Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



PARCHI SCHEDE
Il parco naturale di Paneveggio-Pale di S.Martino
Sandro Flaim e Mauro Bortolotti*

I due parchi naturali esistenti in Provincia di Trento, il Parco Naturale Adamello - Brenta (1) ed il Parco Naturale Paneveggio - Pale di S. Martino, sono nati con il primo piano urbanistico provinciale (2) del 1967, primo piano urbanistico regionale d'Italia. Essi coprivano una superficie rispettivamente di Kmq.504 per il Parco Naturale Adamello - Brenta e di Kmq.157 per quello di Paneveggio - Pale di S. Martino. Tali aree furono ritenute necessarie di particolare attenzioni ".. . per gli aspetti naturali così caratteristici per la singolarità, il pregio e le qualità intrinseche di specie rare di flora, fauna e di aree geologiche da richiedere il divieto di ogni presenza umana oltre quelle poche che servono a rendere accessibili le zone più caratterizzate, senza alterare la loro predisposizione alla contemplazione e al silenzio". (3)
L'indirizzo di tutela era volto verso una prevalente conservazione ambientale a carattere non rigorosamente biologico o naturalistico ma tendente al mantenimento del quadro ecologico spontaneo, sebbene talvolta fossero ammesse leggere modificazioni al paesaggio previo rilascio di un apposito nulla-osta da parte della Giunta provinciale.
In questo quadro di prevalente conservazione era comunque concepito l'inserimento, con attento studio da compiere in sede di piani comprensoriali, di quelle limitate opere ricettive e di arroccamento che, indispensabili al pubblico godimento dei parchi naturali, avrebbero contribuito alla loro valorizzazione. Tali opere sarebbero state eseguite dietro un rigoroso controllo che assicurasse il rispetto della caratteristiche fondamentali del parco.
Il nuovo piano urbanistico provinciale del 1987 poi ha riaffermato la validità della scelta urbanistica del 1967 introducendovi qualche innovazione. Innanzitutto ne amplia e perfeziona i confini alla luce dell'esperienza acquisita e tenendo conto di una più rigorosa ricognizione dei valori naturalistici locali. Altre novità di sostanziale importanza riguardano la normativa da applicarsi . Non si demanda più la disciplina urbanistica dei parchi ai piani comprensoriali (4) ma ad una specifica strumentazione di pianificazione che dovrà essere definita da una apposita futura legge provinciale. La seconda innovazione è che il nuovo P.U.P. contempla una zonizzazione dei parchi naturali in subare e specializzate, sulla base di una più attenta valutazione delle caratteristiche geografiche e naturalistiche dei loro vasti territori.
Vengono distinte, in entrambi i parchi, tre diverse situazioni ambientali: le"riserve integrali", le "riserve guidate" e le "riserve controllate", adottando una classificazione di uso internazionale. A ciascuna situazione corrispondono forme diverse di uso e di gestione urbanistica dei parchi. In particolare, nelle "riserve integrali" dove l'ambiente va conservato nella totalità dei suoi caratteri naturali, delle biocenosi e dei popolamenti, anche nelle loro interdipendenze e nei rapporti con l'ambiente fisico - per via dell'alta concentrazione di fattori e di elementi di grande interesse naturalistico e del basso grado di antropizzazione, sono consentiti solo gli interventi strettamente necessari a conservare l'ambiente. Nelle "riserve guidate" le caratteristiche da tutelare consentono la presenza delle infrastrutture necessarie all 'accesso dei visitatori ed allo svolgimento di ridotte e controllate attività agro-silvo-pastorali.
Nelle "riserve controllate", che corrispondono alle aree più antropizzate, sono ammesse infine, sempre subordinatamente alle esigenze di tutela ambientale che sono ovunque prioritarie, anche alcune attrezzature di servizio, di collegamento e di trasporto nella misura che risulta strettamente necessaria all'utilizzazione turistico-ricettiva e al godimento dei parchi stessi.
La specifica legge provinciale che detta norme in merito alla gestione dei due parchi naturali è poi uscita nel 1988, ed è la legge provinciale 6 maggio 1988, n.18.
E' stata emanata dopo un ventennio, dalla loro istituzione nel 1967, durante il quale si è sempre
parlato a più riprese di " legge sui parchi", passando da situazioni di forte tensione ad altre di assoluto silenzio, sia da parte della Provincia che delle popolazioni interessate.
Una legge innovativa nel campo della gestione dei parchi naturali e salutata unanimemente con grande plauso. Essa amplia e rinnova il vecchio concetto di parco del 1967,legato alla preminenza della conservazione delle bellezze naturali, sancendo quale scopo dei parchi, riprendendo anche quanto ribadito nel recente P.U.P. del 1987, oltre alla tutela delle caratteristiche naturali ed ambientali e la promozione dello studio scientifico delle stesse, anche l'uso sociale dei beni ambientali in un'ottica di convivenza fra ecosistema naturale ed ecosistema antropico.
La nuova legge provinciale dà delle precisazioni puntuali circa le principali attività antropiche svolte all'interno dei territori dei parchi quali le attività agro-silvo-pastorali, le attività estrattive, I'utilizzazione delle acque a scopo idroelettrico, le linee elettriche e telefoniche, le strutture ricettive turistiche all'aperto, la circolazione dei veicoli a motore. Essa demanda poi la gestione dei parchi a due distinti enti, dotati di personalità giuridica di diritto pubblico, i cui organi sono formati in prevalenza da rappresentanti eletti dai Comuni facenti parte del parco.(ved. Tav.)
Il Parco Naturale di Paneveggio - Pale di S. Martino è il meno esteso dei due parchi naturali trentini: misura nella sua attuale estensione 19.097 ha. E' posto all'estremità orientale del Trentino e si estende su tre Comprensori: Valle di Fiemme, Ladino di Fassa e di Primiero(4). Il suo territorio è suddiviso dal P.U.P. per il 33% in riserva integrale, per il 60% in riserva guidata e per il rimanente 7% in riserva controllata.
Il parco presenta grande varietà di paesaggi e racchiude ambienti naturalistici e scenici in un panorama che abbraccia parte delle Alpi dolomitiche e parte della catena poffirica del Lagorai. Rivestito di bellissimi boschi, vi abbondano preziose specie íloristiche e faunistiche. Gli insediamenti turistici nel parco sono molto limitati. L'attività pastorale è viva in numerose malghe che costellano il parco, alcune delle quali sono abbandonate, ma tramandano la documentazione di una attività tradizionale delle genti di montagna; a Colbri con sono visibili le tracce di insediamenti umani delle più remote epoche preistoriche (7).
Nel parco, dal punto di vista geologico, abbiamo substrati distintie diversi tra loro a testimonianza della travagliata metamorfosi subita nelle ere precedenti.
Si possono trovare infatti sia formazioni rocciose prevalentemente dolomitiche, sia vulcaniche della piattaforma porfirica atesina assieme a fommazioni arenacee-mamose e rocce metamorliche.
Questa orogenesi particolare influenza la morfologia del territorio che si presenta eterogeneo, cromatico e ricco di acqua con innumerevoli che alimentano i torrenti principali: Canali, Cismon, Travignolo. Troviamo pure numerosi laghetti di origine glaciale ed i nevai della Fradusta e del Travignolo.
Fra creste e massicci montuosi ricordiamo il Cimon della Pala (m.3186 s.l.m.) uno fra i più autorevoli "tremila" delle Alpi orientali che fu conquistato nel giugno 1870 dall'inglese Whitwell. Cima Vezzana (m. 3191 s.l.m.) e il Monte Mulaz (m.2904 s.l.m.) apici della catena dolomitica nella parte orientale del parco e le famose Pale di S. Martino con i torrioni, i pinnacoli e i campanili che si estendono per circa 50 Kmq. Il gruppo delle Pale fu "scoperto" da due inglesi,Josiah Gilberte George C. Churchill, nell'estate del 1861.
Delle Dolomiti nel 1988 sono stati festeggiati i duecento anni della loro scoperta scientifica. I Monti Pallidi, come sono chiamati in un'antica leggenda, richiamano più di metà del turismo in movimento tra i paesi europei. Il nome Dolomiti deriva da Dolomia, una roccia calcarea di cui il geologo francese Deodat Guy de Dolomieu riconobbe per la prima volta, nell 'agosto 1788, la particolare composizione chimica e mineralogica. Particolare importanza paesaggistica, all'interno del parco, riveste la Val Venegia, che si apre ad anfiteatro ed è solcata dal Travignolo, allegro e limpido torrente che dalle rocce dolomitiche scende attraversando pascoli e boschi, terminando la corsa nel lago artificiale di Forte Buso.
Meritano di essere visitate anche la Valzanca e la Valsolda, poste nella parte sud-occidentale del parco.
Sopra questo affascinante territorio si estende con i suoi 2690 ettari la foresta di Paneveggio. Fiore all'occhiello del parco, è composta prevalentemente da fustaia di abete rosso (Picea excelsa Link) dalle caratteristiche tecnologiche particolari e pregiate.
Rinomata ed appetita, ha sempre avuto protezio-
ni particolari. Nonostante gli interventi antropici ha potuto mantenere una struttura analoga al periodo in cui la repubblica Marinara di Venezia vi prelevava alberi e legname per la propria flotta.
Di proprietà dei Conti del Tirolo e quindi di casa d'Austria, passò, dopo la guerra 1914-1918, al demanio italiano, poi a seguito dello statuto di autonomia (5) alla Regione Trentino- Alto Adige ed infine alla Provincia autonoma di Trento.
E' sempre stata amministrata con intenti protezionistici e naturalistici, tanto che già nel secolo scorso era segnalata come uno dei più tipici ed interessanti boschi di abete rosso delle Alpi.
La foresta di Paneveggio costituisce infatti il nucleo di vegetazione spontanea di alto interesse scientifico e produttivo che fa da centro a tutto il Parco.
La foresta è affidata in gestione all'amministrazione provinciale delle foreste demaniali che, a Paneveggio, ha una stazione retta da personale forestale.
Nel Parco sono in funzione due centri visitatori: uno a Paneveggio ed uno a S. Martino di Castrozza, che hanno fatto registrare, per il l 987, un afflusso di 54.100 visitatori per il primo, e di 21.600 per l'altro.
All'interno della foresta demaniale sono organizzati alcuni itinerari naturalistici.
Certamente le piante non sono rappresentate solo dalla Foresta di Paneveggio: infatti il bosco copre ben 7045 ha, pari al 37% di tutta la superficie del parco, ri spetto ai 6093 ha a pascolo ed i 5096 ha di improduttivo.
Su tutto il Parco il soprassuolo forestale è presente con tipiche specie alpine resinose e non, come ad esempio: abete bianco (Abies alba Miller), pino cembro (Pinus cembra L.), larice (Larix decidua Miller), pino mugo (Pinus mugo Turra), betulla (Betulla pendula L.), ontano (Alnus spp.), sorbo (Sorbus spp.).
La diversa formazione geologica consente di trovare una vegetazione arbustiva ed erbacea degna di un giardino botanico.
Il ginepro nano (Juniperus nana Wild), il ribes (Ribes spp.),il rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus RCHB.), il pado (Prunus padu L.), le lonicere (Lonicera spp.), I'azalea di monte (Loiseleuria procumbes DESV.), la scarpetta della Madonna (Cypripedium calceolus L.), le primule ipsofite (Primula spp.) sono alcune delle specie che vegetano spontaneamente nel Parco. In simbiosi con gli aspetti sopra descritti, troviamo la fauna.
Sono presenti gli ungulati con il camoscio (440) (6) (Rupicapra rupicapra L.) agile e scattante inquilino delle praterie alpine e dei costoni rocciosi; il cervo (140) (cervus elaphuys L.) fiero e possente quadrupede dal potente bramito d'amore; il capriolo (530)(Capreolus capreolus L.) gentile e timido frequentatore del margine e delle radure del bosco.
Con i due cervi di non è difficile fare l'incontro, soprattutto all'alba e al tramonto, mentre il camoscio è osservabile durante tutta la giomata.
Altri mammiferi abitatori del Parco sono: la lepre variabile (lepus timidus L.), la marmotta (Marmota marmota L.) numerosa e facilmente visibile, lo scoiattolo ( Sciurus vulgaris L.), la volpe (Vulpes vulpes L.) e i mustelidi con l'ermellino (Mustela erminea L.), la faina ( Martes foina ERX), la donnola ( Mustela nivalis L.), la martora (Martes martes L.) e il tasso (Meles meles L.).
Gli uccelli sono presenti con innumerevoli specie, ma ci limitiamo a citare le più rappresentative a cominciare dai quattro Tetranoidi: francolino (Tetrastes bonasa bonasia), gallo cedrone ( Tetrao urogallus), fagiano di monte o gallo forcello ( Tetrao tetrix ), pernice bianca (lagopus mutus ).
Fra i rapaci diurni citiamo fra tutti la regina: l'aquila reale (Aquila chrysaestos); e fra i rapaci notturni il re: il gufo reale (Bubo bubo).
La í`auna ittica è ben rappresentata dalla trota mammorata (Salmo trutta marmoratus) un pesce amantedell'acquachiaraepulita,edel salmerino (Salverinus alpinus ) un salmonide che vive solo nei laghi alpini.

(I) c.f.r. OASIS n. 4 aprile 1987.
(2) Sulla base della competenza primaria in materia urbanistica, datale dallo Statuto speciale per la Regione Trentino-Alto Adige, la Provincia autonoma di Trento si dotava nel 1964 di una propria legislazione in materia urbanistica: L.P. 2.3.1964, n.2.
In applicazione di tale legge con laL.P.12.9.1967, n.7, veniva approvato, con il voto unanime del Consiglio provinciale, il Piano urbanistico provinciale.
E' stato uno dei primi esempi di Piano urbanistico territoriale italiano; progettato dal prof. Giuseppe Samonà, dell'Università di Architettura di
Venezia, fu ricco di scelte innovative e fondamentali per il futuro sviluppo della Provincia, che per alcuni aspetti si basa ancora oggi su tali impostazioni.
Fra questi concetti figura anche l'introduzione dei "Parchi Naturali".
(3) "Piano urbanistico del Trentino" ed. Marsilio, Venezia 1968.
(4) Fra le grandi scelte fatte dal P.U.P. I`orse quella più importante è la suddivisione del territorio in dieci (poi diventati undici) Comprensori secondo la realtà geografica e socio-economica della Provincia. I Comprensori si costituirono come consorzi di Comuni ed avevano il compito di attuare i dettati della pianificazione urbanistica del P.U.P. mediante la redazione dei Piani urbanistici comprensoriali che venivano ad assumere la funzione di P.R.G.. In seguito poi i Comprensori sono venuti mutando la loro fisionomia giuridica per andare a collocarsi quale Ente intermedio fra i Comuni e la Provincia, assumendo, oltre al compito iniziale ed altri specificamente demandati dalla Provincia, anche le funzioni in Trentino di "Comunità montana ", e di "U.S.L.".
(5) Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n.5. Con tale atto legislativo si dava attuazione sul piano dell'ordinamento interno agli impegni di carattere internazionale assunti dal Governo con gli accordi di Parigi del 5 settembre 1946, tesi a riconoscere una particolare autonomia alla popolazione di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.
(6) Numero delle presenze al 1986, tratto dal volume "Parchi e riserve naturale del Trentino" Ed. Temi.
(7) Nel 1970 vengono scoperti gli insediamenti mesolitici del Colbricon, ad una quota di m 2000 s.l.m., vicino a S. Martino di Castrozza.
Rappresentano l'unico ritrovamento, su tutto l'arco alpino, di frequentazioni mesolitiche in alta quota.
Gli scavi terminati nel 1986 hanno portato alla luce nove siti diversi usati per scopi distinti come ad esempio: officine, aree in cui venivano preparati i microliti per la caccia, aree di sussistenza, luoghi in cui venivano utilizzati i prodotti della caccia, aree di avvistamento situate in luoghi panoramici o direttamente interessate all 'attività venatoria.
Non erano insediamenti stabili ma stagionali, legati probabilmente allo spostamento della selvaggina. In pratica le ricerche hanno evidenziato le modalità di sfruttamento del soprassuolo in base alle caratteristiche del territorio.

Bibliografia

Bagolini B. - Dalmeri G.,1987. I siti mesolitici di Colbricon. Preistoria Alpina n. 23. Trento.

AA.VV. 1973 - L'ambiente naturale e umano dei parchi del Trentino.
Provincia autonoma di Trento. Ed. Manfrini.

Beccaluva U., Gorfer A., Tomasi G., 1968. I grandi parchi trentini. Ed. Manfrini.

BoatoS.,1975.Sulla questione dei parchi naturali. Parametro n.38.

Boato S., Arrighetti A., Osti F., 1988. Parchi e foreste naturali del Trentino. Ed. Manfrini.

Bortolotti M., Flaim. S.,1989. I Parchi Naturali. Problemi di norme e di gestione. Recuperare n. 42.

Flaim S.,1989. I Parchi Naturali del Trentino ed i loro nuovi Enti di Gestione. Natura Alpina, n.

 

Flaim S.,1990 (a cura di). Incontri con il Parco. Ed. Arca, Trento.

Piano Urbanistico del Trentino, 1968. Ed. Marsilio, Venezia.

ProvinciaautonomadiTrento,1987.Larevisione del Piano Urbanistico Provinciale.

*Sandro Flaim, Direttore del Parco naturale Adamello-Brenta.
*Mauro Bortolotti, laureato in Scienze forestali. Collabora alle indagini, condotte dal servizio Parchi e Foreste demaniali della Provincia autonoma di Trento, sulla presenza dell'orso bruno in Trentino.