Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 5 - FEBBRAIO 1992



Riflessioni sul Parco delle Orobie
Giuseppe Mosconi *

Il Parco delle Orobie venne istituito con legge regionale nel 1988, allo scopo di tutelare una grande area protetta, la più estesa di tutta la Lombardia, e per salvaguardare un patrimonio agrosilvopastorale, zoologico e botanico di grande pregio. Purtroppo, nonostante queste finalità di grande interesse ecologico, la legge è resa inoperante a tre anni dalla sua promulgazione e si presagisce che se non avverranno fatti nuovi continuerà la paralisi sia istituzionale che organizzativa .
A differenza dei parchi fluviali, sorti per volontà degli abitanti e delle loro amministrazioni, il Parco delle Orobie sin dall'inizio (1983) dovette subire incomprensioni, ritrosie e opposizioni. Nel momento promozionale ebbe quali protagonisti il Club Alpino Italiano, le associazioni ambientaliste, con i quali in tempi successivi collaborarono l'Amministrazione provinciale e alcune Comunità montane, sollecitate dalla Regione dopo la L.R. n. 86 del 1983.
Ripetuti furono gli scontri polemici, anche in pubbliche assemblee, mentre da parte di alcuni Comuni si ebbe una drastica chiusura al dialogo.
La loro opposizione, esaminata ora con obiettività, appare non infondata, basandosi su osservazioni e considerazioni che oggi alla luce degli ultimi eventi appaiono in parte realistiche.
Quindi nascita sofferta. Dopo un lungo iter procedurale, si giunse alla costituzione di una Commissione interpartitica composta dalle Comunità montane e presieduta dalI'Amministrazione provinciale, che operò dal 1983 sino al 1988.
Durante questo lungo periodo di gestazione programmatoria, scarsa fu l'informazione delle popolazioni interessate, con lunghi silenzi voluti da alcuni partiti per opportunità elettorali, coincidenti con le consultazioni amministrative e politiche, sino alla totale sospensione dei lavori.
Lo stesso comportamento assunse la Regione.
La Provincia di Bergamo, pur con frequenti difficoltà, riuscì ad ottenere un accordo politico con gli Enti locali e con le associazioni, proponendo una bozza di statuto che venne approvato dall'Assemblea regionale. Dopo questi cenni storici, io che seguii la vicenda con la ferma volontà di concluderla, essendo Assessore al territorio e all ambiente della Provincia per un quinquennio sino alle elezioni del 1990, mi pongo oggi alcune riflessioni per trovare le cause dirette e indirette del mancato decollo.
Come Presidente della commissione sostenni che ogni scelta programmatoria doveva avvenire con il consenso delle Comunità montane che rappresentano, a pieno titolo per legge dello Stato, i Comuni interessati e mi sforzai perchè ciò avvenisse, per cui il documento conclusivo fu la sintesi di comuni convergenze ideologiche e operative, senza le quali l'iniziativa sarebbe fallita. Su questo progetto recentemente la Giunta regionale ha ritenuto opportuno revocare la deliberazione precedente, non ritenendola conforme alla legge istitutiva dei parchi in molte sue parti, specie per quanto si riferisce alle funzioni delegate.
Questi provvedimenti generano non solo notevoli ritardi dal punto di vista burocratico, ma anche sfiducia nelle pubbliche amministrazioni, rifiutando la gente di montagna eccessiva ingerenza dei poteri centrali, a difesa delle sue autonomie locali.
Emergono tuttora le preoccupazioni di coloro che temono che con la costituzione del Parco si abbia non uno snellimento delle pratiche burocratiche ma un ulteriore appesantimento, con una barriera alla democrazia partecipata ed efficiente.
Infatti i bisogni del territorio delle Orobie sono essenzialmente tre:

  • la permanenza dell'uomo nelle attività agrosilvopastorali, decisiva per la difesa del suolo e dell ambiente in generale che va concepita non solo in termini di vincoli, ma come fatto concreto;
  • la mobilità intesa sia come facilità di accesso e di percorrenza, ma anche come possibilità di comunicazione rapida all'interno del territorio;
  • i servizi e le infrastrutture per le attività economiche che per loro natura sono compatibili con l'ambiente quali le attività di tipo artigianale, di piccole o medie industrie, unitamente all'incentivazione dell alpeggio e della forestazione a difesa del suolo e a salvaguardia idrogeologica.

Così pure il turismo, quale principale risorsa della montagna, deve essere incrementato, avvalendosi dell'edificazione a scopo residenziale a fondo valle e delle attrezzature e degli impianti di risalita in quota, per un organico e razionale sviluppo dello sport e del tempo libero; anche la caccia e la raccolta di fiori e frutti del sottobosco possono coesistere, purchè intese come sfruttamento disciplinato e non distruttivo delle risorse naturali.
Il Parco si deve concepire come momento coordinatore di vincoli e competenze, molti dei quali sono già operanti.
Con una progettualità così impegnativa occorrono mezzi finanziari sinora dimostratisi insufficienti per assicurare un vero salto di qualità.
Le incomprensioni e le ostilità verranno superate solo se le leggi saranno integrate da una politica ambientale realistica, da un concreto piano di investimenti, premesse indispensabili per raggiungere con uno sforzo comunitario e unitario l'auspicata soluzione.

"Consigliere provinciale - Bergamo"