendola di fatto inapplicabile.
Le difficoltà riguardano in maggior misura i parchi nazionali che, unitamente ai parchi regionali e alle riserve naturali, costituiscono il complesso delle zone protette, oggetto della legge.
Nell'immaginario comune, il concetto di "parco nazionale" è associato a quello di "tutela assoluta" della natura e ai modelli dei grandi parchi nordamericani o neozelandesi, istituiti già nell'800, laddove la natura è veramente sovrana e libera. Si dimentica, purtroppo, che l'Italia è un territorio ormai completamente antropizzato da secoli e quindi la tutela assoluta della natura si scontra con una serie di interessi e diritti legittimi degli abitanti, tra cui quello di proprietà. Non a caso i grandi parchi esteri sono insiediati totalmente su proprietà demaniali.
Quindi, l'avvicinarsi a tale modello comporterebbe o l'esproprio generalizzato (strada evidentemente impercorribile) ovvero la concessione di una serie di ristori e risarcimenti commisurati alle limitazioni dei diritti di proprietà e di altro tipo che si vanno a costringere nel momento dell'imposizione del vincolo a parco nazionale.
E' quest'ultima la strada che intende percorrere la proposta di legge. Tra le difficoltà, quella non indifferente delle disponibilità di ordine finanziario, al momento, del tutto insufficienti allo scopo.
Ma non solo di questo si tratta. La qualifica di "nazionale" comporta il riconoscimento di un interesse superiore tale da richiedere la preminente tutela dello Stato. Significa, quindi, anche l'estromissione o la limitazione delle regioni e delle comunità locali dall'esercizio di loro riconosciuti diritti.
Da ciò sono da prevedersi una serie di conflitti di competenza che non faciliteranno certo la vita dei parchi.
Attualmente, in Italia, esistono cinque parchi nazionali in diverse e non sempre sufficienti condizioni di funzionalità, che coprono una superficie di 273 mila ettari pari allo 0,91% di quella nazionale.
L'obiettivo è quello di giungere a coprire il 6,8% del territorio nazionale con zone protette di vario tipo (regionali, riserve, zone umide, eccetera) di cui circa il 3% con parchi nazionali. Tra questi sono già stati individuati per legge, nel 1988, i parchi del Pollino, dei Monti Sibillini, delle Dolomiti Bellunesi, del Golfo di Orosei, mentre per iniziative ministeriali si sono aggiunti quelli dell'Arcipelago Toscano, delle Foreste Casentinesi e del Delta del Po, tutti in fase di stentata gestazione.
La nuova legge approvata alla Camera istituisce sette nuovi parchi nazionali più dieci aree di reperimento. Avremo, così, 29 parchi nazionali, che corrispondono certamente rilevanti interessi naturali da difendere ma non si sa in quale misura protranno essere supportati da adeguati finanziamenti pubblici posto che la legge stessa prevede solo 80 miliardi nei prossimi tre anni, per le nuove istituzioni a fronte di 600 miliardi complessivamente disponibili.