Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 12 - GIUGNO 1994


Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi
Cesare Lasen

A che punto siamo
L'ente Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi è stato istituito con il D.P.R. 12/07/93 pubblicato sulla G.U. del 7 agosto. Il ministro Spini ha ufficializzato le nomine dei componenti il Consiglio direttivo nel corso di una pubblica manifestazione a Belluno in data 11 settembre. Si è dovuto attendere il 21 gennaio 1994 per il decreto del Ministero del Tesoro che nominava i tre membri del Collegio dei revisori dei conti. Il 22 e 23 febbraio si è svolta, a Feltre, la prima riunione del Consiglio direttivo. La fase di vera operatività non è ancora iniziata per una serie di problemi, in realtà assai complessi, che si tenterà di enucleare in forma molto schematica.
Sede e personale
Il comune di Feltre, sede dell'ente in base al decreto, ha messo a disposizione un edificio le cui caratteristiche complessive erano adatte allo scopo. L'agibilità dei locali da adibire a uffici richiedeva alcuni interventi (imbiancatura, impianto elettrico, linee telefoniche). Non potendo disporre subito di risorse finanziarie per l'esecuzione dei lavori e per l'acquisizione del mobilio di base, si è convenuto, nello spirito della legge quadro 394/91 che prevede un contributo diretto della Regione, di affidare alla stessa il compito di approntare la sede nella fase di transizione. Ciò anche in relazione al fatto che l'ente Regione ha a disposizione delle risorse finanziarie trasferite dallo Stato per le spese di primo impianto del parco. I lavori sono stati iniziati in gennaio e rapidamente completati. Per il mobilio si è invece dovuto attendere fino alla settimana dopo Pasqua in seguito a problemi interni relativi a equivoci fra servizi e dipartimenti regionali e relativi assessorati.
Contemporaneamente era stato avviato il discorso sul personale. Stante l'impossibilità di poter provvedere ad assunzioni dirette e sulla base della normativa vigente, si è pensato di poter utilizzare un primo ristretto nucleo di personale proveniente dagli uffici periferici della Regione Veneto. Molto si è discusso circa le modalità (comando, missione, eccetera) ma si deve constatare che sei mesi di contatti, talvolta solo informali a causa dell'impossibilità di convocare il Consiglio direttivo, non sono stati sufficienti a risolvere la situazione. L'impressione è che, nonostante i dichiarati propositi di piena collaborazione, proferiti ad ogni livello, per favorire l'avvio dell'ente parco, esistano forze che, per motivi talvolta intuibili ma mai esplicitati, non gradiscono un sollecito avvio delle attività dell'ente. Esso non potrà così concorrere alla possibilità di acquisire direttamente cospicue risorse dai fondi strutturali comunitari e dal piano triennale ambiente. L'alternativa, molto semplicistica, è quella di attribuire disguidi e disfunzioni alla cronica inefficienza degli apparati tecnici della pubblica amministrazione e alla farraginosità delle disposizioni legislative. Al momento attuale, nonostante le reiterate promesse e assicurazioni, non si sa ancora quando si potrà avere a disposizione un nucleo di persone (già individuate e sulle quali esiste accordo di massima) per iniziare effettivamente l'attività. La soluzione temporanea di un appoggio presso la Comunità Montana Feltrina, eletta recapito provvisorio, non ha prospettive visto che essa non dispone di personale sufficiente neppure per far fronte ai soli impegni di routine (protocollo) derivanti dalla nascita dell'ente. Il problema dovrà comunque essere risolto, anche ricorrendo a soluzioni diverse da quelle finora ipotizzate, auspicabilmente prima che i lettori ricevano questo numero della rivista.
A proposito di personale è doveroso ricordare la mancanza di un direttore (sembrava di poterlo avere a disposizione fin da ottobre) e le stesse difficoltà dello scrivente che, come presidente, si vede costretto, pur continuando a svolgere il suo lavoro scolastico, a inventare letteralmente spazi temporali per tentare di avviare a soluzione i diversi problemi che si prospettano e che si stanno le, in tempi ragionevoli secondo le attese della accumulando.
I confini e le risorse finanziarie
La confinazione riportata nel decreto istitutivo ha suscitato forti critiche (co- petizioni e raccolte di firme) da parte di alcune amministrazioni comunali, e della stessa provincia, che non erano state consultate dalla Regione in ordine alla proposta di ampliamento (in particolare Rivamonte per il bosco di Pianaz e Longarone per la Valle dei Nass). In questa delicata fase di avvio era una conflittualità che sarebbe stato preferibile evitare. La gente non conosce ancora i confini precisi e l'ufficio cartografico della Regione non ha ancora distribuito ai singoli Comuni delle tavole con la precisa definizione dei limiti. Certamente i confini dovranno essere rivisti a livello di piano ambientale (anche per la zonizzazione interna) ma alcuni insistono per ottenere subito una loro modifica per decreto. Ancora non si conosce esattamente la superficie del parco. La stima effettuata dal Ministero è di 29.000 ettari e su tale criterio sono state ripartite le risorse per i diversi parchi. Se si considera che l'altro criterio (la cui incidenza è del 30%) è la popolazione residente all'interno del parco (che è certamente molto scarsa, inferiore a 1000 abitanti), si avrà subito la percezione che l'entità delle risorse ordinarie è largamente inferiore alle attese delle popolazioni locali. Si è certamente creata, nel tempo, una confusione tra area di parco e preparco e le amministrazioni locali hanno probabilmente creduto alle promesse regionali di incentivare gli interventi nella fascia esterna. Difficile spiegare ora, specialmente a chi a suo tempo non voleva il parco, che non si può pretendere di avere a disposizione risorse per interventi all'esterno avendo, per propria scelta, ritenuto di lasciar fuori dal perimetro le frazioni pedemontane per il timore dei vincoli. Il risultato di questi equivoci è che si rischia di dar ragione a coloro che ritenevano l'ente parco un nuovo carrozzone burocratico, imposto dall'alto e quindi da contrastare. Paradossalmente le stesse forze che hanno promosso, anche coraggiosamente, la politica dei parchi, hanno sottovalutato alcune implicazioni pratiche, così da non rendere possible,in tempi ragionevoli secondo le attese della gente, l'effettiva operatività.
La gestione in prospettiva
A fronte di queste paralizzanti difficoltà e incertezze di ordine burocratico e amministrativo, vi sono invece chiari segnali di attenzione e vivacità. Si dovrà quanto prima risolvere il nodo della concessione dei nullaosta che sono già numerosi. Ma è utile sottolineare che sono già pervenute diverse decine di proposte, iniziative e progetti che per essere studiati e recepiti necessiterebbero di una struttura già funzionante. La società reale cammina con tempi più rapidi di quella istituzionale e burocratica. C'è la possibilità di mettere a frutto un patrimonio di conoscenze già significativo e si spera che possa esaurirsi rapidamente la fase in cui non c'è spazio per la pianificazione e la progettualità ma solo per una difficoltosa ordinaria amministrazione.
C'è grande attesa, forse anche eccessiva data la situazione di recessione, a livello occupazionale. Le richieste di informazioni per eventuali assunzioni sono dell'ordine di diverse centinaia, e ciò a fronte di un organico che, sulla base del contributo ordinario concesso, potrà attestarsi sulla dozzina di unità. Certo si dovrà attivare l'indotto ma si tratta di un ambiente montano-alpino tanto stupendo quanto fragile in cui non è ipotizzabile incentivare attività che favoriscono un turismo di massa. Per questo motivo il criterio del finanziamento sulla base degli abitanti appare non del tutto congruo per la specifica realtà territoriale del Parco delle Dolomiti Bellunesi. La tutela delle più pregiate risorse naturalistiche può richiedere interventi finanziari specifici che sono indipendenti dal numero dei residenti.
Un altro problema la cui soluzione non dipende dalle capacità gestionali dell'ente ma dagli accordi interministeriali riguarda la vigilanza. Essa compete all'ex Azienda di Stato per le foreste demaniali (vi sono 17.000 ettari, già costituiti in riserve naturali divenute biogenetiche, all'interno del parco) e al Corpo forestale dello Stato. Non è difficile immaginare che, al di là della buona volontà dei singoli, senza una normativa chiara e una convenzione che specifichi bene i ruoli e le competenze, si possano creare situazioni di conflittualità. A tal proposito, nell'ambito degli interventi previsti con i programmi PRONAC 89-91, gestiti dalla Regione Veneto, si sono già manifestate tensioni, ad esempio, fra ex A.S.F.D. e Azienda regionale delle foreste. E il tipico esempio di una situazione che, pur nota al legislatore, si è preferito rinviare contribuendo così a tenere aperte più soluzioni, ciò che non aiuta la chiarezza.
Gli impegni più immediati
Dopo la soluzione, prioritaria, del problema del personale, è indispensabile approvare un bilancio di previsione. Sembra incredibile, ma manca ancora una comunicazione ufficiale sull'entità delle risorse effettivamente disponibili e da porre in bilancio; non sapendo da quando si potrà disporre del personale anche la previsione delle spese è aleatoria; più tempo passa e più difficile sarà riuscire a impegnare le somme stanziate. Un circolo vizioso che avrebbe potuto essere evitato fin dall'inizio definendo, già nel decreto istitutivo, tempi e modalità, o norme transitorie. Un altro impegno prioritario è costituito dall'approvazione di uno statuto e di un regolamento, impegni non semplici in relazione all'articolazione del territorio (problemi diversi in realtà geografiche solo sulla carta simili e vicine) e alla provenienza dei componenti il Consiglio direttivo, circa una metà dei quali non ha conoscenza diretta del territorio. Doverosamente si dovrà dare il via anche al piano ambientale mentre la comunità del Parco (nella quale il presidente e il suo vice non sono tra i 5 membri del Consiglio) dovrà attivare il piano socio-economico. Si tratterà di rendere il parco visibile, prima ancora che fruibile, poiché al momento attuale è un'entità virtuale. Come sia possibile realizzare questo obiettivo in tempi ragionevoli non disponendo di mezzi e strutture e subendo invece, al contrario, ostruzionismi e inefficienze, è domanda pleonastica. L'unica certezza è che esiste la determinazione di andare comunque avanti, di non disarmare di fronte ai nuovi eventi di una telenovela che ad ogni puntata propone qualche sorpresa, e che si intende lavorare ed operare in un clima di massima chiarezza e trasparenza anche quando questa può non risultare gradita a chi è abituato a muoversi tra equivoci e incertezze, pur di raggiungere alcuni scopi che con le vere finalità di un parco nazionale non hanno alcuna relazione.

Presidente del Parco naturale
delle Dolomiti bellunesi