Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 6 - GIUGNO 1992


Un parco per il paesaggio senese
a cura di Stefano Cavalli *

Il 14 marzo 1992 si è svolto a Monticchiello di Pienza (SI) il Convegno nazionale sul "Parco Arstistico-Naturale della Val d'Orcia" ad iniziativa dell'Amministrazione provinciale di Siena e dei Comuni di Montalcino, S. Quirico d'Orcia, Pienza e Radicofani.
La manifestazione ha voluto illustrare i contenuti dello stadio di progetto per la realizzazione di un parco nella Val d'Orcia, i cui connotati territoriali e gestionali rappresentano per certi aspetti una autentica novità nel panorama italiano delle aree protette.
Parchi ha ritenuto opportuno segnalare e seguire l'iniziativa perchè il progetto, sebbene ancora allo stadio iniziale, contiene problematiche a nostro avviso stimolanti sulle quali è interessante avviare una serie di valutazioni che possono avere una ricaduta più generale.

L'ambiente

La Val d'Orcia occupa una superficie di circa 30.000 ettari della provincia senese a contatto con la Maremma Grossetana, interessando i Comuni di Pienza, Montalcino, S. Quirico d'Orcia, Radicofani. La valle, disposta in senso prevalente est-ovest, è un ambiente collinare compreso tra l'Amiata e le Crete Senesi .
La forma d'uso del suolo più estesa è l'agricoltura estensiva a cereali, che si alterna a zone boscate ove la componente floristica mediterranea si pone a contatto con quella della regione collinare formando mescolanze di un certo interesse naturalistico.
La risorsa ambientale di maggiore rilievo è rappresentata dal valore paesaggistico dell'area, un insieme di elementi storico-architettonici inseriti in un quadro ambientale di indiscutibile armonia e bellezza. I biotopi naturali di rilievo hanno una distribuzione localizzata costituendo una" delle risorse del territorio senese senza rappresentare "la" risorsa.

I beni artistici

La consistenza e la concentrazione dei beni artistici in una zona coma la Val d'Orcia sono particolarmente elevate. Tutti e cinque i Comuni della Valle (S. Quirico, Castiglion d'Orcia, Radicofani, Pienza e Montalcino) sono contrassegnati da strutture urbane e da arredi architettonici ed artistici (collocabili prevalentemente tra i secoli XIII e XVI, con qualche punta di rilievo nel XVII) estremamente pregevoli. Si segnalano in particolare la Collegiata, il Palazzo Chiti e gli Horti Leonini a S. Quirico; la Cattedrale, la chiesa di S. Francesco, la pieve di Corsignano, i Palazzi Ammannati, Piccolomini e Vescovile a Pienza; la Rocca, il Palazzo comunale, la chiesa di S. Agostino a Montalcino; la Rocca degli Aldobrandeschi a Castiglione; la Rocca e le mura medicee a Radicofani. Ma una singolarità di questo territorio è rappresentata anche dalla presenza di borghi, talvolta fortificati, generalmente caratterizzati da un buon stato di conservazione (e comunque ancora sempre perfettamente recuperabili) che, nel loro insieme, costituiscono un reticolo di riferimenti artistico-ambientali di enorme valore: si pensi a Monticchiello, Corsignano, Castelluccio e Spedaletto, in territorio di Pienza; a Rocca d'Orcia, Campiglia e Vivo, in territorio di Castiglione; a Vignoni e a Ripa d'Orcia, in territorio di S. Quirico. Né sono da trascurare i numerosi edifici isolati, sia civili sia di culto, sparsi per le campagne, e legati fra loro dalla rete distanziata ma ininterrotta dei bellissimi casali contadini (la maggior parte dei quali attualmente disabitata): S. Piero in Campo, S. Anna in Camprena, Palazzo Massaini, la Villa della Foce in territorio di Pienza; la straordinaria abbazia di S. Antimo, in territorio di Montalcino, accanto al borgo contadino di Castelnuovo dell'Abate.
Una considerazione particolare merita, dal punto di vista artistico-ambientale, la piccola località termale di Bagno Vignoni, in territorio di S. Quirico, stretta intorno ad una vasca medievale, circondata di case risalenti al Medio Evo e al Rinascimento. Insieme con la località termale di Bagni S. Filippo, poco distante, ma in territorio di Castiglion d'Orcia, costituisce un binomio affascinante, da utilizzare con oculatezza.

Il progetto

Il gruppo di studio che sinora ha elaborato il progetto preliminare è composto dal professore Vieri-Quilici (coordinatore), dal professore P. Leon (esperto economico), dal professore G. Pizziolo (architetto), dal professore P Urbani (giurista), dal sindaco di Pienza, S. Marchetti, e dall'assessore provinciale alle attività economiche di Siena, M. Logi.
Il progetto definisce non casualmente la futura area protetta come parco artistico-naturale"; infatti dallo studio del territorio non emergono caratteristiche ambientali tali da giustificare l'esistenza di un parco naturale di tali dimensioni e con tale configurazione geografica.
L'area rappresenta un paesaggio, o meglio un "eco-paesaggio" come i progettisti amano specificare, di grande respiro che rappresenta un elemento estetico pregevole anche in Toscana, la regione che forse in Italia più si fonda su questo concetto estetico.
Il progetto non cade quindi nel facile, e non infrequente, equivoco di etichettare con la definizione di parco naturale un territorio che ha visto il suo patrimonio naturale particolarmente depauperato dall'attività umana; la stessa agricoltura, che ha trasformato l'ambiente collinare della Toscana centrale, ha anche mirabilmente plasmato quel paesaggio con il senso della misura, ed oggi diviene l'oggetto della tutela perchè è esso, a sua volta, che rischia di scomparire.
Il progetto quindi non spaccia un ambiente per quello che non è, e non invoca tantomeno una forma di gestione incoerente con i luoghi.
Innanzi tutto si è posto il problema di una più esatta perimetrazione dei beni esistenti, cogliendo l'occasione della "Galasso" e del suo inserimento nelle procedure previste nella DCR 296/88.11 censimento di tali beni, non necessariamente rispondente a una visione prospettica dell'insieme territoriale, è comunque risultato essenziale ai fini di una valutazione quantitativo qualitativa del patrimonio naturale esistente.
In secondo luogo si è passati all'individuazione del quadro complessivo di situazioni ricorrenti, sotto forma di aggregazioni di aree, caratterizzate dalle stesse dominanti di situazioni ambientali tipiche (aree boscate, aree umide, eccetera).
I dati provenienti da tale settore di studio hanno inciso direttamente sia sulla configurazione sintetica di aree vaste, che sulla strutturazione d'insieme di zone di vario valore sottoposte a diverso grado di vincolo. Al dato strettamente naturalistico e analitico della Galasso si è venuto così ad aggiungere un momento di valutazione complessiva e di disegno" generale della risorsa esistente, compiutamente configurato, preliminare a qualsiasi ulteriore elaborazione di tipo normativo.
L'intero comprensorio è stato riclassificato nelle quattro categorie delle aree protette stabilite dalla LR 52/82 Le aree di tipo a) sono state riferite alle zone estensive di tipo agricolo appartenenti al più vasto sistema delle visuali e della morfologia d'insieme della Valle; le aree di tipo b) riguardano le zone boscate, quelle di fondovalle, quelle calanchive e le fasce che accompagnano alcuni tracciati viari particolarmente adatti a diventare i futuri percorsi-parco"; le aree di tipo c) riguardano le zone "di cornice" degli insediamenti storici, le fasce di particolare valore storico-ambientale (come il tracciato dell'antica via Francigena) e le zone di valore storico-naturalistico (come le Gole della Rancia e simili); le aree di tipo d) riguardano zone la cui caratterizzazione assume particolare valore scientifico "per rilevanza e rarità" (come i biotopi e i complessi storico-monumentali d'importanza primaria).
In terzo luogo, infine, si è giunti alla specificazione, all'interno del quadro suddetto, di una sua articolazione in "Unità ambientali omogenee"", connesse all'unicità e alla netta differenziazione delle situazioni presenti nella Valle. Un'articolazione del territorio, cioè, basata più sulle differenze tra aree a diversa vocazione socio-culturale, che non sull'omogeneità tra aree di generico pari valore ambientale, ed appartenenti ad ambiti storici diversi. Così, il continuum delle aree protette, ridisegnato secondo un'articolazione organica di "dominanti", è stato ricondotto a una pluralità di potenziali sviluppi normativi locali, differenziati secondo le vocazioni storiche tipiche di ogni luogo, ricondotto in altri termini a una pluralità di possibili progetti, in assenza dei quali ogni normativa rischia di divenire astratta esercitazione formale e restare priva di autentiche motivazioni.
Il progetto si compone di dieci unità ambientali, ciascuna con proprie valenze storiche, artistiche e naturali.

La strategia del settore turistico

Tra gli obiettivi del progetto di parco è rilevante quello di incrementare il reddito e l'occupazione locale, facendo leva sul consistente aumento della domanda a fini ricreativi e turistici, registrato in tutte le aree con qualità ambientale diffusa (dai parchi naturali ai centri storici minori). Il turismo, per le occasioni di reddito e di occupazione che attiva sia direttamente (nelle strutture ricettive e nei servizi) che indirettamente (nelle produzioni alimentari ad esempio), può contribuire in modo significativo al miglioramento del benessere economico della collettività locale. Tuttavia, per gli effetti ambientali e socio-economici che può produrre una crescita non pianificata del settore, va attentamente valutato e scelto un modello di sviluppo. E utile a questo proposito richiamare le principali dinamiche della domanda turistica nazionale.
Affinchè le potenzialità insite nel patrimonio ambientale, storico, artistico e termale della Val d'Orcia si traducano effettivamente in reddito e occupazione per la popolazione locale senza innescare pericolosi fenomeni di degrado (tipici delle situazioni di sovrautilizzazione), che peraltro inducono, sempre più spesso, una riduzione del flusso di domanda atteso, è indispensabile puntare su:

  • - una forte caratterizzazione dell'offerta turistica che risponda a diverse modalità di fruizione e che integri ie risorse presenti: la contestuale promozione di itinerari storico-culturali, naturalistici e termali rende possibile l'intersecarsi di turismi diversi e ne esalta la complementarità;
  • - una equilibrata ripartizione dei flussi turistici sia all'interno che all'esterno dell'area in modo da beneficiare delle possibili sinergie fra le diverse località ed evitare la creazione di pochi poli di attrazione con conseguenti fenomeni di congestione.

E necessario, in altri termini, adeguare l'attuale offerta turistica dell'area (intesa in senso complessivo di ricettività e servizi ricreativi e culturali) avendo come riferimento un modello integrato di fruizione: non è tanto la singola risorsa (sia essa culturale, termale o naturalistica) a catturare i nuovi segmenti di domanda quanto l'insieme delle stesse organizzate in un unico e articolato progetto di valorizzazione.
Sulla base degli studi condotti, per massimizzare i benefici economici attivabili dal settore turistico nella Val d'Orcia, compatibilmente con la tutela dei valori ambientali e storico-artistici, appare perseguibile un incremento di domanda pari a circa 1 11.000 presenze in più all anno (attualmente si hanno circa 900.000 presenze turistiche l'anno, di cui solo il 42% stanziali, per buona parte in alloggi privati in proprietà, ed il restante escursionisti giornalieri) .

La strategia nel settore agricolo

La filosofia che deve caratterizzare gli interventi legati al parco deve essere quella di un modello di sviluppo assolutamente rispettoso della risorsa ambientale, capace di mettere in moto un sinergismo di forze indirizzate all'incremento del reddito degli operatori agricoli mediante, appunto, ia riqualificazione delle colture.
Considerando che a tal fine è necessario definire un vero e proprio piano di sviluppo agricolo che si avvalga di idonee analisi di campo e di verifiche puntuali con gli operatori locali, si può intanto affermare che si dovrà comunque procedere all'elaborazione di un programma articolato nei seguenti punti:

  • a) zonizzazione del territorio della Valle in relazione alla quantità di inputs agricoli distribuiti.

Nelle zone dove non è possibile coltivare cereali e non adatte all impianto di vigneti per la produzione di vini di qualità, si propone:

  • -nelle aree argillose di favorire l'allevamento con impianto e cura del pascolo;
  • - nelle altre aree la forestazione e la riforestazione;
    • b) indicazioni per l'introduzione dell agricoltura integrata e la reintroduzione delle rotazioni, almeno nelle zone destinate alla cerealicoltura.
      L'agricoltura integrata è stata applicata inizialmente alla difesa delle culture e prevede che i trattamenti vengano effettuati solo quando si supera la "soglia" economica di danno. Anche in questo caso devono essere presi in considerazione tutti i mezzi possibili di lotta e quindi non solo quelli chimici. L'innovazione tecnologica ha via via messo a disposizione metodi di monitoraggio ambientale sempre più efficienti per la previsione dei danni da parassiti, preparati per la lotta biologica e antiparassitari estremamente specifici per ogni patogeno, al fine di proteggere gli insetti e la fauna utile;
    • c) definizione di un piano delle emergenze, per indicare i presidi sanitari maggiormente inquinanti che dovranno essere limitati nell'uso.
      Oggetto di opportune valutazioni dovrà essere l'introduzione di un regime vincolistico per l'uso di fertilizzanti e fitofarmaci.
      Nell'ambito di tale piano si dovranno anche studiare misure per scoraggiare l'introduzione di colture intensive di tipo industriale e, per quanto riguarda le colture arboree, scoraggiare altresì le sistemazioni che possano nuocere agli equilibri idrogeologici;
      d) individuazione, all'interno del territorio con vocazione agricola e/o agro-pastorale, di aree pilota sulle quali, in stretta collaborazione con i proprietari, possa essere condotta un'esperienza di agricoltura naturale, che servirà come riferimento per le scelte future dell'intero comprensorio.
      Per altre produzioni suscettibili di valorizzazione (olio e formaggio pecorino) non è necessario, almeno in una fase iniziale, realizzare nuovi impianti poichè possono essere convenientemente riutilizzati quelli già esistenti.
      A differenza di quanto avviene per la viticoltura specializzata del Comune di Montalcino, l'olivocoltura deve ancora essere valorizzata; in Val d'Orcia la maggior parte degli impianti sono già involontariamente "biologici, in quanto, grazie alle particolari condizioni climatiche, si registra assai raramente la necessità di interventi antiparassitari e la concimazione chimica non viene quasi mai effettuata, poichè sovente questa è considerata una coltura marginale; chi possiede animali distribuisce letame. Il marchio del parco potrebbe valorizzare una situazione di fatto esistente;
    • e) indicazioni per l'integrazione dell'attività agricola con l attività di trasformazione dei prodotti, in particolare di quelli biologici, al fine di ridurre i rischi connessi alla commercializzazione dei prodotti non trasformati (incertezza sul livello dei prezzi, scarsa caratterizzazione e qualificazione dei prodotti, eccetera) e per incrementare il valore aggiunto del settore. L'attività di trasformazione riguarda prevalentemente il frumento duro, il latte ovino, l'olio e il vino da tavola;
    • f) piano per la creazione di un sistema di piccole strutture di commercializzazione integrate per la produzione agricola dei prodotti tipici dell'area e di quelli biologici, per concentrare l'offerta e fornire l'opportunità di nuovi mercati di sbocco.

Ipotesi gestionali

A) Organo di governo del parco
E sembrata per ora da scartare l'ipotesi di costituzione di una struttura organizzativa permanente tipo Ente parco o consorzio di Comuni (plurifunzionale) ex art. 25 della L. 142/90 poichè tale scelta presupporrebbe la costituzione del parco con legge regionale. In via transitoria e comunque per dare concreto avvio alla volontà espressa dai Comuni si può ipotizzare una soluzione alternativa con la stipula di una convenzione tra i Comuni.
La L.142/90 prevede - art. 24 - che con i Comuni tra loro o anche con la Provincia competente per territorio siano stipulate apposite convenzioni al fine di svolgere in modo coordinato funzioni e servizi determinati.
L'Istituto della convenzione facoltativa potrebbe essere utilizzato positivamente per realizzare un più stretto rapporto di collaborazione amministrativa tra i Comuni promotori del parco, superando il fragile strumento del comitato istituito.
Si tratterebbe di una forma di amministrazione per accordi e nello specifico di una convenzione organizzativa tra gli enti.
Oggetto della convenzione cui gli enti partecipano potrebbe essere lo svolgimento di funzioni che già essi svolgono autonomamente, la cui gestione in comune aumenta l'efficienza organizzativa e elimina discrasie e duplicazioni di attività.
Si tratterebbe cioè di un atto preliminare alla costituzione successiva ed eventuale di un effettivo organo di governo del parco da istituire con legge regionale. La convenzione dovrebbe essere adottata da ciascun consiglio quale organo d'indirizzo, di programmazione e di produzione normativa sia dei Comuni che della Provincia.
Dovrebbe indicare le finalità, la durata, le forme di consultazione tra gli enti contraenti, i rapporti finanziari ed i reciproci obblighi e garanzie.
Nello specifico la convenzione potrebbe essere finalizzata all'esercizio comune di funzioni che attengono soprattutto agli aspetti territoriali connessi con l'istituzione del parco.
La struttura organizzativa prevista in convenzione potrebbe essere costituita presso uno degli enti contraenti utilizzando a tal fine personale di quella amministrazione. Inoltre, nella convenzione potrebbero essere indicati anche alcuni servizi minimi da esercitare in comune.
La struttura infine potrebbe cominciare a svolgere le attività di sensibilizzazione e di pubblicizzazione dell iniziativa parco attraverso varie iniziative (convegni, incontri con gli operatori, eccetera).

B) Strutture operative

b l ) gestione del programma d interventi finalizzato allo sviluppo dell'area.
Si tratta di affrontare il problema attraverso la stipula di un 'accordo di programma" tra i soggetti interessati. Siamo sempre nel campo degli accordi organizzativi ma di tipo più complesso.
Infatti l'accordo deve presupporre un progetto di sviluppo (o di rivitalizzazione) per la realizzazione del quale è necessario l'esercizio coordinato, simultaneo e vincolato di tutti i soggetti competenti ed interessati.
E quindi un vero e proprio contratto tra le parti pubbliche con oneri, sanzioni e poteri sostitutivi.
Si ricorre ad esso se vi sono interventi da realizzare - opere, infrastrutture, oppure forme di agevolazione ad imprenditori, finanziamenti a determinate categorie - che fanno parte del programma di sviluppo che costituisce la base dell'accordo.
L'accordo non è obbligatorio ma è uno strumento in più a disposizione delle amministrazioni per l'esercizio coordinato delle pubbliche podestà.
Si svolge tra soggetti equiordinati - Comuni, Provincia o eventualmente anche la Regione - i cui rapporti non sono regolati da situazioni gerarchiche.
Non vi è alcun centro deliberativo esterno (viene costituito un comitato esecutivo dell'accordo) ai soggetti proponenti che pertanto decidono in modo autonomo in ordine alle modalità tecnico-giuridico-amministrative di attuazione degli interventi proposti ed assumono essi stessi la direzione esclusiva di ogni attività amministrativa connessa e/o strumentale alla progettazione ed esecuzione delle opere finanziate.
Il contenuto dell'accordo non è predeterminato e quindi può avere contenuto plurimo.
L'obiettivo dell'accordo è quindi quello di

  • a) ottenere il consenso tra i vari soggetti agenti, portatori di specifici interessi pubblici;
  • b) coordinare l esercizio delle funzioni di propria competenza in vista della realizzazione di un obiettivo comune con effetti positivi sul territorio;
  • c) riunificare le sequenze procedimentali impegnando i vari soggetti pubblici al rispetto dei tempi e all'esercizio delle funzioni attribuite.

L'oggetto dell'accordo è quindi in concomitanza dei rispettivi programmi di azione: esso incide sul metodo dell azione dei pubblici poteri (tempi, modi, finanziamenti, eccetera), ma non può ribaltare la coerenza dei singoli procedimenti amministrativi che rispondono alle normative che li hanno disciplinati (rilascio concessioni, autorizzazione e altro).
Ovviamente l'accordo presuppone finanziamenti (regionali o comunitari) per la realizzazione del programma (infrastrutture, parcheggi, recupero patrimonio edilizio esistente, restauro opere di interesse artistico, sovvenzioni o promozioni dirette ad operatori artigiani, produttori agricoli, eccetera) .
Se non vi è un programma del genere e soprattutto se non vi è un progetto di sviluppo che comporti interventi nel senso indicato, è preferibile la stipula della convenzione che si limita a gestire l'esistente.

  • b2) gestione delle risorse produttive e culturali esistenti
    Per la gestione di tali risorse verrà definita la costituzione di un'agenzia di promozione che potrà assumere forme organizzative, quali società per azioni od altro, nella quale sono presenti Comuni e Provincia.
    Le finalità di tale agenzia riguardano: a) l attività di promozione intesa in senso lato (culturale, turistica, produttiva);
  • b) l attività d'immagine (pubblicizzazione delle caratteristiche del parco, dei suoi prodotti, delle sue peculiarità culturali, artigianali e altro). Se non vi è un programma del genere e soprattutto se non vi è un progetto di sviluppo che comporti interventi nel senso indicato, è preferibile la stipula della convenzione che si limita a gestire;
  • c) l'attività di promozione per la commercializzazione dei prodotti (artigianali, agricoli);
  • d) l'attività di studio e ricerca delle potenzialità dell'area come supporto alle scelte locali;
  • e) la promozione per il potenziamento delle strutture ricettive e l'avvio di iniziative agrituristiche e culturali.

La forma giuridica dell'agenzia, meglio denominata agenzia di gestione, consente la costituzione, in tempi rapidi, con la partecipazione dei soggetti oggi già coinvolti (Comuni, Provincia) e nel contempo lascia spazio al futuro ingresso quali soci dei rappresentanti delle imprese locali o di altri soggetti.
Il modello di statuto che può essere adottato per tale tipo di agenzia può essere molto ampio, al fine di consentire il progressivo adeguamento dei servizi forniti alle concrete esigenze poste dal progredire delle diverse iniziative ed esperienze.
Tra le finalità statutarie possono essere ricomprese anche l'azione promozionale per l'insediamento di particolari attività produttive artigiane o agricole, la costruzione di laboratori per attività artigianali, la vendita e distribuzione dei prodotti, il recupero di preesistenze abitative rurali da destinare a fini turistico-culturali, la creazione di percorsi agroturistici, la pubblicizzazione delle iniziative, l'attività di supporto tecnico-amministrativo agli imprenditori agricoli per l'esercizio dell'attività agroturistica.
L'agenzia di gestione può avere una struttura snella e con ridotto impiego di personale e potrà avvalersi di imprese, enti, associazioni pubbliche o private per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Redazione Parchi