Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 8 - FEBBARIO 1993


Isola di Capraia: un'ipotesi di reintroduzione
Francesca Beolchini, Elisabetta Marucci, Gisella Monterosso,
Barbara Mostacci, Liana Ventura, Annarita Wirz*

L'isola di Capraia, terza dell'Arcipelago Toscano dopo l'Elba e il Giglio, ha una superficie di circa 20 kmq e uno sviluppo costiero di 30 km.
Di origine vulcanica, è percorsa in direzione Nord-Sud da una dorsale montuosa (350400 m. s.l.m.) che determina la differenziazione in due versanti fortemente asimmetrici: quello occidentale più battuto dai venti, con coste alte e frastagliate, e quello orientale con pareti meno ripide e cale più ampie e riparate.
Sulle pareti a picco del versante occidentale sono presenti numerosi tafoni, cavità dovute a fenomeni erosivi eolici e meteorici, che vengono utilizzati da diverse specie di uccelli per nidificare.
I corsi d'acqua sono tutti a carattere torrentizio e temporaneo mentre le sole risorse d'acqua dolce permanenti, utilizzabili dagli animali, sono il Vado del Porto e lo Stagnone, unico stagno naturale dell'Arcipelago Toscano e importante area di sosta per numerosi uccelli migratori.
Per quanto riguarda il paesaggio vegetazionale, l'intera superficie dell'isola era originariamente coperta da foreste di leccio, oggi quasi completamente scomparse a causa del disboscamento attuato dall'uomo.
Attualmente nell'isola si possono riconoscere quattro differenti tipi vegetazionali. Partendo dall'ambiente più degradato si trova:

  • 1) steppa ad asfodeli (Asphodelus ramosus aestivus);
  • 2) gariga, caratterizzata da una vegetazione discontinua di arbusti bassi con adattamenti xerofitici. I suoi componenti tipici sono il rosmarino (Rosmarinus officinalis), l'elicriso (Helichrisum officinalis), la stecade ( Lavandula stoechas) e il maro (Teucrium maruum);
  • 3) macchia bassa a cisto (Cistus spp.);
  • 4) macchia alta ad erica arborea (Erica arborea) e corbezzolo (Arbustus unedo) che rappresenta la vegetazione più evoluta dell'isola.
In questo paesaggio vegetazionale si riscontrano numerosi endemismi Alcuni di essi sono tipici dell'Arcipelago Toscano, come ad esempio la linaria o bocca di leone di Capraia (Linaria capraria). Altri, invece, sono esclusivi dell'isola come il fiordaliso di Capraia (Centaura gymnocarpa).
La necessità di salvaguardare tale varietà di ambienti spiega perchè Capraia è entrata a pieno titolo a far parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano (decreti del Ministero dell'Ambiente del 21.7.89 e del 21.8.90), la cui regolamentazione e natura dovrà ora essere oggetto di riesame in conformità alle norme contenute nella legge-quadro sulle aree protette ( L. 6.12.1991 n. 394)
I decreti ministeriali sopra citati, però, non valutano adeguatamente le effettive esigenze delle varie isole dell'arcipelago e impongono pesanti vincoli che non tengono conto delle diverse caratteristiche e necessità (Giusti F., 1991).
Così gli abitanti di Capraia, inizialmente favorevoli al Parco, sono poi insorti, tanto che il Comune ha chiesto nell'ottobre del 1990 che l'isola ne fosse esclusa.
Oggi i capraiesi si trovano in una situazione difficile: dopo oltre un secolo il Ministero di Grazia e Giustizia ha reso libero il territorio occupato dalla colonia penale, così che Capraia non gode più del sostegno economico connesso alle attività commerciali legate alla presenza del penitenziario.
C'è quindi la necessità di riattivare l'economia locale potenziando il turismo, senza permettere alla speculazione edilizia di farsi strada e di compromettere le risorse naturalistiche dell'isola.
Occorre trovare quindi un compromesso
tra un turismo intelligente" e la conservazione di un patrimonio naturalistico che è rimasto intatto fino ad oggi grazie alla presenza della colonia penale, al difficile accesso all'isola e alla mancanza di strade rotabili .
Aquesto scopo a Capraia opera la Cooperativa "Parco naturale Isola di Capraia" che cura la gestione dell'attività turistica nell'intento di raggiungere il desiderato equilibrio, evitando un'affluenza di massa e prediligendo un turismo dinamico distribuito per tutto l'arco dell'anno.
L'attività di questa cooperativa è in accordo con il progetto predisposto dal Museo di Storia Naturale di Livorno nel 1979 che prevede che le zone dell'isola siano soggette ad ampi vincoli, con divieto d'accesso sia da mare che da terra, almeno per i periodi di riproduzione delle numerose specie di uccelli che popolano Capraia.
Per questi motivi l'isola possiede i requisiti per ospitare specie in via di estinzione i cui habitat vanno via via restringendosi a causa della pressione antropica esercitata sulle coste del Mediterraneo.
Una specie che potrebbe trovare a Capraia un ambiente rispondente alle sue necessità è il falco pescatore la cui sottospecie euroasiatica (Pandion haliaetus haliaetus) è a distribuzione limitata (vedi figura 3).
Nel Mediterraneo si riproduce come stanziale o parzialmente migratore e la popolazione tirrenica è localizzata per la maggior parte sul versante occidentale della Corsica (Chiavetta M., 1981).
In Europa la consistenza numerica delle popolazioni ha subito un regresso molto forte nei primi trent'anni del secolo a causa della distruzione degli habitat di nidificazione, del collezionismo di uova e del bracconaggio. La situazione è stata anche aggravata dalla deposizione di uova sterili o con guscio reso troppo sottile a causa dell'accumulo di sostanze chimiche nella catena alimentare. Essendo, infatti, un rapace piscivoro, il falco è particolarmente sensibile all'inquinamento delle acque.
In Italia i luoghi di nidificazione sono progressivamente scomparsi e le ultime testimonianze di riproduzione risalgono alla fine degli anni sessanta (Shenk H., 1970).
A Capraia sporadicamente vengono avvistati individui in rotta migratoria verso i quartieri di nidificazione del Nord Europa e dal 1990 una coppia è presente nell'isola nel periodo non riproduttivo (Bessi M., com. pers. ) .
L'assenza del falco come nidificante a Capraia potrebbe essere dovuta, più che a fattori limitanti nella disponibilità di risorse, alla mancata "attivazione" di una tradizione culturale di nidificazione nell'isola, ostacolo che con opportuni interventi potrebbe essere superato.

Ipotesi di reintroduzione del falco pescatore
Durante il seminario "Reintroduzioni: tecniche ed etica", tenutosi a Roma nel giugno del 1976, la reintroduzione è stata definita: immissione di animali in un'area dove la specie era indigena fino alla scomparsa causata dall'azione dell'uomo '.
Per fare, quindi, un'ipotesi di reintroduzione occorre chiedersi se la specie aveva in precedenza occupato l'area in questione e quali siano stati i fattori che ne abbiano determinato l'estinzione. Note le cause è necessario assicurarsi che esse siano state rimosse, che l'ambiente nel frattempo non sia mutato eccessivamente e che continui ad essere un luogo idoneo - per disponibilità di cibo, di ricoveri, di tranquillità - per quella data specie.
Una reintroduzione può essere intrapresa ai fini della conservazione di una specie in via di estinzione nel suo ambiente naturale, intesa come protezione di un'entità genetica in pericolo o come ripristino di un equilibrio ecologico compromesso.
Per quanto riguarda il falco pescatore, la sua presenza storica nell'Arcipelago Toscano è testimoniata per l'isola di Montecristo (Arrigoni Degli Oddi, 1929; Giglioli, 18861907) e per l'isola del Giglio (Cianchi F., com. pers.).
Le cause della sua estinzione sono probabilmente state rimosse a Capraia: a seguito dell'istituzione del parco, infatti, vigono divieti di caccia e le specie animali e vegetali presenti sono protette. Inoltre, l'obbligo di non avvicinarsi troppo alle scogliere dal mare per non disturbare altre specie orni-
tiche che vi nidificano assicura la necessaria tranquillità del falco mentre la inaccessibilità di molte pareti garantisce la protezione da eventuali raccoglitori di uova e pulli. A questo si aggiunga il fatto che di recente è stato risolto il problema della discarica che versava i rifiuti direttamente in mare: appare probabile, quindi, una progressiva diminuzione di sostanze chimiche nocive in acqua. Queste, percorrendo la catena alimentare marina, si accumulano nei tessuti di super-predatori come il falco e provocano vari danni (intossicazioni, riduzione della vitalità o aumento della fragilità delle uova) . A queste considerazioni si contrappone, però, l'evidenza che il falco pescatore, pur riproducendosi nella vicina Corsica ed essendo stato avvistato a Capraia, non si sia mai stabilito nell'isola per nidificare (sessi M., com. pers.).
Questo potrebbe essere spiegato dall'ecoetologia della specie. E noto, infatti, come sia particolarmente legata al sito natale (Spitzer P.R.,Poole A.F. e Scheibel M.,1983). Essendo un rapace piscivoro che sfrutta una risorsa mobile come i banchi di pesce in migrazione, il falco pescatore non difende dai con specifici un territorio ed anzi la nidificazione avviene in colonie (Poole A.F., 1989) .
Da ciò si comprende perchè siano molto basse le possibilità che una coppia intraprenda una riproduzione pioniera in un'area nuova piuttosto che presso la colonia natale. Mancano attualmente elementi che facciano ipotizzare nidificazioni spontanee. In Corsica, infatti, una coppia ha rioccupato spontaneamente un'area dove la specie era assente da venti anni ma non ha intrapreso la riproduzione (Thibault J.-C., 1983). Al contrario, sono molti gli elementi che fanno ritenere che un intervento umano renderebbe possibile la riproduzione del falco pescatore a Capraia.
La specie mostra di essere adattabile ad un ampio spettro di substrati di nidificazione, compresi quelli artificiali (Edwards T.C. e Collopy M W., 1988).
Nella Finlandia meridionale addirittura il 35% delle coppie presenti si riproducono usando siti artificiali (Saurola P., 1986).
Così, per indurre il comportamento riproduttivo nella coppia di Capraia, potrebbe essere sufficiente sistemare nidi artificiali sulle scogliere più tranquille, appositamente sorvegliate onde evitare un eccessivo disturbo.
Le specifiche piattaforme sono state descritte da F. Minelli (1987) e comportano un modesto impegno economico.
La parte più adatta dell isola è senz'altro la riserva integrale della fascia costiera occidentale tra Punta della Manza e Punta del Trattoio (vedi figura 1). Qui, infatti, sono in vigore i divieti di transito sottocosta per barche a motore, di attracco e di qualsiasi attività di pesca o asportazione di organismi (Decreto Min. Amb. 21.7.1989) pertanto, il disturbo dal mare è minimo.
Se questo metodo non dovesse avere successo entro alcune stagioni riproduttive (da tre a sei), si potrebbe tentare la reintroduzione attiva di individui.
La procedura, già usata con successo su questa specie negli U.S.A., è l'Hacking, ossia il rilascio controllato di immaturi durante il periodo dello sviluppo compreso tra l'involo e l'indipendenza (Barclay J.H.,1985). Questa tecnica si usa con specie che hanno un periodo di dipendenza parentale dopo l'involo, di modo che i giovani rilasciati tornino al nido per il cibo prima di essere capaci di procurarselo da soli (Sherrod e Cade, 1978). Ciò instaura un legame di fedeltà al sito nei giovani che, diventati adulti, vi faranno ritorno per la riproduzione.
Un nucleo di fondatori della popolazione può così essere costituito (Temple, 1978; Barclay e Cade 1983; Nye, 1983; Rymon, 1989) .
In breve, la procedura (Rymon L.M.) comporta:

  • 1) stima del tasso riproduttivo di colonie potenziali donatrici di pulli;
  • 2) prelievo di pulli da colonia selvatica risultante idonea;
  • 3) allevamento di questi in speciali strutture montate alla sommità di pali;
  • 4) rilascio dei giovani pronti all'involo;
  • 5) uso di cibo come richiamo per un certo periodo dopo il rilascio;
  • 6) sistemazione di nidi artificiali in caso di scarsità di siti naturali.
Senza soffermarci sui singoli punti ci limitiamo a segnalare la colonia della Corsica come potenziale serbatoio" per il prelievo. Tale popolazione nidifica sulle coste del Parco naturale regionale della Corsica (costa occ.) ed è in lenta ripresa: dal 1977 al 19811e coppie riproduttrici sono passate da sei a dodici (Thibault J.-C., 1983) e, trovandosi oggi nella fase di ascesa del tasso riproduttivo, è in grado di sostenere senza danni il prelievo di alcuni pulli.
Il notevole vantaggio dell'hacking sta nella possibilità di raccogliere dati (attraverso la marcatura degli individui rilasciati) sulla dinamica degli spostamenti dei falchi aumentando le nostre conoscenze della specie D'altro canto il metodo comporta un notevole investimento economico, di tempo e di personale; pertanto richiede un'analisi preliminare dell'ambiente di Capraia.
In conclusione, riteniamo che la direzione del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano dovrebbe avviare lo studio di fattibilità del progetto di reintroduzione e la valutazione delle prospettive a lungo raggio che ne deriverebbero.
In particolare:
  • 1) l'aumento e la conseguente dispersione delle popolazioni di falco pescatore potrebbero concretizzare un programma di conservazione della specie su scala mediterranea;
  • 2) la grande valenza conservazionistica, ecologica e culturale del progetto potrebbe avere un impatto largamente positivo sull'economia di Capraia.
Con lo stimolo dell'Ente parco, la guida di un'amministrazione locale lungimirante e la crescita culturale e ambientale degli abitanti si potrebbe incrementare l'economia turistica compatibile con il Parco, già avviata dalla Cooperativa.
Ciò suggerisce che la pretesa incompatibilità tra conservazione della natura e sviluppo economico possa essere superata dall'istituzione Parco nella sua accezione più moderna: come mezzo di coordinazione tra la gestione dell'ambiente naturale e quella dell'ambiente umano, più che di protezione dall'aggressione antropica di "isolette" di ambiente naturale disperse in un mare di antropizzazione.
Ci auguriamo che anche il Parco dell'Arcipelago Toscano possa realizzare tale coordinazione tra conservazione e sviluppo socio-economico nell'isola di Capraia.

Bibliografia

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*Laureande in Scienze biologiche e naturali all'Università la Sapienza di Roma

Il Falco pescatore
Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)

Descrizione Lunghezza totale 55-58 cm; apertura alare 145-170 cm Rapace di medie dimensioni specializzato nella cattura di pesci. La femmina è più grande del maschio, tranne che nella lunghezza di tarso, dito e unghia Abito sessuali e stagionali simili; giovani riconoscibili a distanza ravvicinata.
In natura. Movimenti delle ali potenti, ma battiti poco ampi, silhouette caratteristica: volo planato rettilineo con ali più o meno marcatamente angolate, interrotto da battiti d'ala, che ricorda quello di un giovane Larus cachinnans; volo planato circolare con ali leggermente pendenti.
Haljitat. Nel Mediterraneo la nidificazione ha luogo principalmente lungo coste rocciose, non lontano dal mare. Gli individui mediterranei frequentano comunque anche foci di fiumi, stagni litoranei, saline, laghi dell'interno e corsi d'acqua
Riproduzione. La stagione riproduttiva si estende dal mese di febbraio, con la rioccupazione del nido delle coppie più precoci, al mese di agosto con l'involo dei giovani delle coppie più tardive La progressiva rioccupazione dei nidi avviene tra febbraio ed aprile.
La deposizione delle uova si estende su un periodo di due mesi. Gli involi dei giovani sono compresi tra la prima settimana di giugno e la seconda settimana di agosto.
Nel Mediterraneo sono conosciuti solo siti di nidificazione su rocce e non su alberi, al contrario di quanto si riscontra in maggioranza nel resto dell'areale.
L'orientamento dei nidi è variabile, ma tutti sono esposti ai venti e ad un'insolazione generalmente superiore a 12 ore giornaliere nel mese di giugno Essi possono essere situati sia all estremità di un promontorio, sia nel fondo di una piccola baia Nella maggior parte dei casi, nelle immediate vicinanze del nido la vegetazione è rara o assente.
Il fondo del nido è piatto e tappezzato con materiali diversi, prevalentemente con foglie secche di Posidonia oceanica .
I materiali sono raccolti sulla superficie dell acqua o strappati dagli alberi che presentano rami secchi accessibili in volo (Pistacia lentiscus, Juniperus spp, Quercus ilex, eccetera).
La distanza tra due nidi occupati nello stesso anno è superiore od uguale a 500 metri
Comportamento L'assenza di colonie può spiegarsi nel modo di sfruttamento delle zone lineari di pesca (coste rocciose), ove le risorse alimentari sono ripartite abbastanza ugualmente. Appare anche possibile che le acque mediterranee siano troppo povere di risorse alieutiche.
Per l'allevamento della prole il maschio trasporta al nido da uno ad otto pesci al giorno. Con il procedere dell'allevamento dei pulli il tempo di soggiorno al nido del maschio tende a diminuire, passando la maggior parte del tempo su di un posatorio presso il nido. La femmina, vigile, mette in atto un intensa attività di sorveglianza dei dintorni del nido per tutto il periodo di allevamento della prole Essa è restia ad abbandonare il nido fino a che i pulli non hanno raggiunto l'età di 6-7 settimane
Nel loro territorio gli adulti possono subire interferenze da parte di altre specie (Corlnus corax Larus cachinnans, Falco peregrinus) . In tali occasioni si tratta generalmente di inseguimenti aerei. I maschi possono farsi molestare da Larus cachinnans quando si spostano con un pesce.
Alimentazione. Si ciba esclusivamente di pesci che pesca direttamente.
Popolazione. Gli effettivi nidificanti nel Mediterraneo nel periodo 1978- 1988 sono stimati in 57-75 coppie. In Corsica la popolazione nidificante dal 1977 al 1988 è aumentata da 6 a 17 coppie
Conservazione. In Italia ed in Corsica il falco pescatore è specie protetta dalla legge Anche se pare vi sia una certa assuefazione delle coppie al passaggio delle imbarcazioni nei dintorni del sito di nidificazione, è certo che il soddisfacente successo riproduttivo che si rileva è in relazione alla precocità della riproduzione in rapporto al movimento turistico estivo Fotografi, birdvvatchers ed escursionisti appaiono fonti non trascurabili di disturbo L'incremento degli effetti nidificanti in Corsica, nel periodo 1977- 1988, è avvenuto nell'ambito della stessa zona geografica. Si può quindi sperare che una volta saturata tale area, vengano rioccupate altre regioni, prima tra tutte la Sardegna Tuttavia esistono in Corsica antichi territori non più disponibili a causa dell' urbanizzazione costiera e del l'importante flusso turistico estivo . L'attuale piuttosto favorevole situazione in Corsica è in gran parte dovuta alla protezione legale, alle azioni di informazione intraprese dal Parco naturale regionale della Corsica. Poichè sono necessari, in effetti, da uno a tre anni perchè una nuova coppia porti a termine con successo una nidificazione, la costruzione di nidi artificiali può far guadagnare un anno (Dennis, 1987).
Le popolazioni migratrici che transitano sul Tirreno (isole toscane, Sardegna, Corsica) e sul Canale di Sicilia, ma soprattutto sulla nostra penisola, hanno molto sofferto della caccia (oltre 1000 ind. annualmente uccisi in Italia negli anni 1960-1970; Chiavetta, 1975). L'ampiezza di tale fenomeno è progressivamente diminuita alla fine degli anni '70 (Saurola, 1985) grazie alle campagne lanciate dalle associazioni protezionistiche (LIPU e WWF). Purtroppo la moltiplicazione delle linee elettriche ad alta tensione costituisce un'altra importante minaccia per gli individui impegnati negli spostamenti migratori

Thibault e 0 Patrimonio (sintesi) in srichetti P e al.,
Fauna d'ltalia, XXIX Aves 1, Bologna, Calderini, 622-632.