Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 7 - NOVEMBRE 1992


PARCHI SCHEDE
Il Parco naturale di Monte Corno
Il Parco naturale Monte Corno si trova nella Bassa Atesina a circa metà strada tra Bolzano e Trento. Esso comprende una superficie di 6.660 ettari suddivisa tra i territori comunali di Trodena, Anterivo, Montagna, Egna e Salorno. La zona protetta si estende sulle dorsali porfiriche e dolomitiche tra la Val d'Adige ad ovest, la Val di Cembra a sud ovest, la sella di S. Lugano a nord e la chiusa di Salorno a sud. Essa si estende dal fondo della Val d'Adige tra Egna e Laghetti (220 m.) fino alla fascia sub-alpina intorno al Monte Corno (1.817 m.). Il Parco naturale del Monte Corno vanta la flora e la fauna più ricche di specie tra tutti i parchi naturali altoatesini, in quanto è l'unico che, a causa del suo clima, ospita anche la vegetazione suprame di terranea. Una varietà di associazioni vegetali boschive copre il 90% di questo 'parco dei boschi", che vive in stretto rapporto con gli insediamenti agricoli. Grazie al rispetto dell'ambiente naturale qui si è mantenuto l'equilibrio ecologico, nonostante la presenza ormai centenaria dell uomo. Al margine di una valle così fortemente antropizzata come quella dell'Adige, possiamo trovare dei paesaggi ricchi di fascino, rimasti immuni dallo sfruttamento del turismo di massa; quasi un paradiso per riposanti passeggiate naturalistiche.
Il territorio del Parco naturale è diviso in due zone a struttura geologica completamente diversa: la parte occidentale è costituita da chiaro calcare e dolomia, mentre la parte centrale ed orientale da porfido quarzifero rosso-marrone di cui è composta anche la cima del Monte Corno (1.817 m.). 250 milioni di anni fa enormi masse di lava fluida portarono alla formazione del durissimo e granuloso porfido quarzifero con la costituzione di un terreno acido e povero di humus e di alture piuttosto arrotondate. Gli strati calcarei-marnosi di colorazione varia costituiscono il passaggio alla dolomia e si riscontrano nello zoccolo del Cislon e nel rio di Trodena. Le pendici del Parco naturale verso la Val d'Adige invece sono costituite da calcari dolomitici che arrivano ad uno spessore di 1.500 metri, sul Cislon (1.251 m.), sul Prato del Re ( 1.622 m.), sulla Madrutta ( 1.507 m.) e sul Geier (1.083 m.) e sono interrotte da diverse spaccature. Questa duplice costituzione trae la sua origine dagli slittamenti rocciosi che si ebbero 5060 milioni di anni fa, quando poderosi movimenti tellurici sollevarono la preesistente piastra porfirica di ca. 2.000 metri, lungo la linea di frattura tettonica che corre da Fontanefredde - Trodena - Cauria fino al Passo Sauc. Un ruolo non indifferente nel modellamento della odierna conformazione delle superfici è stato giocato anche dall'azione dei ghiacciai al tempo delle glaciazioni, i quali levigarono soprattutto gli altipiani porfirici dando loro l'attuale forma arrotondata e depositarono sui terreni più pianeggianti materiale morenico argilloso. Altrettanto ricca di contrasti del sottosuolo è la situazione idrologica del Parco naturale. Mentre gli altipiani porfirici impermeabili offrono un abbondanza d'acqua e numerosi ambienti umidi, nei calcari dolomitici che tendono al carsismo troviamo invece un sistema idrico essenzialmente sotterraneo.
La distribuzione delle specie vegetali, ma anche di molte specie animali, è regolata in natura da precise leggi ecologiche. Fattori di posizione determinanti per tali associazioni sono l'altezza, il clima, il grado di umidità del suolo e dell'aria e l'esposizione al sole. A questo bisogna aggiungere anche l'influenza dell'uomo in tutti i suoi aspetti. Le associazioni vegetali del Parco naturale ci mostrano la vasta tavolozza che va dal bosco ceduo supramediterraneo termofilo fino alle peccete subalpine.
Come la sua struttura geomorfologica, anche la flora nel Parco naturale presenta due diversi aspetti. Sui terreni calcarei prevale il carattere xerotermico dei prati aridi, del bosco misto ceduo e delle pinete di pino silvestre.
Gli altopiani porfirici invece, grazie alla loro notevole ricchezza d acqua, sono coperti da ricchi boschi di aghifoglie, da prati umidi e da torbiere.
Il bosco è senz'altro la forma di vegetazione naturale ed autorigenerante che caratterizza maggiormente il Parco naturale del Monte Corno. Il bosco infatti è di importanza ecologica fondamentale per le risorse idrologiche e climatiche, per la stabilità del terreno e come ambiente naturale per una fauna ed una flora così varia. Un bosco allo stato naturale è generalmente rappresentato da un alternarsi di piante giovani e vecchie, unitamente ad un ricco sottobosco ed un'altrettanto ricca varietà di specie arboree. Parti legnose morte costituiscono un favorevole ambiente di vita per batteri, funghi, alghe, muschi ed insetti.
Il bosco ceduo a roverella, frassino manna e carpinella raggiunge il suo limite settentrionale di espansione in Alto Adige. Sui pendii soleggiati della Val d'Adige nel Parco naturale, il bosco ceduo può raggiungere anche i 1.000 m. s.l.m. Per dieci mesi all'anno, il sottobosco si schiude in un susseguirsi di fioriture e fruttificazioni, in cui le papilionacee, le liliacee, le orchideacee e le labiate sono le specie più rappresentative e numerose. All'inizio della primavera si schiudono i fiori gialli del corniolo e la cespugliosa erba cornetta. Nel tardo autunno il fiammante fogliame dello scotano risalta sui ripidi pendii un pò brulli. Alternativamente fruttificano il ciliegio canino, il bagolaro, il castagno, il fico selvatico e l'erba vescicaria. Nei siti più caldi cresce il terbinto ed il sempreverde pungitopo. Tra queste varietà di sottobosco sono degni di essere menzionati il giacinto dal pennacchio, il latte di gallina, il sigillo di Salomone, lo strallogi, l'origano selvatico, la valeriana rossa, il migliasole maggiore blu-porpora, la vite nera rampicante e diverse varietà di ginestre e orchideacee.
Nelle zone più basse ed esposte al sole dove il bosco ceduo diventa più rado, troviamo sui prati aridi la limonella dal profumo intenso, la vellutata e violacea anemone di primavera, le argentee ariste del lino delle fate, la scorzonera austriaca, l'osonoma tridentinum, l'heliantemum appenninum, il timo, la cicoria, la globularia, il garofanino silvestre, l'anterico, l'amello, l'assenzio, l'achillea, graminacee xerofile, orchidee ed aglio selvatico. Crassulacee, felci xerofile, muschi e licheni sono tipici delle zone rocciose. Isolati si possono trovare cespugli di ginepro, peri corvini e rare ginestre stellate. Sugli asciutti pendii dolomitici della Val d'Adige, sopra i 600 metri predomina il pino silvestre. Favorite dalla particolare luminosità di questi sottoboschi, crescono numerose piante termofile, specie più tipiche della zona a bosco ceduo l'erica, la carex humilis, l'uva ursina e la felce aquilina. Nei boschi di pino silvestre, sui soleggiati pendii porfirici intorno ad Anterivo, troviamo anche il mirtillo rosso, nero e il brugo.
Sui terreni profondi e fertili sopra Pochi, nella valle del rio di Trodena, sui pendii nord-occidentali del Prato del Re e Cislon crescono meravigliosi faggi e abeti, i quali, per la presenza di profondi apparati radicali e la capacità di formare un ottimo humus, appartengono alla specie di maggiore importanza ecologica. Nelle gole umide il faggio termofilo può scendere anche molto profondamente nella zona supramediterranea e allora si associa al tasso, all'acero, al tiglio riccio, alla carpinella e all'edera.
Vera e propria rarità nella nostra Provincia è invece la frequente presenza dell'agrifoglio (ilex) sul versante settentrionale del Monte Geier. Mentre la vegetazione di questi boschi ad alto fusto è limitata a quelle specie che meglio sopportano l'ombra, come l'acetosella, l'asperula odorata, l'erba trinità, l'orecchio dorso, la dentaria, l'anemone nemorosa, la gramigna del Parnaso e la mercuriale annua, nelle radure fioriscono il maggiociondolo, il mezereo, il giglio martagone e numerose orchidee come anche mughetti e ciclamini.
La pecceta subalpina, addobbata di licheni, con qualche sporadico pino cembro, copre l'aspra dorsale intorno al Monte Corno e al Lago Bianco. Cespugli di mirtillo nero e rosso ed il rododendro rosso ruggine crescono nelle sue radure.
Una delle maggiori bellezze paesaggistiche nel Parco naturale è rappresentata dai prati costellati di larici e di una grande varietà di fiori; essi ricoprono le vaste dorsali porfiriche che si estendono fra Trodena ed Anterivo e sopra Cauria. Qui fioriscono la soldanella, il croco primaverile, il mughetto, l'aster alpino, la liliagine, il giglio rosso, il giglio martagone, l'anterico, il colchico autunnale e il mirtillo rosso e nero. Il visitatore può ammirare inoltre diverse specie di genziane, primule, anemoni, orchidee e campanule. Nei prati umidi incontriamo molte varietà di carici, pennacchi, sfagni ed orchidee di palude, la pinguicola, la primula farinosa, il trifoglio fibrino ed il botton d'oro. Laddove lo sfalcio dei prati è stato abbandonato da decenni e le tipiche baite alpestri vanno in rovina, i cespugli e la rinnovazione arborea hanno sempre di più il sopravvento in questo paesaggio precedentemente coltivato. Le superfici paludose del Lago Bianco, del Lago nero, di Gampen e di Palù Lunga possono essere considerate dei veri gioielli naturalistici. Salici ed ontani, canneti, cariceti, pennacchi, sfagni e mirtillo rosso indicano i cuscinetti torbosi, acidi e poveri di nutrimento, su cui crescono il mirtillo blu e la mortellina di lago, come anche la rara andromeda polifoglia. Betulle con accrescimento stentato, pini silvestri e pini mughi conferiscono alle torbiere un aspetto spettrale. La drosera e la pinguicola invece integrano le proprie necessità nutritive catturando insetti. Dato che ogni orma nella vulnerabile vegetazione paludosa lascia delle ferite che impiegano anni a rimarginarsi, si deve evitare di addentrarsi in questi biotopi.
Il gioiello faunistico della zona a vegetazione supramediterranea è il verde, brillante ramarro. Nei giorni caldi l'aria risuona del penetrante richiamo della cicala, mentre si confonde tra la bassa vegetazione la mantide religiosa; lo scorpione italico, nascosto tra i sassi, attende l'oscurità. Eccezionale è l'abbondanza di specie rare come le farfalle e i coleotteri.
Prediligono il caldo anche l'ameno ghiro e diverse specie di uccelli come l'usignolo, l'upupa, l'ortolano, lo zigolo, la capinera, il codirosso ed il fagiano. Presso piccoli corsi d acqua e torbiere vivono anfibi, bisce d'acqua e coleotteri acquatici divenuti ormai rari. Con un pò di fortuna si possono osservare durante un volo di caccia l'aquila reale, il falco, la poiana, l'astore o lo sparviero. Diverse specie di civette escono in cerca di prede durante la notte: dal gufo reale alla minuscola civetta nana. Nei boschi alti ed appartati e nei biotopi delle torbiere, il gallo cedrone e il fagiano di monte, specie minacciate, scelgono i luoghi per le loro danze d amore. Sulle pareti rocciose della Val d'Adige vive la rara coturnice. Il francolino di monte e la ghiandaia nidificano nei tranquilli boschi misti mentre cincie e picchi li popolano numerosi.
Giocoso ed elegante vola il rondone alpino, mentre nelle zone più elevate si isolano il corvo imperiale e la lepre delle nevi. Sparsi in tutto il territorio vivono la volpe, il tasso, la martora, l'ermellino, la lepre e lo scoiattolo. Il capriolo è aumentato notevolmente e l'effetto di questo eccessivo carico si può notare nei danni provocati sulle giovani piante. Come selvaggina di transito si soffermano, nel Prato del Re, rari camosci e, nella zona Gampen, i cervi.