Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 6 - GIUGNO 1992


L'esperienza francese dei parchi naturali regionali
(Parte prima)
di Jacqueline Fassero (*), Salvatore Palladino (**) e Stefano Panzarasa (***)

Premessa

La nascita del concetto di parco risale al 1872, quando negli Stati Uniti d'America fu istituito il Parco Nazionale di Yellowstone, prima area protetta nel mondo a potersi fregiare di questo titolo.
Da allora, e per quasi un secolo, c'è stata una lenta ma continua propagazione del seme lanciato con il parco di Yellowstone, e in molte nazioni del mondo sono fiorite le aree protette, soprattutto i parchi nazionali. Questi hanno conservato per molti decenni lo spirito e le finalità del loro progenitore: difesa e protezione delle risorse naturali a beneficio delle presenti e delle future generazioni, primo punto in ordine storico ma anche in ordine di importanza: ricreazione, educazione, ricerca.
Tuttavia, da trent'anni a questa parte è in atto una importante evoluzione della situazione, sia dal punto di vista quantitativo che concettuale. Intanto, in questo periodo la rete mondiale di parchi nazionali si è pressochè triplicata e il numero delle aree naturali protette nel mondo è aumentato di quattro volte. Inoltre, fatto maggiormente significativo, l'esperienza dei parchi realizzati e l'apporto di culture, poco inclini al protezionismo' e più attente ai processi sociali e territoriali generali, hanno fatto emergere una ben maggiore complessità del problema.
Sono così maturati altri approcci all'idea di parco.
Negli anni '60, partendo dall'osservazione che il grande sviluppo industriale avviato nel dopoguerra si accompagnava a ricorrenti catastrofi ambientali, i movimenti ambientalisti - che allora nascevano e si sarebbero poi affermati in tempi più recenti - denunciarono le responsabilità del modello di sviluppo realizzato - industrialista, energivoro e privo di cultura delle natura per il grave degrado ambientale e le pesanti conseguenze socio-economiche, oltre che ambientali, derivanti dallo sfruttamento di rapina delle risorse naturali.
Da queste considerazioni scaturì la necessità di un diverso approccio al problema ambientale, basato sempre di più sull'attenzione e sullo studio dei delicati equilibri naturali e sulla ricerca di un uso compatibile e duraturo delle risorse locali (naturali e umane), per raggiungere quell'equilibrio uomo-ambiente che arresti il progressivo degrado ambientale e che, senza rinunciare alle esigenze di uno "sviluppo compatibile", lasci tuttavia spazio e risorse anche alle generazioni future.
Da questa visione più complessa del problema ambientale maturò la consapevolezza dell'interdipendenza uomo-natura e, di conseguenza, una interpretazione meno semplicistica della salvaguardia dei valori naturali del territorio.
I parchi e le popolazioni in essi residenti furono i primi ad essere coinvolti nella ricerca di un nuovo rapporto dell'uomo con la natura e si riconobbe ampiamente l'opportunità che ogni Paese potesse definire il ruolo e la gestione dei propri parchi secondo le condizioni politiche, economiche, sociali e culturali locali. Si affermò, altresì, la necessità che i parchi tendessero principalmente al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni residenti, dal momento che essi spesso nascono e operano in situazioni di media o alta marginalità rurale.
Questa nuova concezione di area protetta, riconosciuta ormai in tutto il mondo grazie anche all'esperienza francese dei parchi naturali regionali, ha dato dei risultati molto incoraggianti, al punto di pensare che possa essere una strada da intraprendere anche all'esterno delle aree protette.
In Italia il riconoscimento, seppure tuttora superficiale, di questa situazione da parte delle istituzioni (Stato e Regioni) è alla base della creazione di più di 600 aree protette (parchi nazionali e regionali, riserve naturali, eccetera). Di tutte queste i parchi naturali regionali sono le aree protette più diffuse negli ultimi anni nel nostro Paese (attualmente sono quasi 90 quelli formalmente istituiti) ed inoltre, per le loro finalità di tutela dell'ambiente e nel contempo di sviluppo locale sostenibile, sono anche quelle che più hanno la possibilità di modificare in positivo il rapporto uomo/ambiente, tramite una moderna strategia di conservazione della natura.

Scopo del lavoro

Questo articolo, e gli altri che seguiranno, sono il frutto di uno studio teso ad evidenziare ciò che viene comunemente definito modello francese di parco naturale Regionale e a mettere a confronto queste realtà con la politica italiana sulle analoghe aree protette.
Verranno dunque analizzate due situazioni, simili per certi aspetti, ma in realtà assai diverse per quanto riguarda lo sviluppo della politica delle aree protette: da una parte la Francia, con una norma nazionale sui parchi regionali risalente al 1967, parchi funzionanti da più di venti anni e una molteplicità di azioni da essi realizzate con successo nei più diversi campi di intervento; dall'altra parte l'Italia che, essendosi dotata solo ultimamente di una legge-quadro sulle aree protette (attesa da quasi 20 anni), in mancanza di una norma nazionale, ha lasciato l'iniziativa legislativa e attuativa alle singole Regioni con risultati molto interessanti, ma anche eterogenei e contraddittori.
Siamo convinti che l'illustrazione del modello francese di parco naturale regionale e una sua comparazione critica con la situazione italiana (processi istitutivi, gestione e attuazione) potrà essere utile a chi nel nostro Paese si occupa attivamente di aree protette.
La ricerca si è basata sulla lettura di pubblicazioni, sulla consultazione di documenti (rapporti, dépliants, riviste) forniti dalla Federazione dei parchi naturali regionali francesi e dai parchi stessi, nonchè sulle informazioni acquisite direttamente nei colloqui con i direttori o altri tecnici di parchi ( Landes de Gascogne, Volcans d'Auvergne, Vercors, Pilat, Luheron, Camargue, Marais Poitevin, Normandie-Maine, Brotonne) e con i rappresentanti della Federazione medesima.

Il modello francese

In Francia, fino ad un periodo assai recente, non ci furono notevoli misure di tutela della natura e ciò fu dovuto alla scarsa densità di popolazione, ad un tasso di industrializzazione minore di quello di molti altri Paesi europei e alla presenza di ampie zone montuose e di estese foreste.
In materia di protezione della natura, la prima legge importante fu quella del 1930 sulla tutela dei monumenti naturali e storico-architettonici, poi modificata nel 1957. La legge permetteva di proteggere, a fini scientifici, solamente aree naturali di piccola estensione e minacciate di scomparsa. E per questo motivo che nel 1960, per preservare dalla distruzione o dalla degradazione spazi naturali di più ampie dimensioni, fu varata la legge sui parchi nazionali con regole severe di protezione e con finalità scientifiche e turistiche.
I parchi nazionali francesi sono sottoposti ad una zonizzazione del loro territorio in 3 zone concentriche:

  • un nucleo centrale, la riserva integrale, nel cuore del parco, dedicato solamente alla conservazione dei valori naturali e alla ricerca scientifica; - il parco propriamente detto dove non è ammessa la caccia e con una stretta regolamentazione per pesca, attività agricole e silvo-pastorali, e il turismo;
  • la zona periferica o preparco, l'elemento originale dei Parchi Nazionali Francesi, dove si accolgono i visitatori e viene incentivato lo sviluppo sociale, culturale ed economico delle popolazioni residenti.

Si era così andati oltre l'iniziale concezione di parco estetico- conservazionistica (in senso stretto) per arrivare ad una concezione basata sulla tutela e su un insieme di interventi sociali economici e culturali che rendessero più efficace la protezione della natura. I Parchi Nazionali creati finora sono sette: Vanoise, Pyrénées occidentales, Port-Cros, Mercantour, Cévennes, Ecrins, Guadeloupe.
Nonostante tutto, la formula di parco nazionale, per il suo carattere di area a gestione statale con regolamentazioni vincolistiche relativamente facili da applicare in zone impervie, poco popolate e di difficile accesso, ha presto manifestato i suoi limiti (1) nei territori di grande valore naturale ma più accessibili e più popolati, dove le esigenze di sviluppo socio-economico locale erano di pari importanza a quelle di tutela della natura. Per valorizzare quei territori è stato necessario, partendo dall'esperienza dei parchi nazionali, trovare una formula più semplice facendo appello all iniziativa delle collettività locali e perseguendo i seguenti obiettivi:

  • protezione delle risorse naturali,
  • mantenimento e incentivazioni delle attività economiche locali,
  • educazione ambientale per i residenti e accoglienza per i visitatori.

Questi principi-base, insieme all'assenza di una regolamentazione particolare se non l applicazione delle leggi già esistenti e all'introduzione di quell'impegno tra i sottoscrittori, che è la Statuto (Charte constitutive) di ogni parco, hanno creato nel 19671'identità della nuova tipologia di area protetta: i Parchi Regionali.(scheda 1)
Il decreto del 25 aprile 1988 definisce Parco Naturale Regionale un "territorio dal patrimonio naturale e culturale ricco e dall'equilibrio fragile e minacciato".
In Francia i Parchi Regionali istituiti da tempo (la lista completa dei parchi è riportata nella scheda 2) sono tutti funzionanti. La loro peculiarità consiste nell'agire quasi sempre su ambiti territoriali caratterizzati da uno scarso sviluppo economico e il più delle volte in via di spopolamento; spesso si tratta di zone collinari e/o montane.
Nel corso della loro evoluzione, e sempre più rapidamente in questi ultimi anni, il ruolo dei Parchi Regionali, in principio fortemente influenzato da una visione cittadina" della conservazione dell'ambiente rurale e naturale, si è poi evoluto; i parchi hanno notevolmente allargato i loro campi di intervento e si sono trasformati in "strutture di sviluppo micro-regionale".
Oggi in Francia, a conclusione di tale processo, essi si presentano come "aree protette non attraverso vincoli, ma grazie ad uno sviluppo economico "guidato". Siamo quindi ad un tipo di parco diverso dal Parco Nazionale Francese (le principali differenze tra i due tipi sono sintetizzate nella scheda 3) ed ancora più lontano dal modello nordamericano.

Finalità

Se i Parchi Nazionali testimoniano il desiderio e l'esigenza di preservare territori con caratteristiche naturali eccezionali, i Parchi Regionali, di creazione più recente, sono piuttosto strumenti di assetto locale che mirano sia alla valorizzazione del patrimonio naturale che allo sviluppo socio-economico. Il decreto 443/88 conferisce ad essi l'obiettivo di:

  • proteggere il patrimonio ambientale (in particolare attraverso una gestione del territorio compatibile con gli ambienti naturali);
  • contribuire allo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni locali (nelle condizioni previste dalle leggi relative ai diritti e alle libertà dei Comuni, dei Dipartimenti e delle Regioni);
  • promuovere l'accoglienza, l'educazione e l'informazione del pubblico;
  • realizzare programmi di ricerca e azioni sperimentali .

Inoltre, alla base di questi obiettivi c'è stata fin dall'inizio la considerazione che la protezione del patrimonio naturale e la salvaguardia della qualità della vita, fattori essenziali per lo sviluppo sostenibile della società, non possono derivare solamente da misure giuridiche di regolamentazioni e di divieti. Si tratta, dunque, per lo Stato di avere una politica globale e di lasciare in gran parte l'iniziativa alle comunità rurali e agli individui, perchè è necessario che tutti i soggetti interessati, a livello nazionale e locale, si sentano coinvolti.

Protezione della natura

Senza dubbio è stato il desiderio di rilancio del mondo rurale all'origine della creazione della maggior parte dei Parchi Regionali, insieme alla protezione e alla valorizzazione della montagna (Vosges, Queyras, Corse, Volcans d'Auvergne, Vercors) e al mantenimento di cinture verdi presso le città (Saint-Amand Raismes, Brotonne, Haute-Vallée de Chevreuse, Luberon, eccetera). Altri Parchi Regionali sono stati creati in zone dove sussistevano strutture economiche e sociali originali, ma dove la protezione della natura era urgente per le particolari condizioni biologiche (paludi, vegetazione esotica) ed economiche (regime di proprietà e organizzazione delle attività umane) (Camargue, Brière, Marais Poitevin, Martinique).
Attualmente lo sviluppo dell'economia moderna rende difficile il mantenimento di queste vecchie strutture antiche e d'altra parte queste aree sono sottoposte ad una forte pressione turistica.
Per proteggere la natura i parchi utilizzano le leggi e i regolamenti già in vigore e sviluppano i rapporti (concertation) con gli organismi locali e le amministrazioni dipartimentali, infine partecipano alla pianificazione del territorio (Plans d'Occupation des Sols).
Per illustrare compiutamente come la finalità protezionistica resti uno degli obiettivi principali dei parchi, la via migliore ci sembra quella di riprendere alcuni articoli di uno Statuto, quello del Livradois-Forez, alla voce "Ambiente" (scheda 4). La scelta dello Statuto del Parco Livradois-Forez non è casuale, dal momento che essa può illustrare al meglio una situazione mediamente rappresentativa, ossia un ambiente di pianura e di mezza montagna, di vasta estensione, con la presenza di piccole industrie e di istituzione piuttosto recente. Aggiungiamo che il contenuto di tutti gli Statuti rispecchia la stessa filosofia con le stesse finalità.
Inoltre lo Statuto prevede un controllo del parco su tutti i lavori suscettibili di modificare il paesaggio o di danneggiare gli equilibri ecologici, benché il parco non abbia alcun potere giuridico di intervento. Il Parco dà il suo parere su tutti i progetti di apertura di nuove cave, costruzione di strade e linee elettriche. In questo compito l'ente è aiutato da un comitato scientifico. Le principali azioni di intervento e difesa contro il degrado dell'ambiente e tutte le forme di inquinamento riguardano gli impianti di depurazione delle acque reflue, la creazione di luoghi di raccolta dei rifiuti. Le autorità sono responsabili del rispetto di queste disposizioni indicate chiaramente nello Statuto Inoltre è prevista la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui rischi degli inquinamenti industriali ed agricoli.

Lo sviluppo economico locale

Uno dei punti di forza su cui è imperniata la politica dei P.N.R. è la valorizzazione economica delle risorse locali dove per queste si intendono le risorse legate al suolo, al sottosuolo, naturali, climatiche, umane (legate al savoirfaire) e culturali. Questa politica, ormai pluridecennale, con un intento non solo economico ma anche ecologico, sociale e culturale, prende origine dalle prime iniziative effettuate già negli anni 50 (antecedenti alla concezione e istituzione dei Parchi Regionali) e si è affermata decisamente negli ultimi dieci anni, vista l'urgenza di porre rimedio alla crescita allarmante della disoccupazione, all'impoverimento progressivo e all abbandono dei territori di collina e montagna (déprise agricole) distanti dai grandi poli economico-industriali legati alle aree urbane.
L'abilità che si può riconoscere ai responsabili dei parchi francesi è stata quella di avere fatto proprie le esperienze già realizzate nel resto del territorio e tuttora in atto, e aver applicato queste conoscenze tramite vere e proprie strategie di intervento miranti appunto alla valorizzazione economica delle risorse locali nei territori compresi all'interno dei parchi (scheda 5).
Caso per caso sono state eseguite indagini di mercato, una corretta definizione dei progetti, la ricerca di tutti i possibili accessi ai finanziamenti e, non per ultimo, la mobilitazione delle potenzialità delle popolazioni locali tramite la formazione professionale, vista come veicolo di valorizzazione della risorsa umana. Queste strategie di intervento, risultate vincenti in un numero notevole di casi, hanno puntato su due obiettivi principali:

  • a) la valorizzazione delle risorse locali; b) il sostengo alle iniziative locali, compatibili con la tutela della natura (nel caso di creazione di nuove attività o di rilancio di attività tradizionali).
A questi punti va aggiunta la preparazione dei direttori e dei tecnici formanti l'équipe tecnico-scientifica di ogni parco che, oltre al successo delle iniziative intraprese e grazie anche a queste, ha suscitato un maggiore consenso da parte delle collettività locali, a volte inizialmente ostili ai parchi stessi, protagoniste oggi dello sviluppo locale.
I campi di intervento sono numerosi. Tra essi ricordiamo:
  • il rilancio di tecniche e savoirfaire locali;
  • il restauro abitativo;
  • il riuso delle industrie abbandonate;
  • il turismo rurale;
  • i prodotti locali e la loro promozione;
  • l'acquacoltura, eccetera.

Il Parco agisce su due piani: un piano verticale, quello delle competenze (agricoltura, silvicoltura, turismo, commercio, artigianato) e un piano orizzontale, quello dell'azione sul terreno. Ciò suppone una presenza continua nel territorio e grandi capacità di inquadrare" i problemi, di promuovere e comunicare. Altro requisito è la necessità di un legame stretto tra il livello micro-regionale ed il livello infra-regionale (di ispirazione federativa che possa allargarsi ad altre entità e partners esterni). Un primo principio deve essere la coerenza delle istituzioni, un secondo principio la globalità delle azioni. Infine, queste relazioni vengono concretizzate sotto forma di contratti tra lo Stato e le Regioni (Contrats Etat-Région).

Animazione ed educazione

Sono favorite l'azione nelle scuole, la formazione e l'informazione dei tecnici degli enti, delle amministrazioni locali e degli agricoltori, la collaborazione con le associazioni di studi e di protezione della natura. In effetti, la protezione dell'ambiente, la gestione delle risorse naturali, il miglioramento dello stile di vita, non sono concepibili senza una sensibilizzazione della società rurale considerata, però, come elemento dinamico e creativo che partecipa in modo diretto all'esistenza del parco (scheda 6).

Istituzione

In base al decreto 83/75, un Parco Naturale Regionale viene creato su iniziativa della Regione la quale elabora lo Statuto che successivamente deve essere ratificato a livello statale dal Ministero dell'Ambiente. La Charte è un documento contrattuale che definisce i limiti del Parco, lo statuto dell'organismo di gestione, il programma di attività ed attrezzature e il finanziamento. E inoltre un impegno finanziario e morale che lega i suoi firmatari sulla base di un programma. Non dà al parco nessun potere vincolante fuori dalle normali leggi in vigore. Può essere revisionata ogni 10 anni.
Il processo d'istituzione (2) comprende una fase di studio (sotto la guida di un incaricato di missione) in cui le autorità locali procedono ad una analisi ecologica globale, con studi su popolazione, attività economiche, insediamenti, uso del suolo e patrimonio culturale, all elaborazione dello Statuto e alla messa in atto di strutture di gestione e di animazione.

Gestione e finanziamenti

Il punto di forza del modello francese dei Parchi Regionali è rappresentato dalla natura dell'ente di Gestione del Parco, il cosiddetto Consorzio Misto (Syndicat Mixte): esso è composto dagli amministratori degli enti locali sotto la cui giurisdizione ricadono i confini del Parco, dai rappresentanti delle Camere dell'Agricoltura, dei Mestieri, del Commercio e dell'Industria, dell'Ente Nazionale delle Foreste e delle associazioni naturalistiche (figura 2). La presenza di tutti i soggetti interessati al processo decisionale ha favorito il successo della maggior parte dei Parchi Regionali.
Secondo l'art.3 del decreto 83/75, le Regioni sono libere, quando istituiscono un parco, di definire loro stesse il modo in cui sarà gestito. L'unico obbligo è quello di far partecipare alla gestione i rappresentanti delle popolazioni residenti, i proprietari di terreni nel Parco, e le associazioni locali.
La soluzione del Consorzio Misto, attualmente più usata e riconosciuta come la più adatta per la gestione dei Parchi, rispetto a formule privatistiche quali l'Associazione o la Fondazione, presenta una serie di vantaggi, ma anche inconvenienti riconosciuti dagli stessi francesi; dei pro e dei contro di tale soluzione parleremo più avanti.
Istituiti per raccordare le collettività locali con gli organismi rappresentativi di varie attività economiche e sociali e con gli enti pubblici, i Consorzi Misti hanno l'obiettivo di attuare una politica di sviluppo su territori assai estesi. Non possono essere creati che dall'approvazione dei futuri membri e devono munirsi di uno Statuto che definisca in modo preciso compiti e modo di funzionamento.
I Consorzi Misti sono amministrati da un Consiglio, composto dai rappresentanti delle collettività locali e degli enti pubblici, che elegge tra i suoi membri una Giunta (bureau) con un presidente incaricato di far eseguire le decisioni prese dal Consiglio e dalla stessa Giunta. Il presidente, inoltre, nomina un direttore il cui ruolo è il più importante nel funzionamento del Parco, nonostante egli abbia solo una funzione propositiva e non possa quindi sostituirsi alle autorità locali.
Il direttore è aiutato da un incaricato alle questioni amministrative. L'organico è completato da esperti in vari settori - quali finanziamento, organizzazione, urbanistica, assetto del territorio, animazione, promozione economica e protezione della natura - che vanno a formare l'équipe del Parco. Il ruolo dell'équipe d'animazione del Parco è molto importante ed ha i seguenti compiti: - informare, incitare e consigliare

  • facilitare le relazioni tra collettività locali e le amministrazioni interessate
  • coordinare e promuovere una animazione di qualità.

Infine i Parchi sono affiancati dalle associazioni degli "Amici del Parco" e degli artigiani, create per stabilire un maggiore contatto tra l'Ente gestore e le popolazioni locali.
Per quanto riguarda le risorse economiche, ogni Parco dispone di un bilancio autonomo di funzionamento e di investimento, che segue le regole amministrative delle amministrazioni locali.
Esso viene alimentato dalle quote dei membri (Regioni, Dipartimenti e Comuni del Parco) dell'organismo di gestione che sono definite nello Statuto ed è integrato da un contributo del Ministero dell'Ambiente nelle percentuali indicate in figura 3.

Aspetti socio-economici

Da circa venti anni ormai i Parchi Regionali non sono più delle zone a struttura agricola prevalente; attualmente tutte le attività non agricole hanno nei parchi un posto superiore alla media e il settore più elevato è il terziario, dovuto ad uno sviluppo delle attività legate al turismo e ad una ipertrofia dei servizi pubblici, fenomeno tipico delle zone a bassa densità di popolazione.

Economia

Le strutture economiche che caratterizzano i Parchi Regionali sono tre:

  • i Parchi con un'agricoltura abbastanza sviluppata, secondo la media francese, che conoscono un declino marcato della loro popolazione (es: Armorique, Morvan);
  • i Parchi con popolazione operaia: quando l'industria locale invecchia, si è di fronte al problema della disoccupazione (es: Landes, Vosges). In altri casi (es: Brière, Brotonne) l'esistenza di poli di impiego esterni permette il mantenimento della popolazione tramite fenomeni di pendolarismo;
  • infine i Parchi "turistici", tra cui la Corsica e la Camargue, che funzionano tramite un sistema agro-turistico, mentre altri (es: Queyras e Luberon ) sono quasi esclusivamente tributari del turismo, alla pari dei Parchi Nazionali .

Turismo

I Parchi Naturali Regionali presentano condizioni favorevoli ad una attrazione turistica. La volontà di accoglienza è, d'altronde, sempre citata nei rispettivi Statuti, dove il parco è presentato come luogo di ricreazione, di incontro e di educazione. Se la capacità di accoglienza nei Parchi è superiore alla media francese (tabella A), ciò è dovuto alla presenza di strutture collettive (hotels, campings) che aggiungono il loro potenziale alle forme turistiche tradizionali delle zone rurali (gites d'étape, gltes ruraux, campings à la ferme, eccetera, v. scheda 7).
Un parco solo, il Queyras, ha una funzione turistica notevole, che si deduce dalla qualità dell'habitat, dalle attrezzature e dall economia stessa. A questo si può collegare la Camargue per le attività balneari di Saintes-Maries-de-la Mer.

TABELLA (A) OMISSIS

Solo alcuni Parchi superano la condizione di ambiente rurale proprio grazie alla loro funzione tllristica (Volcans d'Auvergne, Normandie-Maine, Vercors, Luberon, Haut Languedoc, e altri).
Un gruppo di parchi presenta le caratteristiche di un turismo diffuso (Armorique, Brotonne, Landes, Corse, e altri).
Un ulteriore gruppo, malgrado l'interesse del loro ambiente naturale, conosce un impatto debole del turismo. Queste aree beneficiano soltanto di un turismo di passaggio e di fine settimana, dovuto alla prossimità di grandi città (Brière, Pilat, Marais Poitevin, Morvan, e altre).

Condizioni di vita

La qualità della vita degli abitanti è un fattore essenziale per il mantenimento in condizioni dignitose di un minimo di popolazione. Ad esempio, nei Parchi è particolarmente curato il restauro delle abitazioni ed in generale il recupero del patrimonio edilizio esistente. Fanno, tuttavia, eccezione alcuni Parchi, come il Morvan e quello della Corse, che rimangono in una situazione grave, dovuta, probabilmente, ad un basso reddito dei residenti.
Inoltre, malgrado una densità demografica inferiore alla media, i Parchi dispongono, rispetto al resto del territorio, di una rete migliore di attrezzature. Per il commercio e i servizi essenziali, la proporzione dei Comuni attrezzati è nettamente al di sopra della media rurale e della media montana. In quanto alla presenza di scuole elementari, la percentuale è soddisfacente all'interno dei Parchi (tabella B).

Evoluzione della popolazione

Nonostante lo sforzo dei Parchi Regionali per ricreare un legame tra le popolazioni e i loro territori, le condizioni di marginalità rurale frenano tutt'ora questo processo, per cui finora solo una minoranza di Parchi ha visto l arresto dell'esodo rurale e l'accrescimento della popolazione: Landes, Luberon, Queyras .
Cinque parchi dimostrano attualmente un certo dinamismo: Brière, Brotonne, Vosgi e soprattutto il Queyras e il Luberon.
Per la metà dei Parchi si registra una evoluzione mediocre, prosegue l'esodo rurale e l'età media della popolazione diminuisce lentamente, in un periodo in cui la media rurale nazionale si è stabilizzata.

TABELLA (B) OMISSIS

Infine tre Parchi hanno una demografia particolarmente degradata con una popolazione agricola ancora numerosa: la Corse, il Morvan e l'Armorique.

Note

(1) Un esempio particolare: il divieto di caccia imposto nei parchi nazionali non poteva essere riproposto su territori molto estesi quali i PP NN RR.

(2) I PP NN RR. creati prima del 1975 sono stati piuttosto imposti, non essendo venuta l'iniziativa dalla "base"

Scheda 1

Parchi Naturali Regionali in Francia - alcune date
1967: emanazione del decreto 156/67 del 1° marzo 1967 da parte di G. Pompidou, allora primo ministro.
1969-1970: vengono creati 8 Parchi Regionali.
1971: i Parchi Regionali si raggruppano in una associazione (legge 1901); la Federazione dei Parchi Naturali Francesi.
1975: I Parchi diventano realmente regionali in quanto sono le uniche strutture territoriali ad essere finanziate dalle Regioni nuovamente create (decreto n. 983/75 del 24 ottobre 1975).
1983: una delle leggi di decentralizzazione riconosce i Parchi Regionali come strutture di pianificazione territoriale (art. 29 della legge del 7.1.1983).
1988: viene riconosciuto il ruolo dei Parchi Regionali in materia di sviluppo economico (decreto n. 443/88 del 25.4.1988).
Attualmente i 27 Parchi Regionali finora istituiti occupano una superficie di 4 milioni di ha (8% del territorio nazionale) e comprendono circa 2.096 Comuni, con circa 2 milioni di abitanti.
I territori sono molto diversificati, ci sono parchi di alta o media montagna, di pianura e di zone ad estuari, in zone forestali o di praterie, in prossimità di grandi città, in zone agricole marginali. Il Parco più piccolo, la HauteVallée de Chevreuse, con 19 Comuni, copre un territorio di 26.000 ha, con 38.000 residenti; i più grandi raggruppano ciascuno più di 150 Comuni e superano i 300.000 ha (Ballons des Vosges, Corse, Volcans d'Auvergne, Livradois-Fores)

SCHEDA (2) E SCHEDA (3) OMISSISScheda 4

Charte del P.N.R. Livradois-Forez: alcuni articoli tratti dal capitolo "Ambiente"
Art. 25: un patrimonio naturale e storico da valorizzare.
Art. 36: conciliare lo sviluppo economico e la valorizzazione del patrimonio.

Grazie ad una necessaria modernizzazione dell'agricoltura (strumenti di produzione, riaccorpamento fondiario, costruzione di edifici, eccetera), ad uno sfruttamento razionale della foresta (manutenzione dei sentieri, tagli, eccetera), al rilancio delle attività tradizionali, al turismo.
Art. 37: conoscere meglio il patrimonio per rispettarlo meglio. Il Parco:

  • realizzerà un censimento dettagliato del patrimonio naturale (fauna, flora, ecosistemi, siti, eccetera) e procederà ad un inventario del patrimonio etnologico ed architettonico in relazione con i Comuni e le associazioni implicate;
  • manterrà relazioni privilegiate con l'ambiente scientifico ed universitario, e con gli altri P.N.R. per realizzare ricerche, studi e dibattiti;
  • diffonderà i dati raccolti tramite schede tecniche e tematiche, un giornale del Parco, documentari audiovisivi, mostre ...
  • Art. 38: salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale. - Art. 39: proteggere e gestire il patrimonio naturale.

Le autorità del Parco saranno consultate dalle amministrazioni su tutti i progetti di lavori suscettibili di danneggiare l'ambiente; il Parco incentiverà i Comuni ad utilizzare le varie procedure di regolamentazione dell'uso del suolo (zonizzazione, urbanistica, eccetera), e darà il suo parere sui progetti di apertura di cave, d'impianti di micro-centrali, sulla realizzazione di qualsiasi attrezzatura suscettibile di danneggiare la qualità dei siti e dei paesaggi; sosterrà tutte le iniziative di ricerca e di promozione delle produzioni di energia locale, naturale, rinnovabile e rispettosa della protezione dell'ambiente.

Scheda 5

Charte del P.N.R. Livradois-Forez. Alcuni articoli tratti dal capitolo "Economia"

-Art. 14: l'azione economica.

Lottare contro l'abbandono delle terre e l'invecchiamento delle popolazioni valorizzando le ricchezze del Parco, in particolare:

- l'agricoltura

- le foreste

- l'artigianato e il commercio rurale - il turismo

Parallelamente si condurrà una politica di animazione economica e socio-culturale per proteggere il patrimonio naturale, etnologico e architettonico del Parco.

Art. 15: lo sviluppo delle attività agricole:

- migliorando il reddito e le condizioni di vita degli agricoltori; - mobilitando e ristrutturando il fondiario;

- aiutando i giovani agricoltori.

- Art. 20: lo sviluppo del settore foresta: produzione e trasformazione.

- Art. 21: l'intensificazione della produzione.

- Art. 22: lo sviluppo e la trasformazione del legno tramite un'ampia informazione e una formazione dei professionisti, dei giovani e del pubblico sulle tecnologie nuove e la conoscenza dei mercati.

- Art. 23: artigianato e commercio: protagonisti dello sviluppo rurale.

- Art. 24: per un impatto economico durevole si studieranno:

- la competitività,

- la redditività.

- Art. 25: sviluppo economico interno: - approvigionamento

- produzione

- commercializzazione

- gestione e amministrazione

- Art. 26: sviluppo economico indotto.

- Art. 27: una politica dinamica e realista di aiuto allo sviluppo del tessuto artigianale e commerciale in ambiente rurale.

- Migliore gestione dell informazione con un inventario locale dei servizi artigianali e commerciali in zona rurale, e un servizio d'informazione sulle imprese;

- studi d'impianti;

- finanziamenti specifici al Parco attribuiti sulla base di una formazione preliminare, un'utilizzazione del patrimonio esistente, un interesse collettivo, un'efficienza economica.

- Art. 28: il contributo dell'attività turistica allo sviluppo economico.

- Art. 29: il concetto e la messa in atto di uno schema di struttura turistica coerente.

- l'impianto delle attrezzature deve essere controllato in funzione delle ricadute sul commercio e sui servizi locali, e dei bisogni esistenti sui Comuni interessati;

- le potenzialità esistenti devono avere la precedenza nella valorizzazione (laghi artificiali o naturali, edifici pubblici disponibili, terreni comunali inutilizzati, eccetera);

- uso del legno e artigianato locale.

Il parco garantirà un'assistenza tecnica per lo studio, la realizzazione e il seguito delle opere.

- Art.30: la promozione e la commercializzazione dell'immagine del Parco per un turismo di qualità e diversificato, programmato per tutto l anno.

Il Parco parteciperà alle iniziative e le coordinerà tutte sotto il "Marchio turistico" del Parco, introdurrà un certo numero di targhe, dépliants e cartelli segnaletici.

Scheda 6

Charte del P.N.R. Livradois-Forez. Alcuni articoli tratti dal capitolo "Animazione"

- Art. 31: l'animazione, mezzo indispensabile allo sviluppo per sconfiggere l'esodo rurale e per un rilancio dell economia locale a partire dalle sue risorse naturali (agricoltura, legno, commercio, artigianato e turismo).

- Art. 32: l'animazione permanente sul territorio che tenga conto del passato, delle tradizioni e dei modi di vita dei suoi abitanti al fine di mantenere e fortificare l'identità culturale delle popolazioni locali e d'incentivare la solidarietà tra le collettività locali, le categorie socio-professionali e le associazioni.

- Art. 33: formazione e informazione con azioni didattiche, di sensibilizzazione, di preparazione all'insediamento dei giovani, infine formazione degli eletti e responsabili locali. Il Parco pubblicherà un giornale, dépliantes, creerà pannelli e segnaletica per l'orientamento, video ...

- Art. 34: la vita associativa, parte integrante dell'animazione per favorire gli scambi e coordinare le attività, con un sostegno tecnico e logistico (materiale, pubblicità ...), la creatività artistica e culturale (teatro, musica, letteratura, cinema ...) e per valorizzare il patrimonio etnologico.

Scheda 7

Le principali attrezzature di accoglienza nei Parchi e in ambiente rurale in Francia

Gite rural: casa rurale restaurata ed ammobiliata che si affitta alle famiglie per le vacanze. I lavori di ristrutturazione sono in parte finanziati dallo Stato; i Dipartimenti danno un contributo.

Gite d'étape: ostello che mette a disposizione vari letti in più stanze, con uso di bagno e cucina in comune.

Chambre d'hotes camera attrezzata presso un'abitazione, con pernottamento e prima colazione.

Camping à la ferme: possibilità di campeggiare presso una azienda agricola.

Gite équestre: come il gite rural con in più la possibilità di alloggio per il cavallo.

 

(*) Località Piedimonte, 00018 Palombara Sabina (Roma)

(**) Centro CNR di studio sulla Genetica evoluzionistica, Via Lancisi 29, 00161 ROMA

( * * * ) Ufficio Parchi, Servizio Studi, Assessorato all'Ambiente della Provincia di Roma, Via Pescosolido 46, 00158 ROMA