Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


Ambientalisti: quale ruolo?
Renzo Moschini
Chissà se qualcuno ricorda ancora le appassionate polemiche sulla opportunità di prevedere per legge la partecipazione delle associazioni ambientaliste alla gestione dei parchi.
Eppure non è passato molto tempo dalla approvazione della 394 che ha stabilito per i parchi nazionali questa nuova presenza negli enti di gestione.
Dipenderà forse dal fatto che finora, di questi enti, non se ne è insediato nessuno. E tuttavia sorprende un pò questo silenzio dopo un così vivace dibattito Fu fatto allora forse troppo rumore per nulla?
Non credo. Al di là dei possibili eccessi fu quella una discussione tutt'altro che pretestuosa D'altronde, quando si deve decidere se per i parchi regionali è il caso di seguire gli stessi criteri fissati per quelli nazionali, le discussioni spesso si riaprono quasi negli stessi termini.
Segno evidente che non si tratta di questione marginale o ormai scontata. Lo è tanto poco che in qualche caso si è preferito, per i parchi regionali, escludere la presenza negli organi di gestione dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
Neppure in questi casi però mi pare ci siano state reazioni degne di nota.
Non mi risulta ad esempio che le associazioni abbiano fatto obiezioni. Eppure la decisione di rompere con un principio fino a quel momento rigidamente e tassativamente rispettato, quello di escludere dalla gestione pubblica rappresentanze non "istituzionali", fu quanto mai controversa e sofferta.
E va detto che a resistere non furono soltanto coloro che verso le associazioni ambientaliste non avevano mai manifestato particolare simpatia. Le obiezioni vennero anche da altre parti ed erano di natura più sostanziale riguardavano il carattere stesso della rappresentanza istituzionale. L'immissione di nuovi soggetti nella gestione della cosa pubblica, per di più in settori così delicati quali le aree protette, poneva in effetti rilevanti questioni di principio.
E non era pacifica neppure per tutte le associazioni che, avendo finora svolto una importante funzione di stimolo e di critica nei confronti delle istituzioni, venivano a trovarsi coinvolte proprio nella gestione di una politica spesso, e non a torto, denunciata per i suoi ritardi e limiti.
Scelta quindi impegnativa che non a caso le associazioni ambientaliste di altri Paesi hanno preferito non fare per lasciarsi le mani libere e non correre il rischio di pregiudicare la loro natura di movimenti autonomi rispetto alle istituzioni. Nè va dimenticato che le associazioni, in virtù di quell'interesse diffuso che in materia ambientale è stato riconosciuto ai singoli cittadini e in taluni casi alle associazioni, partecipano già come tali in maniera organica o funzionale alla gestione di molte leggi nazionali e soprattutto regionali. Da una recente indagine risulta che delle 670 leggi emanate dalle Regioni, sia a statuto ordinario che speciale, riguardanti i settori della valutazione di impatto ambientale, parchi e riserve naturali, tutela del paesaggio, tutela dell'ambiente dall'inquinamento, tutela della flora e della fauna, eccetera, 110 risultano prevedere ipotesi di partecipazione. E la materia maggiormente interessata è proprio quella dei parchi e delle riserve naturali . Nel suo ambito infatti sono state emanate 78 leggi che contengono elementi al riguardo. L'istanza di partecipazione è stata accolta in 14 Regioni e nelle due Province autonome. In ben 68 leggi è prevista infatti la partecipazione organica delle associazioni nella gestione anzichè la partecipazione funzionale, vale a dire la partecipazione al procedimento amministrativo. Ed è proprio considerando questa situazione che sorprende maggiormente questo silenzio o quanto meno questa scarsa riflessione sia da parte delle istituzioni che delle associazioni per un fenomeno che merita sicuramente una più meditata attenzione. Può darsi, come dicevamo, che a ciò contribuisca il ritardo nell'insediamento dei nuovi enti di gestione dei parchi nazionali e, da parte delle Regioni nell'approvazione delle leggi di adeguamento alla 394 e alla 142.
Resta comunque il fatto che una decisione da taluni fortissimamente voluta e da altri molto contrastata e temuta, che fa seguito peraltro all' approvazione di molte leggi regionali "aperte" alla presenza delle associazioni, sia oggi pressochè ignorata, quasi che essa non interessi più.
Ma quella scelta, ancorchè giusta in quanto veniva a riconoscere il ruolo politico e culturale svolto dai movimenti ambientalisti a sostegno della legge sulle aree protette, deve ora essere verificata concretamente nelle sue implicazioni ed effetti che non sono affatto scontati.
E a questa verifica non sono chiamate solo le istituzioni regionali e locali ancora spesso "diffidenti" e riluttanti a considerare l'associazionismo un soggetto dotato di dignità istituzionale Andrebbe fra l'altro verificato se questa persistente diffidenza non sia dovuta anche agli esiti non brillanti di talune leggi che pure prevedono la partecipazione delle associazioni.
Anche le associazioni ambientaliste, che hanno varcato il Rubicone istituzionale accettando di sedere al tavolo della gestione amministrativa, non possono non riflettere oggi pertanto sulle implicazioni e conseguenze di una scelta comunque impegnativa sotto molti profili.
Da un punto di vista politico generale qualche novità è stata già registrata quando ad esempio nell'assemblea del Coordinamento sullo stato di attuazione della 394 le associazioni, specialmente la lega ambiente e il WWF, nelle loro valutazioni non si discostarono molto da quelle degli amministratori dei parchi.
Notammo allora, e lo commentammo anche sulla rivista, un maggiore "realismo" rispetto al passato. Le critiche non erano meno severe, erano però più mirate e accompagnate da un maggiore sforzo propositivo. Quello che però non avvertiamo ancora, e va detto che questo non riguarda soltanto le associazioni ambientaliste (che non sono naturalmente un fronte omogeneo e indistinto), è una seria riflessione su che cosa singnifica oggi "gestire" un parco sia da parte di chi lo fa in rappresentanza delle istituzioni sia da parte di chi lo fa in rappresentanza dell' associazionismo.
Non vorrei generalizzare dati e situazioni che sicuramente non sono generalizzabili, ma l'impressione è che prevalga ancora nelle associazioni a livello locale, provinciale e regionale, un atteggiamento che riserva ai parchi una attenzione "frammentata" un pò casuale, assolutamente discontinua, legata quasi sempre a singoli episodi sovente poco importanti ma capaci di conquistare un titolo di giornale.
Siamo ancora lontani, almeno così ci sembra, da un impegno rivolto a "costruire" i parchi, perchè di questo oggi si tratta e non solo dove essi sono ancora di carta .
Così come riaffiora spesso una propensione ad invocare e preferire "Roma" nei confronti egli Enti locali e regionali considerati sempre e comunque portatori di interessi "sospetti" .
Non è casuale che, nonostante il senso inequivocabilmente chiaro del referendum sulla soppressione del Ministero dell'Agricoltura, si siano manifestate da più parti nello schieramento ambientalista simpatie e appoggi a soluzioni gattopardesche perchè tutto resti a Roma anzichè essere decentrato, come hanno deciso i cittadini e come è stabilito dalla Costituzione.
Ma se si accetta di sedere al tavolo della gestione dei parchi con i rappresentanti degli Enti locali non lo si può fare in nome e in base ad una pregiudiziale contrapposizione o ostilità.
Che le istituzioni debbano oggi rinnovarsi e mostrare una attenzione nuova ai problemi ambientali è fuori discussione.
Forse non è altrettanto chiaro che c'è un nuovo di cui devono prendere coscienza anche i movimenti e le forze che operano nella società e che intendono contribuire al rinnovamento delle istituzioni. Altrimenti può accadere e spesso si verifica che i parchi sentano sul collo più il fiato di forze e movimenti non proprio amici che non quello propositivo di chi è o dovrebbe essergli amico. Le nostre sono ovviamente soltanto delle impressioni non suffragate da una conoscenza adeguata della realtà complessiva. Proprio per questo saremmo lieti di poter aprire su questi problemi una franca discussione.