Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 5 - FEBBRAIO 1992



COSA SCRIVONO I GIORNALI
a cura di Renzo Moschini
L'approvazione della legge-quadro sulle aree protette, pur senza conquistare le prime pagine, ha avuto discreto rilievo anche su quotidiani solitamente piuttosto avari di spazio per le vicende riguardanti i problemi ambientali
Pressoché concorde la sottolineatura del ritardo con il quale il nostro Paese ha finalmente provveduto a dotarsi di una legge nazionale. "Trent'anni per capire il bisogno di natura", titola, ad esempio, La Stampa di Torino. L'articolo di Mario Fazio, improntato ad un cauto ottimismo sul futuro delle aree protette, non ignora però i rischi dell'immobilismo ricordando, fra l'altro, che "in troppi casi i parchi vantati sulla carta non esistono affatto".
Anche il Giornale mette l'accento sul "ritardo di 12 anni" e aggiunge "Oggi, dunque, possiamo salutare con vivo favore la nuova normativa", sapendo però che "il futuro dei parchi nazionali si giocherà sulla capacità del parco stesso di aggregare consenso comunale intorno alle finalità perseguite dal legislatore" (Alberto Abrami dell'Università di Firenze).
All'arrivo dei "magnifici sette", con titolo un pò enfatico, ha dedicato ampio spazio il Sole 24 Ore, riportando fra l'altro le contrapposte valutazioni del Ministro Ruffolo e di Franco Tassi. Quanto il primo infatti è soddisfatto per l'allargarsi della mappa delle oasi tutelate dal rischio-degrado, tanto il Direttore del Parco degli Abruzzi avanza dubbi e riserve su una legge considerata "povera e sbagliata" (ad esempio per l'introduzione del 'silenzio-assenso') ma soprattutto per i "fondi inesistenti".
Sul Corriere della Sera Fulco Pratesi mette invece in guardia sul pericolo della burocrazia, perchè i nuovi parchi potrebbero fare la fine delle 20 riserve marine varate nel 1982. Insomma, si tolga "ogni illusione colui che ottimisticamente considera prossima la effettiva messa in funzione dei parchi già istituiti negli anni scorsi e confermati dalla legge-quadro, quali il Pollino, l'Arcipelago Toscano, i Monti Sibillini, le Foreste Casentinesi e le Dolomiti Bellunesi".
Improntate ad un maggiore ottimismo, o forse sarebbe meglio dire realismo, rispetto ai giudizi degli esponenti ambientalisti, risultano le dichiarazione degli esponenti politici.
Se il Ministro Ruffolo si compiace della collaborazione fattiva che ha consentito di superare tutti i "contrasti, le antinomie, le divergenze tra concezioni centralistiche e regionalistiche, tra visioni di rigida conservazione coniugata allo sviluppo", l'on. Angelini mette l'accento sul valore del Comitato Stato-Regioni, "organo attivo di protezione della natura, mentre la programmazione delle aree protette, il piano di programmazione e sviluppo, nonchè il regolamento dei parchi dovranno essere varati con l'intesa tra lo Stato e le Regioni interessate" .
L'on Ceruti, dal canto suo, evidenzia come la legge "introduce, tra l'altro, le norme di istituzione e funzionamento delle aree protette, appresta finanziamenti e introduce agevolazioni anche fiscali che si tradurranno in benefici per gli enti gestori dei parchi e delle riserve, oltre che per le comunità locali".
Antonio Cederna auspica "che questa legge sia l'inizio di una svolta culturale essenziale che dovrà far sí che si tratti tutto il territorio italiano come un parco. In questo Paese, dove si è cementificato un decimo del territorio, bisognerà ora salvaguardare l'integrità fisica e l identità culturale".
L'on Chicco Testa, infine, dopo aver sottolineato il valore positivo dell'approvazione della legge, ricorda che ora "spetta al Governo fare la sua parte. Spero che non trasformi i parchi nazionali in USL dell'ambiente, lottizzazioni comprese".
Soddisfazione quindi, ma anche prudenza, come si può vedere.
Una prudenza più che giustificata a fronte anche dei dati sulla spesa ambientale del nostro Paese. La discussione sulla legge finanziaria ha riproposto infatti l'acuto problema della "incapacità" di spesa del Ministero dell'ambiente. Basti un dato: dal 9 gennaio 1992, dei 2.615 miliardi di residui, ben 913 risultavano ancora da impegnare. Si tratta del 35% del totale dei residui.
Non vorremmo, dopo le polemiche sulla esiguità delle somme prevista dalla nuova legge-quadro sulle aree protette, dovere, tra qualche mese, polemizzare sulla loro mancata utilizzazione.