Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



Un parco per il Vulcano
Salvatore Cucuzza Silvestri

Nell'ambito delle molteplici attività d'informazione e di ricerca che si vanno svolgendo sulle più svariate tematiche riguardanti i problemi ambientali che coinvolgono unitamente agli studiosi anche i responsabili della cosa pubblica, continua ad avere giusta rilevanza ormai da un paio di decenni - lo specifico riferimento al parco naturale dell'Etna, alla sua costituzione, al suo significato, al suo funzionamento ed alle prospettive soprattutto in relazione alle ricadute culturali, sociali ed economiche. Ben vengano quindi tutte le manifestazioni e tutti gli incontri aperti che si prefiggano illustrazioni, chiarimenti ed approfondimenti di ogni tipo, accompagnati ove se ne riveli la necessità - da opportuni dibattiti e discussioni, sempre con ovvie finalità costruttive e con seri obiettivi programmatici, che possano contribuire, oltre tutto, ad una presa di coscienza sempre più partecipativa nei vari settori caratterizzanti le numerose e spesso non semplici problematiche.
Di grande utilità va ritenuta inoltre ogni iniziativa che si prefigga anche un bilancio - sia pure per grandi linee - delle realizzazioni e dei traguardi raggiunti, o prossimi ad essere raggiunti, supportato dai più ampi ed auspicabilmente soddisfacenti chiarimenti tecnici, scientifici e di carattere amministrativo, sulla base delle programmazioni eleborate, degli impegni assunti e delle disposizioni date e/o ricevute ad ogni livello dagli organismi responsabili, sia centrali che periferici.
Bilancio che tenga conto soprattutto delle legittime aspettative delle laboriose popolazioni etnee, che tanto sono legate alla loro terra e che tanto sperano nell'opportunità e nell'efficacia delle iniziative e dei provvedimenti che rientrano nei compiti e nelle funzioni delle Amministrazioni preposte alla sempre più corretta gestione del territorio.
Si ritiene pertanto opportuno proporre ancora qualche considerazione - sia pure schematicamente semplice - su alcuni aspetti specifici del territorio etneo oggetto di salvaguardia come "parco naturale", non certo in relazione alle disposizioni amministrative alle quali fa riferimento anche l'articolo di Giuseppe Riggio apparso nel n. 1 (ott. 1990) di questa stessa Rivista, ma piuttosto nei riguardi dei fenomeni naturali di "vulcanismo attivo", che hanno richiamato e richiamano da sempre l'attenzione su quelle che indiscutibilmente rappresentano le caratteristiche precipue del territorio protetto. L'Etna è appunto un vulcano attivo ed il comprensorio è inserito in un parco naturale, primo esempio in Italia, dove non mancano i vulcani ed i parchi!
Va ribadito ancora una volta che trattasi di una delle aree vulcaniche più complesse del bacino mediterraneo. E ciò non soltanto per la molteplicità e per l'eterogeneità del substrato sul quale si è insediato il mondo vivente (compresa ovviamente la colonizzazione antropica che, fra l'altro, ha provocato trasformazioni spesso profonde e radicali in funzione delle varie esigenze di insediamento e/o di sfruttamento), ma soprattutto per la stragrande varietà di manifestazioni naturali che hanno coinvolto e che tuttora sono in grado di coinvolgere - nel loro estrinsecarsi porzioni di territorio ora limitate e circoscritte ora vaste ed aperte, talvolta perfino con non poche ripercussioni sulle aree circostanti.
Questa può senz'altro considerarsi la motivazione più valida ed evidente che determina il valore ed il significato dominante del comprensorio etneo, sede da millenni di fenomeni che testimoniano un'incessante "vitalità endogena", capace di innescare processi continui di "ringiovanimento ambientale" e talvolta anche causa di notevoli sconvolgimenti con effetti più o meno duraturi nel tempo e nello spazio.
Tl settore principale del territorio incluso nel parco etneo comprende rispettivamente I 'area sommitale del vulcano, I'imponente e suggestivo baratro della Valle del Bove, le zone medio-alte dei versanti Nord, Ovest e Sud (caratterizzate, spesso in modo dominante, da un notevole addensamento di conetti eruttivi secondari, talvolta detti anche " avventizi") e gran parte delle aree che si sviluppano immediatamente a monte dei Comuni circumetnei. E' proprio questa la porzione della regione etnea dove sono più vivi e meglio tangibili i segni di quel vulcanismo che, per essere "attivo", ha impresso e va tuttora imprimendo al territorio il suo prevalente carattere: colate di lava dalla più varia e tormentata morfologia superficiale qui si alternano a zone, più o meno limitate, già conquistate dalla vegetazione, mentre appunto decine e decine di collinette di scorie e sabbioni vulcanici sorgono qua e là, ora isolate ora caratteristicamente allineate, a testimoniare che in varie epoche, attraverso squarci e fratture di neoformazione, I'attività eruttiva si è manifestata ad ogni quota sui fianchi del grande vulcano, in maniera più o meno indipendente dall'andamento dei fenomeni che possono persistere presso le bocche sommitali. Sono questi i segni delle attività eruttive "laterali" o "radiali" ( e talvolta perfino "bilaterali") comprese - in prevalenza nel quadro delle attività del cosiddetto "Mongibello", il sistema eruttivo più recente dell'intero comprensorio, che si è andato formando (da circa 30.000 anni) dopo il collasso "calderico" di un gruppo di precedenti edifici vulcanici costituenti, a loro volta, il cosiddetto "Complesso del Trifoglietto" o "Etna precalderico" (che dominava il settore dell 'attuale Valle del Bove).
In questa stessa area - che nella tipologia del parco è indicata come"zona A"-especialmente nella porzione più centrale e quindi più elevata, si hanno ovviamente gli effetti di tutte le manifestazioni, ora parossistiche ora moderate, degli apparati sommitali, costituiti questi ultimi dal cratere centrale ( con le sue voragini generalmente beanti, sede di persistente emissione di vapori e gas magmatici sprigionantisi dalla parte alta del condotto eruttivo principale) e dalle più vicine bocche secondarie, che rappresentano i cosiddetti "crateri subterminali", spesso attivissimi, come negli ultimi decenni. E' questo descritto l'insieme degli elementi essenziali formanti la parte più viva e vitale del vulcano: quella cioè soggetta a più rapide e talvolta violente trasformazioni che imprimono il carattere prevalente al settore centrale del parco etneo. Settore nel quale - va ancora detto - si hanno anche le testimonianze più evidenti e scientificamente più importanti del continuo e spesso sorprendente tentativo di "conquista" che i rappresentanti del mondo biologico vanno esercitando giorno dopo giorno, in lotta anche con le difficili condizioni climatico-meteorologiche che si sommano a quelle non certo pienamente accoglienti del substrato in continuo rinnovamento.
Ecco quindi esaltata I ' importanza di quest'area al margine della quale le piante (dal modesto lichene alla splendida betulla) e gli animali (dalla fragile farfalla al vivace coniglio) sono tenacemente impegnati in una silenziosa contesa del tutto singolare, contribuendo in modo più o meno determinante e significativo alla caratterizzazione di un territorio tanto eccezionale, se non addirittura unico nell'ambito della regione mediterranea. Sono queste le manifestazioni di lenti e complicati processi d'insediamento, di adattamento, di resistenza e di sviluppo evolutivo che segnano ed esaltano l'importanza di ogni tappa che, fra l'altro, richiama alla mente - con le debite proporzioni e con le ovvie riserve - I'arduo difficile cammino già percorso dal mondo vivente, nei primordi della formazione del pianeta, nell'affrontare e superare quelle innumerevoli difficoltà ambientali .
A completare il quadro di tanta eccezionalità si aggiungono le spettacolari emergenze di una delle più ampie ed interessanti "conche calderiche" d'Europa: la già citata Valle del Bove. Questa si apre sull'alto fianco orientale del grande vulcano e mostra, in seguito al colossale sprofondamento che l'ha originata, migliaia e migliaia di anni or sono, alcune delle più significative strutture interne di quel complesso di antichi edifici vulcanici ormai inattivi e più o meno profondamente squarciati e distrutti. Sono così osservabili sulle pareti del grande baratro, che si sviluppano quasi a picco (e che in qualche tratto raggiungono anche i mille metri di dislivello), innumerevoli testate di antiche colate laviche, intercalate a banchi di "tufi" e di "tephra", e singolari corpi rocciosi filoniani, costituenti i cosiddetti "dicchi", originati da primordiali penetrazioni magmatiche in altrettante primordiali fratture. Il tutto a testimonianza delle molteplici attività certamente non storiche - di quegli apparati eruttivi del lontano passato, che hanno preceduto il sorgere ed il predominio dell'attuale "Mongibello", cioè dell' "Etna moderno" (talvolta detto anche "Etna vero e proprio").
E l'interesse si accresce nel rilevare il marcato contrasto fra quegli antichissimi atfioramenti - qua e là anche sede di particolari insediamenti vegetazionali alcuni dei quali ritenuti di enorme significato scientifico - e le più recenti colate nerastre e brulle che vi si sono riversate ora dalle bocche sommitali dell'attuale vulcano attivo, ora da conetti secondari, di varia t`orma, struttura e grandezza, impiantatisi proprio nel fondo della stessa valle ( in seguito a più o meno prolungati fenomeni eruttivi "subterminali" e/o "laterali").
Ma il territorio protetto come parco non comprende soltanto queste aree piuttosto centrali e a quota relativamente elevata rispetto ai centri abitati; esso infatti, sia pure nelle sue "fasce" esterne (dove la salvaguardia ambientale si esplica secondo particolari criteri che tengono appunto conto soprattutto della vicinanza - o addirittura della presenza più o meno massiccia - degli insediamenti abitativi e del grado di sviluppo delleattività economiche di vario tipo, più o meno direttamente col legate con gli insediamenti stessi), si estende ancor più verso valle, cioè in settori (sempre ricchi di emergenze di carattere geo - vulcanologico) che vanno mostrando, *a l'altro, il graduale passaggio dalle zone più o meno densamente urbanizzate, e a più o meno consistente sfuttamento agricolo, alle aree boschive dove la residenza stabile dell'uomo è alquanto rada o addirittura assente.
Sono queste alcune delle particolarità, spesso marcatamente evidenti, che consentono di rendersi conto non soltanto delle cause geo-climatiche che tale passaggio "a fasce" o "a zone" determinano da sempre ( con ovvie di tendenze a seconda dell'esposizione dei versanti), ma anche dei trattori fondamentali, più propriamente di tipo fisico, caratterizzanti la maestosa entità orografica rappresentata appunto dall'imponente comprensorio etneo, con tutte le sue innumerevoli peculiarità più spiccatamente di significato vulcanologico.
Ma tutto sembra assumere straordinarie dimensioni quando l'Etna è in eruzione tanto presso le bocche sommitali quanto presso eventuali nuove bocche " laterali". Spettacolo ed interesse, curiosità e desiderio di scoprire sempre nuove particolarità di ogni manifestazione, ammirazione estasiata e voglia irrefrenabile di rendersi conto anche dei dettagli: allora tutto si mescola e si esalta, ma sempre con la cautela di chi ha coscienza che i fenomeni vulcanici rientrano nel grande "fantastico" quadro dei più terrificanti ed inarrestabili avvenimenti che caratterizzano I 'evolversi incessante - e qui spesso parossistico - della " vita geologica" del pianeta-Terra, sul quale l'uomo dovrebbe imparare a vivere con maggiore umiltà, conscio dei propri limiti e della propria pochezza di fronte ai grandi eventi naturali .

*Vulcanologo all'Università di Catania