Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 11 - FEBBRAIO 1994


ENTI E SOVIETA' INFORMANO

I parchi, una grande occasione di sviluppo per la Sardegna.

Da qualche tempo a questa parte nel campo della tutela ambientale le cose stanno cambiando, in meglio naturalmente.
Di chi è il merito? E difficile dirlo. Sicuramente hanno concorso una diversa presa di coscienza verso questi problemi da parte della classe politica isolana, gli interventi costanti delle associazioni ambientalistiche, la stampa.
E proprio la classe politica si è fatta interprete dell'esigenza primaria di tradurre in legge le istanze che provenivano da più parti, facendo proprio il concetto che lo sviluppo economico dell'lsola passa attraverso la tutela dei beni ambientali.
Per questo negli ultimi anni la Regione ha prodotto una serie di norme a salvaguardia paesistici ed infine, forse la più significativa, quella sui parchi: tutte nel 1989. Nel 1989 c'è stata anche la legge che istituisce la Protezione civile in Sardegna. Tornando poi indietro fino al 1985, la legge che istituisce il Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna. Quella sui parchi regionali, meglio nota dell ambiente che altrimenti, nel giro di poco tempo, avrebbe potuto subire dei danni irreversibili. Questa volta è stata chiusa la stalla prima che i buoi fossero scappati.
E utile ricordare brevemente alcune di queste leggi approvate dal Consiglio regionale sulla qualità dell'aria, sulle cave, sulla sughericoltura, sui piani territoriali

Pattuglia del Corpo Forestale
come legge n. 31, recita così: "Norme per l'istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonchè delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale".
In pratica è una vera e propria legge-quadro alla quale il legislatore regionale è arrivato prima ancora di quello nazionale che solo nel 1991 ha prodotto la legge-quadro n.394 sui parchi in tutto il territorio nazionale.
In Sardegna si tratta di mettere sotto tutela ben 408.755 ettari di territorio, in pratica quasi un quinto della superficie complessiva regionale che è di 2.404.000 ettari. Di questi,333.587 sono i parchi regionali ed uno nazionale; altri 75.168 ettari costituiscono l'insieme delle aree proposte a riserva naturale ed a loro volta riguardano stagni e laghi, per una superficie di 20.850 ettari e 21 unità.
Tutto questo interessa gli 8 parchi naturali regionali ed uno nazionale: quello del Gennargentu, l'isola dell'Asinara, Golfo di Orosei. I primi sono: Monte Limbara, la Giara, il Marghine-Goceano, il LinasMarganai, il Sinis-Montiferru, il Monte Arci, il Sulcis-lglesiente e i Settefratelli, per i quali nei mesi di maggio, di giugno e luglio scorsi attraverso le azioni guida della Giunta regionale si sono svolte le Conferenze di servizio; cioè una serie di incontri che l'Assessorato della difesa dell'ambiente ha promosso con i rappresentanti delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane di volta in volta interessate. Gli esiti di queste consultazioni sono culminati con un protocollo d'intesa con la Regione Sarda per giungere alla reale costituzione dei parchi. Si è favorita anche la partecipazione delle popolazioni e dei rappresentanti di singole categorie: cacciatori, ambientalisti, sindacalisti, pastori, contadini e del mondo produttivo in generale. Non sono mancate, per alcune zone, delle resistenze, ma sostanzialmente si sono fatti dei passi avanti notevoli.
Un grosso successo, tutto sommato, anche al di sopra di ogni aspettativa, visto che hanno aderito in pratica la quasi totalità dei 110 Comuni interessati.
Ma numerosi incontri sono ancora in corso per risolvere i problemi che interessano alcune comunità, le cui realtà sono più complesse di altre e quindi necessitano di ulteriori "messe a punto".
Come i precedenti, anche questi dibattiti sono preparati dall'assessore dell ambiente della Regione, onorevole Emanuele Sanna, "pediatra in prestito alla politica", come lui stesso ama ripetere.
In definitiva la gente che vive sul territorio ha bisogno di chiarire fino in fondo i vantaggi che possono derivare dalla costituzione dei parchi. Occorre eliminare quell'atavica diffidenza che contraddistingue in modo particolare pastori e contadini, ai quali, comunque, gli amministratori regionali hanno spiegato che i parchi si faranno soltanto con il loro consenso e per salvaguardare le loro attività. Una sorta di slogan ha accompagnato tutte le conferenze di servizio: "I parchi, con la gente e per la gente .
Non è mancato anche qualche Comune che aveva in un primo tempo chiesto di uscire dal parco; per contro, tanti altri hanno invece richiesto di farne parte.
Nell'importante programma di sviluppo economico e di salvaguardia della natura, la Sardegna intende realizzare, oltre i parchi, anche 60 aree di rilevanza naturalistica e 24 monumenti naturali. Per questi ultimi è stato già fatto un passo concreto: sono stati istituiti i primi 6 monumenti naturali nei primi mesi del 1993, mentre gli altri 18 sono stati istituiti alla fine dello stesso anno.
Più complessa invece è la costituzione degli 8 parchi regionali e di quello nazionale, perchè interessano vasti territori e poco meno di un terzo dei paesi dell'lsola, con 440.000 abitanti. Così com'è più complesso l'iter legislativo per l'approvazione del d.d.l. già predisposto dall'assessore all'ambiente ed approvato poco prima di Natale dalla Giunta regionale (ma di questo si dirà più avanti).
E' inutile negarlo, questi parchi col tempo modificheranno usi e abitudini delle popolazioni interessate, anche se, per contro, uno degli aspetti fondamentali, all'interno delle aree a parco, sarà la conservazione della cultura di ciascuna comunità. Quello che sostanzialmente cambierà sarà il rapporto che gli abitanti avranno con il loro territorio: saranno consentite, dietro apposite autorizazioni, attività che finora, in piùdi una circostanza, hanno depauperato moltezone: il taglio della legna, i lcarico di bestiame, l'apertura di cave e strade, l'attività venatoria, tanto per citarne alcune. Sicuramente all'interno dei parchi sarà consentita l'attività agro-pastorale, anzi incentivata e razionalizata come dimostra la fotografia dei fabbricati costruiti con fondi CEE all'interno del Parco del Sulcis. Anche l'agricoltura sarà il più possibile biologica cercando di privilegiare la qualità. In definitiva si avrà un marchio del parco, se possibile D.O.C. che contraddistinguerà tutti i prodotti provenienti dalle aree protette. Per questo sono previsti importanti incentivi economici della Comunità Economica Europea in conseguenza dei regolamenti 2080/92 e 2078/92, per le produzioni agricole compatibili con la salvaguardia dell'ambiente. Troveranno soddisfazione per le loro esigenze anche i cacciatori che potranno svolgere la loro attività nelle zone limitrofe al parco vero e proprio. Ci saranno pure risarcimenti per quei territori gravati da forti vincoli. Che dire poi del recupero dei centri storici nei sette paesi i cui centri abitati saranno inclusi nelle aree parco?
Non mancheranno le incentivazioni per l'agriturismo. Insomma ci saranno tante iniziative per migliorare la condizione economica e sociale delle popolazioni, purchè siano, per dirla con un termine moderno, ecocompatibili. Cioè le azioni e le attività tenderanno al miglioramento della disastrata economia, attenuando così il malessere che in molte zone dell'lsola si sta facendo preoccupante in termini di degrado sociale, ma allo stesso tempo salvaguardando le belleze naturali. In altri termini, sarà radicalmente cambiato il rapporto dell'uomo con l'ambiente a vantaggio di entrambi. Comunque, fare il sistema dei parchi in Sardegna è molto difficile proprio per la diffidenza di cui si parlava prima: la gente ha paura del nuovo e soprattutto ha paura che possa essere un modo per mettere vincoli senza trarre adeguate contropartite. Il pastore ed il contadino che di generazione in generazione svolge la propria attività sul territorio, giocoforza con esso ha un legame affettivo ed un forte senso del possesso. Quindi chiunque tenti di modificare questo rapporto (anche se questo porterà innegabili vantaggi) non è benvisto.Bisogna perciò fare ancora opera di convincimento, occorre il contatto diretto con le popolazioni attraverso riunioni e dibattiti, cosa che è stata fatta proprio con le conferenze di servizio. E necessario insistere per eliminare quelle sacche di perplessità e di diffidenza che ancora ci sono e che finiranno per condizionare ogni iniziativa. Visto che una buona parte di consenso è stata raccolta, ora si tratta di fare un altro sforzo per raggiungere l'obiettivo che ci si è posti: l'unanimità di questo consenso.
Ma gli attori principali in questi grandi palcoscenici verdi saranno pastori e contadini. E proprio a loro che sarà "consegnato" il territorio del parco perchè sono fra i primi a trarne giovamento. Svolgeranno con più raziocinio le loro attività, e potranno essere anche destinatari di finanziamenti per produrre meglio sia in quantità che in qualità, che in ultima analisi è quanto chiede oggi il consumatore.
I vantaggi che trarrà poi l'intera sardegna dai flussi turistici meriterebbe una trattazione a parte.
I lavori sono stati seguiti e coordinati direttamente dall'assessore dell'ambienteonorevole Emanuele Sanna. ll quale alla fine dei tre mesi estivi, che lo hanno portato in lungo e in largo per la Sardegna a spiegare l'importanza economica per le popolazioni di costituire le aree protette, si è detto soddisfatto dei risultati ottenuti nelle otto conferenze.
"L'istituzione dei parchi - ha detto tra l'altro - è un fatto economico e culturale che investe l'intera comunità regionale.
Resistenze e diffidenze sono normali e sono le stesse verificatesi in ogni parte dove si sono affrontati questi problemi. Infatti - ha concluso - in nessuna parte del mondo sono nate le aree protette senza contestazioni. L'importante è trasformare questo dissenso in consenso dopo aver spiegato alle popolazioni i vantaggi che derivano dalla loro costituzione, sia per loro che per una reale tutela del bene ambiente non rinnovabile all'infinito".
I risultati ottenuti dalle conferenze di servizio e dai successivi incontri con le popolazioni ha consentito di predisporre, in tempi da record, il d.d.l. che istituisce 7 parchi naturali regionali . Ovviamente ne è fuori quello nazionale del Gennargentu, il Marghine Goceano ed il Sinis-Montiferru, mentre è stato incluso il Parco del Molentargius. Una zona umida di quasi 1.600 ettari alle porte di Cagliari e che ha valenza internazionale per la presenza di numerose e rare specie di avifauna.
Questo nuovo strumento che modifica la L.R.31/89 costituisce un passo determinante verso il processo innovativo di sviluppo economico e sociale di una parte consistente dell'lsola con innegabili vantaggi per l'intera comunità regionale.
E stato predisposto tenendo conto di un nuovo quadro normativo sopraggiunto dopo il mese di giugno 1989: ovvero la legge 142/90 sulla riforma delle autonomie locali, la legge 394/91 o legge-quadro nazionale sulle aree protette e la L.R.45/89 sull'assetto e governo del territorio.
La filosofia della legge istitutiva dei singoli parchi regionali è la partecipazione degli Enti locali all'istituzione e gestione delle aree protette attraverso forme associative, attribuendo ad essi l'esercizio delle funzioni dirette di amministrazione. Alla Regione invece rimarranno i compiti di indirizo e programmazione.
Fatto fondamentale è che il disegno di legge modifica i divieti e le norme di salvaguardia attraverso un riequilibrio fra gli uni e le altre. Così come saranno salvaguardati i diritti reali e gli usi civici e questo è un fatto importantissimo per le popolazioni interessate. Non meno importante è la previsione di adeguamento dell'azione regionale ai principi del diritto comunitario, nel senso che la Regione si riserva la possibilità di inserire nel panorama ecologico europeo particolari parti del territorio che rivestono particolare rilevanza ambientale riferiti alla flora e alla fauna.