Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



Il parco naturale della Maremma come strumento di educazione ambientale.
Lando Landi*

Nella cultura attuale la maggiore attenzione ai problemi ecologici sembra indicare una tendenza al superamento della logica del "massimo utile immediato"che ha caratterizzato finora il rapporto uomo-ambiente. Infatti l'analisi della "crisi ecologica" e le ricerche in atto per dare ad essa una soluzione nell'ottica dello "sviluppo sostenibile", hanno posto in evidenza l'esistenza di modelli di crescita rispondenti ad un più corretto rapporto con il territorio.
Anche se tutti siamo coscienti e convinti che la sola strategia educativa di per sè non può risolvere il problema ecologico, non possiamo disconoscere l'importanza e l'urgenza di una seria e corretta educazione ambientale delle nuove generazioni.
Nella scuola si è avuto, in effetti, negli ultimi anni tutto un proliferare di iniziative in tal senso. Tuttavia dobbiamo riconoscere che le idee paradigmatiche di questi progetti assai spesso non sono del tutto chiare.Ad esempio non sempre si distingue tra "educazione naturalistica" ed "educazione ambientale". Infatti mentre la tradizione didattica ha, ormai da tempo, attribuito alla prima il significato di "studio delle scienze della natura" (zoologia, botanica e geologia), la seconda, di recente formulazione, non ha ancora un'accezione univoca.
Se andiamo però a cercare la parola "ambiente" su un vocabolario troviamo all'incirca questa definizione: "L'ambiente è l'insieme dei fattori fisici, chimici e biologici che condizionano 1' esistenza degli esseri viventi" . Una definizione che mette in evidenza le relazioni che esistono tra gli organismi e tra questi e le caratteristiche fisiche del luogo dove essi vivono.
Secondo questa definizione per educazione ambientale dovrebbe intendersi, quindi, un processo che, partendo dallo studio dell 'ambiente come ecosistema, cioè come studio delle interrelazioni esistenti tra gli organismi viventi e tra questi e l'ambiente fisico, si propone di fare acquisire la consapevolezza che l'uomo e il suo intervento sono elementi di tali relazioni.
"Educazione naturalistica" ed "educazione ambientale", quindi, pur essendo due cose diverse sono strettamente correlate.
Anzi è importante sottolineare che non si può realizzare una seria "educazione ambientale" se non collegandola ad un'altrettanto seria "educazione naturalistica". Infatti, se l'educazione naturalisticaci fornisce gli elementi indispensabili per capire, I'educazione ambientale utilizzando questi strumenti dovrebbe cercare di dare ai giovani non il rimpianto di un mondo perduto ma la consapevolezza delle potenzialità progettuali dell ' uomo, riconosciuto come elemento attivo di un ambiente che comunque ne condiziona la sopravvivenza.
In questa prospettiva sia l'educazione naturalistica sia l'educazione ambientale devono proporsi di fare acquisire ai ragazzi strumenti cognitivi esprimibili in termini di:
concetti ordinatori indispensabili alla lettura dell'ambiente, ad esempio, "ciclo vitale", "popolazione", "produttore", "consumatore", "interazione biologica", "catena alimentare", "ecosistema", "equilibrio biologico";
conoscenze esemplificative, relative alle relazioni esistenti tra le specie viventi e alle trasformazioni apportate dall'uomo nel paesaggio;
metodologie specifiche, ad esempio come si può osservare il comportamento di determinati esseri viventi, come si effettua una campionatura in una ricerca di tipo naturalistico, come si elaborano i dati raccolti;
atteggiamenti di autonomia conoscitiva, ad esempio la curiosità verso il mondo circostante, il gusto per la scoperta, la fiducia verso le proprie capacità intellettuali.
E' abbastanza ovvio che le abilità e gli atteggiamenti sopra citati non possono venire acquisiti mediante la lettura di un manuale, ma forse non è banale sottolineare che anche i concetti e le conoscenze saranno molto meglio compresi nei loro significati funzionali, e quindi risulteranno più flessibili nelle loro applicazioni, se verranno "costruiti sul campo", per risolvere problemi
sorti nel corso della ricerca, anzichè semplicemente studiati su un libro (Dewey, 1961). Per questi motivi è necessario prevedere attività all'aperto.
La scuola difficilmente dispone di occasioni adeguate a sviluppare nei ragazzi una reale conoscenza della natura e del rapporto che l'uomo può instaurare con essa. Per sopperire a questa carenza l'Amministrazione del Parco naturale della Maremma con la collaborazione di alcuni Dipartimenti delle Università della Toscana ha avviato, da alcuni anni, un progetto educativo che si articola in un complesso di iniziative, alcune delle quali specificatamente rivolte ai docenti, altre agli allievi. Tra le iniziative rivolte ai primi sono da ricordare gli .stages per l'aggiornamento degli insegnanti delle scuole elementari e medie. In essi si intrecciano esperienze di tipo informativo ed altre di tipo operativo su alcuni temi specifici riguardanti le caratteristiche degli ambienti della Maremma.
Di rilievo è anche la cura posta nell'elaborazione, e pubblicazione in collane differenziate, di proposte didattiche che traducono in termini adeguati ai vari livelli scolastici i risultati delle ricerche compiute da esperti dei diversi settori disciplinari nel territorio del Parco.
Tra le varie iniziative rivolte agli allievi hanno particolare importanza le "Settimane ecologiche" che prevedono il soggiorno di classi della scuola elementare e media all'interno del Parco per studiarne l'ambiente nelle sue componenti naturali e storico-sociali. E' interessante notare che per ospitare ragazzi ed insegnanti vengono attualmente utilizzate vecchie e suggestive strutture, un tempo usate dai lavoratori stagionali che si recavano in Maremma, di recente restaurate per renderle adeguate alla loro nuova funzione. In efetti il Parco raduna una tale ricchezza di possibilità didattiche che difficilmente se ne può trovare l'uguale in un'unica zona.
La molteplicità di sistemi naturali, dal bosco alla macchia, dalla gariga alla prateria, dalla palude al fiume, dalla duna alla falesia, con una grandissima varietà di flora e di fauna ne lá un luogo eccezionale. Se a ciò si aggiungono le potenzialità didattiche offerte dagli insediamenti umani (le cui prime tracce risalgono all'epoca paleolitica) e dalla diversa utilizzazione delle risorse ambientali nel tempo, ancora leggibili nel paesaggio agrario e forestale, si può affermare che il Parco si presta come laboratorio ideale per uno studio del territorio. L'esperienza delle "Settimane ecologiche" può offrire,quindi,ai ragazzi, insieme a dun'occasione di vita comunitaria in un ambiente nuovo, la possibilità di percorrere un itinerario conoscitivo impegnativo ed interessante al di fuori della solita aula scolastica, in una condizione che ha tutti i requisiti per entusiasmare.
Ma per utilizzare adeguatamente queste potenzialità educative, perchè il soggiorno non si "bruci" nell'eccitazione dell'evasione dal quotidiano scolastico, occorre che l'attività sia preparata con molta cura.
L'esperienza ormai pluriennale delle "Settimane ecologiche" ha mostrato che questa preparazione, quando esiste, viene generalmente realizzata seguendo due fili conduttori, che possono essere diversamente intrecciati tra loro: quello estetico e quello informativo.
L'approccio "estetico" ("Andiamo ad ammirare un lembo incontaminato della Maremma...") è il più difficile perchè può inavvertitamente slittare nel retorico e nel banale. Con ciò non si vuole negare l'importanza della fruizione estetica: la bellezza(quella della natura come quella dell'arte) è indispensabile per mantenere l'uomo psichicamente e spiritualmente sano (Lorenz K., 1988) ma non si può insegnare a gustare il fascino del mondo naturale dicendo semplicemente: "Guarda come è bello!".
Il problema è far sì che i ragazzi scoprano da sé la bellezza della natura. La commozione estetica è una conseguenza della conoscenza, non un suo forzato presupposto.
L'approccio "informativo" (si studia per avere più informazioni possibili su ciò che andremo a vedere: il soggiorno permetterà di verificare ciò che si è appreso) è quello più diffuso e più tipicamente scolastico. Questo genere di approccio comporta il rischio che la conoscenza si riduca ad un sapere elencativo e descrittivo "prefabbricato", che spesso rimane ben lontano da una reale comprensione.
Recentemente tra le proposte didattiche del Parco è comparso un terzo tipo di approccio, fino ad oggi poco diffuso: quello problematizzato che cerca di far costruire operativamente ai giovani quegli strumenti cognitivi che abbiamo preso in esame nella prima parte di questo articolo.
Per realizzare 1' approccio problematizzato (che non esclude ovviamente la fruizione estetica e l'apprendimento di conoscenze), occorre passare, nella fase preparatoria, dal semplice studio descrittivo alla costruzione di strumenti necessari per capire la realtà del Parco.
Secondo questa proposta la funzione dell'insegnante è quella di avviare alla problematizzazione, di spingere ad indagare, e non quella di fornire risposte già fatte. Questa diversità è particolarmente evidente quando si affronta il lavoro sul campo. E' infatti assai probabile che, specialmente durante le prime uscite, i ragazzi, anzichè osservare con metodo e fiducia nelle proprie capacità, preferiscano fare domande agli adulti per avere delle comode risposte. In questa situazione è importante che l'insegnante sappia "rilanciare la palla", cioè sappia riproporre il problema in termini adeguati e stimolare l'osservazione per trovare, nei limiti del possibile, in ciò che i ragazzi hanno di fronte gli elementi che permettano loro di rispondere "da soli" alla domanda (Arcà, Guidoni, Mazzoli, 1982).
Questa fatica non è inutile perchè, se è vero che la scuola deve contribuire a sviluppare nei giovani strumenti di autonomia intellettuale, è essenziale rendere gli studenti consapevoli della portata e dell'utilità degli strumenti cognitivi dell'uomo, presentando operativamente l'indagine scientifica nella sua specifica modalità. In effetti chiedere agli allievi di impegnarsi per riuscire a trarre quante più informazioni è possibile dalle loro osservazioni, tentando di collegarle in un sistema di relazioni che permetta di formulare ipotesi plausibili, inventando modi diversi per cercare di verificare queste ipotesi, vuol dire chiedere loro di svolgere un vero e proprio lavoro di indagine scientifica applicando una metodologia corretta anche se condotta con strumenti e tecniche elementari (HofImann, 1983).
Lavorando "da soli" è certamente possibile che i ragazzi giungano a risultati un po' divergenti da... quelle che sono le convinzioni della scienza ufficiale. Non bisogna drammatizzare troppo queste inesattezze. In questa sede, più della correttezza delle nozioni, che possono essere facilmente rettificate al momento opportuno, ci debbono interessare la correttezza dei processi interenziali, il fatto che gli allievi acquisiscano il gusto per la ricerca e la consapevolezza che si può imparare anche dagli errori (Schwab J.J., Brandwein P.F., 1967). In tal modo i ragazzi acquisteranno il gusto del cercare, in sieme alla fiducia nelle proprie capacità intellettuali. ll
cercare di capire diventerà allora un'avventura. Uno studio d'ambiente che, proponendo la scoperta di una utilizzazione delle risorse del territorio nell'ottica di uno "sviluppo sostenibile", metta gli allievi nella condizione di affrontare e risolvere problemi, non solo t`arà scoprire ai ragazzi, attraverso un al`fascinante e diretto contatto con la natura, il delicato equilibrio delle relazioni ambientali, ma svilupperà anche la loro creatività come capacità di inventare strategie nello svolgimento delle indagini, e, soprattutto, mediante l'abitudine alla verifica scientifica, constaterà la formazione di stereotipi e luoghi comuni contribuendo a formare un comportamento personale socialmente responsabile.
Forse a qualcuno potrà sembrare che tutto ciò vada oltre il campo dell'educazione ambientale. Ma non è così, perchè aiutare i giovani ad acquistare autonomia di giudizio e capacità decisionale vuol dire dar loro gli strumenti per creare un mondo nel fluale l'uomo possa ancora vivere.
Già quest'anno alcuni insegnanti che hanno accolto la proposta hanno cominciato a muoversi in questa direzione.
Da parte mia spero di poter presentare quanto prima, su queste pagine, qualche significativa relazione delle esperienze svolte.

Bibliografia

Arcà M., Guidoni P., Mazzoli P., Insegnare scienza. Franco Angeli, 1982, Milano

DeweyJ., Come pensiamo). LaNuova Italia, 1961, Firenze

Hoffmann C., ll pensiero scientif ico nella scuola elementare; in AAVV, Conoscenza scientifica e insegnamento. Loescher Editore, 1983, Torino

Lorenz K., Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. Adelphi, 1988, Milano

Schwab J.J., Brndwein P.F., L'insegnamento della scienza. Armando, 1967, Roma

"Docente della Facoltà di Magistero di Firenze.
Laboratorio Tecnologie educative