Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
tutti i numeri online
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 8 - FEBBARIO 1993


I "primi" 17 anni del Parco
Andrea Vellutini*

Il 5 giugno 1975 il Consiglio Regionale Toscano approvava la legge n. 65 che istituiva il Parco naturale della Maremma.
Questo provvedimento legislativo costituiva il risultato di circa 25 anni di iniziative che avevano visto impegnate sull'argomento, seppure in tempi diversi e, talvolta, anche su posizioni non sempre coincidenti, associazioni culturali, forze politiche, parti sociali e istituzioni.
Al Parco è affidata, in virtù della legge istitutiva, la "tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e storiche della Maremma in funzione dell'uso sociale di tali valori, nonchè la promozione della ricerca scientifica e della didattica naturalistica".
Per attivare tali finalità il Consiglio del Parco, coadiuvato dal Comitato scientifico, ha affrontato subito il difficile impegno di elaborare il Piano Territoriale di Coordinamento, strumento tipicamente urbanistico di programmazione territoriale per indicare i contenuti concreti che al territorio del Parco si volevano dare.
Le scelte del P T.C., cioè, divenendo normativa operante per l'area del Parco, avrebbero determinato lo stabilirsi di precisi equilibri tra momento conservativo delle risorse ambientali e necessità produttive e istanze di sviluppo sociale ed economico, all interno di un territorio nel quale la presenza umana si era venuta affermando, recuperando ad attività produttiva terre una volta malsane e insalubri.
Attraverso il P.T.C. il Parco è concepito come un territorio ricco di emergenze naturalistiche, storiche, paesaggistiche da tutelare e da porre al servizio dell'uomo in funzione del suo elevamento sociale e culturale un territorio, cioè, le cui risorse naturali, fossero esse di natura culturale o materiale, sono poste al servizio dell'uomo perchè le usi, senza peraltro farne abuso, in ragione del mantenimento di quegli equilibri che sono alla base della loro stessa esistenza e senza i quali esse si esauriscono senza la possibilità di rigenerarsi.
Questa visione ha portato alla determinazione di tutta una serie di limitazioni allo svolgimento di attività umane, come la caccia, la pesca, la definizione di un tetto per i visitatori da ammettere, la limitazione dell'uso della spiaggia a scopi di balneazione, il transito dei mezzi privati, eccetera. Attraverso il P.T.C. il territorio del Parco è stato distinto in tre diverse zone, accordando ad esse diversa disciplina in ragione delle emergenze in esse ricomprese.
La zona soggetta a maggiore tutela è quella forestale-palustre, nella quale gli interventi possibili sono ridotti al minimo, salvo le determinazioni proprie dello specifico piano di gestione, soprattutto per ciò che attiene la zona forestale.
Ad essa succede, in ordine di tutela, la zona agricola a regolamentazione speciale, nella quale l'attività produttiva agricola è consentita limitatamente al mantenimento degli attuali ordinamenti colturali, senza possibilità di edificazione, in ragione del notevole pregio paesaggistico che essa riveste e della sua collocazione nei riguardi della zona boscata e di quella palustre.
Infine la zona agricola, ove, secondo gli indirizzi dell apposito piano di gestione, l'agricoltura è pienamente legittimata e può quindi svilupparsi, sia pure in termini di equilibrio con le esigenze ambientali.
Il P.T.C., inoltre, ha preso anche in considerazione l'area esterna al territorio del Parco ed ha con esso rapporti di funzionalità, al fine di evitare ogni possibile aumento di pressione antropica su quell'area già di per sé sottoposta ad una pressione notevole, e di realizzare una programmazione territoriale a più vasto respiro, conferendo all'hinterland del Parco, e segnatamente alla zona collinare, un nuovo ruolo nei
riguardi del movimento turistico che il Parco produce.
In ultima analisi il P.T.C. è servito al Consorzio, da un lato, per rimuovere i vincoli fissati dalle norme di salvaguardia proprie della legge istitutiva e, dall'altro, per avviare con le Amministrazioni comunali il senso di una programmazione territoriale al centro della quale si colloca il Parco come elemento di significativa entità culturale capace, proprio per questa sua connotazione, di irradiare positivi effetti, anche sul piano economico, in un raggio ben più ampio di quello della sua delimitazione territoriale. Appena gli indirizzi propri del P.T.C. hanno mostrato la loro validità, il Consorzio si è mosso in direzione dei piani di gestione, i quali, proprio per la specificità delle materie che singolarmente riguardano, costituiscono il tessuto concreto della gestione e dei contenuti del Parco.
Proprio perchè il loro fine è quello di incidere direttamente nel rapporto fra aspetti conservativi e attività produttive, alla loro elaborazione ha fornito notevole contributo il Comitato scientifico, non solo per fornire al Consorzio il massimo delle conoscenze, ma anche perchè non perdesse di vista l'organicità del disegno-parco e le interrelazioni proprie di una realtà così complessa.
Il primo piano, in ordine di tempo, ha interessato l'area forestale del Parco, il cui studio, operato attraverso l'interpretazione di foto aeree e la visualizzazione attraverso un minuzioso e capillare lavoro di campagna, ha condotto a definire gli interventi da attuare, le modalità degli stessi, la loro successione temporale, nell'ambito delle due entità che caratterizzano il territorio boscato del Parco: la macchia e la pineta.
Il secondo piano, oggetto di definizione, è stato quello agronomico-zootecnico: con esso si è teso ad offrire ai conduttori delle aziende indicazioni sulle pratiche colturali e sugli ordinamenti da attuare, in modo che questi interventi, pur garantendo economicità alla attività colturale in misura non inferiore a quella attualmente esercitata, portino come conseguenza la riduzione dell'impiego di presidi per le singole colture, con tutto di guadagnato per l'ambiente e per gli stessi operatori.
Altri settori nei quali il Consorzio ha ravvisato l'opportunità per operare le scelte necessarie è stato quello attinente alle strutture ricettive a servizio del Parco, per la utilizzazione turistica e didattica del suo territorio, e quello relativo al tratto di mare antistante al Parco che, al termine di studi condotti dall'Università di Firenze, ha concluso con la formulazione di una proposta di tutela dell'area marina, constatata la singolare importanza che questo tratto di mare ha nei riguardi della riproduzione di specie ittiche di notevole pregio.
Un'area particolarmente ricca di vita selvatica quale il comprensorio del Parco, che presenta una moltitudine di diversi ecosistemi, ha reso indispensabile lavorare per poter disporre di ogni elemento utile al fine di assicurare una opportuna gestione faunistica di questo ambiente, ove sono presenti specie pesanti, quali il cinghiale, il capriolo, il daino, accanto ad altre di significativo rilievo, quali la volpe, il tasso, l'istrice, il gatto selvatico, nonchè le molte specie migratorie, svernanti nelle aree umide della Trappola e della foce dell'Ombrone. Da quanto sopra emerge che l'impostazione data dal Consorzio del Parco alla sua gestione è quella di porre la ricerca scientifica al centro dell'attività dell'istituzione e ciò, giova ripeterlo, per disporre del massimo delle conoscenze, attraverso le quali poter assumere determinazioni che abbiano il pregio della organicità per un modello di gestione che delinei validi equilibri tra aspetti conservativi dell'ambiente e le istanze sociali, produttive e colturali, dall'altro. Le iniziative tese al perseguimento dei sopracitati obiettivi non hanno esaurito l'attività del Consorzio che ha intensamente operato per realizzare quell'apertura verso l esterno intesa, da un lato, come estrinsecazione del corretto uso delle risorse del Parco e, dell'altro, come possibilità di produrre effetti positivi sul piano economico. L'apertura del Parco ai visitatori ha assunto, dopo una prima fase di rodaggio, una fisionomia ben definita con l adozione di una apposita disciplina di visita, differenziata nei vari periodi dell'anno, con la predisposizione di itinerari di alto interesse culturale, opportunamente segnalati, e
l'approntamento di materiale illustrativo e di pubblicazioni, che vanno a costituire una vera e propria collana, volti alla conoscenza dell'area protetta.
A ciò è da aggiungere che sono in corso di allestimento due strutture museali volte da un lato a far conoscere al visitatore le emergenze naturalistiche che saranno oggetto della sua visita sul territorio e a far comprendere allo stesso quanto abbiano inciso le trasformazioni fisiche di questi ultimi due secoli sul territorio nel costume e negli usi delle popolazioni residenti.
Da quanto sopra descritto emerge la "filosofia" che ha ispirato il Consorzio nel delineare le linee portanti della gestione del Parco naturale della Maremma, filosofia che si esprime nella ferma convinzione che i parchi non sono territori sottratti all'uomo ma la forma più avanzata di sperimentazione di un modello politico di gestione del territorio che guarda alla qualità della vita in un rapporto di armonia con la natura, della quale l'uomo è parte.

Le ragioni del "premio"
E con soddisfazione e con orgoglio che per conto del Consorzio del Parco naturale della Maremma e del suo personale dipendente ho ricevuto dal Segretario generale aggiunto del Consiglio d'Europa il Diploma di Parco europeo. Con soddisfazione, attribuendo a questa prestigiosa onorificenza oltre che l'apprezzamento del notevole valore scientifico del territorio del Parco a livello internazionale, il riconoscimento di una corretta gestione del Parco, attuata nei diciassette anni della sua vita con una visione dei problemi della tutela ambientale non disgiunti, anzi, strettamente collegati agli aspetti storici, culturali e sociali dell area del Parco, e, più in generale, dell ambito territoriale nel quale questo è stato inserito.
E doveroso riconoscere in proposito il sostegno ricevuto dal Consorzio, che è deputato alla gestione del Parco da parte della Regione Toscana, dell'Amministrazione provinciale di Grosseto e dei Comuni che ad esso partecipano: Grosseto, Magliano in Toscana e Orbetello: sostegno finanziario, che ha consentito al Parco di dotarsi di una minima, ma efficiente struttura organizzativa; e, soprattutto, morale e politico, allorchè, specialmente nei primi anni della sua esistenza, ha dovuto superare difficoltà ambientali veramente notevoli e attacchi di varia natura, portati da quanti erano contrastati nei loro interessi particolari dalla nuova istituzione.
Ai Comuni di Grosseto, Magliano in Toscana e Orbetello, all'Amministrazione provinciale di Grosseto, alla Regione Toscana, a quanti fin dai primi anni '60 (Pro loco di Grosseto GNSM - SSM, associazioni ambientaliste, movimenti culturali e media) intuirono l'importanza di tutelare un ambiente tanto significativo per la Maremma, in questo momento deve andare il riconoscimento di aver operato una scelta di civiltà con l intuizione del Parco naturale della Maremma.
Con orgoglio, giacché il lavoro degli organi del Consorzio del Parco e del suo personale tutto ha portato all onorificenza che ci viene oggi conferita da parte del Consiglio d'Europa e che, per nostro tramite, viene accordata allo Stato italiano, alla Regione Toscana, alle altre istituzioni locali e a quanti si sono battuti e si battono ancor oggi per la creazione per l'affermazione del Parco naturale della Maremma.
Mi sia consentito esprimere un particolare apprezzamento per il ruolo svolto dal Comitato scientifico del Parco, sia nella fase di elaborazione dei suoi strumenti attuativi, sia nella fase più strettamente gestionale, che ha costituito un insostituibile supporto culturale e scientifico per il Consiglio del Consorzio e che ha consentito allo stesso di muoversi sempre con cognizione di causa, evitando errori che diversamente avremmo potuto commettere.
Non ho intenzione di utilizzare questo momento per dilungarmi sui meriti del Consorzio del Parco, giacchè i risultati della sua gestione sono sotto gli occhi di tutti e il Diploma di Parco europeo ne costituisce evidente riconoscimento. Più importante ritengo invece soffermarmi sui problemi che stanno di fronte al Parco e sulle linee del suo ulteriore sviluppo, al quale il Consorzio sta già lavorando: linee che coincidono praticamente con le "raccomandazioni" che accompagnano il Diploma di Parco europeo.
La prima questione cui intendo fare cenno è la soluzione dell'aspetto istituzionale del Parco, al quale dovrà dare risposta la Regione Toscana, per adeguarlo alle norme contenute nella legge 142/90 sul riordino delle autonomie locali, e in quella 394/91 sulle aree protette.
Alla luce di tali norme è ormai generalmente riconosciuto che il "Consorzio" non costituisce ormai più la forma istituzionale più idonea alla gestione di un Parco. Ciò è tanto più vero nel nostro caso, ove si consideri
che le scelte di programmazione e pianificazione territoriale sono state già da tempo compiute e che le questioni sul tappeto riguardano aspetti strettamente gestionali e scientifici.
Il nostro auspicio è che questo problema possa essere risolto rapidamente in una visione che tenga conto della valenza nazionale e internazionale conseguita dal Parco naturale della Maremma, anche perchè la particolare situazione economica nella quale versa il Paese, che vede lo Stato italiano, inteso in tutte le sue articolazioni regionali, provinciali e locali, impegnato in uno sforzo notevole per giungere ad un reale risanamento finanziario, imporrà in ogni settore drastici tagli alla spesa.
In un contesto del genere una opportuna soluzione degli aspetti istituzionali del Parco potrebbe garantire all'ente che sarà deputato alla sua gestione quelle energie dalle quali non potrà prescindere, per dare ad esso correttezza di gestione e sviluppo senza aggravi finanziari che sarebbe irrealistico proporre. Questo aspetto riveste una notevole rilevanza anche in ordine ai futuri programmi che il Consorzio del Parco sta elaborando per avviare a soluzione un problema che costituisce anche una tra le raccomandazioni che accompagnano il Diploma oggi conferitoci: il rapporto tra tutela ambientale e agricoltura.
Per suo conto il Consorzio del Parco ha recentemente conferito al Centro Avanzi dell'Università degli Studi di Pisa l'incarico per l'elaborazione del nuovo piano di gestione agronomico-zootecnico. Tale incarico prevede anche uno studio da operare sull'Azienda agricola regionale di Alberese per proporre concretamente l'esercizio di un'agricoltura ecocompatibile. (Proposte in tal senso sono state formulate dalla Lega per l'Ambiente e dalla Fondazione Natura e Lavoro e di esse sono stati messi al corrente gli organi regionali). E evidente come l'Azienda agricola regionale di Alberese, con i suoi quasi 4.000 Ha. di superficie ricadenti nel territorio del Parco, del quale costituisce poco meno della metà, acquisti un'importanza primaria nel rapporto tra tutela ambientale ed agricoltura, anche perchè, se tale problema venisse risolto, questa azienda potrebbe costituire un punto di aggregazione, sotto un profilo gestionale, per numerose altre aziende agricole ricadenti nel Parco, che si trovano oggi ad operare in condizioni di grande difficoltà e per le quali certe soluzioni potrebbero costituire l unico sbocco capace di certezze economiche.
Nel porre mano alla soluzione dei problemi gestionali del Parco la Regione Toscana dovrà considerare anche questo aspetto, quale integrazione delle attività della sua azienda con quelle del Parco, giacché può essere possibile dar vita ad iniziative che consentano da un lato economia di gestione e
dall'altro il conseguimento di risultati economici e sociali importanti anche per la comunità che vive nell'area del Parco sotto il profilo del mantenimento, se non addirittura dell'incremento, degli attuali livelli occupazionali .
Il Parco naturale della Maremma ha già assolto ai compiti affidategli dalla legge istitutiva per ciò che attiene alla pianificazione del territorio e alla definizione delle norme che ne regolano la gestione. Ma un Parco non può che essere interpretato come una realtà in divenire nel senso che i problemi risolti aprano nuovi campi di intervento, prospettive diverse e nuove fasi gestionali .
E in un simile contesto che, in stretto rapporto con il Comune di Grosseto e la Regione Toscana, ci si è mossi per dar vita a un Centro permanente di educazione ambientale, al cui interno il Parco dovrà svolgere un ruolo centrale per rendere produttive le sue esperienze e i risultati delle ricerche da esso promosse nel settore educativo, dando a questo termine un senso più ampio di quello più propriamente scolastico.
Entro breve tempo si confida di disporre, presso l'ex convitto Enaoli di Rispescia, di quanto è necessario per dare a questo settore di attività i supporti organizzativi e logistici capaci di consentire l'inizio di un'attività qualificante per il Parco e per le istituzioni locali, fornendo anche in tale ambito la risposta a una delle raccomandazioni che accompagnano il Diploma di Parco europeo.
Un ulteriore problema che il Parco ha dovuto affrontare è quello della pressione turistica che viene esercitata sul suo territorio. Le soluzioni individuate hanno portato a definire un tetto massimo di visitatori da ammettere nel territorio del Parco, nonchè una regolamentazione che limita i giorni di visita a tre nell'arco della settimana: nel periodo estivo inoltre le visite si svolgono soltanto in forma guidata. Il numero chiuso è stato fissato anche per l'accesso ai mezzi privati a Marina di Alberese Pur tuttavia, specie per questa zona del Parco, la pressione continua ad essere elevata, non tanto in termini quantitativi, quanto per il disturbo prodotto dal continuo via vai di mezzi durante le giornate estive. In proposito il Consorzio che gestisce il Parco, in armonia con le previsioni della variante al P.R.G. che il Comune di Grosseto sta per approvare, ha individuato modalità di accesso alla spiaggia più proprie per un'area protetta, privilegiando il trasporto pubblico rispetto all uso dei mezzi privati. D'altro canto la strategia che il Parco naturale della Maremma si è dato con i suoi strumenti attuativi ha escluso che questo possa essere inteso come un momento di promozione turistica, bensì come un'istituzione prettamente culturale. Ciò non toglie che la corretta gestione dell'ambiente inviti i cittadini a goderlo nelle forme e nei modi opportuni, dando luogo ad un flusso di visitatori capace di determinare un indotto rilevante a vantaggio delle iniziative locali.
Lo sviluppo ulteriore del Parco è indubbiamente legato anche alla disponibilità di risorse economiche, così come l'adempimento alle raccomandazioni che accompagnano il riconoscimento che oggi ci viene conferito. Ho fatto già cenno alla difficile situazione economica e finanziaria che sta attraversando il nostro Paese e realisticamente occorre tenere presente che, da questa, è possibile uscire ridimensionando sensibilmente la spesa pubblica in ogni suo settore. Peraltro simili interventi, per essere effettivamente incisivi, presuppongono una selezione della spesa, nel senso di accordare le necessarie risorse a quei settori che occorre comunque far progredire, e tra questi ritengo debbano rientrare le spese per l'ambiente, al quale purtroppo non è stata mai dedicata l'attenzione necessaria. Questo invito è evidentemente rivolto a tutte le istanze istituzionali, dallo Stato alla Regione, dall'Amministrazione provinciale di Grosseto ai Comuni che partecipano al Consorzio del Parco, perchè tengano nella dovuta considerazione le sue esigenze anche nel momento in cui dovranno essere selezionati i progetti da proporre per i finanziamenti comunitari, che per alcuni anni a venire costituiranno una delle poche certezze finanziarie.
Che il Parco naturale della Maremma abbia definito ormai da tempo la sua strategia di pianificazione territoriale e l'abbia concretizzata in scelte gestionali definite nei suoi strumenti attuativi, che si sia affermato come un'entità di carattere culturale capace di indicare possibilità reali di sviluppo economico e sociale, interessando un comprensorio territoriale assai ampio, non significa affatto che l impegno e l'attenzione nei riguardi della tutela ambientale possano essere ridotti.
Il fascino che il nostro Parco è stato capace di esercitare a livello nazionale e la considerazione che si tratta di un'area effettivamente tutelata hanno prodotto il riaffacciarsi di vecchi e l'insorgere di nuovi interessi particolari che discendono da una concezione in base alla quale l'ambiente è spesso inteso come merce, anzichè come un bene di valore generale. E questo un problema che già si è presentato al Consorzio e che certo sarà destinato ad acuirsi nel prossimo futuro.
Così come avvenuto in passato, quando il Parco naturale della Maremma cominciò a muovere i primi passi, è oggi necessario che esso ritrovi la solidarietà dei Comuni, dell'Amministrazione provinciale e della Regione Toscana, cui dovrà aggiungersi quella del Ministero dell'Ambiente, perchè possa essere garantita una corretta gestione del suo territorio e la difesa di quei valori che sono alla base della sua istituzione se non vogliamo che questi quasi 18 anni del Parco siano da ricordarsi come una bella esperienza e non una proposta vincente per il futuro.

*Presidente del Parco naturale
della Maremma