Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 3 - GIUGNO 1991



COSA SERVONO I GIORNALI
a cura di Renzo Moschini

Dove va l'ambientalismo?

La Guerra del Golfo ha innescato anche una vivace polemica nei confronti degli ambientalisti.
La presa di posizione dei Verdi contro la guerra è stata severamente criticata, ad esempio, da Alfredo Todisco su Natura.
"L'ispirazione fondamentale dell'ecologismo - a giudizio di Todisco - è la difesa degli equilibri naturali messi a repentaglio dalla contraddizione tra uno sviluppo produttivo proiettato all'infinito sopra un pianeta dalle risorse infinite. L'ambientalismo è sí conservatorista: è una chiamata all'uso naturale delle risorse. Ma non ha niente a che vedere con la non violenza, con l'irenismo e ciò dal momento che l'ordine naturale che difende è un portato evolutivo in cui lotta, competizione, aggressività, hanno una parte fondamentale.... La quintessenza dell'ecologismo sta nel riconoscere che l'equilibrio naturale, tutt'altro che non violento, è un sistema in cui tutto si tiene". "Per chi milita in difesa di questo equilibrio, l'eventuale opzione pacifista riguarda la sua coscienza individuale, non può essere una deduzione dei principi ecologici".
E' chiaro, date queste premesse, che la posizione assunta dai Verdi come partito, a giudizio dell'Autore, "è la prova più desolante e squallida del divorzio che si delinea tra gli ecologisti di nuova generazione ed i grandi ideali che ispirarono i padri fondatori".
Qui Todisco si richiama, un pò spericolatamente per la verità, alla "aggressività" lorenziana.
Ma su Airone (quello del decennale) Danilo Mainardi, in un articolo non a caso intitolato "Quando è la cultura ad andare in guerra", ci ricorda che "potremmo, attingendo alla nostra "naturalità", saper cogliere, di quelle semplici regole, il significato profondo, che è la naturale non convenienza ( e aggiungiamo immoralità) dell'uccisione introspecifica".
Su OASIS anche Fulco Pratesi ritiene che dopo "le tante rovine provocate dalla Guerra del Golfo, non è pessimistico inserire anche un certo appannamento del movimento ambientalista in generale e di quello italiano in particolare". A giudizio di Fulco Pratesi questo appannamento, più che ad un comportamento errato o eccessivo, è dovuto al fatto che "il ramo pacifista dell 'ecopacifismo ha in molti casi preso la mano, seguendo un pò troppo un filone che, più che antibellicista, è apparso, per 1 ' incontinenza di tanti manifestanti, antioccidentale e antiamericano".
Ciò "ha in qualche modo leso un' immagine di un soggetto politico ' verde ' che già faticava ad accreditarsi come un qualcosa di veramente diverso dal solito gruppettarismo protestatario". A differenza di Todisco, che liquida in nome dei 'padri fondatori ' il pacifismo ambientalista, Pratesi si preoccupa di fornire "qualche indicazione e qualche previsione per una componente verde della Società, sia essa associazione, partito, movimento, arcipelago o gruppetto, che voglia davvero imporsi e cambiare le cose nel nostro Paese come in altri Paesi".
I ' consigli ' di Pratesi, muovendo da una preoccupazione di fondo (quella di rifuggire "come la peste la logica degli schieramenti, dell'opposizione a tutti i costi, del pronunciamento esplicito e vistoso su argomenti piuttosto estranei" alle tematiche strettamente ambientaliste), sembrano privilegiare i temi molto cari all'esperienza del WWF. "Si apra I 'animo alla speranza di un mondo migliore, di cui gli ambasciatori, innocenti e meravigliosi, siano gli elementi naturali: atmosfera, acqua, suolo e clima, certamente, ma anche i personaggi minimi che suscitano oggi lo scherno dei filistei ed il compatimento, più o meno esteso, di settori anche minimali del mondo 'verde' intendo uccellini, farfalle, fiorellini ed alberi" - rifuggendo dalla "illusione di uno 'sviluppo ambientale' nei Paesi sviluppati a sufficienza", che non può sostituire "sani concetti di
parsimonia e limite".
Può darsi che in questo modo si possano evitare ai 'verdi' ed agli altri, ma non solo a loro, i 'travagli' ai quali espone fatalmente una scelta ogni qualvolta si tratta di prendere posizione sui grandi problemi di oggi.
C'è da chiedersi però se visioni così 'francescane' non risultino anche piuttosto 'innocue' nel loro candido minimalismo.
Inaugurando una nuova rubrica sulla ' rinnovata' Nuova Ecologia, anche Adornato affronta la questione dei Verdi, del loro giocare 'a tutto campo' e se è giusto o no 'schierarsi' in occasione di grandi tematiche extra-ambientali.
Ad Adornato però interessa un altro aspetto, cioè il farsi Partito dei Verdi, in cui lui vede il vero rischio: quello di restare prigionieri delle istituzioni e della 'partitocrazia'. L'articolo, significativamente intitolato "Abbandonare Montecitorio" è un invito a "ritornare" ad essere movimento, per evitare di "somigliare sempre di più a sottosegretari che a tribuni del popolo".
Un tema scottante, come si vede, che non riguarda soltanto il nostro Paese. Basta pensare alle travagliatissime vicende dei Verdi ' tedeschi ' .

Parchi in vetrina
E' sempre più difficile, ormai, dar conto in maniera puntuale dei servizi e delle notizie della pubblicistica periodica, soprattutto, ma sovente anche dei quotidiani dedicati ai parchi ed ai territori protetti.
A volo di uccello segnaliamo: su Natura Oggi (Aprile '91) un articolo sul Parco del Pollino, al quale è dedicato anche un servizio di Qui Touring (Marzo) e di Uccelli, la rivista della L.I.P.U . .
Tutti questi servizi hanno il merito di ricordare la via crucis, non ancora conclusa, di questo Parco.
Al Parco Fluviale del Po, altro Parco la cui istituzione è tutt'ora resa difficile da irrisolti problemi istituzionali e gestionali, è dedicato un bell'inserto di OASIS (Marzo) ed un servizio del bollettino di Italia Nostra (Gennaio). Su OASIS di Marzo Mario Fazio, nell ' articolo "Sardegna è bello", lamenta la mancata attuazione, fino a questo momento, della legge regionale sui Parchi.
Airone (Marzo), in un servizio sul Circeo, rievoca - è il Presidente Ortese a farlo - le vicende che portarono al pronunciamento della Corte, la quale sanzionò l'obbligo del Comune di Sabaudia di consultare il Parco per gli interventi sul territorio.
La Montagna (Marzo) riferisce di una iniziativa SAT-CAI di Borgo Valsugana e Pieve Tesino sul Parco del Lagorai. In un questionario distribuito ai cittadini si chiede di pronunciarsi sul Parco.
La Rivista commenta anche l'accordo raggiunto tra le due Provincie di Trento e Bolzano sul Parco dello Stelvio.
Tra i quotidiani merita una particolare menzione, per l'attenzione che esso dedica in maniera sempre molto documentata e precisa, alle tematiche ambientali Il Sole 24 Ore. In un articolo ( 6 Maggio) di Francesco Perego "Il Parco protegge anche il business" le vicende della legge-quadro sui parchi sono state affrontate sotto il profilo delle nuove opportunità economico-sociali che la istituzione dei parchi offre, specialmente nelle aree meno forti. Scrive Perego: "L'opzione parco si offre, in altri termini, come una scommessa sull'innovazione, che attrae le nuove generazioni di amministratori ed operatori economici. Anche perchè la nuova legge prevede, per la prima volta, un flusso di finanziamenti pubblici non irrisori, continuativi, 'prenotati' all'interno di un meccanismo di programmazione permanente. Altro motivo di consenso è, del resto, il fatto che delle istanze locali la legge, memore dei freni subiti in forza della titolarità costituzionale delle Regioni sul territorio, si fa largamente carico. Ricava così dall'esperienza dei nuovi parchi in via di formazione (Pollino, Monti Sibillini, Foreste Casentinesi, Arcipelago Toscano, Golfo di Orosei, Delta del Po) il modello di una concertazione che fa nascere il perimetro e la normativa del parco dal basso, piuttosto che decretarla dal centro".
In sintonia con queste considerazioni, che potremmo definire ' ottimistiche ', ma che proprio per questo non guastano, Giuseppe Galasso, in un saggio sul n. 1 de La Rivista dei Libri dal titolo "Difendere il paesaggio", facendo il punto sul 'suo' decreto scrive: "Non ha avuto seriamente seguito il pregiudizio secondo cui la causa della tutela contrasterebbe con le esigenze dello sviluppo economico e sociale, e i vincoli, in cui la tutela si concreta, rappresenterebbero
una pura e semplice imbalsamazione delle cose nel loro stato attuale.
Si è diffusa invece, sempre più, la convinzione che contraria allo sviluppo è la dissipazione delle risorse ambientali, di cui il paesaggio è un elemento fondamentale ed imprescindibile, mentre la cura e la pianificazione di tali risorse sono, insieme, una condizione preziosa dello sviluppo ed una opportunità che lo stesso sviluppo consente di valorizzare".

Quando si danno i numeri!
Più cresce l'interesse per le Aree protette, più è frequente trovare sulla stampa, anche su quella 'specializzata' ed in articoli di autorevoli personalità che pure hanno grande dimestichezza con l'argomento, stime e cifre del tutto inattendibili.
Può capitare che una stessa Rivista (vedi Natura Oggi) possa fornire, accanto a stime corrette, cifre inesatte o comunque invecchiatissime.
Eppure, checchè ne pensino taluni malevoli commentatori, le stime fornite dall'indagine del CNR, ora ufficialmente confermate dal rapporto predisposto dal Ministero dell'Ambiente, la superficie protetta del nostro Paese ammonta al 6,8%. Sorprende perciò che persino la Federazione dei Verdi, preannunciando le "Iniziative Verdi '91", con le quali peraltro si propongono di arricchire i loro strumenti di informazione sui temi dell' ambiente, nel capitolo "Terre promesse: Aree protette e nuovi Parchi" al`fermi che " le aree naturali protette coprono solo il 3% della intera superficie del Paese" e che dal '78 lo Stato non istituisce parchi nazionali
Delle cifre abbiamo già detto, ma anche sui nuovi parchi qualche novità c'è, dopo i decreti istitutivi di alcuni nuovi parchi nazionali, di cui ci siamo occupati anche noi.
Che poi all'interno di quel 6,8% di territorio protetto tante cose lascino a desiderare è innegabile. Ma omettere le cifre esatte non ci sarà certo d'aiuto a rendere più efficace la protezione di quei territori.

Ambiente e legislazione
L'esigenza di una sempre più stretta ed efficace "concertazione" tra i diversi livelli istituzionali in campo ambientale, è oggetto, specialmente nel momento in cui si sta lavorando alla non facile attuazione di nuove importanti leggi, quale la 142 (riforma degli Enti locali), la 241 (procedimenti amministrativi) di molti interventi e commenti, non solo sulla stampa specializzata.
In una serie di interviste, raccolte da GEA, la rivista trimestrale della Federambiente e della A.I.T.A., ad esempio, gran parte dei parlamentari interpellati ritiene che le leggi vigenti siano già molte e che quindi, pur riconoscendo che ce ne sono alcune in lista di attesa molto importanti (parchi, valutazione di impatto ambientale, eccetera.) che sarebbe bene varare, determinante è riuscire a gestirle bene, appunto, concertando interventi e controlli.
Per questo, sottolinea in una nota Grossi della CISPEL, "va valutato positivamente I ' avvio di una fase di aperta discussione tra il Ministero dell'Ambiente e le Regioni, come preludio alla realizzazione di una collaborazione operativa tra i diversi livelli amministrativi, compreso quello provinciale e comunale".
Tra gli ostacoli al procedere spedito di una politica ambientale, il Ministro Ruffolo ha indicato soprattutto la burocrazia che, con la sua inefficienza, frena l'applicazione della normativa sull'ambiente.
L'occasione gli è stata offerta dalla presentazione di un rapporto su industria ed ecologia messo a punto dal Centro Europeo Ricerche e dall'Istituto Ricerche Sociali. Sono queste le ragioni che hanno indotto il Ministero delI'ambiente a stipulare accordi di programma direttamente con le Regioni e con le grandi aziende.
"Questo è il fine anche dell'Agenzia per l'ambiente che sarà creata entro breve". Una struttura agile, che "dovrà offrire un supporto tecnico agli Enti locali e garantire quei controlli che oggi la Pubblica Amministrazione non riesce a seguire".
Non possono però essere imputati all' inefficienza della burocrazia i ritardi del nostro Paese nel recepire la direttiva comunitaria sulla valutazione ambientale. La denuncia è di Gianfranco Amendola che, nella sua nota settimanale su "Pagine Verdi" del L'Espresso scrive: "La cosa più assurda è che ancora una volta stiamo pagando il prezzo del mancato recepimento in Italia della direttiva CEE sulla valutazione di impatto ambientale (VIA)". Secondo questa direttiva, infatti, la VIA occorre per "tutti quei progetti per i quali si prevede un impatto ambientale importante, segnatamente per la loro natura, le loro dimensioni o la loro ubicazione".
"Ebbene, I'Italia non solo non ha recepito questa direttiva con atto avente forza di legge (ma solo con decreti amministrativi e quindi non 'obbligatori'), ma si è completamente 'dimenticata' I'allegato 2".
Agli accordi di programma previ sti dalla legge 142/90 e dalla legge 241/90 dedica un commento fortemente critico Patrizia Fantilli su Panda di Maggio '91.
Già il titolo "Opere pubbliche, guadagni privati" non lascia dubbi al riguardo.
La Conferenza dei Servizi, a cui le due leggi citate rimettono una serie di importanti scelte delle Regioni e degli Enti locali, con il dichiarato intento di individuare una sede comune per la realizzazione spedita di progetti "che sostituiscano la pianificazione compiuta dagli Enti locali con i piani regolatori, i piani paesistici, eccetera, costituisce di fatto una mancata salvaguardia di quell'autonomia dell'Ente locale che rappresenta 1 ' aspetto maggiormente innovativo e qualificante della legge sulla riforma delle autonomie".
Tutto ciò è tanto più grave, a giudizio della Fantilli, dal momento che "non è possibile in alcuna delle numerose leggi che prevedono la Conferenza dei Servizi alcuna previsione circa la partecipazione attiva dei cittadini singoli o associati, quanto meno nella forma (già prevista, ad esempio, dalle leggi urbanistiche) di osservazioni ai progetti, nè, tanto meno, la possibilità di essere parte del procedimento a fianco delle Amministrazioni interessate, e concorrere così alle decisioni".
La critica coglie, non c'è dubbio, aspetti delicati di una problematica che esperienze recenti e nient'affatto edificanti (Campionato del Mondo ed ora Colombia di) hanno riportato alla ribalta della cronaca.
E' vero che "snellire" non significa rendere più efficaci e corretti gli interventi sul territorio. Ma forse varrebbe la pena di valutare meglio quale ruolo, proprio al fine delle questioni poste da Panda, possono giocare i nuovi Statuti dei Comuni e delle Provincie e le nuove leggi che, proprio in base alla 142, dovranno predisporre le Regioni.
La Conferenza dei Servizi non può essere concepita come un momento di prevaricazione o sovraordinazione di un ente di livello istituzionale rispetto ad un altro. Al contrario, essa

Una nuova rivista
E' ormai al suo terzo numero un'altra nuova rivista, Habitat, in distribuzione in libreria, dedicata alla "gestione faunistica", Direttore Franco Nobile.
La rivista, molto sobria, copre uno spazio che potremmo definire di "raccordo" tra ambientalismo e mondo venatorio. Nei primi numeri, infatti, si fanno apprezzare alcuni importanti scritti che, in una rigorosa visione scientifica, affrontano i temi del "ripopolamento", della "gestione faunistica" e quindi anche della caccia.
La rivista dedica una particolare attenzione ai parchi: nel primo numero, con un ampio articolo sul Parco dell'Uccellina del suo Direttore Boschi.
Nel secondo, Raniero Massoli Novelli delI'Università di Cagliari parla degli "errori italiani" in materia di parchi. L'articolo ci pare per la verità un pò "scontato", nel senso che la critica, anche giusta, a certe impostazioni "sorde" alle esigenze delle popolazioni locali che, a giudizio dell'Autore, sono alla base appunto dei nostri ritardi ed insuccessi (vedi il Parco del Gennargentu) rimane al di qua dei problemi che oggi premono, anche in Sardegna.
Sorprende sotto questo profilo il silenzio sulla legge regionale sui parchi, che al momento è ferma al palo.
Siamo certi comunque che I ' impostazione politico-culturale di Habitat contribuirà ad allargare e consolidare il fronte delle forze impegnate sui temi ambientali.