Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 13 - OTTOBRE 1994


Solo diatribe?
Le discussioni, anzi le 'diatribe' tra le forze politiche sulle questioni ambientali dopo l'insediamento del nuovo governo non valgono un resoconto, dal momento che la "natura non ha alcun colore politico".
E' quanto sostiene su Oasis di settembre 1'editore Musumeci in un editoriale dedicato al tema "ambiente e occupazione".
Diciamo subito che a noi invece quelle 'diatribe' interessano e non già beninteso perché intendiamo dare un qualche colore alla natura (che questo sa fare bene da sé).
Quel che ci interessa è discutere le politiche ambientali e i loro effetti sulla natura.
Musumeci da "osservatore al di fuori delle parti", quale si definisce, "è convinto che questo è il momento di mettere da parte le malelingue e gli astii di bandiera e di proporre l'argomento ambientalista nel linguaggio più confacente al nuovo governo, improntato ad una logica d'impresa: il linguaggio della efficienza e della convenienza economica. Anche parlando in termini di profitto, ci si può accorgere, magari con sorpresa, che la natura può essere un'insostituibile fonte di lavoro" .
In verità non vediamo dove stia la sorpresa dal momento che proprio il mondo ambientalista a questa scoperta è pervenuto da tempo; non abbiamo forse detto e ripetuto chissà quante volte, proprio in difesa della legge 394 dai tanti attacchi ingiusti, che i parchi lungi dall'essere una penalizzazione erano e sono una grande opportunità? E non è questa la logica del piano triennale per l'ambiente varato dal ministro Spini?
E a cosa si ispirano le proposte della Lega ambiente per dare lavoro a migliaia di persone nel comparto ambientale? Gli esempi a cui ricorre Musumeci nel suo editoriale a sostegno della tesi che "investire nell'azienda natura" rende, attingono d ' altronde a piene mani proprio a queste proposte.
Cosa è allora che non ci persuade del tutto di quell'articolo e che vorremmo discutere?
Non certo i richiami al realismo, alla concretezza visto di quante buone intenzioni è lastricata la strada dei fallimenti in questo campo.
Non ci convince quel pressante appello a non mettere a confronto non i 'colori' ma le politiche ambientali, i riferimenti culturali, le filosofie o, se si preferisce, le 'logiche' che stanno alla base di certe scelte, troppo sbrigativamente liquidate come noiose e inutili diatribe.
Quella logica di impresa o di profitto che Musumeci considera comunque un terreno positivo di confronto da cui possono venire molte cose buone va accolta, a nostro parere, con le pinze. Se persino il sottosegretario Lasagna nelle dichiarazioni ad Oasis sente il bisogno di rassicurare i lettori che non ci sarà comunque alcun ritorno al 'medioevo ambientale', una qualche ragione ci sarà pure.
A Musumeci non piace o meglio non interessa 'il gran parlare' che c'è stato tra maggioranza e opposizione sui temi ambientali. E sia.
Ma non gli interessa neppure il silenzio assenso, lo sconvolgimento delle norme pianificatorie dei Comuni e l'esproprio delle competenze regionali, le modifiche alla legge Merli, il condono edilizio, la modifica della norma con cui per procedere alle nomine non occorrono più determinati requisiti di competenza e professionalità?
E i fermi propositi del ministro dell'ambiente che hanno trovato subito il plauso e il consenso di molti esponenti della nuova maggioranza, di modificare la legge 394 la quale intanto sarà ignorata e disattesa per quanto riguarda la segreteria tecnica li iscriviamo d ' ufficio in quella logica d' impresa che sembra così rassicurante a Musumeci?
Si tratta in questi casi di mere 'diatribe' o non piuttosto di atti precisi e chiari nei loro obbiettivi che non vediamo come possano conciliarsi con quella giustissima esigenza di fare dell'ambiente anche una occasione di nuova occupazione?
La realtà è, ci piaccia o no, che non tutte le politiche ambientali si equivalgono. E quello che finora abbiamo potuto vedere non va certo nel senso auspicato anche da Oasis.
Una politica di assetto idrogeologico, di tutela, di riforestazione, di lotta seria all'inquinamento, di sostegno convinto ai parchi non è possibile se si premiano intanto i furbi, gli inquinatori, se si dà mano libera nelle licenze, se si progettano nuove autostrade, se si pensa che gli alberi si possono spostare e le piste automobilistiche no, che le buone leggi è meglio modificarle che applicarle.
Le malelingue meritano sicuramente censura ma anche il parlare ambiguo, gli inspiegabili silenzi e le disinvolte semplificazioni.