Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 8 - FEBBARIO 1993


Il Parco in breve

Il tratto costiero della Maremma Toscana che va da Principina a Mare fino a Talamone, ed è limitato ad est dalla via Aurelia, è diventato a partire dal 1975 ( legge Regione Toscana n. 65 del 5 giugno 1975) il Parco naturale della Maremma, ed è stato così trovato un soddisfacente strumento per assicurare la tutela dei valori ambientali della zona, pur consentendone l'utilizzazione ai fini sociali.
Esteso per 100 Kmq., senza contare la fascia esterna di rispetto, il Parco confina a sud e sudovest con il mare, sul quale si affaccia nella parte meridionale con una costa alta ed erosa. Succedono ad essa spiagge più a nord, dove la copertura vegetale è costituita da numerose specie pioniere, ben adattate al difficile ambiente sabbioso e salmastro e sostituite da specie caratteristiche della macchia mediterranea mano a mano che ci si allontana dalla battigia. La linea di costa è andata soggetta a forti mutamenti, oltrechè nei tempi geologici, nel corso degli ultimi decenni per cui risulta oggi avanzata a sud di Marina di Alberese, mentre ha subito un notevole arretramento al di qua e al di là di Bocca d'Ombrone.
Fatta eccezione per il fiume Ombrone, il secondo della Toscana per lunghezza di bacino, v'è quasi assoluta mancanza di acque fluenti, e ciò è in armonia con l'abbondanza dei fenomeni carsici (grotte, doline, frane) nelle formazioni calcaree e con la mediterraneità del clima. Mentre infatti le precipitazioni medie annue non superano i 700 mm., distribuendosi essenzialmente nei mesi autunno-invernali, la temperatura media è di oltre + 16° (Grosseto), con valore di + 8° a gennaio e di + 25° a luglio.
Dal punto di vista naturalistico il complesso formato dai Monti dell'Uccellina, dalla pineta di Marina di Alberese, dalla foce del fiume Ombrone e dalle paludi della Trappola costituisce un prezioso mosaico di ecosistemi sui quali ha agito in momenti e modi diversi l'uomo, caratterizzando ulteriormente il paesaggio senza tuttavia degradarlo e impoveririrlo
Per un rapido sguardo a questi diversi ambienti si può iniziare dal tratto a nord dell'Ombrone, che si presenta con un territorio pianeggiante occupato dalle paludi della Trappola un sistema di specchi d'acqua, in parte temporanei e in parte permanenti (i così detti chiari o bozzi) cui si alternano rilievi dunosi appena accennati.
Le fasce interdunali e le lame in cui l'acqua ristagna durante l'inverno sono occupate soprattutto da giunchi e, in prossimità del mare, da varie specie adattate all'ambiente ricco di sale tra di esse predomina la salicornia La vegetazione legnosa è costituita essenzialmente da una macchia a cedrolicio (Juniperus phoenicea) e lentischio (Pistacia lentiscus); su di essa si allargano a volte le chiome a ombrello di pino domestico (Pinus pinea).
Un aspetto caratteristico di questo settore del Parco è la presenza di bovini maremmani, mantenuti allo stato brado durante tutto l'anno. Le acque interne ospitano durante l'inverno un gran numero di uccelli acquatici migratori, ma l'avifauna vi è ricca durante tutto l'anno: basti ricordare fra tutte le specie il codone (Anas acuta), il germano reale (Anas platirhyncos), I'alzavola (Anas crecca), la folaga (Fulica atra), la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), il beccaccino (Capella gallinago), il cavaliere dltalia (Himantopus himantopus), l airone grigio (Ardea cinerea), il piviere (Charadrius morinellus), il falco pescatore (Pandion haliaetus), I'upupa (Upupa epas), il martin pescatore (Alcedo atthis), il torcicollo (Jynx torquilla). I settori più lontani dal mare sono stati bonificati e sono ora occupati da colture agrarie e da moderni allevamenti zootecnici.
Il territorio descritto è parte del delta dell'Ombrone, che taglia con un caratteristico percorso a meandri il territorio del Parco. L'avanzata della foce verso il mare è stata molto rapida nel corso degli ultimi secoli, e pare infatti che la località in cui doveva collocarsi l'antico porto a mare della città etrusca di Roselle possa trovarsi oggi a qualche chilometro dalla linea di costa.
Il settore sinistro della foce dell'Ombrone è occupato da un compatto sistema di dune intercalate da lame di limitata estensione e coperte in buona parte da una pineta. Il pino domestico sfruttato da secoli per la produzione di pinoli (importante alimento in passato) è stato diffuso su vasta scala in questa zona a partire dalla metà del secolo scorso. La raccolta dei pinoli, largamente usati nell'industria dolciaria, prosegue anche ai nostri giorni nelle pinete a nord del Parco.
La pineta da pino domestico è separata dal mare da una fascia di pino marittimo (Pinus pinaster), che assolve alla funzione di proteggere il territorio retrostante dall'azione dannosa dei venti salati. Il pino marittimo è ora in fase di espansione e tende a occupare ogni spazio lasciato libero dal pino domestico, espandendosi in tal modo verso l'entroterra.
Alcune zone ora occupate dalla pineta erano adibite fino al Settecento a saline è infatti dovuto alla produzione del sale il grande interesse che nel Medio Evo Siena ebbe per il controllo di queste terre. La pianura a sinistra dell'Ombrone è attraversata da alcuni canali artificiali che in parte risalgono alle prime bonifiche lorenesi del XVIII secolo, con le quali si iniziò con grandissimo sforzo la messa a coltura delle terre nei pressi di Alberese. L'opera di bonifica durò a lungo e si può considerare conclusa appena da qualche decennio. La regimazione delle acque determinò tra l'altro l'eliminazione definitiva della malaria dal 1 950.
La parte centrale e meridionale del Parco è dominata dai Monti dell'Uccellina, un insieme di rilievi in parte di natura calcarea e in parte silicea (conglomerato del verrucano) che culmina nei 417 m. di Poggio Lecci.
Questi rilievi sono oggi quasi completamente coperti da fitta vegetazione forestale. Solo la parte bassa delle pendici volte ad oriente è stata disboscata e trasformata in pascolo o in uliveto. La vegetazione naturale è stata in passato, e fino a epoca recente, modificata dalle utilizzazioni boschive principale prodotto era la legna per produrre il carbone, ma attività economicamente molto importanti erano anche la raccolta del sughero e il pascolo di bovini e suini. Il tipo di bosco più diffuso è il Forteto un insieme di specie arboree ed arbustive in cui predominano il leccio (Quercus ilex), il corbezzolo (Arbutus unedo), la fillirea (Phillirea varia6ilis), la scopa (Erica arborea) e il lentischio.
Negli ambienti più freschi si incontrano il cerro (Quercus cerris), il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'acero (Acercampester) e il sorbo (Sorbus domestica), mentre lungo la costa rocciosasono presenti formazioni sporadiche di cedrolicio e la palma nana (Chamaerops humilis) nelle località più dirupate a solatio. Nei tratti in cui ai tagli e al pascolo si è sommata l'azione distruttrice dell'incendio, e le piogge hanno eroso il terreno, prevalgono invece bassi arbusti come il rosmarino (Rosmarinus offlcinalis) i cisti (Cistus incanus e monspeliensis) l'erica multiflora e il mirto (Myrtus communis).
Sui monti dell'Uccellina appaiono antiche torri ed edifici religiosi che testimoniano la passata presenza e attività dell'uomo in questa terra: ricordiamo l'abbazia di S. Rabano, in gran parte diroccata, le torri di Castelmarino, di Collelungo, di Cala di Forno e della Bella Marsilia. La macchia ha infatti solo ora riconquistato terre fino a qualche secolo fa dissodate e coltivate e ricopre oggi le rovine dei fabbricati che circondavano l'antica abbazia. La storia dell'uomo non è ricordata soltanto da queste vestigia medievali presso Talamone incontriamo i ruderi di una villa d'epoca romana, mentre nelle grotte formatesi ai piedi della scarpata calcarea sono state trovate testimonianze preistoriche che ci riportano fino al paleolitico.

Il Parco della Maremma in cifre Superficie (ha)

pinete 667
macchia mediterranea 4.897
macchia mediterranea alta 1.971
macchia foresta 82
lecceta 32
querceto misto o altre latifoglie 54
sughereta 10
ginepreti 226
pascolo arborato 65
aree agricole 139
paludi e incolti 962
rocce e nudi 14

La fauna del Parco, pur senza annoverare oggi le specie di grossi mammiferi dei quali sono stati trovati resti fossili (iena, cervo, uro, eccetera), offre cinghiali (Susscropha), daini (Damadama) ecaprioli (Capreolus capreolus), istrici (Histrix cristata), tassi (Meles meles), e volpi (Vulpes vulpes) e gatti selvatici (Felis silvestris), faine (Martes sp.) e donnole (Mustela nivalis), numerosi micromammiferi.
Ancor varia e interessante l'avifauna, ben rappresentata da predatori diurni e notturni oltre che dalle consuete specie di uccelli acquatici, succintamente già ricordati, e di passeriformi (Motacilla cinerea e alba, o ballerine; Corvus cornix, o cornacchia; Pica pica, o gazza; Garrulus glandarius, o ghiandaia; Carduelis carduelis, o cardellino; e molte altre specie, anche migratrici).
Fra i rettili e gli anfibi ricordiamo Anguisfragilis (orbettino), Lacerta viridis (ramarro), Lacerta sicula, Tarentula mauritanica e Hemidactylus turcicus (geki), Natrix natrix e tessellata (bisce), Coluber viridiflavus (frustone), Coronella gerundica, Vipera aspis, Emys orbicularis (testuggine palustre), Testudo hermanni (tartaruga), Triturus cristatus e Salamandrina terdigitata (salamandre), rana sp, Bufo sp. (rospo). E praticamente impossibile peraltro accennare non soltanto alle presenze degli invertebrati nei singoli biotopi terrestri (dai coleotteri e dalle farfalle agli aracnidi e ai gasteropodi), ma agli stessi multiformi aspetti della vita marina, fluviale e di stagno.
Per quanto concerne la flora, oltre alle specie già ricordate occorre rammentare ancora l'euforbia, il semprevivo, la barba di Giove, l'asfodelo, il papavero giallo, che ammantano le rupi; il giglio di mare, la coda di topo, il convolvolo, la cineraria, l'ammofila, l'eringio e così via fra le dune; i fragmiti, i giunchi, le tamerici, gli statici e le tife nelle paludi e lungo le ripe; e inoltre le eriche, la calluna, il rosmarino, gli ipocisti, il caprifoglio, il pungitopo, il viburno, l'olivella e molte altre specie di sottobosco o degli altri ambienti che caratterizzano il Parco.