Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 4 - OTTOBRE 1991



"Parco internazionale del Monte bianco o" Espace Mont Blac"?
Paolo Jaccod*

In tutti i continenti extraeuropei le montagne più elevato sono protette da parchi nazionali: Kilimanjaro, Kenya, Ruwenzori in Africa, Everest in Asia, Monte Mckinley nell'America del Nord, Monte Jaya in Oceania. L'Europa invece non ha ancora saputo proteggere il Monte Bianco che costituisce non solo il "tetto dell'Europa", ma anche uno dei monumenti più rilevanti del nostro continente.
Il comprensorio del Monte Bianco, inteso come il territorio comprendente il massiccio del Monte Bianco in senso stretto e le aree contermini che formano con lo stesso un contesto unitario, racchiude infatti in sé valori unici di interesse internazionale, che possono riassumersi in: valori storico-alpinistici (l'alpinismo è nato sul Monte Bianco); valori paesaggistici (dislivelli osservabili dal fondo valle fuori dall'ordinario, paragonabili solo alle grandi vette himalayane); valori naturalistici (fauna ricca e diversificata comprendente quasi tutte le specie tipiche dell'arco alpino; flora ricca di endemismi e rarità; fenomeni geomorfologici spettacolari e diversificati); valori culturali (pregevoli esempi del paesaggio alpino modellato dall'attività tradizionale dell'uomo: radure a pascolo nel bosco, pascoli di alta quota con flora peculiare); valori simbolici (montagna più alta d'Europa, amministrativamente divisa fra tre Stati: la costituzione di un'area protetta internazionale avrebbe significato il simbolo di un'Europa unita); valori wilderness (il comprensorio comprende alcuni tra i più importanti e grandiosi residui di natura selvaggia ancor presenti in Europa, dove l'uomo può trarre ispirazione ed equilibrio e sperimentare un rapporto di solitudine con la natura selvaggia).
L'assenza di protezione del Monte Bianco può forse spiegarsi con il fatto che in origine in Europa i parchi sono stati istituiti soprattutto per proteggere specie animali in via di estinzione (stambecco nel Gran Paradiso, orso e lupo nell'Abruzzo) o per una tutela integrale del territorio (Parco Svizzero). Successivamente l'azione di tutela dei parchi è andata evolvendosi comprendendo anche la protezione degli ecosistemi e del paesaggio oltre a scopi turistici. Ciò nonostante il Monte Bianco ha continuato ad essere ignorato. A ciò ha certamente contribuito il fatto che proprio i notevoli valori ambientali che lo contraddistinguono avevano fin dall'inizio del secolo determinato nel comprensorio un notevole sviluppo turistico ed economico, con la creazione di infrastrutture imponenti, quali la funivia dei ghiacciai da Courmayeur a Chamonix e quelle relative allo sfruttamento di estesi "domaines skiables", comportanti interessi economici tali da scongiurare qualsiasi iniziativa volta a porre sotto tutela l'intero comprensorio. Per di più, l'individuazione di un asse di transito transalpino sotto il Monte Bianco con trafori e autostrade ha notevolmente aggravato la situazione.
Solo nel 1986 siè fatta strada in modo forte e costruttivo l'idea della costituzione di un grande Parco sui territori francese, italiano e svizzero del Monte Bianco.
Il Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) nel 1986 ha infatti lanciato un appello sottoscritto dai più famosi alpinisti del mondo per fare del Monte Bianco il primo parco internazionale di alta montagna in Europa. Successivamente l'idea è progredita e si è arricchita nei contenuti. In un incontro transfrontaliero del 1987 a Thonon sul Lago Lemano, in occasione dell'anno europeo per l'ambiente, è stata lanciata l'idea di "una vasta protezione del più prestigioso massiccio europeo", quindi non solo delle parti di alta montagna, forse oggi meno minacciate, ma anche di quelle contermini più ricche ecologicamente e culturalmente.
Alla fine del 1987, a Biella, alpinisti del mondo intero si sono impegnati per la difesa della montagna e hanno creato il movimento "Mountain Wilderness", per il quale uno degli obiettivi prioritari è la creazione del Parco internazionale del Monte Bianco. Alle dichiarazioni fecero seguito alcune azioni spettacolari, come l'occupazione simbolica di un pilone della funivia dei ghiacciai (1988) e la realizzazione di una grande scritta "Pour le Parc" sul Ghiacciaio del Gigante (1989), per mezzo delle persone là convenute.
Finalmente anche le istituzioni si muovono e nel 1988 i Ministri francese, italiano e svizzero, in un incontro a Locarno, si trovano d'accordo sul principio di istituire insieme un "Parco internazionale del Monte Bianco" e decidono di cooperare.
Nei tre Stati vengono avviate procedure separate.
In Italia, nel progetto di legge-quadro delle aree protette, il Monte Bianco viene dapprima inserito tra i parchi nazionali da istituire con la stessa legge. Successivamente però, su pressione dei parlamentari valdostani, il Monte Bianco viene incluso nell'elenco dei parchi da creare con un provvedimento successivo.
In Francia, nel giugno 1989, il governo costituisce una "Missione di studio nella prospettiva di creare nel Massiccio del Monte Bianco, in relazione con l 'Italia e la Svizzera, un insieme di parchi nazionali aventi vocazione per costituire un parco internazionale". Un primo rapporto intitolato "Studio di un progetto di parco nazionale del Monte Bianco" è completato nell'agosto del 1990. Il lavoro della commissione si appoggia alla legislazione francese in vigore (legge sui parchi nazionali del luglio 1960) e propone una zona centrale di protezione forte, di circa 55.000 ha., e una zona periferica circostante. Lo studio evidenzia e deplora la mancanza di rapporti con i paesi confinanti. Le amministrazioni locali in sostanza boicottano la commissione ed esprimono contrarietà al rapporto.
In Svizzera, il Cantone del Vallese, competente per la pianificazione territoriale e per l'applicazione della legge federale sulla protezione della natura, si occupa direttamente del progetto di parco internazionale del Monte Bianco e fa redigere un rapporto preliminare intitolato "Verso un "Espace Mont-Blanc"? bilancio e prospettive - Proposte per uno studio di fattibilità". Il rapporto, completato nel mese di febbraio 1991, sottolinea l'importanza di una concertazione internazionale stretta e continua, sia per l'elaborazione del progetto, sia per la gestione futura di un "Espace Mont-Blanc", che potrebbe diventare un "simbolo di collaborazione interregionale transfrontaliera". Lo studio sottolinea il ruolo indispensabile degli attori locali e cantonali e tra le soluzioni di una protezione dura e il mantenimento dello stato attuale, sembra propendere per una soluzione che affianchi alla protezione dell'ambiente anche lo sviluppo socioeconomico, secondo lo slogan: protezione + promozione = valorizzazione.
Si delinea quindi una graduale presa di coscienza locale del problema della protezione del Monte Bianco (ciò non significa accettazione completa della protezione) e si fa sempre più forte la richiesta degli Enti territoriali locali di gestire in proprio la "protezione " del Monte Bianco.
Nell'ottobre del 1990 i tre Ministri dell'ambiente si incontrano nuovamente, ad Annecy, presenti le autorità regionali, per l'esame del progetto di "Parco internazionale del Monte Bianco" e concordano sull'interesse di tenere una condotta comune di protezione e pianificazione della regione. Decidono inoltre di far precedere questa iniziativa da studi preliminari da parte ciascuno dei Paesi interessati, a cura delle autorità regionali e locali associate con i servizi di Stato.
Nel mese di ottobre del 1991 i tre Ministri si ritrovano a Champéry nel Vallese, dove vengono loro presentati gli studi preliminari: il già citato studio svizzero, lo studio ministeriale francese menzionato, oltre ad uno studio fatto redigere dal sindacato intercomunale "Spazio natura Monte Bianco" al quale aderiscono la maggior parte dei Comuni interessati, e per l'Italia uno studio preliminare redatto dalla Regione Autonoma della Valle d'Aosta.
Da questi lavori sembra emergere una concezione comune di valorizzazione attiva della montagna compatibile con l ' ambiente, la quale coniughi la protezione degli ambienti naturali e del paesaggio con la promozione di attività socieconomiche compatibili con uno sviluppo durevole. Tale concezione dovrebbe condurre ad una gestione integrata del territorio abbinata a realizzazioni concrete.
Su tale base i Ministri dell'ambiente di Francia, Italia e Svizzera hanno approvato la realizzazione di uno studio di fattibilità comune e deciso la creazione di una "Conferenza transfrontaliera Monte Bianco" di cinque membri per Paese, di cui almeno tre rappresentanti delle istituzioni regionali e locali.
Rappresentanti delle associazioni e degli organismi interessati potranno essere invitati come osservatori. La Conferenza sarà la struttura portante dello studio di fattibilità e delle altre missioni che potrebbero esserle affidate dai Ministri. I Ministri hanno inoltre convenuto che, in occasione di un loro prossimo incontro nel 1992, vengano loro presentati: l'analisi comparata dei quadri normativi e istituzionali dei relativi Paesi; i contenuti, gli obiettivi e le modalità della redazione dello studio di fattibilità; una proposta di perimetrazione; uno scadenziario generale e un bilancio di previsione; delle proposte di strumenti attuativi.
Parrebbe a questo punto che la strada per una protezione internazionale del Monte Bianco sia stata imboccata, ma per chi ha veramente a cuore le sorti del Monte Bianco un fatto deve fare riflettere: negli incontri dei Ministri fino al 19901'oggetto era "Il Parco internazionale del Monte Bianco"; nell'incontro del 1991 l'oggetto è diventato, su pressione degli Enti regionali e locali l"'Espace Mont-Blanc". Non si vorrebbe fare qui il processo alle intenzioni, ma c'è il sospetto che la presa di coscienza del problema da parte delle amministrazioni locali sia strumentale, volta cioé a condizionare secondo le radicate concezioni dello sviluppo le scelte che le amministrazioni statali dovevano e dovranno portare avanti su pressione delle associazioni ambientalistiche. Non si vorrebbe insomma che il coinvolgimento internazionale portasse solamente all'internazionalizzazione dei progetti di sviluppo delle comunità locali, invece che ad una internazionalizzazione della salvaguardia effettiva del comprensorio. Se lo scopo dell' operazione avviata è quello di proteggere il Monte Bianco, non si capisce perché non usare il termine "Parco" - più conosciuto e chiarificatore a livello internazionale - piuttosto che una generica locuzione di "Espace". Una moderna concezione dei parchi può ben adattarsi anche alla protezione di aree antropizzate, nel rispetto delle esigenze di vita delle comunità locali, prevedendo zone a diversa disciplina e grado di protezione. Le associazioni ambientalistiche erano anch'esse presenti a Champéry, dove hanno presentato ai tre Ministri un documento unitario, con alcuni punti che dovrebbero essere ritenuti nello studio di fattibilità.
In particolare si richiede che il comprensorio venga protetto con un Parco internazionale gestito da un organismo unico, dove siano rappresentati gli interessi locali, nazionali ed internazionali, al pari dell'interesse delle associazioni conservazionistiche.
Si evidenzia inoltre che la gestione dovrebbe appoggiarsi su un sistema di zonizzazione che rifletta i principali obiettivi da perseguire nel Parco e cioé: zone naturali di protezione dell'ambiente naturale e delle zone wilderness o loro restaurazione da non sfruttare e da non equipaggiare con nuove infrastrutture (comprendono ad esempio la gran parte del massiccio del Monte Bianco propriamente detto, la sinistra orografica della Val Ferret italiana); zone culturali di mantenimento del paesaggio modellato dall'attività tradizionale dell ' uomo con opportune misure di sostegno e controllo degli impatti delle opere ammesse (comprendono ad esempio il massiccio del Beaufortin in Francia, il fondo della Val Ferret in Italia e in Svizzera); zone di sviluppo durevole comprendenti i settori fortemente antropizzati, che non possono rientrare nelle due zone precedenti, nei quali operare una diversificazione e un controllo delle attività e una riqualificazione delle aree maggiormente degradate e manomesse, in particolare quelle utilizzate per lo sci. Tali principi di zonizzazione sono sostanzialmente coincidenti con quelli previsti nello studio preliminare redatto dalla Regione Autonoma della Valle d'Aosta.
Gli studi preliminari redatti dalle amministrazioni locali non hanno dato chiare indicazioni sulla delimitazione del comprensorio da proteggere. Il coinvolgimento abbastanza esteso dei Comuni sembra però delineare un comprensorio abbastanza ampio e compatto. La proposta delle associazioni si basa sull'analisi delle potenzialità ambientali del territorio e delle protezioni esistenti in zona ed è in stretta relazione con il sistema di zonizzazione proposto. In particolare si avanza l'ipotesi di costituire una grande area protetta della superficie di circa 350.000 ha: un parco di dimensioni africane nel cuore dell'Europa. Questa ipotesi, sostenuta anche da un'interrogazione parlamentare scritta presentata al Parlamento Europeo, tende a dare coerenza alla protezione nella regione, comprendendo in un'unica grande area protetta il Monte Bianco e i Parchi nazionali esistenti del Gran Paradiso e della Vanoise. Questi ultimi sono già tra loro confinanti e risultano separati da uno stretto corridoio dal comprensorio del Monte Bianco. Il Ministro Ruffolo a Champéry ha parlato di una decina di anni per concretizzare il progetto. Questi tempi non giocano sicuramente a favore della protezione: perciò nell'attesa appare necessario predisporre almeno delle misure di salvaguardia.

*Ingegnere