Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



Operazione stambecco: un esempio di cooperazione internazionale
Patrizia Rossi*

Il Parco Naturale dell'Argentera, in Italia, e il Parco Nazionale del Mercantour, in Francia, sono due aree protette, divise da una frontiera di Stato ma unite da una straordinaria storia in comune.
Tutto cominciò con una visita di Re Vittorio Emanuele Il in Valle Gesso: la prima conseguenza fu la creazione di una Riserva Reale di Caccia, nel 1857.
A quell'epoca il regno dei Savoia comprendeva anche la Contea di Nizza, che poi, a seguito del trattato di Plombières, passò alla Francia. Tuttavia Vittorio Emanuele Il poté conservare le sue riserve di caccia.
A quei tempi (e ancora oggi) le montagne costituivano solo una frontiera politica. Gli abitanti di entrambi i versanti avevano gli stessi usi e costumi, la stessa lingua. Dopo la seconda guerra mondiale la frontiera viene arretrata sullo spartiacque: ma la storia comune continua.
Molti auspicano allora la creazione di un Parco Internazionale per la protezione di un patrimonio naturale veramente unico.
Ma l'idea non si concretizza a causa di interessi contrastanti e dell ' opposizione delle popolazioni locali. Vengono allora create, per la gestione dell'importante patrimonio faunistico, due Riserve di Caccia gestite da enti pubblici: la Réserve du Boreon, in Francia, e la Riserva di Val dieri Entracque, in Italia, trasformate poi rispettivamente in Parc National du Mercantour, nel 1979, e nel Parco Naturale Regionale dell'Argentera, nel 1980.
E ancora l'esigenza di una gestione comune e coordinata delle popolazioni di ungulati del Massiccio Argentera-Mercantour a spingere i due parchi ad una collaborazione di fatto, sancita poi dal "gemellaggio" firmato a Tenda (luogo simbolico perchè ieri italiano e oggi francese) dalle reciproche autorità nel luglio del 1987. Si dà così l'avvio ad una serie di iniziative e progetti scientifici comuni, primo dei quali è l"'Operazione stambecco".

Gli stambecchi dell'Argentera-Mercantour:
origine ed evoluzione della popolazione

La presenza degli stambecchi nel Massiccio dell'Argentera-Mercantour è dovuta alla reintroduzione di 25 individui nell'antica Riserva Reale di Valdieri-Entracque, in Italia, negli anni tra il 1920 e il 1932. Gli animali, prelevati dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, furono complessivamente 10 femmine e 15 maschi, liberati a piccoli gruppi di anno in anno. A causa di un tasso di mortalità elevato, è probabile che l'attuale colonia abbia avuto origine da 3 maschi e 3 femmine solamente.
Nel 1938 si contarono 57 individui, tutti localizzati presso il luogo di rilascio (Valletta della Barra). Successivamente i controlli furono interrotti a causa della guerra.
Dopo la guerra, come già detto, furono istituite le due Riserve di Caccia. L'unico dato di questo periodo (1947 - 1963) è una stima del Couturier, relativa agli anni '60, il quale valuta la popolazione a 250 individui. In questo periodo (anni 1957 - 1958) cominciano le prime osservazioni sul versante francese, lungo la catena di confine.
Dopo il 1963 la Riserva di Valdieri-Entracque inizia ad effettuare regolarmente i censimenti annuali della popolazione, proseguiti poi dal Parco dell 'Argentera. l dati, analizzati da Tosi et al. (1986) dimostrano che l'effettivo della popolazione fluttua attorno ai 400 individui, con brusche cadute dovute a inverni particolarmente rigidi, seguite da una ripresa delI ' accrescimento numerico (fig.1) . Il massimo storico è registrato nel 1972 con 560 individui. Lo stesso anno 150 animali sono osservati sul versante francese. Tra gli anni 1970 e 1980 la penetrazione di stambecchi in Francia è aumentata, come numero di individui e come estensione delle zone frequentate. Tuttavia tutti gli stambecchi passano l'inverno in Italia: gli areali di svernamento, pur notevolmente ampliati, sono situati nei valloni attorno all'antico sito di reintroduzione della Barra.

L'operazione stambecco

La situazione fin qui analizzata lasciava aperti vari interrogativi tra i quali:

  • perchè la stagnazione della popolazione, nonostante vasti territori disponibili e non ancora colonizzati?
  • come avvengono le migrazioni dagli areali invernali aquelli estivi equal' è I 'organizzazione spazio-temporale della popolazione?
    Per dare una risposta a queste ed altre domande il Parco dell 'Argentera e il Parco del Mercantour iniziano nel 1986 un programma di studi, ricerche sul campo e interventi denominato complessivamente "operazione stambecco".
    Questo programma prevede:
  • studio della consistenza e della struttura della popolazione attraverso censimenti generali annuali e controlli ripetuti periodicamente tramite percorsi campione. I censimenti vengono effettuati in collaborazione e contemporaneamente sul versante italiano e su quello francese. Vengono inoltre valutati il rapporto *a i sessi, la consistenza delle varie classi d'età, l'indice di fecondità delle femmine;
  • studio dell'organizzazione spazio-temporale generale della popolazione, sulla base delle osservazioni effettuate dai guardiaparco;
  • cattura e marcaggio di animali, rilasciati poi sul luogo medesimo di cattura, allo scopo di poterne seguire la migrazione stagionale o la dispersione naturale alla periferia della popolazione. II sistema di marcaggio utilizzato era l'applicazione di marche auricolari colorate in modo da poter identificare ogni singolo animale. Per seguire più agevolmente gli spostamenti, oltre all'osservazione diretta, sono stati utilizzati altri due metodi complementari:
    • a) radiotelemetria a mezzo di radiocollari V.H.F. b)sistema ARGOS (radiotelemetriaviasatellite);
  • infine sono stati realizzati due interventi di cattura e trasferimento in altre zone a scopo di ripopolamento. Sono stati individuati due siti di rilascio, uno nel Parco dell'Argentera e uno nel Parco del Mercantour, scelti in base alla valutazione di vari parametri (esposizione, pendenza, substrato, eccetera) secondo criteri ormai ben consolidati (Couturier 1962, Nievergert 1966, Tosi et al. 1986, Wiersema 1986).
    Il Monte Matto, sito di rilascio in Italia, è situato ad una distanza lineare di 4 Km. dal limite occidentale della popolazione principale. Presenta un versante esposto a sud-sud-est, con una pendenza media del 68,8% e un dislivello da 1368 m. a più di 3.000 metri, adatto alla presenza invernale degli stambecchi.
    Le operazioni di cattura e rilascio hanno avuto luogo nel mese di maggio degli anni 1986 e 1987. Gli animali venivano catturati a mezzo teleanestesia (siringhe contenenti anestetico lanciate con una cerbottana) nel luogo di massima concentrazione primaverile, dove sono facilmente avvicinabili ed è quindi possibile effettuare una "scelta" degli animali più adatti: è infatti opportuno che il gruppo di animali da rilasciare sia ben strutturato per quanto riguarda il rapporto tra i sessi e le classi d'età, dando una leggera preferenza alle femmine e agli animali giovani e in età riproduttiva (figg.2 e 3). Di ogni animale venivano rilevati i dati biometrici e valutato lo stato di salute. Venivano poi trasportati a mezzo elicottero in una cassa e rilasciati a gruppi di 34 per volta.
    Il sito francese era stato individuato a Roche Grande, presso il Col de la Cayolle, a 40 km. dal limite occidentale della popolazione d'origine (fig. 4). Le operazioni di rilascio hanno avuto luogo nel 1987, a partire da animali catturati sul versante francese e, nel 1989, a partire da animali catturati in Italia.
    Negli anni seguenti gli animali sono stati costantemente osservati nei due siti di rilascio, dove si sono verificati comportamenti piuttosto differenziati.
    Nel Monte Matto il 37% degli animali è ritornato sul luogo di cattura. Almeno un maschio e una femmina hanno effettuato un percorso di andata e ritorno dal luogo di rilascio al luogo di cattura e viceversa (fig. 5). Probabilmente sono stati seguiti in questo percorso da altri animali, non marcati,complessivamente l l,successivamente osservati nella nuova colonia. Per quanto riguarda la struttura della nuova colonia è da sottolineare il basso tasso di natalità, simile a quello della colonia madre e assolutamente anormale nel caso di creazione di nuove colonie.
    La situazione nel sito francese rivela una grande dispersione iniziale, con spostamenti anche di 15 km. in 24 ore (fig. 6), e successivamente un accantonamento degli animali a piccoli gruppi. In questo sito la strategia di riproduzione delle femmine corrisponde perfettamente al caso di popolazioni in fase di crescita: fecondità a partire dall 'età di 18 mesi e riproduzione ogni anno. Nel caso del Matto, invece, la distanza limitata tra la popolazione madre e la nuova colonia e i continui "scambi" di animali tra le due l`anno sì che anche questo nuovo gruppo sia soggetto alla stessa strategia di regolazione della riproduzione adottata dalla colonia madre. Questo ci induce a considerare l'intervento non come la creazione di una nuova popolazione, ma come un ampliamento "forzato" della popolazione principale. Fin qui I 'operazione condotta sul terreno. Accanto ad essa è stata portata avanti una vasta campagna di studi, informazione e sensibilizzazione (figg. 7 e 8).
    Sono stati organizzati due convegni, uno alle Terme di Valdieri su "Lo stambecco delle Alpi" di cui sono stati recentemente stampati gli Atti e uno a Montecarlo, sulle "Tecniche di telemetria dei vertebrati terrestri".
    E stato stampato un depliant bilingue sull 'operazione, insieme ad un poster e un adesivo, a scopo informativo e di sensibilizzazione. Sono state organizzate conferenze a vari livelli e "stages" di osservazione degli stambecchi.

L'esperienza accumulata nel lavoro in collaborazione col Parco del Mercantour ci ha consentito, tra I 'altro, di programmare un 'altra prestigiosa reintroduzione, quella del gipeto o avvoltoio barbuto. Il progetto è in avanzata fase di preparazione e si pensa di poterlo concretizzare il prossimo anno con il primo rilascio di animali.
Il tema "stambecco", invece, ci ha consentito di allacciare rapporti con un altro parco europeo, questa volta un pò più lontano: il parco regionale spagnolo de "La Sierra de Las Nieves", in Andalusia, provincia di Malaga.

La "Cabra Montes" e La Sierra de Las Nieves

Il Parco de La Sierra de Las Nieves è stato recentemente istituito dalla Regione Andalusia nell'entroterra montuoso tra Marbella e Ronda ed ha molti aspetti in comune con il Parco del I ' Argentera:

  • discrete elevazioni (là quasi 2.000, qui 3.300 metri) a poca distanza dal mare;
  • un alto numero di endemismi botanici;
  • lo stambecco (Capra pyrenaica hispanica).
    Subito dopo la sua designazione il Presidente di quel Parco, Julian de Zulueda, che conosce da anni il Parco dell'Argentera, incarica l'équipe del professor Balbo dell'Università di Torino di impostare la gestione faunistica del nuovo parco spagnolo e soprattutto di avviare studi per combattere la rogna sarcoptica che, dopo aver decimato la popolazione di stambecchi di Cazorla, più a nord, sta cominciando a far capolino anche nel nuovo parco.
    Contemporaneamente viene organizzato un programma di ricerca scientifica che prevede valutazioni comparative tra le due specie di stambecco. In questo ambito vengono avviati scambi di personale e di esperienze tra i due parchi: nelI 'autunno del 1990 ho partecipato alle operazioni di censimento nel parco spagnolo e nella primavera del 1991 una delegazione di colleghi spagnoli ha assistito da noi alle operazioni di cattura. Nel 1992 gli spagnoli hanno in programma l'organizzazione di un convegno europeo sullo stambecco. In quell'occasione, con tutta probabilità, si festeggerà un nuovo gemellaggio.

Ringraziamenti
Desidero sottolineare il fatto che l'operazione stambecco ha avuto pieno successo perché è il risultato di un lavoro di équipe, dove il personale dei parchi ha saputo fare egregiamente la sua parte, dal tecnico, al guardiaparco, all'impiegato amministrativo, ognuno secondo il proprio ruolo e la propria professionalità. Inoltre non è da sottovalutare l'apporto delle collaborazioni esterne, che qui vorrei citare: l'équipe del professor Balbo dell'Università di Torino, l'équipe di biologi del dottor Tosi dell ' Univeriità di Milano e dell ' Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina di Bologna, il Servizio Veterinario dell ' USSL n.60, competente per territorio, e tutte le amministrazioni che, mediante il rilascio delle prescritte autorizzazioni, hanno consentito lo svolgersi delle operazioni.

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*Direttore del Parco Naturale dell'Argentera