Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 12 - GIUGNO 1994


L'educazione ambientale e le aree protette marine
Giovanni Diviacco * e Marina Pulcini

Introduzione
La didattica costituisce uno strumento fondamentale nella gestione delle aree protette in quanto attraverso essa si perviene alla diffusione della conoscenza delle risorse, dell'importanza della conservazione e delle sue implicazioni a livello socio-economico. Tuttavia talvolta si riscontrano alcune difficoltà nel condurre programmi didattici di questo tipo sia per problemi oggettivi, quali l'accessibilità a determinati ambienti naturali in alcuni periodi dell'anno, sia per questioni di ordine soggettivo come, ad esempio, la carenza di tecniche per favorire la conoscenza dell'ambiente marino da parte del pubblico.
In molti casi, e soprattutto fino a non molto tempo fa, i parchi e gli altri tipi di aree protette sono stati voluti, progettati ed istituiti sulla base di un principio economicista piuttosto che conservativo; infatti spesso si sono confusi i due principi- quello conservativo e quelle economico-considerandoli su un piano di parità, invece di subordinare il secondo al primo.
Già l'art. 9 della Costituzione pone come principio fondamentale della Repubblica la promozione dello sviluppo, della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, nonché la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico della Nazione. La legge 394/91 fa esplicito riferimento all'art. 9 della Costituzione, ma non si ferma al concetto da questo espresso e va oltre: infatti, se la Costituzione parla di "tutela", la L. 394 parla di "valorizzazione" del patrimonio naturale, considerando anche la promozione di forme di fruizione e la volontà di rendere fruttifero un bene potenziale, potenzialità che può essere intesa in termini scientifici, storici, culturali, sociali ed economici
(Di Nora, 1993).
La citata legge 394, nell'articolo 1, prevede infatti, tra le finalità, la «promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, nonché di attività ricreative compatibili».
Tale legge, rispetto alla L. 979/82-che prevede prevalentemente interventi di protezione- prende atto che la capacità di incidenza delle attività umane sull'ambiente naturale non è unilaterale, ma vi può essere un'azione speculare per le stesse attività antropiche che non sono condizionate dall'ambiente in cui sono attuate. La natura, quindi, non è più tutelata esclusivamente come valore in sé, ma anche come bene che si rapporta all'uomo, il quale ne percepisce e sovente ne sfrutta l'utilità (Di Nora, 1993).
Da quanto detto, emerge la necessità di programmare l'accessibilità e la funzionalità di un'area protetta al pubblico, oltre all'emanazione di vincoli o divieti a fini di tutela. E quindi necessario che il piano di gestione dell'area protetta comprenda una serie di servizi, strutture ed attività che ne rendano possibile direttamente o indirettamente l'osservazione. I programmi che si prefiggono tale obiettivo gestionale vengono indicati dagli autori anglosassoni come "interpretive programs" e "recreational programs" (Spoto, 1993).
Per quanto riguarda i primi, già nel 1957 Freeman Tilden ha descritto un metodo, chiamato "interpreting", destinato in modo particolare ai bambini fino ai 12 anni e definito come «un'attività didattica il cui fine è illustrare i significati e le relazioni dei fenomeni naturali e degli avvenimenti storici attraverso l'uso di oggetti autentici, con esperienze personali e con mezzi di comunicazione visivi, piuttosto che comunicare semplicemente informazioni su fatti».
I secondi, attraverso diverse tecniche ed attività, hanno invece lo scopo di avvicinare ludicamente il pubblico all'ambiente naturalistico visitato, come avviene, per esempio, con il "birdwatching" e le visite guidate nei parchi terrestri, e con le immersioni subacquee e lo "snorkeling" in quelli marini.
Un progetto educativo, ad esempio, dovrebbe prendere in considerazione gli aspetti storici, culturali, sociali, naturali, geografici, economici, in modo che gli allievi, passando attraverso i sei
stadi di osservazione, conoscenza, analisi, sinte- sa di coscienza della realtà territoriale in toto si, applicazione e valutazione, sviluppino la pre- (Caruso, 1992) (Fig. 1).
L'inserimento di programmi interpretativi ed educativi nello schema gestionale di un'area protetta ha inoltre lo scopo di stimolare le comunità locali a partecipare alle attività della stessa.
Ovviamente nell'elaborazione dei programmi bisogna tener conto della sensibilità delle risorse ai fruitori e valutare conseguentemente la capacità portante o sostenibile (carrying capacity) rappresentativa dalla stima della massima pressione antropica che può venire esercitata nell'area protetta. Essa può essere suddivisa in una "carrying capacity" propria delle risorse ambientali, una "carrying capacity" sociale riguardante il gradimento dei visitatori, e una "carrying capacity" fisica riguardante le infrastrutture dell'area.
La "carrying capacity" delle risorse richiede che vengano fissati dei limiti di tolleranza, superati i quali si ha il sovrasfruttamento dell'area (Spoto, 1993).

Le forme di didattica
Un'area protetta può offrire diverse forme di attività di tipo ricreazionale o di tipo didattico, le quali spesso si integrano tra di loro, in modo che quelle del primo tipo acquisiscano una connotazione educativa e formativa. In altri termini il visitatore dovrebbe uscire da un parco "sapendone" di più di quando vi è entrato, avendo appreso senza essersene accorto e con divertimento (Diviacco e Marini, 1990).
E opportuno comunque distinguere le attività a scopo strettamente turistico-ricreativo da quelle
didattico-educative, in quanto programmate per utenze diverse.
I programmi turistico-ricreativi sono rivolti a coloro che vogliono usufruire del parco senza particolari impegni o esigenze. Il proposito di queste attività non deve essere quello di concentrare turisti in luoghi che sono già affollati, ma incoraggiare e promuovere un turismo a scopo culturale.
I programmi didattico-educativi tendono invece a far comprendere il significato della conservazione della natura, stimolando il rispetto per essa. In questo caso l'interpreting e l'educazione ambientale divengono efficaci solo se riescono ad attrarre contemporaneamente le facoltà cognitive-in modo che i visitatori acquisiscano conoscenze e capiscano nuovi concetti- ed emotive, con l'adozione di valori e comportamenti nuovi. In alcune aree si è creato uno specifico servizio didattico-pedagogico che fornisce vari moduli educativi con lezioni, laboratori e visite ormai sperimentate, organizzati per diverse durate di permanenza (mezza e una giornata, settimane di studio). In tal modo le scolaresche hanno la possibilità di visitare il museo e il centro visite del parco e di usufruire di sentieri-natura, laboratori, acquari ed imbarcazioni con il fondo trasparente, sempre con l'assistenza di personale specializzato.
Vellutini e Landi (1991) distinguono l'educazione ambientale dall'educazione naturalistica: con il primo termine viene indicato il processo che, partendo dallo studio dell'ambiente come ecosistema, ossia come insieme delle relazioni esistenti tra gli organismi viventi e tra questi e le caratteristiche fisiche e chimiche del sito in cui vivono, si propone di far acquisire la consapevolezza che l'uomo ed il suo intervento sono elementi di tali reazioni. L'educazione ambientale utilizza quindi la conoscenza scientifica per far capire le potenzialità progettuali dell'uomo come elemento attivo dell'ambiente. L'educazione naturalistica, invece, attraverso la conoscenza dei metodi e dei contenuti propri delle scienze della natura, fornisce gli strumenti per capire i delicati equilibri che condizionano l'esistenza di tutti gli esseri viventi.
Come già accennato, molteplici sono le forme di fruizione prettamente didattica, a cui si aggiungono quelle più turistico-ricreative, che possono portare ad un arricchimento culturale.
Vengono qui prese in considerazione strutture ed attività di tipo generale e quelle che si riferiscono in particolare all'ambiente marino.

Centro visite
Questa struttura è indispensabile per fornire accoglienza e documentazione ai visitatori e deve costituire un tutt'uno con l'area protetta stessa e con la sua gestione tecnica e scientifica.
In un programma educativo interpretativo ed informativo esso non è solo il punto centrale, nel quale il visitatore può ottenere notizie sugli aspetti naturali e sulle strutture e servizi dell'area, ma anche il luogo in cui acquistare pubblicazioni, visitare mostre tematiche ed assistere a proiezioni di diapositive, film e altri programmi educativi. Inoltre, presso il centro visite devono essere forniti i programmi delle escursioni, che, quando possibile, dovrebbero avere inizio dal Centro stesso.
Le informazioni devono essere puntuali ed aggiornate, inserite in guide, mappe, dépliants, e disponibili durante tutto l'arco della giornata.
Nelle aree di limitate dimensioni può essere sufficiente un solo centro di documentazione, mentre in quelle più ampie, in corrispondenza degli accessi, possono essere realizzate più strutture finalizzate e/o specializzate in funzione di una particolare tematica come, ad esempio la flora o la fauna.

Museo
I musei presenti nelle aree protette possono essere di dimensioni limitate, contenenti solamente informazioni e reperti relativi alla singola area, e collegati ai centri di documentazione ed accoglienza, oppure possono rappresentare una fonte culturale più ampia e più approfondita scientificamente, finalizzata non solo alla didattica, ma anche alla ricerca scientifica, attraverso collezioni e laboratori a disposizione dei ricercatori e degli studenti.
Negli ultimi anni si sono diffusi i sistemi informatici all'interno delle più avanzate strutture museali, il cui fine è quello di comunicare concetti di base ad individui di media cultura scolare, assimilando l'istruzione al gioco. Nei musei delle aree marine protette, ad esempio, vengono spesso allestiti acquari, collezioni algali, malacologiche o di altri invertebrati, cercando di stimo-
lare nel visitatore una curiosità che potrà appagare, in parte, con una passeggiata sulla riva del mare.
Molto importante è la leggibilità e la comprensione delle informazioni proposte, le quali devono essere possibili anche a livelli di cultura non molti alti.

Attività subacquee
L'attività subacquea o "sea watching", in questi ultimi anni, è diventata un importante fenomeno di massa, dietro al quale si può sviluppare un tipo di eco-turismo intelligente, costituendo da un lato un nuovo approccio di osservazione dell'ambiente marino e, dall'altro, un'alternativa di sviluppo sostenibile per le economie locali. D'altronde le prime visite sottomarine con il semplice boccaglio (snorkeling) risalgono al 1958, presso il Parco nazionale delle Isole Vergini (Robinson, 1975).
Nelle aree protette marine in cui si svolge tale attività, al momento della prenotazione della visita subacquea viene generalmente richiesto il possesso di brevetto, per motivi di sicurezza, ed i visitatori vengono informati con incontri preliminari su ciò che potranno trovare sott'acqua, anche al fine di conciliare la massima informazione possibile con il minimo impatto sull'area tutelata e di limitare la durata dell'immersione al tempo strettamente necessario sufficiente a fornire un servizio di qualità, che soddisfi gli obiettivi prefissati. Possono essere inoltre forniti manuali di identificazione o disegni plastificati per il riconoscimento in immersione dei pesci e di altri organismi. L'attività subacquea in altri tipi di aree marine protette viene subordinata ad un'autorizzazione rilasciata per motivi didattici ed alla presenza di un accompagnatore; quest'ultimo ha la funzione di illustrare l'ambiente visitato e di condurre il gruppo; è tenuto a rispettare e a far rispettare il regolamento interno e le disposizioni vigenti, soprattutto per quanto attiene all'aspetto logistico della visita. La guida è autorizzata ad allontanare i visitatori "indesiderati" ed a sospendere la visita nei casi più gravi di violazione del regolamento.
Un altro tipo di attività subacquea è rappresentato dall'immersione in apnea con maschera, tubo aereatore e pinne (snorkeling), la quale viene offerta a chi vuole conoscere l'ambiente marino costiero pur senza possedere un brevetto subacqueo.
Le attività di "sea watching" vengono in genere svolte lungo itinerari stabiliti, snodantisi attraverso habitat rappresentativi, che possono essere evidenziati tramite una speciale segnaletica.

Imbarcazioni con il fondo trasparente
Le imbarcazioni con il fondo trasparente sono state utilizzate in varie aree marine anche prima dell'istituzione di un parco (Robinson, 1975).
Esse permettono l'osservazione dei fondali e della vita marina durante la navigazione, attraverso il fondo trasparente dell'imbarcazione o attraverso oblò adeguatamente dimensionati, ed allarga la fascia di utenza del mare a quelle persone che non si immergono, consentendo di portare il grande pubblico alla scoperta dell'ambiente sottomarino; a bordo è infatti presente personale del parco che illustra ai visitatori gli aspetti più evidenti dell'ambiente circostante.
Queste imbarcazioni, diffuse in molti parchi marini nel mondo, possono essere dotate anche di motori ausiliari elettrici, da utilizzare all'interno dell'area protetta, per eliminare l'inquinamento acustico e delle acque, limitando il propulsore a combustione per i trasferimenti da e per il porto d'imbarco.
Gli inconvenienti possono essere così riassunti:

  • 1) i passeggeri, in alcuni casi, sono costretti a restare seduti, con il capo chino, in una posizione che facilita l'insorgere del mal di mare;
  • 2) manca la percezione prospettica del fondo marino;
  • 3) è frequente la formazione di bolle d'aria sul vetro trasparente con notevole disturbo della visione.

Natante semi sommergibile
Costituisce un'alternativa intermedia tra le imbarcazioni a fondo trasparente e i sommergibili, ed offre alcuni vantaggi rispetto a questi ultimi:

  • 1) non ha bisogno di equipaggio specializzato;
  • 2) non necessita di imbarcazioni di appoggio o di particolari attrezzature portuali;
  • 3) ha una grande facilità di impiego operativo ed economia di gestione e manutenzione;
  • 4) i passeggeri hanno la possibilità di salire in coperta durante la navigazione.
    Telescafo
E' una cabina sommersa che scorre su una mono-ratoria sottomarina, con larghe finestre panoramiche. Richiede costi molto elevati ed esercita un certo impatto sull'ambiente e non se ne prevedono realizzazioni in Italia.
Battello sommergibile
Il sommergibile, a differenza degli altri natanti citati, non limita l'osservazione dell'ambiente sommerso allo strato più superficiale, ma consente la visione del necton e delle comunità di fondo anche a profondità maggiori. Da circa un anno in Italia sono in funzione due sommergibili, aventi le stesse caratteristiche tecniche: 46 posti, oltre ai 2 per l'equipaggio, lunghezza di circa 18 m., profondità massima di 75 m., ridotta a 50 m. dall'autorità marittima italiana per motivi di sicurezza. La propulsione è elettrica, alimentata da due accumulatori ricaricabili da navi appoggio. I due sommergibili si immergono a Capri e presso il Promontorio di Portofino: durante i mesi invernali sono destinati alla ricerca scientifica, mentre in primavera sono previste alcune giornate dedicate alle scolaresche. Nel periodo estivo i battelli sono adibiti a servizio turistico con visite di circa un'ora, supportate dalla presenza di un biologo che illustra i vari ecosistemi che si incontrano durante l'immersione.

Telecamera subacquea
Il Centro visite può ricevere immagini televisive subacquee mostranti dal vivo l'ambiente sottomarino ai visitatori non in grado di scendere in acqua. La telecamera può venire utilizzata in più modi:

  • a) manovrata dai sommozzatori del parco e collegata in video e audio con un'imbarcazione o con il Centro visite, che ospita i visitatori;
  • b) montata su veicoli subacquei guidati via cavo e collegata sempre allo schermo video a terra o su un'imbarcazione. Questi veicoli hanno costi elevati, ma sono facilmente manovrabili, anche dai visitatori stessi;
  • c) fissata sul fondo marino, ma azionabile e orientabile dal Centro visite, che ne riceve le immagini.
    • -piano b) completamente dedicato agli acquari, disposti lungo le pareti
    • -piano c) ospita l'osservatorio diretto sul fondale attraverso una vetrata di spessore e dimensioni adeguati.

Molte di queste torri esistono già da anni in Giappone ed in Australia ed hanno il pregio di poter ospitare un gran numero di visitatori, soprattutto quando le condizioni meteomarine non consentono le immersioni o le uscite con i natanti, ma presentano una serie di inconvenienti: elevati costi di costruzione e mantenimento, necessità di evitare zone facilmente soggette a mareggiate ed impatto sulle comunità bentiche (Robinson, 1975).
Un altro inconveniente è costituito dal fatto che, mentre nei ricchi ambienti corallini il panorama godibile dalle finestre risulta sicuramente spettacolare, nei nostri mari, date le caratteristiche fisiche e biologiche delle acque e dei fondali, la visione è più limitata e di interpretazione difficile, soprattutto da parte della maggioranza dei visitatori.

Acquari
Gli acquari allestiti nei centri visita dovrebbero riproporre i fondali dell'area, con i principali organismi che li popolano. Può essere inoltre presente una particolare vasca, detta vasca sensoriale (touch-tank) posta più in basso ed aperta superiormente, la quale permette al visitatore un contatto diretto con alghe e invertebrati come stelle, ricci di mare, oloturie, eccetera. Si basa sul nuovo concetto di musealità, che al posto del classico "non toccare" sostituisce il "si prega di toccare". Questa vasca viene usata specialmente durante le visite scolastiche per spiegare ad esempio gli adattamenti morfologici degli organismi, ma anche gli adulti si prestano, e non sempre volentieri, ad un contatto tattile, oltre che visivo, con quanto è in essa contenuto.
Diaproiezioni e videofilmati
Nei centri di visita si può assistere a proiezioni di diapositive o, più diffusamente negli ultimi anni, di videofilmati sulla riserva e sui principali organismi che la popolano.
Essi devono essere realizzati in modo da fornire un'adeguata descrizione delle situazioni statiche e dinamiche dell'area protetta.

Supporti informativi scritti
Oltre alle esposizioni visive animate possono essere approntate cartine, pieghevoli, volumetti specifici che, oltre a costituire uno strumento introduttivo, diventano il "ricordo" della visita, lo stimolo al ricordare e ad approfondire le conoscenze con lo studio e con nuove visite alla stessa o ad altre realtà (Lorenzoni, 1992).
Anche se il visitatore non viene posto a contatto con queste realtà, dovrà trovare nella documentazione del centro un'informazione sufficiente a comprendere l'importanza scientifica, naturalistica, culturale di quanto esiste nell'area protetta pur non avendo modo di osservarlo direttamente. La documentazione quindi deve far capire la preziosità di quegli elementi che qualificano il parco o la riserva, nella speranza che "conoscere" voglia dire "rispettare".

Il Parco regionale Monte di Portofino
Recentemente anche nel Parco regionale di Portofino è stato approvato ed avviato un progetto per la costituzione di un Centro di educazione ambientale (C.E.A.). I valori naturali e paesaggistici della zona del promontorio di Portofino richiamano ogni giorno una grande quantità di visitatori, con cultura ed interessi diversi: fino ad oggi i fruitori hanno privilegiato soprattutto l'interesse turistico e ricreativo, ponendo in secondo piano quello didattico-naturalistico.
Il progetto di educazione ambientale si applica a due ambiti diversi: quello scolastico e quello non scolastico.
Per l'utenza scolastica sono stati realizzati un laboratorio ecologico, sede di raccolta ed elaborazione delle attività naturalistiche ed ambientali effettuate durante le uscite sul campo, una sala per proiezioni e conferenze, sede di corsi, convegni, seminari, cicli di conferenze e proiezioni, dibattiti e tavole rotonde. Sono state redatte delle schede didattiche, che comprendono fogli di rilevamento sul terreno, di attività e di verifica, da utilizzare durante le uscite nel territorio del Parco, suddivise per livelli di classe e per ciascun "filone" di indagine dell'ecosistema (fattori abiotici, componente vegetale, componente animale).
Il programma prevede lezioni da realizzarsi in aula, necessarie per la messa a fuoco dei requisiti necessari per le successive attività sul campo. Infatti, collegate alle lezioni, sono previste delle escursioni didattiche, guidate da un esperto, della durata dell'intera giornata.
Sono inoltre in corso di realizzazione degli audiovisivi riguardanti i principali valori naturalistici del Parco e le attività didattiche del Centro. Per l'utenza non scolastica si stanno allestendo quattro itinerari naturalistici, su percorsi facilmente raggiungibili, attrezzati con cartelli esplicativi, finalizzati ad attività didattiche sul terreno e all'osservazione naturalistica su argomenti specifici. Inoltre è stato messo a punto un archivio bibliografico attinente il territorio del Parco, al fine di giungere alla realizzazione di una bancadati sempre aggiornata delle pubblicazioni naturalistiche. Sono infine in programma corsi su argomenti ecologici di interesse generale (ad esempio le piante officinali, i funghi, eccetera) e corsi di aggiornamento rivolti ad insegnanti di tutti i livelli.

Il Parco marino di Miramare
Già in fase di programmazione della Riserva marina di Miramare, le attività educative e divulgative (che insieme compongono il programma interpretativo e ricreativo) hanno giocato un ruolo determinante nell'accettazione dell'area protetta a livello locale. Tali programmi hanno in seguito costituito il fulcro dell'attività della riserva (Spoto, 1993).
Il WWF, responsabile amministrativo e gestionale della riserva, svolge ormai da anni i seguenti programmi:

  • -attività didattica (realizzazione di strutture, produzione di materiale didattico, attività di laboratorio, conduzione di visite didattiche);
  • -attività subacquea di "seawatching" (conduzione delle visite subacquee con accompagnatore, verifica dello stato di conservazione del fondale lungo gli itinerari di visita);
  • -gestione del centro visite (realizzazione di 3) strutture, manutenzione degli acquari, aggiornamento dei pannelli informativi, assistenza ai visitatori);
  • -attività promozionale e del centro informazioni (pubbliche relazioni, organizzazione di seminari, produzione di opuscoli divulgativi ed altro materiale informativo).
    Anche a Miramare vengono svolti "interpretive programs" e "recreational programs" a cui si è già accennato, comprendenti una preparazione propedeutica, una serie di pubblicazioni interpretative e naturalistiche, e la partecipazione ad attività guidate ed autoguidate.
    Servizi, strutture e mezzi dedicati ai programmi didattico-interpretativi e ricreativi si possono così riassumere.
1) Centro visite: esso è ubicato presso la sede amministrativa della Riserva, nel Castelletto di Miramare, dato in concessione al WWF Italia. Le sale ospitano alcuni acquari, i quali ripropongono i fondali locali, con i principali organismi che li popolano. In una vasca vengono ricreate le oscillazioni di marea su una scogliera per evidenziare le associazioni biologiche del piano mesolitorale. E presente inoltre una vasca sensoriale (touch-tank) che permette al visitatore un contatto diretto con alghe o con invertebrati; essa viene usata soprattutto durante le visite scolastiche, abituando gli alunni ad un contatto tattile con la natura. Sono inoltre allestiti pannelli informativi con testi e disegni che illustrano le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del Golfo di Trieste e mostre fotografiche sugli organismi che popolano la riserva.
vengono inoltre trasmessi continuamente filmati, realizzati dallo staff della riserva, ed immagini provenienti da una telecamera collegata ad un microscopio binoculare e da una telecamera scafandrata posta nelle acque del- 5J la riserva.
2) Sentiero interpretativo terrestre (sentiero natura): con questo tipo di iniziativa, ormai diffusa in molte aree protette, si intende fornire al visitatore un buon grado di conoscenza sull'area. Un sentiero si snoda lungo il perimetro costiero del promontorio di Miramare, e opportuni segnali esplicativi ne descrivono le caratteristiche floristiche e faunistiche.
Immersioni subacquee guidate: possono essere svolte con respiratore autonomo, da subacquei muniti di brevetto, oppure in apnea. Esse sono comunque consentite solamente con un accompagnatore, su percorsi prestabiliti e in determinati giorni della settimana (Odorico, 1993).
I visitatori, suddivisi in gruppi di 8-10 persone, prima dell'immersione hanno la possibilità di osservare audiovisivi riguardanti le specie visibili della riserva e di conoscere le problematiche legate alla visita subacquea in un'area protetta. Schede impermeabili sui principali organismi visibili nelle acque della riserva, distribuite ai partecipanti, permette il loro riconoscimento durante l'immersione.
I programmi delle visite offrono diverse possibilità:
  • -le immersioni con attrezzatura ARA avvengono da aprile ad ottobre, nei giorni di sabato e domenica, e raggiungono la profondità massima di 9 m.: lungo l'itinerario, percorribile in circa 1' ora, è possibile osservare i diversi ambienti della riserva e le specie marine a loro associate;
  • -le uscite in apnea (snorkeling) vengono effettuate da luglio a settembre, e sono rivolte a visitatori con scarsa esperienza in campo subacqueo o comunque privi di brevetto. L'itinerario si snoda lungo un percorso superficiale, con una profondità massima di 1,5 metri, lungo la scogliera;
  • -week-end blu: per chi ha più tempo a disposizione, infine, la partecipazione ad un "week-end blu" permette di svolgere immersioni in ambienti diversi e di seguire un mini corso di biologia marina;
    supporti informativi scritti: la riserva possiede opuscoli informativi con le caratteristiche biologiche ed ecologiche del Golfo di Trieste; Attività educative per le scuole: è in funzione un servizio didattico-pedagogico che fornisce vari moduli educativi con lezioni, laboratori e visite guidate. Inoltre le scolaresche possono seguire esercitazioni di laboratorio all'aperto ed in aula.

Il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano
A partire dalla primavera del 1994, anche in vi-
sta dell'istituzione del Parco nazionale terrestre e
marino dell'Arcipelago Toscano, avranno inizio presso l'Isola d'Elba le cosiddette "Blueweeks", settimane di educazione ambientale per le scuole medie inferiori della Regione Toscana; i corsi saranno coordinati dall'Associazione ambientalista Marevivo in collaborazione con il Ministero dell'ambiente e le scuole coinvolte nell'iniziativa sono state selezionate tra quelle che hanno già svolto altre attività di educazione ambientale.
I ragazzi che partecipano alle settimane blu saranno seguiti da operatori in educazione ambientale addestrati attraverso la partecipazione ad uno specifico corso. Questo, della durata di due settimane, si è svolto presso la sede del Parco nazionale del Circeo grazie all'organizzazione dell'Istituto Pangea, associazione che, già da qualche anno, si dedica all'istruzione professionale in campo ambientale. Durante il corso, indirizzato soprattutto ai giovani residenti nell'Arcipelago Toscano alla ricerca di una professione, oltre alle lezioni riguardanti l'oceanografia, la biologia marina, la pesca e il corretto sfruttamento delle risorse, è stato posto in evidenza il significato dell'educazione ambientale, come strumento di trasmissione del corretto comportamento verso la natura. Sono stati quindi trattati, da esperti in psicologia adolescenziale, pedagogia e psicoterapia, argomenti quali la comunicazione, la percezione, la creatività, l'apprendimento e il linguaggio, ponendo in risalto il lavoro di gruppo e le strategie didattiche.
Per quanto riguarda invece gli obiettivi didattici delle settimane blu, esse punteranno alla comprensione della complessità delle relazioni tra fattori abiotici e biotici dell'ambiente costiero, sia marino sia terrestre, dell'importanza del mare come fonte di risorse e della sua biodiversità, della necessità di conservazione della natura e della creazione dei parchi e delle aree protette.
Il programma didattico è stato strutturato in maniera da offrire, in ogni giornata, una serie di attività all'aperto e vere e proprie escursioni in alcune zone dell'isola (Rio Marina, una miniera, Porto Azzurro).
Tutti gli argomenti proposti verranno affrontati prevalentemente con attività di animazione, giochi, simulazione e situazioni didattiche che privilegiano l'operatività ed il coinvolgimento diretto dei ragazzi. Infatti ogni giornata inizierà con un momento di "progettazione" collettiva e si concluderà con elaborazioni e sintesi dei dati osservati e raccolti sul campo. In caso di pioggia o di condizioni atmosferiche proibitive che impediscano lo svolgimento delle attività all'aperto, sono state previste una serie di attività sostitutive: tutte le iniziative saranno verificate quotidianamente da insegnanti ed operatori, per concordare modalità e strategie funzionali alla realtà delle classi.
Il programma comprende attività sulla spiaggia e nel bosco, in aula ed in laboratorio, in una miniera dell'isola, al porto di Porto Azzurro con la visita ad un peschereccio ed alle sue attrezzature e un'intervista ai pescatori, e l'osservazione dei fondali attraverso una telecamera subacquea collegata con un monitor posto a terra; inoltre sono previste altre attività didattiche e di animazione, proiezioni di filmati e diapositive, l'insegnamento delle tecniche di navigazione e di orientamento, l'uso delle carte topografiche, l'allestimento di un erbario, di un acquario e di un algario. L'osservazione diretta dei fenomeni naturali sarà accompagnata da elaborazioni in aule appositamente allestite sul modello dei laboratori presenti sulle navi di ricerca oceanografica e dotate quindi di attrezzature tecnico-scientifiche (microscopi binoculari, pH metri, ossimetri, computer, telecamere e macchine fotografiche). Infine, per tutta la durata delle "Blueweeks", sono state previste attività di tipo "trasversale", rivolte alla raccolta di dati sui "consumi" effettuati durante il soggiorno, al fine di sensibilizzare i partecipanti sull'uso (e sul frequente abuso) delle risorse naturali.

Altre esperienze nel Mediterraneo: l'esempio del Parco di Port-Cros
Il Parco nazionale francese di Port-Cros accoglie ogni anno circa 100.000 visitatori e costituisce uno tra i più validi esempi di fruizione di un'area protetta marina in Mediterraneo.
Il Parco possiede un centro d'informazioni in prossimità del porto, e fornisce tutte le documentazioni richieste, indicando le possibili visite in funzione del tempo a disposizione del visitatore.
Esistono numerosi filmati a disposizione dei visitatori interessati, e sono stati allestiti dei sentieri
botanici terrestri ed un itinerario sottomarino guidato. Inoltre esiste un sentiero per i visitatori interessati alla storia locale.
I sentieri botanici sono allestiti in modo che il visitatore incontri lungo il percorso un certo numero di stazioni; ognuna di esse, situate presso un punto di interesse paesaggistico, mostra le caratteristiche della flora, della vegetazione e della geologia. Il sentiero "d'iniziazione" subacqueo, situato nella baia de la Palud, permette invece di osservare in apnea, dalla superficie, la fauna e la flora nei primi metri di profondità, con l'assistenza di una guida specializzata.
Esiste anche la possibilità di andare alla scoperta delle profondità marine tramite un battello semi sommergibile, l'acquascope, munito di ampli oblò: la visita ha la durata di un'ora, il battello ha la capienza di 10 persone ed è in funzione da aprile ad ottobre.
Il Parco pubblica dei "Quaderni", che vengono proposti ai visitatori, alle scolaresche, agli studiosi. Queste pubblicazioni mirano all'approfondimento di alcuni argomenti quali le praterie di Posidonia oceanica, la fauna terrestre, la vegetazione delle Isole Heyeres, la geologia, la letteratura riguardante Port Cros.
Sono inoltre stati realizzati altri prodotti di tipo più turistico-divulgativo, come cartoline postali, posters, dépliants e filmati, aventi l'obiettivo di raggiungere un pubblico eterogeneo con una corretta informazione unita al gradimento ed alla leggibilità dei testi.

Conclusioni
Lo scopo delle attività didattiche e ricreative nelle aree protette, è quello di far comprendere ai visitatori i delicati equilibri naturali che governano gli ecosistemi, funzione che si aggiunge alla fruizione dell'ambiente, dal punto di vista ricreativo ed estetico generale, cercando di stimolarne in maniera naturale il rispetto.
Il problema del contatto dei visitatori con le aree protette è molto importante: l'interpretazione e l'educazione ambientali divengono veramente efficaci quando attraggono, nello stesso tempo, le facoltà cognitive-in modo che la gente capisca nuovi concetti e acquisisca conoscenza-e quelle emotive, con l'adozione di valori e comportamenti nuovi o riscoperti.
Una considerazione sullo sviluppo di tali forme di didattica e di attività turistico-ricreative riguarda l'estensione dell'area protetta in cui può essere permesso l'accesso al pubblico, senza arrecare disturbo o danno alle risorse. Per alcune risorse, o per alcuni periodi dell'anno (ad esempio come periodi di riproduzione o di primo accrescimento) possono essere necessari usi o accesso limitati (Spoto, 1993).
L'area protetta deve riuscire ad essere per il visitatore una finestra sul mondo naturale e fargli acquisire la consapevolezza che l'uomo può trarre molti benefici dall'ambiente senza distruggerlo, solo a patto che conosca il complesso gioco delle relazioni che condiziona la sua stessa esistenza.
L'area protetta, però, deve anche costituire, per non penalizzare le popolazioni e gli operatori locali, un modo razionale di gestione del territorio in maniera viva, dinamica, manageriale, e garantire, nel rispetto della legge e dei diritti di tutti i cittadini, un adeguato compromesso tra sviluppo economico-sociale e tutela ambientale. Solamente in questo modo, sviluppando ed attuando realmente progetti integrati di fruizione dell'ambiente, le pubbliche amministrazioni potranno far accettare i parchi a livello locale, e garantirne così il funzionamento.
L'emanazione della sola normativa di zonazione e limitazione di usi, infatti, non consente la gestione del territorio e può facilmente creare ostilità e conflittualità a livello locale, con notevoli problemi di applicazione per cui, oltre che inutile, può risultare anche controproducente.

Bibliografia

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* Ricercatore ICRAM
* * Collaboratrice ICRAM