Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 12 - GIUGNO 1994


I parchi nazionali tedeschi come indicatori nella "progettazione della natura nell'ecosistema"
Wolfgang Erz *

L'articolo di Erz che qui pubblichiamo è comparso tempo fa sulla rivista tedesca National-park-Unwelt-Natur. Nonostante non sia fresco di stampa esso ci è sembrato conservare non solo un notevole interesse, ma anche molta attualità: per questo lo presentiamo su questo numero facendo seguito a precedenti articoli sulla situazione dei parchi in alcuni Paesi europei.
L'articolo, come scrive nella presentazione la redazione tedesca, "disegna un quadro fosco, ma realistico, della situazione dei parchi nazionali in Germania e in generale delle zone protette federali tedesche".
Ciò che forse colpirà maggiormente il lettore italiano però, più che il giudizio severo sulla condizione dei parchi tedeschi, è la differenza che emerge tra i parchi nazionali e le altre forme di protezione esistenti in Germania.
Differenze legislative innanzitutto, che proprio perché poco rispettate nella realtà, fanno essere così critico l'autore e la rivista la quale, a commento dell'articolo, denuncia la condizione deplorevole in cui si trova "la maggioranza delle zone di protezione della natura" e che questa "condizione diviene sempre peggiore. Manca il personale che si prenda cura degli innumerevoli ospiti e che sorvegli sull'osservanza delle norme di protezione. Nella maggioranza dei parchi nazionali la situazione è appena migliore".
Sorprenderà probabilmente il lettore italiano apprendere, è sempre la rivista a dirlo, che gli sfruttamenti agricoli e forestali sono permessi poiché secondo le leggi tedesche sulla protezione della natura essi non sono considerati come interventi nella gestione della natura.
Sorprenderà forse ancor di più, inoltre, apprendere che i parchi nazionali hanno obbiettivi completamente diversi, ad esempio, dai parchi naturali i quali devono contenere zone culturalmente modellate dall'uomo, mentre nei primi "la natura si sviluppa dinamicamente secondo le sue proprie leggi e dove l'uomo non interviene né guidando né curando nè sfruttando".

Sono i parchi nazionali solo delle zone di protezione più grandi?
Nello sviluppo del problema della protezione della natura da più di cento anni, in Germania, sono stati determinati finora circa 5000 zone di protezione della natura (NSG) e da circa 20 anni anche 10 parchi nazionali. La superficie dei parchi nazionali è più del doppio della superficie dei NSG, però è solo l'uno percento della superficie del Paese.
Secondo la legge i parchi nazionali sono innanzi tutto nient'altro che "grandi" zone di protezione della natura, i quali però sulla "maggior parte" della loro superficie devono soddisfare i presupposti delle zone di protezione della natura (sic!). Il vero stato delle cose che aggiuntivamente devesi determinare, oltre alle specifiche delle zone di protezione della natura, in leggi o ordinamenti delle Regioni federali di volta in volta interessate, potrebbe essere regolato ugualmente bene in uguale maniera, se non per tutte, almeno per la maggior parte delle zone di protezione della natura. Un'eccezione la si trova solo nella legge bavarese per la protezione della natura, che per i parchi nazionali ha stabilito in questa Regione un limite minimo di 10.000 ettari (si osservi che questo limite "dovrebbe" solo essere e non deve essere). Secondo le disposizioni specifiche concernenti i parchi nazionali, questi, nei confronti delle zone di protezione della natura, devono presentare alcune particolarità di cui non devono necessariamente fare uso, ma che assolutamente possono possedere, e magari persino devono possedere. Perciò, malgrado un'alta differenziazione del parco nazionale nei confronti di altre forme di protezione di aree (oltre le zone di protezione della natura, ancora: aree di protezione del paesaggio, riserve biosferiche nelle nuove Regioni federali, componenti paesaggistici protetti, monumenti naturali zonali) è facilmente percepibile dal punto di vista professionale che i parchi nazionali vengono trattati di regola ad un livello considerevol-
mente al disotto del loro reale significato dal diritto, dall'amministrazione e dalla pianificazione per quanto concerne la protezione della natura. Nei parchi nazionali tedeschi (non in tutti, e non in tutti in uguale misura) sono in parte senz'altro tollerate costruzioni in superficie ed in profondità, esercizio dell'agricoltura e libertà di traffico, pesca sportiva e professionale, interventi speculativi sulle acque e sport nautici, caccia ed esercitazioni militari.
Si cerca di legittimare tutto ciò generalmente mediante una limitazione di zone, una graduazione di differenti concessioni per l'uso, per interventi tecnici e per altre azioni nocive alla natura. Queste concessioni, che si esplicano nella forma di limitazione in zone, vengono estorte alla protezione della natura con le sue esigenze ben fondate comunemente dal punto di vista professionale e sociale, grazie alla mancanza di uguaglianza nella ponderazione fra ecologia ed economia. La limitazione in zone non è un fatto usuale nelle zone di protezione della natura.
Sebbene, dunque, una suddivisione in zone dei parchi nazionali rappresenti pur sempre l'estremo compromesso della protezione della natura per assicurarle legalmente, nella sua interezza, un settore ecologicamente particolare, si cerca sempre di nuovo in tutte le zone-persino nella zona centrale-di caricare con ulteriori oneri la protezione della natura e di togliere alla natura le possibilità di sviluppo.

Limitazione e concorrenza ad altre forme di zone di protezione
Emerge che i parchi nazionali sono appunto, secondo una valutazione generale, niente altro che zone di protezione della natura ed in parte anche solo territori protetti, dove devono essere conservate solo le pure pecularietà (la forma esteriore del territorio). Chi si meraviglia dunque che non solo nella generalità ma nello stesso concetto della protezione della natura (e qui anche nelle "alte sfere") si faccia confusione fra parchi nazionali e parchi naturali, quei territori cioè, che (così dice la "legge") sono "previsti" per la ricreazione ed il turismo e corrispondentemente vengono "programmati, articolati ed aperti".
La diffusione comune di questa confusione non dipende solo dalla denominazione, che è simile, ma anche dal fatto che spesso non si è in grado di fare alcuna distinzione. E anche noto che la politica (soprattutto la politica degli enti locali), amministrazione e popolazioni (anche qui di nuovo ed in modo particolare quelle degli insediamenti locali) tendono a "progettare, articolare e ad aprire" i parchi nazionali esattamente come parchi naturali. I parchi nazionali sono, secondo i loro scopi finali specifici ed anche legali, non solo qualcos'altro ma qualcosa di antitetico nei confronti dei parchi naturali. Il voler testardamente chiarire sempre e di nuovo questo concetto è un importante compito strategico della protezione della natura.
Se in futuro dovesse essere introdotta ancora una particolare categoria per la protezione del territorio "riserva biosferica" nella legislazione concernente la protezione della natura, questo atto non porterà specificamente nessun miglioramento, ma piuttosto un annacquamento nella strategia e nella prassi della protezione della natura. Si arriverà, ancora una volta, alla confusione e sovrapposizione con gli altri tipi di territori protetti di grandi proporzioni (parchi nazionali, zone protette ed anche parchi naturali). L'istituzione "riserva biosferica" che ha origine dal programma dell'UNESCO denominato Uomo e Biosfera è una denominazione funzionale internazionale. Essa non è in nessun modo da applicarsi solo su territori protetti o da proteggere, ma persino su territori completamente devastati; per esempio zone industriali e minerarie, che devono essere sottoposte ad un'osservazione permanente (Monitoring) ecologica.
Ogni parco nazionale, sulla base della definizione del suo scopo finale specifico e legale dovrebbe comunque soddisfare la pura funzione aggiuntiva di una riserva biosferica. Anche alla categoria-funzione "riserva biosferica" con le sue esigenze della ricerca di lungo periodo e dell'osservazione permanente non verrebbe apportato alcun vantaggio con la trasformazione in categoria di zona protetta limitata in senso stretto. Per il parco nazionale essa sarebbe una concorrente.

Esigenze elevate richiedono elevate prestazioni Legislazione e realtà
Se precedentemente si è detto che i parchi nazionali di regola vengono trattati molto al disotto
del loro significato, allora bisogna sapere che questo vale da un punto di vista professionale per tutte le forme giuridiche della protezione del territorio.
Le esigenze fondamentali tendenti ad assicurare una "condizione senza oppure con esigue influenze umane", una "equilibrata gestione della natura", persino una "dinamica naturale" oppure una protezione "di sua propria volontà" (tutte citazioni tolte dalle regolamentazioni legislative per i parchi nazionali) che sono precipuamente rappresentate come principi basilari nelle leggi -anche formulate in maniera generale-e nelle disposizioni legislative di alcune regioni, e che sono espresse persino in forma concreta, non vengono solo realizzate troppo poco ma spesso completamente disattese. Tutto ciò è manifesto quando si operino delle verifiche con regole scientificamente sicure. Davanti a sempre nuove sorprese negative, ci siamo abituati da anni, non si è mai sicuri nei parchi nazionali.
Tenendo anche conto che i parchi nazionali devono essere protetti in realtà "unitariamente" (come prevede la legge) e come dovrebbe essere necessario secondo il merito e la necessità protettiva (due concetti basilari della protezione della natura molto importanti), si constata che ciò non avviene sempre. Al contrario la suddivisione in zone parla già un linguaggio comune, che poi, specialmente nelle singole zone, subisce una ulteriore e molteplice frammentazione, secondo sfruttamenti ed esigenze, a detrimento della protezione della natura.
I parchi nazionali vengono protetti nella loro maggioranza solo come vengono trattate anche le zone di protezione della natura (non secondo la lettera della legge, ma in realtà). Per molte zone di protezione della natura vige solo il più basso grado di protezione come i territori protetti; i territori protetti non si differenziano molto spesso, quanto a concessione della protezione, dalle restanti "normali" contrade non protette.

Parchi nazionali: nessuna esclusività, ma uno strumento di difesa per la protezione della natura
Non ci si deve lasciar condurre a pensare, come si è detto, che la maggior parte dei difensori della natura e pure l'intera comunità diano maggior valore, nel problema dei parchi nazionali, al merito protettivo (valore della natura e del territorio) che alla necessità protettiva, alle esigenze della difesa a lungo termine dai pericoli ed in molti piccoli dettagli della difesa dai pericoli da regolare e realizzare.
Un parco nazionale non è tanto migliore quanto più significativo è il suo corredo naturale e la sua situazione ecologica, ma quanto più accurate e concrete sono le sue norme di difesa contro danni al corso della natura, che deve essere unitario ed indisturbato. Il parco nazionale è in prima linea uno strumento di difesa non un titolo elitario in una gara ecologica fra varie categorie di zone di protezione. Secondo un altro modo di vedere, la protezione della natura si manifesta come un'esaltazione eco-idillica che già la definizione di parco nazionale esalta come "corona della difesa della natura", e che poi si trova delusa dalla realtà delle realizzazioni pratiche.

La tendenza al progresso è modesta ma inequivocabile
Se nel settore della protezione della natura dappertutto nel Paese si ha una delusione sugli sviluppi di gran parte dei vecchi parchi nazionali, ugualmente dicasi anche per quelli nuovi fiammanti: si intravedono tuttavia strade per il successo del concetto del parco nazionale nel suo insieme ed anche per i parchi nazionali presi singolarmente.

  • -Davanti agli occhi dell'opinione pubblica, della politica e dell'amministrazione sono comparsi più frequentemente sotto la veste di parchi nazionali perlopiù territori che erano già protetti sotto la voce di altre categorie territoriali. Per questa categoria si ha in prima linea una rivalorizzazione d'immagine come via del successo.
  • -Come prima cosa, un miglioramento della situazione legale di partenza, poi anche premesse di base di carattere fiscale ed amministrativo hanno dato: flusso di mezzi finanziari (non proprio abbondanti, ma tuttavia presenti), amministrazioni indipendenti con un nucleo di personale (finora solo minimo).
  • - Da ciò si hanno conseguentemente misure
    pratiche e concrete, che essenzialmente dipendono dalla politica e perciò
    dall' impegno dei politici. Nei confronti con lo stato precedente di zone di protezione della natura o zone protette si sono avuti dei miglioramenti, che in precedenza si erano presentati come possibili ma non realizzabili: la strapotente influenza della caccia, dell'economia forestale e delle acque, degli sfruttamenti e degli interventi in generale in un territorio di preminenza nella protezione della natura, fu in parte neutralizzata ed in parte annullata.
  • -I parchi nazionali hanno in generale cambiato in Germania la consapevolezza del valore della protezione della natura, poiché nel nostro Paese siamo arrivati ad una identificazione in parte più consistente con esigenze sovraregionali ed internazionali della difesa della natura.
    A quest'ultimo punto si devono porre senza dubbio due limitazioni. Per un conto: questa identificazione con i parchi nazionali come esigenze della protezione della natura e cartello d'identificazione della protezione nazionale della natura nella visione mondiale della protezione della natura, è in Germania ancora poco presente. Il principio federativo "la protezione della natura è problema delle Regioni" è da un lato contrario ad una più grande considerazione nazionale ed internazionale e propagazione dei parchi nazionali (ed in sostanza della protezione della natura); e d'altro lato si ha nondimeno poca propensione ed impegno nell'insieme della protezione tedesca della natura ad aprirsi internazionalmente: quanto più si è spavaldi nel presentarsi verso l'interno, tanto più si è introversi nel presentarsi verso l'esterno.

Parchi nazionali come indicatori, ma non come sostituti per la protezione della natura su 100 percento del territorio!
Per un altro conto: già l'atto della denominazione di parchi nazionali, poi la loro esistenza che dura nel tempo (anche se sia nel campo nazionale che internazionale facente la parte de "la bella addormentata") sono sufficienti a fare aumentare la consapevolezza del valore e la soddisfazione di far parte del movimento per la protezione della natura; tuttavia non si deve dare importanza alle insufficienze ed insuccessi che si verificano nelle categorie più "basse" della protezione del territorio (zone di protezione della natura, territori protetti, eccetera) e tantomeno a quelle che si verificano a livello dell'intero territorio. Il fascino della protezione elitaria della natura si esplica facilmente a spese (e qui sia detto chiaramente) della più importante protezione della natura per il 100 percento del territorio.
Il consiglio degli esperti per i problemi ambientali nella sua ultima perizia sull'ambiente ha messo in guardia, poco tempo fa, da tali sviluppi facilmente riconoscibili.
I parchi nazionali sono però buoni indicatori per lo sviluppo della protezione della natura nel suo insieme, in particolare per la difesa del territorio, ma anche per la disputa ecologia-economia nei suoi grandi coinvolgimenti. Così come i consumatori finali nella rete della nutrizione negli ecosistemi, anche i parchi nazionali stanno come "indicatori" al vertice delle piramidi ecologiche nell' "ecosistema della protezione della natura". La loro osservazione, il loro stato ed il loro sviluppo, da un punto di vista realmente concreto e dettagliato, è perciò sempre un indice dello stato di sviluppo della protezione della natura: nel confronto internazionale, anche però per la valutazione dell'attività politica, dell'amministrazione, della prassi e della ricerca nel campo della difesa della natura nel nostro Paese, poiché non contano l'etichetta, l'immagine oppure la stessa coscienza ambientalista che è in aumento, ma le opere concrete visibili con immediatezza nella natura e nel territorio.

*Direttore dell'Istituto per la protezione della natura ed ecologia animale nell'Istituto federale di ricerca per la protezione della natura ed ecologia del territorio.