Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 5 - FEBBRAIO 1992



Editoriale
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 13 dicembre 1991 della legge sui parchi si chiude una fase e se ne apre una nuova.
Si chiude quella delle attese deluse, delle polemiche e delle recriminazioni senza fine, dell'estenuante e sterile scaricabarile. Quella che si apre dovrebbe lasciare il posto ad un rinnovato impegno di tutti i livelli istituzionali, finalmente non più rivolto a ricercare patetiche scuse per le rispettive inadempienze, ma semmai a competere nell'attuazione di una legge voluta da tutti, ma certo di non facile gestione.
Raccogliamo quindi volentieri, per quanto ci riguarda, l'invito rivoltoci nell'incontro di Pisa del 9 e 10 dicembre dall'on. Angelini a muoverci in un'ottica libera da condizionamenti settoriali, guardando cioè ai parchi senza distinzioni tra nazionali, regionali o provinciali. L'invito non ci trova certo impreparati, dal momento che da tempo avevamo provveduto a cambiare anche la sigla del nostro Coordinamento, aperto ormai a tutti i parchi e non soltanto a quelli di una categoria.
Né è impreparata la Rivista, che fin dalle prime battute si è aperta al confronto con tutte le esperienze. Si dia un'occhiata ai nostri indici il lettore vi troverà, accanto ai servizi sui parchi regionali, significativi contributi sui vecchi e nuovi parchi nazionali.
Nessun problema, dunque, a ricercare, sia negli strumenti associativi che in quelli di informazione e di dibattito, quella unitarietà e quelle collaborazioni che vanno perseguite senza sciocche gelosie o pretese primogeniture prive di senso.
In questi anni, infatti, abbiamo maturato la convinzione che i parchi, nazionali o regionali che siano, costituiscono, specialmente nel nostro Paese, una realtà assolutamente non riconducibile a nessun 'modello ideale".
Anche per questo i parchi non possono essere classificati a seconda delle categorie amministrative, ma vanno coordinati tenendo conto della loro estrema varietà, che sfugge e rifiuta qualsiasi criterio di catalogazione di tipo burocratico.
Ma una responsabilità grande ricade, per questo, proprio sugli organi centrali dello Stato, e innanzitutto sul Ministero dell'ambiente, al quale la legge-quadro affida nuovi, importanti compiti. Il Ministero gestisce già, ad esempio, il reperto delle Aree protette; il Ministero dovrà ora, in base alla legge, predisporre la relazione annuale al Parlamento sullo stato delle Aree protette; sempre il Ministero dovrà designare i rappresentanti dei parchi nel Comitato previsto all art. 3 dalla legge-quadro.
Ebbene, già questa parzialissima e sommaria enumerazione di compiti riguardanti il Ministero dell'ambiente - ai quali dovremmo aggiungere, ad esempio, quelli relativi alla informazione, le cui carenze sono platealmente confermate dalle cifre assurde che a ruota libera continuano a circolare rispetto alle superfici protette del nostro Paese - dimostra quanto il successo di quella collaborazione e visione auspicata dall'on. Angelini dipenda anche, e in primo luogo, da ciò che farà il Ministero. Il quale può contare, naturalmente, sulla nostra piena collaborazione e disponibilità, a cominciare dalle procedure per la designazione dei rappresentanti dei parchi nel nuovo Comitato Stato-Regioni.
La nostra sarà una collaborazione "attiva", nel senso che vorremmo, nelle sedi opportune, poter mettere a disposizione degli organi centrali dello Stato le nostre conoscenze, i nostri strumenti di lavoro e, soprattutto, il rapporto che in questi anni siamo riusciti a stabilire con una quarantina di parchi regionali, con operatori ed esperti.
L'essere protesi con tutte le nostre forze a far decollare la legge non significa ovviamente ignorare o sottovalutare le difficoltà che potranno venire, e che sicuramente verranno, dai limiti della legge, dalle norme talvolta oscure o, in molti casi, inadeguate e datate.
Di questi limiti, d'altronde, abbiamo approfonditamente discusso nel convegno di Pisa, sulla base di relazioni di grande spessore e di un dibattito molto impegnato, di cui riferiamo ampiamente in questo numero.
Qui vorremmo limitarci a sottolineare pochi, essenziali aspetti.
Le due leggi, la 142 e quella sulle aree protette, infatti, in maniera esplicitamente connessa, delineano una "nuova" ripartizione di materie e funzioni tra Stato, Regioni ed Enti locali e richiedono pertanto una attuazione non soltanto rapida, ma anche coerente e contestuale ai vari livelli istituzionali.
Se lo Stato deve rispettare i tempi e le scadenze di una molteplicità di obblighi (ad alcuni dei quali abbiamo già fatto cenno), le Regioni devono provvedere, soprattutto sulla base dell art. 3 della legge 142 e dell'art. 24 della legge-quadro, a "rimodellare" le funzioni degli Enti locali e, soprattutto, delle Province, le quali hanno ora rilevanti competenze proprie in materia di parchi e riserve.
Il futuro degli Enti di gestione dei parchi regionali, ed ora anche provinciali, dipende infatti dall'attuazione e dal rispetto di queste nuove norme di legge.
Chi prenderà il posto dei vecchi consorzi di gestione?
Che tipo di enti saranno istituiti in loro sostituzione e quale composizione essi avranno? Vi entreranno a far parte, come negli Enti di gestione dei parchi nazionali, anche le rappresentanze delle associazioni ambientalistiche?
E ancora gli organi dei parchi regionali, diversamente da quanto è stato stabilito dalla legge per i parchi nazionali, saranno o no affiancati, come già avviene in molti parchi regionali, da comitati scientifici?
Si tratta di interrogativi ai quali, sino a questo momento, una risposta chiara non è stata data. Alcune Regioni, le solite, quelle cioè più impegnate nella protezione, hanno cominciato a predisporre nuove leggi attualmente in discussione, ma, nel complesso, permane un preoccupante e diffuso ritardo. E anche dove le cose si stanno muovendo, le ipotesi su cui si lavora sono spesso diverse. Per quanto ci sarà possibile cercheremo di seguire, naturalmente, questo dibattito e di fornire il massimo di informazioni e di riflessioni in proposito.
Purtroppo al ritardo di moltissime Regioni e di molti Enti locali si aggiunge anche una scarsissima attenzione, al limite dell indifferenza, delle stesse associazioni ambientalistiche. Quel che più preoccupa è il fatto che il disinteresse riguardi anche associazioni che pure hanno svolto una funzione positiva, di pungolo e di critica, durante il tormentato iter della legge-quadro.
Eppure si tratta di nodi cruciali per il futuro dei parchi. Si ha l'impressione, insomma, che mentre le istituzioni mostrano ancora scarsa sensibilità alle tematiche ambientali, le associazioni ambientalistiche confermino una loro "estraneità" alle tematiche istituzionali che, nel bene e nel male, hanno invece una fortissima incidenza sulle politiche ambientali .