Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 7 - NOVEMBRE 1992


RASSEGNA STAMPA
La legge 394 così a lungo attesa e accompagnata come è stata da mai sopite polemiche non poteva certo, e giustamente, passare sotto silenzio.
Vediamo perciò alcuni commenti e valutazioni che le sono stati riservati da riviste e giornali. Di questi ultimi ometteremo naturalmente gli articoli dedicatele all'indomani della sua approvazione e generalmente concordi nel sottolinearne il grave ritardo ed anche i limiti.
Qui vorremmo soffermarci invece su alcuni di quegli scritti che hanno cercato di approfondire aspetti e profili della legge, sulla quale come è noto si è avuta già una pronuncia della Corte costituzionale di cui parliamo in altra parte della rivista.
Va detto subito però che la legge, vedi Sette" il settimanale del Corriere della Sera, ha stimolato anche iniziative di presentazione attraverso servizi a carattere prevalentemente fotografico e con la mappa dei nuovi parchi. L'editore Fabbri ha pubblicato, ad esempio, un libro a carattere prevalentemente fotografico, a conferma che il filone che privilegia l'immagine è ancora il più gettonato.
Airone dal canto suo ha iniziato con il numero di settembre la pubblicazione delle 13 mappe dei nuovi parchi nazionali che saranno ispirate ai consueti criteri seguiti dai nostri cartografi e cronisti: ognuna di esse avrà una carta dettagliata del parco con i toponimi, le strade, i sentieri più importanti . Passando ai servizi e agli scritti rivolti ad avviare invece una riflessione sulle implicazioni che potrà e dovrà avere la nuova legge vorremmo iniziare questa nostra veloce carrellata dal fascicolo di Alp (agosto) dedicato interamente ai parchi.
Furio Chiaretta nell'editoriale mette giustamente in guardia il lettore a non pensare che i parchi siano sufficienti da soli "a salvare il territorio italiano. Ma il loro netto ampliamento può rappresentare finalmente una timida controtendenza alla sistematica distruzione dell'ambiente". Coerentemente con questa realistica impostazione il fascicolo, dopo aver ricordato le tappe fondamentali della legge da lungo tempo sognata ne analizza, con Walter Giuliano, i contenuti. Soffermandosi sulle critiche e le perplessità suscitate dalla 394, Giuliano ricorda fra l'altro che la maggiore preoccupazione riguarda il mancato inserimento tra i nuovi parchi nazionali dei territori delle Alpi Marittime, del Monte Bianco, dell'Adamello-Brenta e dell'Etna". Una notazione questa che da parte di un commentatore misurato e competente come Giuliano non ci saremmo francamente aspettati, se non altro per una banalissima ragione: la legge fa un elenco già così lungo dei parchi terrestri e marini da istituire per cui non ci pare proprio che qualche esclusione, opportuna o meno, possa recargli danno, tanto più che i parchi citati, salvo il monte Bianco, esistono già.
Ma il fascicolo ha il pregio di mettere a "confronto" le varie posizioni, o meglio le due, tre anime degli ambientalisti divisi sulla filosofia dei parchi". Il servizio di Mirta Da Pra Pocchiessa consente di cogliere convergenze e dissonanze di valutazione prima ancora che sulla legge, sulla filosofia appunto della tutela. Riaffiorano così nelle dichiarazioni, ad esempio di Pinelli, opinioni diffuse in un certo ambientalismo che considerano la gestione regionale soggetta ad una maggiore pressione di certi interessi, mentre i parchi nazionali sarebbero più sensibili "alle pressioni provenienti dai gruppi ambientalisti o dalle campagne di stampa". E certo comunque che questi convincimenti come quelli d'altronde di segno diverso e opposto saranno sottoposti nei prossimi mesi ad una verifica concreta, quella dei fatti. E proprio Alp, ripercorrendo ad esempio con servizi estremamente puntuali le vicissitudini di alcuni dei nostri parchi nazionali, ha il merito di ricordarci che il banco di prova sarà proprio quello del decollo della legge, la quale impegna in ugual misura i parchi nazionali e quelli regionali. Perchè sia che ci si riferisca alle aree protette nazionali che a quelle regionali, come annota su Oasis di settembre Roberto Saini; "solo una parte limitata di queste aree può essere ritenuta veramente protetta e rispondere ai requisiti di gestione necessari ad annoverarle tra le zone degne di essere definite parchi o riserve. Infatti in molte di esse mancano del tutto gli organismi gestionali, personale addetto, finanziamenti anche minimi che possano attivare interventi di salvaguardia ambientale, mezzi che consentano la ricerca scientifica, l'utilizzo didattico, l'approfondimento della conoscenza", i parchi insomma definiti di "carta". A fronte di questa situazione desta sicuramente grande preoccupazione e allarme, come ha tempestivamente denunciato Grazia Francescato, presidente del WWF Italia in una dichiarazione riportata da più giornali, il decreto legge per il risanamento della finanza pubblica che "blocca le spese per le nuove aree protette".
E tuttavia queste legittime preoccupazioni per le vecchie e le nuove difficoltà non ci sembrano giustificare atteggiamenti e posizioni del tipo di quelle che traspaiono dall'articolo di Franco Tassi su Panda di agosto. Tassi parla di speranze che la 394 "aveva" aperto quasi che il discorso debba considerarsi ormai chiuso, non restando che la delusione per ciò che poteva essere e invece non sarà. L'articolo ha un taglio quasi frivolo: la denuncia dei noti ritardi si accompagna infatti a commenti di vera e propria derisione sugli impegni e le prospettive future. Saremmo, infatti, secondo Tassi alla ricerca della pietra filosofale della protezione quando invece servono fatti. Ora le leggi possono essere belle o brutte, efficaci o meno, e la 394 non è di certo una legge perfetta e tantomeno destinata a sicuro successo e tuttavia non saranno gli "sfottò" a renderla migliore e soprattutto ad aiutare i parchi a decollare e funzionare.