Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


Editoriale
Le previsioni sono concordi; l'autunno e l inverno prossimi ci riservano una crisi quale non conoscevamo da anni.
Le conseguenze saranno pesantissime soprattutto per l'occupazione e la finanza pubblica.
Molti temono che a farne le spese sarà ancora una volta specialmente l'ambiente.
Il Ministro Valdo Spini ne è sicuro, tanto è vero che sta cercando di convincere il Presidente del Consiglio a non ridurgli ulteriormente i finanziamenti, e mette in guardia da ogni ottimismo avvertendo che dovremo baccagliare per avere la disponibilità di nuovi fondi".
Fin qui nulla di nuovo sotto il sole. Nonostante il gran parlare di ambiente è su questo comparto infatti che si è puntualmente indirizzata la scure dei tagli.
Eppure qualcosa di nuovo c'è e bisogna averne lucida consapevolezza.
Sottoporre a nuove cure dimagranti, e non soltanto per quanto riguarda le spese di bilancio, il settore ambientale significa oggi due cose molto semplici, anche se troppo spesso colpevolmente ignorate. La prima è che così si faciliteranno le aggressioni contro "un ambiente sempre più malato", che stanno portando, dice Spini, ad un punto di non ritorno . La seconda è che in questo modo ci si priva di una risorsa da mettere a frutto proprio nell'azione per arginare la crisi e creare nuove opportunità di investimento e di lavoro, anche estremamente qualificato.
Nel primo caso avremo gravissimi e inevitabili effetti perché, come confermano i dati relativi all'andamento del turismo di quest'anno, è chiaro che la situazione ambientale condiziona in maniera determinante, anche se non esclusiva, settori dai quali il nostro Paese attinge tradizionalmente ingenti risorse economiche.
Nel secondo caso, rinunciando cioè ad utilizzare la spesa ambientale (rivista e corretta non solo nelle poste di bilancio, ma anche nei suoi indirizzi) per promuovere nuove possibilità di investimento e di occupazione, saranno incoraggiate e favorite proprio quelle opere e quei finanziamenti che incidono più negativamente sull'ambiente e sul territorio. Così, anzichè innescare finalmente un circuito virtuoso, troverà nuovo alimento quel circuito perverso che tanti e irrimediabili danni ha già provocato nel Paese.
Denunciare i rischi di nuovi tagli è quindi giusto e doveroso, ma del tutto insufficiente. Lo è innanzitutto perché il Ministero dell'Ambiente, come risulta dal rapporto della Corte dei Conti sul bilancio del 92, dispone di tante leggi ma è decisamente avaro nello spendere. A fronte di una disponibilità di 10.000 miliardi per la protezione ambientale, ben 3.000 nel 92 non sono stati spesi. Ciò è dipeso, a giudizio del Ministro Spini, da "ritardi burocratici, inefficienze, incapacità di talune Regioni ad effettuare progetti di spesa e, talvolta, anche da Tangentopoli".
A dicembre saranno trascorsi due anni dall'approvazione della legge 394, che tante e legittime aspettative aveva suscitato in un settore qualificante quale è quello delle aree protette. Quale bilancio potremmo trarne?
Molti denunciarono allora l'esiguità degli stanziamenti previsti dalla legge, che apparivano ed erano assolutamente inadeguati ad attivare gli ambiziosi programmi dello Stato e delle Regioni in un settore dove i nostri ritardi erano proverbiali.
Ma che fine hanno fatto quegli stanziamenti faticosamente salvati? In luglio il Ministro Spini in una intervista a La Stampa ha dichiarato che "entro l'anno sono disponibili 170 miliardi per investimenti nei parchi nazionali e regionali, più 100 miliardi per la loro gestione. Il problema sta nel saperli spendere bene .
Ed è proprio di questo che vorremmo discutere. Il Ministro inizia infatti la sua intervista ricordando che egli è riuscito a far approvare al governo la nascita effettiva di due nuovi parchi nazionali, Dolomiti Bellunesi e Foreste Casentinesi, istituendo i loro enti di gestione.
La notizia, è naturale, non può che far piacere, ma si tratta pur sempre di due parchi, la cui istituzione fu prevista e decisa assai prima dell' approvazione della 394. Intendiamoci, meglio tardi che mai, visto che il Parco dell'Arcipelago Toscano, che pure faceva parte dello stesso pacchetto, naviga tuttora in alto mare perché, come ha dichiarato il Ministro in un'altra intervista, pur avendo il Ministero dell'Ambiente consegnato a gennaio le proposte al Ministero della Marina Mercantile, non si muove niente".
Per gli altri nuovi parchi previsti dalla 394, compresi quelli marini, la situazione rimane invece quanto mai oscura e allarmante. Dopo le polemiche e le proteste contro i decreti di perimetrazione e le norme provvisorie di salvaguardia sappiamo, da un' intervista del Ministro, che a dicembre il Ministero disporrà di 1.327 miliardi, comprensivi dei 250 miliardi del nuovo piano parchi "che non siamo riusciti a utilizzare .
Tra gli impegni prioritari nel settore vi è quello di realizzare quanto previsto dalla 394 che stanziava 360 miliardi per dodici nuovi parchi, tra cui quelli del Pollino, dell'Aspromonte, dell'Elba e della Capraia". Resta difficile capire, però, come ciò potrà avvenire e in quali tempi. Non lo diciamo, sia chiaro, per sfiducia preconcetta o per gusto polemico, ma stando proprio a quanto il Ministro e il Direttore del settore Conservazione della Natura non si stancano di ripetere nelle più svariate occasioni.
Spini, in alcune interviste, si è difeso dalle critiche degli ambientalisti (ma queste critiche sono state avanzate per la verità da molte altre parti) insistendo sul fatto che con 520 persone in organico, di cui solo 190 di ruolo non si può fare di più . L'ingegnere Agricola, in una lettera ad Airone, sostiene che il compito del Ministero è difficilissimo perché praticamente senza personale nè tecnico nè operativo". E fortuna che il 6 luglio la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge sui 116 addetti del Ministero dell'Ambiente, che formalmente sono dipendenti da enti in via di privatizzazione, i quali rischiavano perciò di finire da qualche altra parte.
Dipenderà probabilmente da questa situazione precaria se il Ministro non perde occasione per rivendicare il trasferimento al suo Ministero ora del Corpo Forestale dello Stato, ora di altro personale operante presso ministeri in via di soppressione o di riforma. Non ci sembra questa però la risposta più giusta e corretta ad un problema che pure esiste.
Serve a poco infatti "gonfiare" il Ministero di personale raccogliticcio, adibito oggi alle funzioni più diverse. Non sarà certo con il personale del CFS, il quale comunque grazie al decreto di riforma del Ministero dell'Agricoltura, tanto per non smentire le mai vinte resistenze centralistiche, neppure questa volta viene regionalizzato, che il Ministero dell'Ambiente riuscirà finalmente a definire e concordare con le Regioni e gli Enti locali come e quando far decollare i nuovi parchi, insediare gli organi di gestione, definire i perimetri, programmare i finanziamenti e così via.
Negli ultimi mesi vi è stato un vero e proprio stillicidio di iniziative, di decisioni, più spesso di vaghi annunci di cui quasi sempre si è avuta notizia causalmente, ora da un' intervista, ora da una nota di agenzia, ora da un articolo di giornale. Così è stato per l'accordo dei 100 miliardi a favore dell agricoltura biologica dei parchi nazionali; così è stato per l'ancor più vaga notizia che "nei parchi e nei musei arriva il cassaintegrato" (La Repubblica del 2 agosto c.a.), che, stando anche qui ad una dichiarazione del Ministro Spini, dovrebbe occuparsi del censimento dei dati ambientali e territoriali e della vigilanza delle aree protette.
A queste notizie si è aggiunta successivamente la dichiarazione, sempre del Ministro, il quale ci fa sapere che per combattere gli incendi estivi saranno previste apposite misure a favore dei parchi. Ma qui Spini aggiunge che per fronteggiare adeguatamente questo devastante fenomeno, quasi sempre doloso, sarebbe opportuno superare l'attuale frantumazione delle competenze (ed ha ragione) per "centralizzarle" (e qui pare a noi abbia un pò meno ragione, visto che egli muove severi rimproveri alle Regioni che si sono dotate di mezzi propri).
Da quanto siamo venuti finora dicendo appare chiaro che per individuare il senso e il tipo di impegni del governo e in particolare del Ministero dell'Ambiente, per quanto riguarda le aree protette, siamo dovuti ricorrere ad una vera e propria gimkana, cercando di comprendere alla meglio una selva di dichiarazioni, interviste, mozziconi di notizie non sempre forse neppure molto attendibili .
Non sappiamo perciò se il quadro così sommariamente delineato, ricavato da dati quasi mai "ufficiali", o meglio non suffragati da atti amministrativi, fornisca un credibile identikit della politica nazionale sui parchi. Ma proprio questa incertezza" pone in via del tutto pregiudiziale un problema istituzionale e politico che intendiamo sottoporre all' attenzione anche del Ministro e del Ministero.
Il profilo istituzionale concerne il ruolo degli organi previsti dalla 394; il Comitato Stato-Regioni e la Consulta Tecnica.
Quante e quali delle iniziative o propositi preannunciati dal Ministro Spini nel corso di interviste, dichiarazioni, incontri sono passati o passeranno dall'esame di questi organi?
Il Comitato Stato-Regioni in particolare, in che misura è stato finora investito dei problemi irrisolti riguardanti sia la spesa che il decollo dei nuovi parchi?
Tutti questi spezzoni di programma, spesso improvvisati, a cui il Ministro ha fatto riferimento nelle sedi più diverse, come si intende coordinarli, inserirli in quella programmazione triennale che la 394 fissa in termini precisi ma che al momento non risulta sia stata neppure abbozzata?
Il Coordinamento nazionale dei Parchi nel dicembre del '92, in occasione del primo compleanno della legge-quadro, propose una conferenza nazionale sullo stato di attuazione della 394.
Anzichè continuare a sfornare ipotesi che svaniscono nel giro di qualche giorno, tanto è rapido ormai l'esaurirsi dell'effetto annuncio, è molto meglio mettere a confronto opinioni e soprattutto esperienze che al Ministero spesso ignorano, ma che fortunatamente ci sono, come ci sono amministratori e operatori dei parchi in grado di dire, ad esempio, se davvero i cassaintegrati possono svolgere funzioni di vigilanza, o come si possono combattere gli incendi e cosi via.
Vorremmo concludere con una notazione sui riassetti istituzionali e amministrativi di cui si sta discutendo in Parlamento e nel Paese.
Cominciamo da una buona notizia contenuta nella finanziaria '94, la quale prevede la soppressione del Ministero della Marina mercantile e il passaggio delle competenze in materia di tutela dell'ambiente marino al Ministero dell'Ambiente. Era ora che le aree protette marine fossero ricondotte nell'alveo naturale delle aree protette, superando una separazione priva di senso, anzi dannosa.
Non altrettanto positivo è il giudizio sul decreto istitutivo del Ministero che prenderà il posto del soppresso Ministero dell'Agricoltura. Il decreto, ora all'esame del Parlamento, non prevede la regionalizzazione del Corpo Forestale dello Stato, che potrebbe dare, invece, un importante contributo all'impegno delle Regioni nel settore dei parchi.
Bastano questi esempi a dirci quanto sarebbe importante che il Ministero dell'Ambiente definisse, d'intesa con le Regioni, delle proposte affinchè anche quel testo unico della legislazione ambientale da anni invocato, ma a cui mai nessuno ha messo seriamente mano, possa finalmente giungere in porto.