Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 7 - NOVEMBRE 1992


Il futuro dei parchi
Carlo Ripa di meana

Una dichiarazione del Ministro Ripa di Meana a Parchi

Con l'approvazione della legge-quadro sulle aree protette, dopo un'attesa durata vent'anni, il Parlamento ha costruito una parte degli arti mancanti al corpo della legislazione ambientale. La sua attuazione consente finalmente di avviare un'adeguata programmazione in questo settore, nel quadro di un'equilibrata distribuzione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti locali. La legge prevede la creazione di strutture tecniche e organismi politici che garantiscano la massima rappresentatività e partecipazione di membri qualificati.
Al Comitato per le aree naturali è affidato il compito di adottare un piano triennale per le zone protette, di definire i finanziamenti necessari all'istituzione e gestione dei parchi, di recuperare le aree degradate, di sviluppare le attività di interesse naturalistico.
Il difficile lavoro per la creazione di nuove riserve è appena cominciato e si preannuncia di grande complessità politica e tecnica.
Intendo garantire una pronta attuazione dei principi della legge e sto operando in tal senso.
Le bellezze naturali del nostro Paese sono un patrimonio importante e prezioso. E su di esso dobbiamo puntare con l esclusivo intento di valorizzarlo e reinvestirlo. Ma questo patrimonio è fragile. Basta un sussulto di qualche speculatore immobiliare o la mano di un progettista malaccorto per deteriorarlo. Se il nostro ambiente naturale viene degradato, si impoverisce e, progressivamente, si degrada ancora.
Il caso ha voluto che dovessi impegnarmi, come uno dei primi atti, per salvare l'isola di Budelli dalla pirateria di alcuni proprietari senza scrupoli. Quell'episodio mi ha fatto capire quanto siano ancora deboli sia il sistema delle norme di salvaguardia, sia le strutture ad esse dedicate. Come siano abbandonati al caso beni ambientali che sono anche beni economici, che possono aumentare la cultura e la sensibilità alla tutela ambientale del nostro Paese. Che possono essere davvero messi a frutto come patrimonio comune invece che essere lasciati ad imprese improvvisate e spesso dannose.
Non esiste infatti un conflitto tra ambiente e sviluppo. Ci deve essere, semmai, complicità, comunanza di intenti tra chi deve occuparsi di risanamento economico e chi vuole evitare opere pubbliche dannose per l'ambiente, valorizzare la natura e avviare uno sviluppo sostenibile.
Il turismo esploso in questi anni nelle aree naturali protette offre decisive opportunità di occupazione per i giovani e di rilancio di economie altrimenti destinate a scomparire. La qualità dell'offerta turistica in Italia è spesso scarsa e disamorante per i visitatori che giungono nel nostro Paese, sia nelle città storiche che nelle aree marine e montane. Sarebbe opportuno un programma di conoscenza all'estero delle zone di maggiore bellezza e di più alta concentrazione di valori naturali ancora preservati. Credo infatti che molte delle nostre aree protette abbiano bisogno di essere conosciute innanzitutto in Italia, ma anche al di fuori dei nostri confini.