Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


Parchi nazionali ed altre aree protette in Inghilterra e Galles
Lorenzo Vallerini*

Quando, nel dicembre 1991, la legge-quadro sulle aree protette ha visto finalmente la luce, dopo oltre un decennio di estenuanti discussioni, lavori e rinvii, lo Stato veniva certamente a colmare una vistosa lacuna nell'ordinamento giuridico italiano, ma sul piano pratico, ovvero per quanto concerne la realizzazione del previsto sistema per la protezione della natura ', veniva solo ad aggiungere qualche tassello mancante ad un quadro già esistente, anche se disorganico, che si era venuto a creare dal 1977 (D.P.R. n.617/77 riguardante le deleghe alle Regioni in materia ambientale ed urbanistica ) grazie alle iniziative delle Regioni e ad alcuni provvedimenti estemporanei del Ministero dell'Ambiente in base a norme occasionalmente approvate dal Parlamento.
La legge-quadro viene però ad ordinare, inquadrare ed omogeneizzare una situazione che a tutt'oggi ancora si presenta disarticolata e che vede

  • criteri di classificazione delle aree protette tra i più svariati ed eterogenei, a seconda degli umori politici da Regione a Regione, da assessore ad assessore;
  • norme di tutela e promozione che spaziano dalle più restrittive che tutto vietano (magari anche camminare), alle più permissive che tutto permettono (strade, cave, lottizzazioni, eccetera);
  • strumenti di pianificazione e di gestione assenti o iperstrutturati, ma spesso e volentieri rimasti nei cassetti delle pubbliche amministrazioni, per non dover passare dalle "facili" promesse agli "scomodi" interventi di salvaguardia;
  • organismi di gestione inesistenti o sottodimensionati rispetto alle necessità di tutela e di sperimentazione per trovare una via di convivenza compatibile tra uomo-natura, che è una delle principali finalità di un'area protetta.

La legge-quadro è dunque arrivata, nonostante il pesante ritardo, a colmare un vuoto, a riequilibrare situazioni, a dare punti di riferimento certi (ai quali, secondo l'art. 28 della stessa legge, anche le Regioni dovranno uniformarsi) per addivenire ad una vera e propria politica per la conservazione della natura in Italia, in allineamento con le politiche già da molto tempo operanti negli altri Paesi europei.
Per rispondere a questa sfida la nuova disciplina ha previsto l'adozione di numerosi atti raggruppabili in quattro grosse categorie.

1. L'istituzione degli organismi centrali di indirizzo e programmazione ovvero:

  • il Comitato nazionale per le aree naturali protette, composto da sei ministri e da sei rappresentanti delle Regioni, con funzioni inerenti l adozione e l approvazione degli strumenti di programmazione e pianificazione a valenza nazionale;
  • la Consulta tecnica per le aree naturali protette, composta da nove esperti, con funzioni inerenti pareri tecnico-scientifici su tutte le questioni inerenti la programmazione e la pianificazione, nonché l'istituzione di nuove aree protette;
  • la Segreteria tecnica, composta da trenta comandati e venti esperti, con funzioni di istruttoria e di segreteria per il Comitato e la Consulta nell'ambito del Servizio conservazione della natura del Ministero.

2 La predisposizione di strumenti di programmazione, ovvero:

  • La Carta della natura, che individua lo stato dell'ambiente naturale in Italia evidenziandone i valori ed i fattori di crisi;
  • L'elenco ufficiale delle aree protette, che classifica le diverse tipologie di aree protette e che costituisce la base per l'assegnazione dei finanziamenti;
  • Il programma per le aree naturali protette, che specifica i territori che formano oggetto del sistema delle aree protette, definisce il riparto delle attività finanziarie e determina i criteri e gli indirizzi per la gestione delle aree protette.

3. L'istituzione e l'adeguamento dei parchi nazionali ovvero

  • i Parchi nazionali istituiti antecedentemente all'emanazione della legge-quadro (leggi 67/88 e 305/89) Dolomiti Bellunesi, Foreste Casentinesi, Arcipelago Toscano, Monti Sibillini, Pollino e Aspromonte;
  • i Parchi nazionali istituiti ai sensi dell'articolo 34 della legge-quadro: Cilento e Valle del Diano, Gargano, Gran Sasso, Maiella, Val Grande e Vesuvio;
  • i costituendi Parchi nazionali del Golfo di Orosei - Isola dell'Asinara e del Delta del Po;
  • i Parchi nazionali "storici": Stelvio, Gran Paradiso, Abruzzo, Circeo e la Calabria.

4. L'adeguamento delle legislazioni regionali alle disposizioni dettate dalla legge-quadro.
Senza entrare nel merito delle cose fatte e/ o ancora da fare (sarebbe argomento di troppo lunga dissertazione), certamente si può affermare che, dopo un anno di effettivo lavoro, l'attuazione della legge-quadro ha cominciato a prendere forma, anche se tra luci ed ombre e tra mille difficoltà organizzative; ma emerge però con sufficiente chiarezza la mancanza di una strategia di ampio respiro per lo sviluppo di una politica per la conservazione nel nostro Paese, che vada al di là di una attuazione "burocratica" della legge, di una semplicistica (anche se fondamentale!) designazione numerica di nuove aree protette.
Infatti, pur se in presenza di una buona legge che ha fissato principi generali e linee guida sicuramente apprezzabili e che fornisce tutti gli strumenti per avviare il complesso meccanismo della protezione, molte questioni non sono ancora state affrontate e certamente si porranno con urgenza quanto prima, o quantomeno al momento in cui diventeranno "emergenza" e dovranno essere affrontate con la solita improvvisazione italica".

Alcune di queste problematiche riguardano:

  • gli strumenti di pianificazione nel/per l'area protetta, ovvero il come integrare il sistema della "pianificazione ordinaria esistente (piani regolatori, piani di Comunità montana, piani di bacino, piani provinciali, eccetera) con il nuovo sistema di "pianificazione straordinaria" dell'area protetta che certamente dovrà, pur nella diversità delle situazioni, affrontare e coordinare problemi/piani settoriali (naturalistico, agro-silvo-pastorale, turistico-ricreativo, eccetera) in relazione alla strumentazione urbanistico-territoriale in essere;
  • gli strumenti per la gestione dell'area protetta, ovvero come andare oltre l'istituzione dell'ente di gestione per definire lo staff tecnico dell'area protetta (la designazione del direttore è solo il primo passo, necessario ma non sufficiente), per prevedere "accordi di gestione" con i privati proprietari di alcune zone interne all'area protetta, per impostare piani locali di gestione" per singoli problemi o aree (eccessiva pressione turistico-ricreativa, salvaguardia di aree naturalisticamente fragili, eccetera);
  • i flussi finanziari adeguati e prioritari per l'avvio dell'area protetta che vadano però al di là della "quantità" (certamente importante per la vita di un'area protetta: basti pensare alla vicenda dei parchi nazionali storici che per tanti, troppi anni sono stati strangolati dalla vergognosa e ridicola inadeguatezza dei fondi messi a disposizione dallo Stato) per programmare e verificare anche la "qualità" della spesa, ovvero per indirizzarla verso settori prioritari, verso opere non lesive dell'ambiente e del paesaggio, verso interventi che vadano nella direzione di quello sviluppo sostenibile che dovrebbe essere una delle principali finalità dell'area protetta e che non può essere attuato usando i vecchi e ben conosciuti strumenti e metodi. Infatti, paradossalmente, il parco, oggetto di finanziamenti per opere di vario tipo, può essere veicolo di messa in crisi di sistemi ambientali che si sono conservati sino ad oggi con un buon equilibrio tra uomo ed ambiente proprio perchè marginali e marginalizzati rispetto ai principali flussi di finanziamento pubblico e privato. Il parco, se non adeguatamente tutelato tramite un' accorta pianificazione e gestione, può divenire il "cavallo di Troia" per flussi finanziari che servono solo a perpetuare, anzi a rinnovare le solite opere " di sempre, più o meno pubbliche, più o meno mascherate da etichette 'verdi", inutili cattedrali ieri spacciate per "sviluppo', stavolta offerte sull'altare della conservazione della natura.
Certo passare dalle enunciazioni, anche di carattere normativo, alle vie di fatto non è cosa facile al contrario è alquanto complessa in quanto ciò significa invertire atteggiamenti culturali molto radicati e attivare modi d'uso e gestione delle risorse naturali ed umane completamente diversi da quelli attuali .
I tempi sono però oramai maturi per cominciare ad attuare principi ed idee più volte enunciati, forse anche perchè si è finalmente acquisito che l'intervento ambientale non è antieconomico, anzi valorizza le risorse e porta occupazione ricca e produttiva.
La trattazione dell'esperienza inglese di seguito proposta', e che è stata pioniera nel campo della pianificazione e gestione del paesaggio e delle valenze naturalistiche, vuole essere un contributo in positivo alle questioni sopraccennate, pur ovviamente nelle diverse accezioni storico-culturali ed ambientali del caso. Infatti, la globalità del piano attuato negli ultimi quarant'anni, la notevole pragmaticità e concretezza degli interventi, il coinvolgimento operativo delle numerose associazioni ambientaliste e la cultura del "landscape" così diffusa tra la gente, fanno del sistema inglese un caso caratterizzato da un avanzato grado di elaborazione teorica e pratica, particolarmente interessante anche e soprattutto in relazione alla comprensione delle problematiche che oggi con notevole ritardo storico ci accingiamo ad affrontare nel nostro Paese e che si incontreranno nell'attuazione della legge-quadro.
 
Il sistema per la protezione della natura e del paesaggio in Inghilterra e Galles
Il sistema inglese per la protezione della natura e del paesaggio è caratterizzato da una stretta connessione con la storia del Paese stesso e con una cultura naturalistica" fortemente radicata tra la gente.
Il mondo naturale è considerato più come il risultato di fattori naturali ed attività umane che come ' natura selvaggia". Questo è dovuto al fatto che l'Inghilterra è un paese fittamente abitato e condizionato da una rivoluzione industriale e da una agri-coltura molto avanzata che, nel corso del tempo, hanno modificato molti elementi naturali. Un sistema multiplo di uso del suolo ha modellato l'intero paesaggio, dove spesso i segni umani" sono predominanti su quelli naturali. Per questa ragione, per gli inglesi è importante, ad esempio, conservare e/o recuperare elementi culturali legati al mondo produttivo, come i muri a secco" che dividono le aree pascolate ed i campi, tanto quanto una "zona umida" per proteggere specifiche specie di flora e fauna.
Il principale obiettivo è salvaguardare, tramite un accurato sistema di pianificazione e di gestione, le caratteristiche del paesaggio nel suo insieme -considerato come un ecosistema integrato- piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla conservazione di alcune piccole isole di natura incontaminata.
Conservazione della natura e protezione del paesaggio, pur distinguendosi dal sistema di pianificazione "ordinaria" -piani territoriali ed urbanistici, piani di attuazione, regolamenti, eccetera- ne fanno però parte integrante in quanto da questo strettamente controllati. Molti enti pubblici, non direttamente incaricati di proteggere il paesaggio, hanno però, per legge, molti obblighi in questa direzione.
Inoltre, molte associazioni di volontariato giocano un ruolo fondamentale, sia costringendo le autorità pubbliche a prendere certe iniziative invece di altre, sia creando e/o gestendo molte aree protette ed un'infinità di servizi per la ricreazione all'aria aperta.
La protezione della natura e del paesaggio è un sistema composto da tanti tipi di aree, a seconda del grado di protezione, del livello d'uso, del tipo di attività ricreativa che vi si svolgono e gestito da molti enti pubblici ed organizzazioni private: questa composita rete di aree grandi, medie, piccole e piccolissime si sovrappone e si intreccia, collegandosi direttamente agli altri tipi di uso dei suoli quali quelli agricoli, forestali o idrici, industriali od artigianali, residenziali o di trasporto.
Difetto - o pregio?! - di questo sistema è l'enorme quantità di lavoro a volte ripetitivo prodotto da uno svariato numero di autorità pubbliche, enti ed organizzazioni private e singoli cittadini, con un notevole dispendio di energie: una intera società sembra lavorare per conservare l'ambiente, o quanto meno lavorare in questo senso è divenuto ormai uno degli impegni fondamentali di molti amministratori e di moltissimi cittadini. Non è comunque un sistema rigido che si oppone con limitati schematismi allo sviluppo di una società moderna superando la dicotomia o salvaguardia della natura o sviluppo economico; bensì si modella su questa, cercando però di conciliare esigenze diverse e di indirizzare certi atteggiamenti distruttivi dell'ambiente verso modi ed interventi di gestione e di riproduzione delle risorse naturali.
In Inghilterra ci si è da tempo resi conto grazie alla notevole esperienza accumulata in oltre un secolo - che un sistema per la protezione della natura non può viaggiare separatamente dallo sviluppo della società, ma che è però necessario attivare forme di pianificazione e, soprattutto, di gestione e, quando necessita, di ricostruzione dell'ambiente: interventi senza i quali ogni idea ed ogni sforzo diventano velleitari.

La cultura del "Landscape" in Inghilterra
Gli elementi che caratterizzano l'attuale forma del paesaggio in Inghilterra derivano principalmente da tre fattori: una tradizione culturale nel campo dell"'architettura del paesaggio" (Charles Bridgeman, William Kent, Capability Brown, eccetera), grandi scienziati/viaggiatori naturalisti (si pensi a Charles Darwin, ed agli altri naturalisti inglesi dell'800) e la necessità di risolvere i problemi derivanti dalla rivoluzione industriale .
Dalla fine del diciottesimo secolo all'inizio del nostro l'english landscaping" è stato il referente culturale per la maggior parte dei progetti in questo settore in Europa e negli Stati Uniti: esso ha dato un nuovo senso del disegno dell'ambiente, basato sul concetto che "tutta la natura è un giardino" (H. Walpole, History of modern taste in gardening 1771-80).
Giardini privati e parchi pubblici in campagna o nelle aree urbane furono disegnati seguendo irregolari forme naturali più che le linee geometriche dello stile italiano e francese.
Durante il diciottesimo secolo Capability Brown - uno dei più grandi architetti paesaggisti inglesi ridisegnò buona parte del paesaggio del suo paese come un grande ideale giardino naturale, lasciando il suo marchio culturale anche nella mente del popolo britannico.
Questa tradizione storica ha avuto una grande influenza sul fatto che ancora oggi tra gli inglesi sia così diffuso l'interesse per il loro paesaggio e la natura.
Parlare di giardinaggio, paesaggistica, o natura è un argomento non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per la gente comune. Ciò ha portato alla nascita di centinaia di organizzazioni ed associazioni per il giardinaggio, l'orticoltura, la botanica, eccetera, che hanno avuto ed hanno una notevole influenza sulla vita politica e culturale del Paese.
L'Inghilterra, inoltre, è stato il primo Paese al mondo a dover affrontare, nel diciannovesimo secolo, i grandi problemi ambientali derivanti dall'industrializzazione e particolarmente dalla trasformazione in uno stretto lasso di tempo da società agricola a società prevalentemente urbana.
Miniere di carbone, cave, nuove strade e ferrovie, piccole e medie industrie in ogni dove, condizioni abitative urbane particolarmente degradate, e altro ancora, costrinsero gli inglesi, verso la fine del diciannovesimo secolo, a sviluppare un processo di pianificazione urbana ed extra-urbana. Ma la prima legge organica in tema di pianificazione urbanistica fu varata solo nel 1909, il "Housing and Town Planning Act", supporata e sviluppata dalle associazioni nazionali degli architetti e degli ingegneri. Già alla fine dell'800 oltre la metà della popolazione viveva nelle aree urbane e, pur essendo stata creata o in via di realizzazione una rete di parchi all' interno delle grandi città, vi era una crescente domanda di ricreazione all'aria aperta, soprattutto nelle classi medie e medio alte.
Associazioni di cittadini, scienziati e gruppi di volontari preoccupati per il crescente deterioramento dell'ambiente, cominciarono a sviluppare idee protezionistiche, ad organizzare visite nelle aree ancora integre e a diffondere l'interesse per la natura. Già nel 1830 esistevano associazioni naturalistiche, soprattutto interessate allo studio di piante ed animali; ma solo nel 1865 nacque la prima organizzazione -The commons, open space and footpath preservation society- il cui principale obiettivo era ed è tutt'ora, perchè ancora operante e florida, quello di garantire ai cittadini l'accessibilità e la fruibilità della campagna" tramite la creazione ed il mantenimento di una fitta rete di sentieri. Altri gruppi nacquero successivamente per la conservazione della natura, degli edifici di carattere e valore storico, del paesaggio, tramite l'acquisto e la gestione di intere aree o di elementi localizzati puntiformi. Le più importanti sono: la Royal Society for Protection of Birds - 1891, il National Trust - 1895, la Society for the Promotion of Nature Reserves - 1912 -, il County Naturalists' Trust- 1926.
Grazie a questi gruppi, e ad altri come il Council for Preservation of Rural England, già negli anni 20 furono poste le basi per un sistema di pianificazione delle aree rurali che diventerà però operante solo negli anni 40. Oggi queste organizzazioni ed altre centinaia nate negli ultimi cinquanta anni (come ad esempio i Conservation Volounteers), contano milioni di iscritti (ad esempio il National Trust ha oggi oltre 1 milione di soci, la Royal Society for Protection of Birds circa 250.000 membri, il County Trust 150.000, eccetera) ed hanno un potere non solo politico ma anche economico di tutto rilievo.
Dalla protezione della natura, degli edifici e giardini storici, dei monumenti naturali tramite il loro acquisto (o donazione), al controllo delle azioni degli enti pubblici e del governo, al "lavoro pratico (aggiustare muri a secco, sentieri, salvare e gestire boschi o specie di animali, eccetera) svolto sia nelle aree urbane che in quelle rurali, queste associazioni hanno giocato e giocano un importantissimo ruolo nel sistema inglese, non sostituendosi alle amministrazioni pubbliche, bensì collaborando con esse e da queste aiutate e supportate finanziariamente.
Una certa tradizione culturale, un particolare sviluppo storico ed il popolare interesse per il giardinaggio, il paesaggio e la natura sono, dunque, i fattori che hanno "disegnato" l'ambiente britannico e che hanno contribuito alla nascita di quel sistema per la protezione della natura e per la pianificazione delle aree rurali sviluppatosi dopo la seconda guerra mondiale.

La pianificazione ordinaria
Il sistema di pianificazione territoriale inglese si distingue, rispetto a quello di altri Paesi, per una peculiarità particolare: infatti oltre alle autorità locali sono direttamente coinvolti nel sistema di pianificazione altri enti pubblici, che però lavorano in parallelo alle autorità locali in campi specifici come, ad esempio, boschi e foreste, fiumi e riserve d'acqua dolce, agricoltura, pianificazione e gestione delle aree rurali, conservazione della natura, eccetera. Pur non essendovi una gerarchia rigida, le autorità locali, cioè le Contee ed i Distretti hanno un ruolo centrale in tutto il sistema in quanto estensori dei piani e giuridicamente responsabili del controllo dello sviluppo.
In alcuni settori però -agricoltura, boschi e foreste, acque- gli enti competenti hanno facoltà di procedere a modificazioni territoriali senza dovere necessariamente passare attraverso le autorità locali. Questo, pur garantendo elasticità al sistema, spesso crea dei notevoli conflitti nelle decisioni per l'uso di determinate aree ed un parallelismo di poteri a volte controproducenti. L'autorità comunque responsabile per l'intero sistema di pianificazione -esclusa agricoltura e boschi che sono di competenza del Ministry of Agriculture, Fisheries and Food - è il Department of Environment (D.O.E.), fondato nel 1970: le sue competenze sono estremamente vaste (prima del 1970 erano suddivise fra svariati ministeri) e riguardano: pianificazione urbana, controllo dello sviluppo, conservazione della natura, pianificazione delle aree rurali, ricreazione e sport, protezione dei monumenti, politica della casa, industria, inquinamento, acque, eccetera Ha un potere notevole in quanto controlla ed eroga anche i finanziamenti alle autorità locali ed agli enti preposti alla conservazione della natura e gestione della "campagna come il Nature Conservancy Council e la Countryside Commission .
Alla fine degli anni '60 e inizio 70 il sistema della pianificazione è stato revisionato ("Town and Country Planning Acts" 19681971 e "Local Governments Act" 1972- 1974) sostituendo i vecchi "Development Plans" con gli "Structure and Local Plans". Obiettivo principale, quello di favorire un tipo di pianificazione in positivo" per ottenere un ambiente migliore, piuttosto che continuare semplicemente a controllare, in negativo, le forme di sviluppo indesiderate.
Gli Structure Plans, soggetti all'approvazione del Segretario di Stato per l'Ambiente cioè il Dipartimento dell'Ambiente, sono elaborati dai Consigli di Contea (la Contea è più piccola delle nostre Regioni, ma più grande delle nostre Province) per tutto il loro territorio e sono piani di sviluppo strategici che indicano a grandi linee le destinazioni d'uso dei suoli, le grandi arterie di traffico e gli interventi per il miglioramento dell ambiente.
I Local Plans sono elaborati dai Consigli di Distretto (più piccoli dei nostri Comuni) e riguardano l'elaborazione in dettaglio delle più ampie politiche di intervento individuate nello Structure Plan.
Ai Distretti compete anche la fase di controllo "Development Control", cioè lo strumento tramite il quale viene assicurato il rispetto delle proposte contenute nei piani . Questo sistema di pianificazione ordinaria, qui esposto per grandi linee, gioca un ruolo molto importante anche per quanto riguarda le aree protette: infatti, come vedremo più specificatamente in seguito, pur esistendo forme aggiuntive di gestione e controllo all'interno delle aree protette, è la normale struttura di piano a garantire l'assetto territoriale di un'area protetta.
E' infatti lo Structure Plans di una Contea (od un assemblaggio di Structure Plans se l'area protetta ricade in più Contee) a dare le indicazioni di uso del suolo nell'area, sono i Local Plans a mettere in atto, anche nelle aree rurali, i progetti ed è il Development Control che limita e guida, caso per caso, l'iniziativa privata nell'interesse pubblico. Gli Enti parco sono solo enti di gestione .
A latere di questo sistema, come già accennato precedentemente, funzionano altri tipi di pianificazione di settore

  • esenti da controllo da parte delle autorità locali
  • per l'agricoltura, la forestazione, le risorse idriche.

Se si pensa che circa il 76% del territorio nazionale è soggetto ad attività agricole (47% di aree a seminativo) e pastorizia e che circa 1'8-9% è coperto da boschi, oltre alle 76 riserve idriche (dighe) che coprono una superficie di oltre 2.500 ettari (oltre ai 44.000 ettari di aree limitrofe) si ha un'idea di quanto grande sia l'influenza che queste fondamentali attività economiche possono avere sulla forma del paesaggio e delle modificazioni ambientali che possono apportare. E' il Ministero dell'Agricoltura a controllare e dirigere lo sviluppo agricolo (' the Agricolture Act", 1947), la Forestry Commission ("Forestry Act", 1919 e seguenti sino al 1967) a gestire e migliorare il patrimonio boschivo, sono la Water Authorities ("WaterAct",1973) a gestire il sistema idrico (risorse idriche, fiumi, laghi, bonifiche ed inquinamento idrico). Per legge la Forestry Commission e le Water Authorities devono però occuparsi non solo di aumentare la produzione di ciò che compete loro, compresi i servizi, ma, allo stesso tempo, di migliorare le condizioni ambientali e paesaggistiche dei luoghi oggetto dei loro interventi e di predisporre servizi per la ricreazione all'aria aperta. Sovente all interno delle aree protette questi enti collaborano attivamente e positivamente con le autorità del parco, ma anche all'esterno prestano la loro opera con interventi atti a migliorare l'ambiente. E' comunque l'agricoltura, oggi altamente industrializzata e fortemente remunerativa, a giocare la parte del leone nelle modificazioni del paesaggio: demolire o alterare gli esistenti edifici rurali, rimuovere le tradizionali siepi o muri a secco - da sempre usati come delimitazione dei campi! - per ottenere unità produttive più estese, cessare le tradizionali forme di gestione del suolo come il pascolo, bonificare aree umide o brughiere, eccetera, con lo scopo di migliorare la produttività agricola ha radicalmente cambiato i tradizionali paesaggi rurali e, in molti casi, ha contribuito a distruggere importanti habitats per flora e fauna.
Gli enti preposti alla conservazione della natura, comunque, in linea con quel modo di concepire l'ambiente come integrazione tra l'uomo e la natura, non si pongono in antagonismo con i "farmers", ma cercano vie di compromesso tra le esigenze produttive e quelle di salvaguardia.

La legislazione e gli enti preposti alla conservazione della natura e la protezione del paesaggio
Nel 1945 John Dower, architetto e ricercatore presso il Ministry of Country Planning, elaborò un importante e storico documento sulla problematica dei parchi in Inghilterra e Galles.
Egli definì un parco nazionale come:

  • "... vasta area di particolare bellezza e relativamente selvaggia da proteggere per il beneficio della nazione, nella quale
  • a) alcune particolari bellezze paesaggistiche devono essere rigidamente protette;
  • b) si deve provvedere a creare occasioni di ricreazione all aria aperta per i cittadini e a fornire servizi e strutture in tal senso;
  • c) fauna e flora, edifici e località di interesse architettonico e storico debbono essere conservati e protetti;
  • d) l'agricoltura e le altre attività produttive tradizionali devono essere mantenute...".

Sulla base di questi principi individuò 10 aree da proporre come parchi nazionali e che divennero tali tra il 1951 ed il 1957. Due anni dopo il rapporto di J. Dower, una commissione presieduta da Sir Arthur Habloure (Special Committee on Footpaths and Access to the Countryside) ed un'altra presieduta da Sir Huxley (Wildlife Special Conservation Committee), concordando con i principi elaborati da J. Dower, proposero di passare alle vie di fatto istituendo una "National Park Commission" con i relativi finanziamenti, per promuovere dodici parchi nazionali ed un ente per la conservazione degli aspetti naturalisticamente e scientificamente più importanti.
Nel 1949 fu varato il "National Park and Access to the Countryside Act", il primo vero e proprio scalino verso la costituzione del sistema per la protezione del paesaggio, la ricreazione e la conservazione della natura. Fu istituita la "National Park Commission" le cui funzioni e poteri erano piuttosto limitati e riguardavano solo gli aspetti promozionali e la supervisione per la designazione dei futuri parchi nazionali e delle altre aree protette.
Con questo Act viene fondato anche il "Nature Conservarcy Council", con lo scopo di instituire, tramite l'acquisto o l affitto delle aree, le "National Nature Reserves", di individuare luoghi di speciale interesse scientifico (Sites of Special Scientific Interest o S.S.S.I.), e di attivare forme di educazione ambientale ed informazione sui problemi della conservazione della natura.
Infine, i Consigli di Contea vengono incaricati di redigere una dettagliata cartografia della esistente rete sentieristica nazionale, in modo da poterla migliorare ed espandere: questa dei "Footpaths" - o sentieri pedonali - è una caratteristica del sistema inglese per la ricreazione. Secondo la buona tradizione nordica, infatti, camminare è un'attività diffusissima e l'organizzazione di una rete di sentieri che attraversano anche proprietà private è una necessità inderogabile per evitare conflitti con i proprietari e fornire indicazioni alle centinaia di camminatori che con ogni tempo sciamano per le campagne inglesi.
A metà degli anni '60 il sistema creato nel 49 mostra però alcuni limiti, sia perché vi è una crescente domanda per nuove forme di sviluppo (nuovi insediamenti abitativi e produttivi, strade, eccetera), sia perché le richieste di ricreazione all aria aperta sono in costante aumento: risulta così evidente che è l'intero territorio extra-urbano, e non solo le aree protette, a necessitare di una politica di piano e di gestione.
E il "Countryside Act" del 1968 a venire incontro a queste nuove esigenze. La National Park Commission è trasformata nella "Countryside Commission": ampliata negli organici, dotata di maggiori poteri anche economico-finanziari, ha la facoltà di intervenire su tutto il territorio rurale extra-urbano sia per la protezione del paesaggio che per incrementare i servizi per la ricreazione all'aria aperta, cercando di coinvolgere il più possibile tutti gli enti pubblici in un azione di intervento di carattere globale 4. Le autorità locali vengono incitate a creare nuove occasioni e strutture per la ricreazione e specialmente aree per pic-nic, sentieri pubblici e "Country Parks".
Con il Countryside Act cambia, dunque, totalmente il concetto di protezione" da un'azione concentrata su pochi punti, limitata e limitante, si passa ad operare su tutto il territorio, non solo e non tanto tramite l'istituzione di aree protette, quanto piuttosto con interventi di carattere globale che possano coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti sociali In questa direzione vanno infatti molte delle iniziative intraprese dal Nature Conservancy Council e dalla Countryside Commission, che negli ultimi anni hanno concentrato molte delle loro energie nel tentativo di conciliare interessi protezionisti ed interessi produttivi, specialmente con le potenti organizzazioni dei "farmers".
Il "Wildlife and Countryside Act" del 1981 rappresenta un ulteriore sforzo in questo senso, per approdare ad una effettiva collaborazione tra conservazione ed agricoltura e per dare maggiori poteri e fondi agli enti pubblici coinvolti.
Oltre ad occuparsi di ulteriori misure protezionistiche per uccelli, animali e flora e a dare nuove disposizioni in materia di ricreazione (sentieri e diritti pubblici di passo) questo Act è principalmente incentrato su alcune nuove disposizioni per accordare privati ed enti pubblici sulle misure di salvaguardia ambientale, non solo nelle aree protette, ma anche fuori da queste.
Questa legge offre nuove "chances" per la protezione della natura e mette in evidenza l importanza di una gestione attiva delle aree rurali, attraverso accordi o soluzioni di carattere volontario per risolvere i conflitti che da tempo esistono tra privati ed enti pubblici nell'uso delle risorse. Il Wildlife and Countryside Act rappresenta sicuramente un salto in avanti verso un sistema di pianificazione delle risorse naturali e del paesaggio più aperto a quelle istanze di integrazione ed equilibrio tra l'opera dell'uomo e la natura.

La conservazione della natura
Pur essendo la conservazione di specifiche aree e rappresentativi ecosistemi, unitamente alla protezione di specie animali e vegetali, l'elemento fondamentale della politica per la protezione della natura in Gran Bretagna, questa si inserisce all'interno del sistema di pianificazione e gestione delle aree rurali nel loro complesso. E infatti chiaro che una effettiva politica di conservazione non può essere realmente efficace se isolata in poche aree, date le conseguenze ecologiche dovute alle modificazioni dell'uso dei suoli o degli altri tipi di impatto antropico sulla "campagna", bensì assume un rilevante ruolo globale solo se operante su tutto il territorio rurale e nella società intera.
Il "Nature Conservancy Council" (N.C.C.)5, l'ente preposto allo scopo a livello nazionale, ha perciò incrementato la sua attività negli ultimi cinque anni più verso il coinvolgimento delle autorità locali, delle associazioni protezionistiche, dei proprietari terrieri, dei farmers, eccetera, tramite accordi o elargizione di speciali ' grants o sovvenzioni, piuttosto che impegnarsi nell'acquisto e nella gestione di alcune specifiche aree. Inoltre il N.C.C. riceve sovvenzioni dal settore industriale e dal mondo degli affari, che "sponsorizza" alcune iniziative di tipo pubblicistico dell'ente stesso.
Con questo tipo di azione il N.C.C. cerca, con l'aiuto degli altri, di conciliare gli aspetti produttivi ed anche economici di una società industriale con quelli della conservazione della natura, altrove spesso posti in contrapposizione ed antagonismo.
I principali meccanismi (vedi Tab. n. l - omissis) "Riserve ed altre aree per la conservazione della natura"), comunque, tramite i quali il N.C.C. svolge la sua opera sono

  • l) Le National Nature Reserves, i cui territori possono essere oggetto di acquisto, possono essere presi in affitto oppure possono essere soggetti ad accordi con i proprietari tramite i "Nature ReserveAgreements"; la gestione è per lo più pubblica, ma può anche essere affidata ad un organo privato -di solito associazioni naturaliste- che però deve far parte di uno speciale elenco approvato dallo Stato.
  • 2) I Siti di Ramsar e le aree a protezione speciale sono le aree umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar del 1973) e le aree per la conservazione degli uccelli (Direttiva della CEE n.409/1979); spesso le due designazioni riguardano una medesima area e sono designate nella categoria Sites of Special Scientific Interest SSSI" per cui la loro gestione è effettuata con gli stessi criteri applicati in questa categoria .
  • 3) Gli accordi di gestione ed i contributi finanziari per i Sites of Special Scientific Interest- SSSI, definibili come luoghi di speciale interesse scientifico, i cui territori non sono gestiti dal N C.C..
  • 4) I Nature Reserves Agreements, o accordi con i proprietari vuoi pubblici che privati, i cui territori non sono però gestiti dal N .C.C. . Questo tipo di strumento viene usato sia nelle riserve naturali nazionali che negli SSSI: al marzo 1991 i 2.092 accordi stipulati tra N.C.C. e proprietari riguardano 98.545 ettari e sono costati circa sette milioni di sterline.
  • 5) Le Marine Nature Reserves, gestite dal N.C.C.
  • 6) L'elargizione dei "grants", ovvero di finanziamenti alle associazioni naturalistiche per l acquisto e la gestione di riserve naturali, nonchè di finanziamenti di vario tipo e per progetti, interventi, azioni, tra le più svariate.

Il N.C.C. porta avanti inoltre specifici programmi di ricerca a carattere scientifico assieme con Università ed altri enti, fa opera promozionale ed educativa in campo naturalistico, indica alle autorità locali le località di interesse naturalistico e finanzia attività di recupero ambientale portate avanti da gruppi di volontari o da altri enti.
Il N.C.C. al marzo 1991 a fronte di introiti pari a circa 41 milioni di sterline (40 come finanziamenti diretti dallo Stato -Dipartimento dell'Ambiente- ed I da introiti per vendita di servizi nelle riserve, pubblicazioni, ricerche, donazioni, e altro), ha speso il suo budget soprattutto, a parte la rilevante quota per il personale, per manutenzione/ accordi di gestione e ricerca-monitoraggio (vedi Grafico n.l Spese per settore del Nature Conservancy Council nel 1991") a dimostrazione che il tipo di politica perseguita privilegia un sistema di gestione" piuttosto che un sistema di "proprietà" del territorio naturalisticamente più rilevante a livello nazionale.

Le riserve naturali nazionali
Attualmente vi sono in Gran Bretagna 249 National Nature Reserves (N.N.R.) per circa 171.000 ettari, pari allo 0,7% del territorio nazionale .
Se alcune riserve sono scelte perché sono territori atipici e contengono "comunità di piante ed animali molto rari, altre rappresentano i migliori esempi di alcuni habitas naturali -per esempio brughiere o aree umide o boschi di querce, e così via- altre infine sono scelte per il loro interesse geologico .
Anche se la conservazione della natura è sempre il principale obiettivo di una riserva, gruppi di visitatori sono sempre ammessi anche se sotto un certo controllo numerico e qualitativo. Ma molte riserve quelle in affitto o sotto accordo di gestione", Nature Reserve Agreements - sono di proprietà privata ed i proprietari possono decidere se far entrare oppure no gli eventuali visitatori.
Una riserva naturale per gli inglesi non è un santuario della natura' intoccabile.
La maggioranza delle riserve, infatti, contiene fattori di carattere antropico che necessitano di una continua gestione; questa gestione è spesso sperimentale, ma è basata su risultati di analisi e ricerche di tipo ecologico ed è soggetta ad un "Management Plan" .
Ovviamente ciò costa: ma il N.C.C., oltre a dover pagare stipendi, affitti, risarcimenti, eccetera, ha tra l'altro anche introiti dai biglietti per i parcheggi, vendite di opuscoli, vendite di derrate alimentari e bestiame dei suoi terreni, che gli permettono di ammortizzare i costi.
Esclusi infatti i costi per affitti e risarcimenti (oltre il 50% delle spese annuali), nel 1990-91 la gestione di ogni singola riserva è costata mediamente, grazie agli introiti, solo sette milioni di lire circa. Una gestione veramente efficiente!
Ma tutto questo è anche dovuto al fatto che numerosissimi volontari, come quelli del sritish Trust Conservation Volounteers, contribuiscono al mantenimento delle riserve, come ad esempio le riserve della regione del sud dell'Inghilterra che si avvalgono ogni anno dell'aiuto di 3.700 persone-giorno.

Altre riserve naturali
Come già accennato le associazioni naturalistiche giocano un importante ruolo nel sistema della conservazione. Negli ultimi 20 anni, oltre a fare opera di sensibilizzazione ed educazione ambientale, hanno istituito e gestito direttamente oltre 1.000 riserve naturali: una cifra che da sola dà l'idea della attiva e pratica presenza nella realtà di questo movimento di appassionati. La maggior parte di queste organizzazioni lavora poi in stretta collaborazione col N.C.C., che le sostiene con notevoli contributi finanziari: nel 1990-91, infatti, il 66% delle sovvenzioni erogate dal N .C.C. per progetti ed interventi è andata ai gruppi di volontari. Per il N.C.C. è un modo non solo economicamente conveniente, ma anche politicamente produttivo di operare all interno della società.
Anche le autorità locali, in consultazione con l'N.C.C., possono promuovere riserve naturali al marzo 1991 in Gran Bretagna erano state istituite 241 riserve locali, ma già al marzo 1992 nella sola Inghilterra se ne contavano già 278.
La Forestry Commission, infine, gestisce all'interno del suo patrimonio forestale 9 riserve forestali per oltre 8.000 ettari.

Luoghi di speciale interesse scientifico
(SSSI)
Sono il fulcro dell'attività per la conservazione della natura e lo strumento più efficace in quanto non prevede costi di gestione diretti. Come afferma il presidente dell'English Nature nel suo rapporto del 1992 al segretario di Stato per l'Ambiente ... cosa avviene in e per queste aree e come si evolve la loro affermazione e consolidamento come sistema, ci dà la misura del buono stato di salute del nostro ambiente...".
Sono aree di interesse biologico o geologico o morfologico per le quali il N C.C. si limita, dopo uno speciale avviso mandato alle autorità locali, a fare un management agreement" con il proprietario dell'area stessa. Questo tipo di accordo può consistere, per esempio, solo nel far cessare l'uso dei fertilizzanti che potrebbero danneggiare alcune specie floristiche o vegetazionali. Il compenso per la perdita di parte del profitto ricavabile in quell'area è pagato dal N.C.C. In caso di rifiuto dell'accordo -fatto abbastanza raro!- il N.C.C. può obbligare il proprietario a vendere.
Attualmente vi sono oltre 6.000 di queste aree per circa 1.800.000 ettari pari a circa il 7% del territorio nazionale.
Una rete di aree per la conservazione della natura molto più vasta di quella delle riserve è certamente molto meno costosa.

La protezione del paesaggio e la ricreazione
Approssimativamente, l '80% del suolo britannico è usato per l'agricoltura, il 9% è coperto da boschi e foreste e l' 11 % è occupato da aree urbane.
Ogni anno circa 20.000 ettari di suolo vengono occupati per costruire case, industrie e mezzi di trasporto. Nelle aree di pianura le modifiche di carattere industriale apportate ai metodi di coltivazione alterano il volto dei paesaggi rurali; nelle aree di collina le precarie condizioni economiche e sociali producono abbandono ed assenza di gestione delle terre e delle abitazioni. Questo ha voluto ed in parte vuol significare che, per una ragione o l altra, le aree rurali subiscono forme di degrado di diverso tipo, alle quali è necessario porre rimedio con una attiva politica di protezione.
Inoltre la domanda di ricreazione all'aria aperta è stata in costante crescita negli ultimi 30 anni: attualmente 37 milioni di inglesi invadono, per almeno una volta l'anno, la campagna per camminare, o cavalcare, andare in bicicletta, scalare pendii, o pescare, o visitare edifici di carattere storico, e altro ancora.
Per questo motivo è stato necessario, da una parte, provvedere a soddisfare la crescente domanda ricreativa, dall'altra salvaguardare la campagna" da e per la gente che intende andarvi.
Nel dopoguerra è stata avviata una politica per la protezione del paesaggio e la ricreazione (si ricorda che in Scozia è stata attivata una politica di diverso tipo) che ha portato alla formazione di un sistema di aree protette composto da parchi nazionali, aree di rilevante bellezza naturale e parchi forestali pari a circa il 19% del territorio dell'Inghilterra e Galles. In aggiunta a questo sono stati posti sotto tutela I .150 km di coste - Heritage Coasts-, creata una rete di sentieri per circa 7.000 km. e progettato nelle vicinanze delle zone urbane un sistema di aree per la pura ricreazione come i Country Parks (181) e i Pic-nic Sites (212) (vedi Tab. n.2 -( omissis)"Aree protette ed aree ricreative in Inghilterra e Galles").
L'ente preposto al coordinamento ed alla promozione di questo sistema è la Countryside Commission (C.C.).
Per raggiungere i suoi principali obiettivi conservation, ricreation, access"- la Countryside Commission non si avvale del sistema usato dal Nature Conservancy Council, cioè l'acquisto o l'affitto o l'accordo di gestione delle aree da proteggere, bensì della collaborazione delle autorità locali, degli altri enti pubblici, delle organizzazioni e dei gruppi di volontari, dei privati. Sviluppa inoltre la ricerca nel settore e promuove azioni sperimentali per provare nella realtà le nuove idee gestionali.
Il lavoro della C.C. ha tre principali aspetti, tutti interrelati tra di loro:

  • 1) a livello nazionale analizza e studia l'evoluzione di ciò che avviene nelle aree rurali per poter poi avvisare i vari enti, organizzazioni, industrie, od altri coinvolti, sulle azioni da intraprendere per evitare gli eventuali pericoli e/o migliorare le varie situazioni.
    Si occupa del monitoraggio delle modificazioni fisiche del paesaggio, del miglioramento dei servizi ricreativi, di integrare le attività agricole e forestali con le esigenze della protezione, di risolvere i problemi delle aree depresse;
  • 2) a livello locale, tramite le sedi regionali, cerca di mettere in pratica le idee ed i piani prodotti a livello nazionale, consigliando, influenzando ed aiutando con fondi e sovvenzioni .
    Si va dalle indicazioni di come sistemare un sentiero o fare un cartello indicatore ai progetti sperimentali nelle fattorie per vedere se è possibile conciliare buoni profitti agricoli e conservazione; dalla conservazione di boschi alla piantagione di nuove essenze; dalla creazione di nuovi country parks alla consulenza negli Structure e Local Plans;
  • 3) per certe aree speciali (parchi nazionali, aree di rilevante bellezza naturale, sentieri di grande distanza) la C.C. ha il dovere di promuoverne la designazione e di provvedere al finanziamento di alcune iniziative (da ricordare che la gestione di queste aree è portata avanti dagli enti parco e/o dagli enti locali che ricevono la maggior parte dei finanziamenti direttamente dal Dipartimento dell'Ambiente).
    La C.C., comunque, non ha alcuna proprietà terriera ed i territori soggetti a protezione continuano ad appartenere agli originari proprietari .
    Le azioni della C.C. si limitano, a seguito della designazione, a fornire consigli sulla amministrazione, gestione e pianificazione, e per quanto riguarda i parchi nazionali, a indicare al governo la quantità e la distribuzione di fondi da erogare.
    A11991/92 la C.C. del totale delle sue uscite, che sono state pari a circa 29 milioni di sterline, ha speso il 56% -circa 16 milioni di sterline- (vedi Grafico 2 Spese per settore della Countryside Commission nel 1991/92") per finanziamento ad enti locali, associazioni, privati, eccetera, di numerose attività afferenti conservazione, gestione, ricreazione, interventi di recupero, accordi di gestione, e così via, ed un altro 8% circa per ricerche, monitoraggio ed attività di informazione (vedi Grafico 3 Finanziamenti per settore erogati dalla Countryside Commission nel 1992 ).
    Da tali dati risulta chiaro il ruolo di coordinamento indirizzo ed avvio delle varie iniziative che la C.C. ha posto al centro della sua attività che sembra basarsi più su un concetto di gestione dei meccanismi per la conservazione che non sulla rigida applicazione di vincoli e norme burocratiche.

I parchi nazionali
La nascita dei parchi nazionali in Inghilterra ha le sue radici in quel movimento - di cui abbiamo già precedentemente parlato - di naturalisti studiosi e cittadini che desideravano salvaguardare le aree paesaggisticamente più belle e allo stesso tempo permetterne una fruibilità pubblica.
Infatti il primo stimolo verso la creazione di un parco nazionale venne nel 1929 da un memorandum sottoposto al Primo Ministro dal Council for the Preservation of Rural England and Wales; questo portò alla nomina di una commissione per analizzare la questione, alla quale ne seguirono altre (J. Dower nel 1945 e Hobhouse nel 1947) sino allapprovazione nel 1949 del National Parkand Accessto the Countryside Act.
Benché la nascita dei parchi nazionali inglesi sia stata incoraggiata e stimolata dalla creazione di parchi nazionali in altri Paesi essi sono di tipo ben diverso. I parchi americani africani e di molti altri Paesi del mondo (al di fuori dell Europa) si trovano in aree selvagge nelle quali la presenza umana è piuttosto rarefatta. Lo Stato può acquistare od espropriare i terreni e gestirne le risorse con limitati mezzi. Ma la maggior parte dei territori che si trovano nei futuri parchi nazionali inglesi era di proprietà privata ed era gestita per scopi produttivi o comunque privati . Questo fatto ha costretto gli inglesi ad inventarsi un nuovo tipo di parco, completamente diverso da quello americano sia per evitare sollevazioni popolari (oltre 250.000 persone vivono all interno dei parchi) contro eventuali espropri sia per evitare i costi di tali espropri ma soprattutto per mantenere e stimolare le esistenti forme di gestione delle risorse - evitandone anche i costi- in aree prevalentemente opera delI uomo. Una scelta decisamente pragmatica, ma altrettanto efficiente. C' è da far presente comunque, che molte organizzazioni private come il National Trust già da tempo prima che fossero istituiti i parchi nazionali, erano impegnate nella salvaguardia di paesaggi di valore tramite il loro acquisto o donazione da parte dei proprietari.
Altri enti pubblici poi hanno acquistato territori per altri scopi (difesa riserve idriche rimboschimenti eccetera) cosicché oggi nei parchi nazionali i territori in proprietà pubblica sono circa il 28% del totale della superficie dei parchi.
Le autorità del parco ne hanno comunque una percentuale bassissima l'1,26% mentre altre organizzazioni come ad esempio il National Trust 7 59% o la Forestry Commission 8 17% o la Water Authorities 3,8% sono indubbiamente più ricche da questo punto di vista. Tutto ciò riflette chiaramente l'impostazione politica che è stata data all organizzazione dei parchi inglesi: controllare e gestire all interno della società e non contro o sopra di essa indirizzando tramite opportune forme di pianificazione verso gli obiettivi della salvaguardia del paesaggio, della protezione delle specie animali e vegetali, della conservazione degli edifici e dei luoghi di interesse storico del mantenimento delle esistenti forme di uso dei suoli (pascolo agricoltura boschi piccole attività artigianali, eccetera), della promozione di una politica per la ricreazione. Dopo la legge del 1949 furono creati tra il 1951 ed il 1958 dieci parchi nazionali (vedi Tab n.3 - (omissis) Statistiche generali sui parchi nazionali).
Nei primi due il Peak District ed il Lake District, fu deciso di istituire uno specifico ente per la pianificazione e la gestione del parco: le Boards.
Nei rimanenti otto parchi furono incaricati i Consigli di Contea, singoli od associati, di amministrare tramite una Committee.
Mentre le Boards sono autonome autorità locali con un loro proprio budget ed un loro staff e hanno i poteri di pianificazione delle Contee e dei Distretti (Structure e Local Plans e Development Control), le Committee fanno parte della Contea, sono soggette al suo controllo politico e finanziario e si occupano cioè solo della gestione.
Il sistema di pianificazione resta comunque quello "ordinario": le linee generali di assetto sono date dallo Structure Plan, le attuazioni di questo sono portate avanti nei Local Plans. Esattamente quello che succede in qualunque Contea e Distretto dell' Inghilterra .
La fondamentale differenza rispetto ai normali" territori è che esiste per ogni parco un "National Park Plan", cioè un Piano di gestione, elaborato dalle "National Park Authorities" (le Boards e le Committes), nel quale si identificano le priorità e gli interventi per la conservazione della natura e la ricreazione, anche in relazione alle necessità sociali ed economiche delle Comunità locali e dei proprietari dei terreni agricoli e forestali .
I settori o politiche" di intervento sulle quali opera il National Park Plan riguardano:

  • 1) le zone del parco nelle quali lo sviluppo dell agricoltura deve tenere conto di particolari accorgimenti in funzione della conservazione (sono, ad esempio, elaborati specifici piani di gestione sperimentali" per avviare politiche di riconciliazione" tra attività produttive agricole, tutela del paesaggio e della natura ed attività ricreative);
  • 2) le zone destinate a servizi ricreativi quali parcheggi, aree per campeggio, aree picnic, sentieri, eccetera (sono elaborati piani di settore per dirottare flussi turistici particolarmente massicci lontano dalle aree naturalisticamente più delicate verso altre aree di minor pregio);
  • 3) i trasporti pubblici (sono pianificati interventi per persuadere i visitatori a lasciare le loro auto fuori dalle zone più vulnerabili ed usufruire dei trasporti pubblici locali e/o del parco);
  • 4) il settore informativo ed educativo (sono definite le attrezzature, i centri, i musei/mostre, i punti-informazione, eccetera, per aiutare i visitatori ad una migliore comprensione e godimento del parco);
  • 5) le politiche di intervento per la conservazione della natura in collaborazione con il Nature Conservancy Council;
  • 6) gli interventi per la conservazione degli edifici e le risorse di interesse storico, nonché per le architetture minori ' di tipo tradizionale e la cultura locale.

Il sistema di pianificazione e quello di gestione sono strettamente interconnessi, ma mentre il primo dà le basi per le politiche e le decisioni riguardanti l'ambiente fisico, sociale ed economico, il secondo organizza e provvede ai servizi ed alle strutture del parco e all'uso e alla gestione delle risorse e dei suoli; mentre la pianificazione riguarda maggiormente il "controllo", la gestione si occupa del "fare" giorno per giorno.
Un altro degli aspetti interessanti da sottolineare riguarda il sistema dei finanziamenti ed i settori di spesa dei parchi nazionali.
Per quanto concerne i finanziamenti (vedi Grafico 4 "Finanziamenti ed entrate dei parchi nazionali") questi derivano da quattro principali fonti:

  • 1) il National Supplementary Grant (NPSG) che comprende i finanziamenti provenienti dal Dipartimento dell'Ambiente;
  • 2) i contributi da parte degli enti locali (Contee);
  • 3) i contributi da parte della Countryside Commission per interventi specifici;
  • 4) i ricavi dalla vendita di servizi (centri visitatori, campi studio-ricerca, centri informazione, campeggi, parcheggi, eccetera); le principali spese di un parco nazionale riguardano soprattutto i settori concernenti la conservazione, la ricreazione e l'informazione (vedi Grafico 5 Settori di spesa dei parchi nazionali").
Nel 1991/92, a fronte di circa 18 milioni di sterline di finanziamenti del Dipartimento dell'Ambiente, i dieci parchi nazionali hanno speso 31 milioni di sterline circa: la differenza è stata coperta da enti locali, dalla C.C. e da altre entrate.

Le aree di rilevante bellezza naturale
Le "Areas of Outstanding Natural Beauty" (A.O.N.B.) in genere sono zone di pari importanza dei parchi nazionali, dal punto di vista del grado di valore del paesaggio, ma per le quali si prevede un uso di carattere ricreativo minore. Il principale obiettivo è quello infatti di proteggere e valorizzare le bellezze naturali.
E' la Countryside Commission ad individuare le aree da designare, ma solo dopo intense consultazioni con le autorità locali. Sono infatti le Contee ed i Distretti che, riuniti in uno speciale Comitato di coordinamento - "Joint Advisory Committee" pianificano e gestiscono queste aree. Nei casi in cui si verificano particolari conflitti nell'uso dei suoli viene elaborato, in stretta interconnessione con i piani territoriali, un piano di gestione.
Tra il 1956 ed il 1978 sono state designate 33 A.O.N.B per un totale di 1.449.300 ettari pari a circa il 10% del territorio inglese: altre 12 sono in via di realizzazione.
Purtroppo, al contrario dei parchi nazionali, non hanno funzionato molto bene, vuoi per una carenza di strategie di piano e di gestione, vuoi per una limitata collaborazione tra i vari enti locali, vuoi per una scarsa disponibilità finanziaria.
Attualmente la Countryside Commission sta concentrando buona parte delle sue energie per migliorare la situazione.

Altri tipi di aree protette
Un altro tipo di area protetta sono le "Heritage Coasts ': sono queste tratti di costa di particolare bellezza e particolarmente rappresentativi di certe tipologie costiere, nei quali, per evitare danni dovuti a costruzioni edilizie e da altro tipo di sviluppo, viene avviata una gestione attiva che, pur salvaguardando gli interessi di coloro che le usano, ne preserva l ambiente naturale.
Sono le autorità locali ad essere preposte alla loro salvaguardia, incorporandone le politiche di gestione nei loro Structure e Local Plans.
La Countryside Commission ha definito 35 aree di questo tipo per I .156 km di lunghezza: circa il 25% delle coste inglesi.
Da rilevare che il National Trust nel 1965 lanciò una campagna per la raccolta di fondi per acquistare alcuni tratti di costa di particolare valore paesaggistico . Furono accumulati oltre tre milioni di sterline (circa 6 miliardi di lire) con i quali il National Trust è entrato in possesso di 622 km di coste.
Sette Forest Parks infine (3 in Inghilterra e 4 in Scozia) per circa 200.000 ettari sono amministrati dalla Forestry Commission, l'ente nazionale responsabile per i boschi e le foreste.

Il sistema per la "pura ricreazione"
Attraverso tutta l'Inghilterra ed il Galles vi è un vasto sistema di sentieri che permette alla gente di accedere alle aree naturalisticamente più belle e di attraversare i paesaggi rurali: creati secoli fa per collegare tra loro i villaggi, sono oggi principalmente usati per scopi ricreativi, attraversano quasi tutte le aree protette e collegano queste alle aree urbane.
E' questa la struttura portante del sistema per la ricreazione all'aria aperta, senza la ;quale non sarebbe possibile attraversare vaste aree, di proprietà privata e per tale motivo completamente recintate.
Ciò è possibile tramite accordi tra le autorità locali ed i proprietari dei terreni, i quali comunque dietro compenso gestiscono direttamente, o in collaborazione con organizzazioni di volontari, il sentiero.
Spesso comunque non sono tutte rose e fiori. Tra i "camminatori" ed i proprietari insorgono conflitti: cani lasciati liberi sbranano qualche pecora, i sentieri per il troppo uso si erodono, e così via.
Un altro tipo di sentiero sono le "Longdistance Routes" la loro caratteristica è di essere vie pedonali od equestri molto lunghe (da un minimo di 127 km della Wolds Way ad un massimo di 431 km della Corn Wall Way). Per questa ragione è possibile trovare lungo il percorso ostelli, campings e centri di informazione e ristoro. Inoltre la Countryside Commission, preposta alla loro gestione, pubblica in collaborazione con la "Ramblers' Association" (una sorta di C.A.I. inglese) un'ampia serie di dèpliants ed opuscoli per guidare i fruitori di sentieri.
La più famosa di queste strade è il Pennine Way (402 km), la prima ad essere realizzata nel 1965, che attraversa ben tre parchi nazionali.
A latere di questo sistema di accesso vi sono alcune piccole aree per la pura ricreazione': sono questi i "Picnic Sites" ed i "Country Parks".
Nati per attirare gente e per diminuire così la pressione ricreativa nelle aree naturali turisticamente più delicate, sono di solito localizzati vicino alle aree urbane. l Country Parks offrono ogni tipo di ricreazione all'aria aperta (pesca, canoa, vela, equitazione, eccetera): possono essere parchi storici zone di campagna, o addirittura ex miniere di carbone a cielo aperto completamente recuperate come, ad esempio l ultimo aperto, il Rother Valley Country Park.
La gestione, infine, è sia pubblica che privata e nella maggior parte dei casi si è dimostrata altamente remunerativa dato l'alto numero di persone che ogni anno usufruisce delle strutture a pagamento.

NOTE:

'La trattazione proposta riguarda solo la politica per la protezione della natura e del paesaggio e per la ricreazione all'aria aperta adottata in Inghilterra e Galles escludendo la Scozia e l'Irlanda del Nord che, in accordo con il loro autonomo sistema costituzionale, hanno un sistema di tipo diverso: ad esempio in Scozia sono state individuate 40 "National Scenic Areas", per circa il 13% del territorio scozzese, dalla Countryside Commission for Scotland (un ente separato dalla Countryside Commission inglese) e gestite con sistemi di pianificazione ordinaria dalle autorità locali.
Questa tradizione ha portato alla nascita di Scuole e Facoltà di "Architettura del paesaggio" sin dalla metà dell'800 (attualmente vi sono 9 Dipartimenti universitari di Landscape Architecture tra Scozia ed Inghilterra) dalle quali sono usciti ed escono tecnici e professionisti di "progettazione dell'ambiente" a tutti i livelli, e le scale in grado di operare nella realtà con una professionalità decisamente ad alto livello.
Da ricordare, infine, che, purtroppo, l'Italia è l'unico Paese europeo e del mondo industrializzato a non avere ancora una Facoltà di architettura del paesaggio.
Il Nature Conservancy Council, che si occupava della conservazione della natura in tutto il territorio della Gran Bretagna, è stato soppresso nel 1990 a seguito dell' Environmental Protection Act che ha istituito tre agenzie, una per ogni ambito regionale/nazionale, come ad esempio l'English Nature per l'Inghilterra, coordinate da una commissione centrale, la Joint Nature Conservation Committee.
Da sottolineare comunque che i poteri pianificatori e le relative responsabilità restano ad appannaggio degli enti locali, i quali però sono obbligati per legge a consultare, sui temi inerenti la "campagna" e la "natura", gli organi preposti allo scopo.
La Countryside Commission funge perciò da ente promotore e consultivo. Da far presente, infine, che negli uffici di ogni autorità locale vi è una équipe di specialisti che si occupa dei problemi della salvaguardia e gestione delle aree rurali: dai naturalisti, ai forestali, agli architetti paesaggisti, eccetera.
Come già evidenziato in nota (3), il N.C.C. è stato soppresso nel 1990 con 1' Environmental Protection Act e sostituito con agenzie regionali; ma, per comodità in relazione ai dati nazionali disponibili, si continuerà a fare riferimento al vecchio organismo nazionale.
Il National Trust (N.T.) è una "Charity Organisation", cioè una organizzazione no-profit che si prefigge di "preservare le bellezze naturali e gli edifici e i monumenti di carattere storico per il beneficio della nazione". Fondata nel 1895 il suo operato fu ratificato da una legge del Parlamento del 1907: in questa legge fu deciso anche che il N.T. non avrebbe potuto vendere senza il permesso del Parlamento alcuna proprietà a suo tempo acquistata dal o donata al N.T. Altre norme di ordine fiscale contenute nella legge hanno favorito un enorme numero di donazioni a favore del N.T. Oggi possiede in tutta la Gran Bretagna circa 183.000 ettari di suolo nelle aree naturalisticamente più belle, altre 600 km di aree costiere e circa 236 tra edifici e giardini di valore storico.
Il Fondo ambiente Italia (F.A.I.), nato nel nostro Paese solo pochi anni fa, ha preso a modello il National Trust sia come sistema di "donazioni" che sul tipo di gestione dei beni posseduti: purtroppo allo stato attuale, pur essendo state acquisite numerose proprietà di notevole valore storico e paesistico, il patrimonio del FAI è quantitativamente ancora poco consistente.

*) Docente presso il Dipartimento di urbanistica e pianificazione del territorio della facoltà di architettura di Firenze SCHEDA N. I / LAKE DISTRICT NATIONAL PARK

I) Area ed estensione
Situato nel Nord-Ovest dell'Inghilterra; Lake District, il più vasto dei parchi nazionali (224.300 ha), è stato istituito il 13 agosto del 1951: unitamente al Peak District è stato il primo parco nazionale ad essere designato.
Ricade nei confini amministrativi della Contea di Cumbria e di quattro distretti (Allerdale, Eden, Copeland, South Lakeland).
Al suo interno abitano circa 44.000 abitanti le cui principali attività sono: il turismo, l'agricoltura, la selvicoltura, l'estrazione e la lavorazione dei materiali lapidei
La proprietà pubblica e semi-pubblica dei suoli è così ripartita:

  • Lake District Special Planning Board
  • Altre autorità locali
  • National Trust
  • Forestry Commission
  • Water Authorities
  • Ministero della Difesa
  • Nature Conservancy Council

Il rimanente 60% circa è di proprietà privata ed è principalmente territorio agricolo e pascoli .

2) Caratteristiche generali
Lake District è probabilmente il più popolare dei parchi inglesi grazie alla ricchezza e varietà di paesaggi, bellezze naturali e storia che può offrire a coloro che lo visitano.
E prevalentemente un'area lacustre montagnosa - Sca-Fell, + 978 mt. il punto più alto dell'Inghilterra e l'adiacente lago Wast Water, cioè il punto più basso- 977 m., sono infatti il simbolo per parco - modellata dai ghiacciai che hanno creato un sistema radiale di valli molto ripide. La regione è ricca di laghi: diciassette di grandi dimensioni oltre una serie di laghetti montani più piccoli chiamati "tarns L'erosione glaciale a suo tempo ha formato cascate, scoscese valli e pendii di detriti ghiaiosi.
Le antiche foreste di quercie, tassi, frassini e noccioli che una volta coprivano tutta l'area sono state drasticamente ridotte nel corso del tempo, sia dai Vichinghi per far posto alle attività agricole, che successivamente per produrre carbonella usata nei cicli produttivi del ferro. Gli elementi che caratterizzano le zone più alte sono delle creste rocciose rotondeggianti coperte da un fitto tappeto erboso tenuto raso dall'enorme numero di pecore che vi pascolano.
Nella parte sud i pendii di calcare carbonifero sono modellati dalle scure masse degli alberi di tasso. La parte nord è più antica e di origine vulcanica.
Il parco è anche ricco di fauna vi si trovano infatti cervi e daini autoctoni ed è un importante rifugio per tassi, lontre, martore e scoiattoli rossi . Vi sono inoltre un gran numero di uccelli, tra i quali il piviere, la poiana, l'aquila reale.
Le caratteristiche dell'area comunque dipendono da qualcosa di più che i suoi fattori fisici le tradizioni e lo stile di vita delle popolazioni locali e il tipo e l estensione delle attività agricolo-forestali danno infatti un'impronta notevole a tutto il paesaggio che si caratterizza così più come una campagna" relativamente selvaggia, remota e tranquilla, che come un ambiente di natura incontaminata.

3) L'ente di gestione, i finanziamenti, i costi
Lake District unitamente a Peak District sono gli unici due dei dieci parchi nazionali ad avere un ente parco indipendente ed autonomo (gli altri parchi nazionali sono direttamente gestiti dalle Contee).
La Lake District Special Planning Board (L.D.S.P.B.) (vedi Grafico n. 6. "Organigramma della Lake District Special Planning Board") è l autorità locale per la pianificazione del territorio del parco ed ha tutti quei poteri pianificatori che, al di fuori del parco, sono solitamente divisi fra i Consigli di Contea e quelli di Distretto. Ciò include la preparazione dello Structure Plan assieme al Consiglio di Contea, e dei Local Plans e il "Controllo dello sviluppo" tramite il rilascio delle concessioni per attività edilizie e di tipo produttivo (di pertinenza della Contea e dei Distretti sono comunque le strade di grande comunicazione, l'educazione, la politica della casa, eccetera). La Board prepara, come tutti gli enti parco, il National Park Plan.
La Board può inoltre acquistare terreni per attività ricreative, parcheggi, toilets o per la gestione di aree boscate; gestisce una rete di sofisticati Centri di informazione (oltre a dare ogni tipo di informazione sul parco, tramite pamphelts, libri, e altro, e su dove poter dormire, mangiare, eccetera i Centri Informazione gestiscono anche la segnaletica del parco e promuovono forme di educazione ambientale tramite mostre, piccoli musei, audiovisivi, e così via); mantiene un servizio di Rangers per la gestione a livello intermedio ed il lavoro pratico (sono in tutto solo una quindicina, ma sono supportati da circa 300 Volountary Rangers e da altri del National Trust o altre associazioni private); gestisce un Centro per visitatori del parco -Brokhole National Park Centre- (è un centro per l'educazione al parco con biblioteca, mostre, teatro, caffetteria, eccetera: ogni anno è visitato da circa 150.000 persone paganti e la sua gestione è largamente attiva) ed un altro Centro Residenziale per studi e conferenze; provvede a fornire posti letto per visitatori, per i quali però vi è una più ampia offerta da parte dei privati o di associazioni come la Youth Hostels Association.
La L.D.S.P.B. ha trenta membri: sedici nominati dal Consiglio di Contea di Cumbria, dieci dal Dipartimento dell'Ambiente e quattro dai Distretti.
Vi sono tre principali commissioni: la Park Management Committee che controlla le proprietà della Board, la Development Control Committe e per il Controllo degli insediamenti e la Planning and Policy Committee che si occupa della politica generale del parco.
Questi organismi politici sono supportati da uno staff tecnico di 44 persone, il National Park Office, oltre ad altre 60 persone tra Rangers, addetti all'informazione, alla raccolta di rifiuti, eccetera.
La L.D.S.P.B. riceve finanziamenti per il 75% dallo Stato e per il 25% dalla Contea sulle spese effettivamente sostenute. Nel 1982/83 la spesa è stata di lire 4.545.600.000 ed i ricavi dei vari servizi -parcheggi, mostre, centri, proprietà, eccetera-sono stati di ire 1.284.000.000 (28,25%); della parte rimanente, L.878.400.000 (19,32%) sono stati dati dalla Contea e L. 2.383.200.000 (52,43%) dal Dipartimento dell'Ambiente.

SCHEDA N.2 / IL MANAGEMENT PLAN PER WHITE MOSS: COME GESTIRE UN'AREA PER SCOPI RICREATIVI E PROTETTIVI

White Moss è un'area del Parco di Lake District caratterizzata da vecchie cave abbandonate, terreni agricoli, boschi, aree umide e canneti situata lungo una strada di scorrimento tra i due laghi di Rydal e Grasmere, collegati tra loro da un piccolo fiume.
La bellezza del posto e la facile accessibilità ne hanno fatto un luogo di grande attrattiva turistica, con gravi conseguenze per tutta l'area: rifiuti, macchine parcheggiate in ogni dove, la zona umida minacciata da invasioni di turisti e motoscafi, erosione dei sentieri, degrado del bosco, eccetera Per fronteggiare questa situazione il National Trust (proprietario di parte dell'area) e la Lake District Special Planning Board (proprietaria di un'altra parte dell'area) hanno elaborato assieme, verso la metà degli anni 70, un piano di gestione nel quale era prevista:

  • a costruzione di parcheggi nelle ex-cave abbandonate anche a fini di recupero paesaggistico
  • l'esclusione di barche da diporto nella zona lacustre attorno all'area umida e ai canneti -la costruzione di servizi igienici e piccole aree picnic
  • la sistemazione dei sentieri per evitare i pericoli di erosione
  • la protezione totale dell area umida (classificata come luogo di speciale interesse scientifico dal Nature Conservancy Council) nell'area nord e la creazione nella zona sud di un sentiero per rendere possibile la visita (questo sentiero ed altri sono stati costruiti esclusivamente con l'apporto gratuito di lavoro volontario dei British Trust Conservation Volounteers: i volontari ricevono in cambio le spese di viaggio, vitto e alloggio)
  • la ripulitura ed il diradamento dell'area boscata di faggi usata, oltre che per scopi ricreativi, anche per una accorta produzione di legna
  • l'uso di un accordo con il privato, proprietario di altra parte dell'area, per non lasciare entrare turisti nella sua zona e per il mantenimento della stessa tramite pascolo.

Il progetto di gestione portato avanti giorno dopo giorno congiuntamente dalla L.D.S.P.B, dal National Trust, dal Nature Conservancy Council e dal Cumbria Naturalist Trust (un'associazione di naturalisti locali) ha oggi restituito l'area alle ottime condizioni iniziali e, allo stesso tempo, dotandola di servizi e di un'opera manutentiva costante, ne ha permesso un uso ricreativo, spesso anche di carattere intensivo .