Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 13 - OTTOBRE 1994


Il Parco di Monza
Lucia Gremmo *

"Questa grandiosa regale residenza nella quale S.A.I. il Vice-Re vi passa gran parte della bella stagione, fu edificata da S.A.R. l'Arciduca Ferdinando d'Austria, principiata nel 1777 e portata a termine nel 1780. L'architetto ne fu il Piermarini, S.M. l'Imperatore e Re Napoleone l'ha grandemente accresciuta con nuove erezioni di fabbriche ed abbellita con sontuosi ornati, vi ha combinati i giardini di un sol carattere, aggiungendovi un parco magnifico ed esteso, del quale mancava, ed una serie di piantagioni e di viali esteriori, ed un ampio viale che guida a Milano". Così Ettore Silva nel suo scritto "Dell'Arte dei giardini inglesi" del 1801, presenta Villa e Parco reale di Monza. Dalla fine del '700 a oggi, pur in un lasso di tempo relativamente breve, si sono svolte intorno all'immenso complesso monumentale tante vicende storiche e trasformazioni architettoniche per l'utilizzo, e, nonostante le molte pubblicazioni già esistenti, rimangono ancora tante parti del complesso da presentare e quasi tutto il materiale d'archivio da studiare e pubblicare. Proprio in considerazione della molteplicità degli argomenti da trattare che il tema presenta, mi soffermerò molto succintamente solo su alcune significative notizie sul parco tratte dal fondo documentario della Villa e del Parco, che in attesa di essere riportato in loco è conservato presso la Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici di Milano, dove è stato riordinato con un lungo e impegnativo lavoro.
La Villa, parte del grandioso programma di realizzazioni architettoniche volute dall'Imperatrice Maria Teresa d'Austria in Lombardia, è caratterizzata nel suo insieme dal disegno neoclassico piermariniano, arricchito negli interni dei piani nobili dalle raffinatissime decorazioni a stucco dell'Arbertolli, e dai dipinti dell'Appiani con completamenti e trasformazioni (appartamento di re Umberto I) dell'architetto Majoni nella fine dell'800. Con i principali maestri collaborarono artisti di fama tra cui Traballesi, Levati, Gozzi, Sanquirico e altri.
Il parco, comprensivo dei giardini della Villa realizzati per primi su disegno dello stesso Piermarini, viene fatto ampliare dopo la conquista francese della Lombardia (1803) dal viceré Eugenio di Beauharnais, in seguito a decreto imperiale del 1805, emanato con l'intento non solo di abbellirlo, ma di creare una tenuta agricola modello e una tenuta di caccia. Il progetto di questo ampliamento venne affidato all'architetto Luigi Canonica, subentrato al Piermarini a partire dal 1797, affiancato da Luigi Villoresi per la parte botanica.
Tra il 1805 e il 1808 per l'attuazione del parco furono annessi alla Villa ulteriori appezzamenti di terreni nei Comuni di Monza, Vedano al Lambro, Biassono, San Fiorano, comprensivi delle proprietà dei conti Durini, per la Villa Mirabello (costruita su disegno dell'architetto Gerolamo Quadrio nel 1656-1675) e Mirabellino (progettata dall'architetto Giulio Gallori e realizzata nel 1776).
Nel 18081'immenso parco che racchiudeva un'area di 7.325.116 mq. veniva totalmente recintato - costruttore Carlo Fossati - per una lunghezza perimetrale di circa 9 miglia con 5 porte di accesso: si costituiva così il parco recintato più grande d'Europa.
Ricostruirne la storia fino ad oggi è compito assai complesso: infatti gli aspetti storici, ambientali, paesaggistici, botanici, ludici, funzionali di utilizzazione e di fruizione si intrecciano in modo continuo. Dalle carte topografiche esistenti e più significative e dalle notizie d'archivio possiamo rilevarne un quadro generale d'insieme riguardo il complesso dei mutamenti subiti dalle aree interessate e per lo sviluppo dell'impianto del parco stesso.
Disponiamo di una prima carta topografica, rapportabile verosimilmente al 1808, conservata presso l'amministrazione del parco. Non è datata, né firmata, né commentata ma rappresentativa dello stato dei luoghi prima degli interventi; infatti riporta l'organizzazione agricola dei vari
appezzamenti di terreno, prati umidi, "aratori maronati", boschi con roveri, le ville Mirabello e Mirabellino, cascine e molini che più avanti saranno trasformati e ampliati. Rappresenta altresì il progetto per il giardino della Villa in direzione est, quale complesso sistema di viali e rondò solo parzialmente realizzato e il parco in tutto il suo sviluppo segnato dai due assi fondamentali: il vialone dei Roveri o della Santa, ora Cavriga in direzione ovest-est, con tre rondò (venne realizzato solo quello dei Tulipiferi) ed il lungo rettifilo sud-nord, che dalla così detta Valle dei Sospiri terminava nella visuale del "Gemetto".
Una seconda planimetria, conservata presso la biblioteca civica di Monza, propone la situazione del parco tra il 1808 e il 1812; anche questa è senza firma, data e note, completa la prima con un progetto globale con inserimenti quali la Cascina Frutteto e la Fagianaia, un laghetto a nord-est della Villa, la collinetta di Vedano a nord del Mirabellino, e a nord un bosco con rondò da cui si dipartono otto viali disposti a stella, la cosiddetta zona del Bosco Bello, che nasce dalla trasformazione di bosco di antica formazione, ordinato in un disegno geometrico a riquadri piantumati, delimitati da tracciati viari ortogonali e con fulcro nodale il Rondò della Stella, da cui si dipartono obliqui tracciati prospettici.
La pianta più importante è però quella del 1845 del tenente Brenna, redatta per il viceré Ranieri, appassionato di botanica, che a partire dal 1814, con il ritomo degli austriaci, risiedette nella Villa. Questa pianta è da considerarsi il progetto definitivo per i giardini e il parco, attuato in ogni parte e continuamente arricchito anche dopo l'avvento dei Savoia e l'annessione nel 1848 del complesso al Regno sabaudo.
Solo dopo il regicidio di Umberto I (1900) e 1' abbandono definitivo della Villa (1901) comincia la decadenza di tutto il complesso; dopo la prima guerra, mondiale e il passaggio dei beni della monarchia allo Stato (1919) la Villa e il parco vengono interessati da varie cessioni per destinazioni d'uso e utilizzi che implicarono gravi spoliazioni per la Villa e trasformazioni radicali per il parco. Come disegnato nella pianta del Brenna, nel suo insieme il parco, comprensivo dei giardini, si sviluppa dentro all'area, caratterizzato da percorsi intrecciantesi in senso orizzontale e verticale, assi fondamentali la direttiva prospettica (sud-nord) viale Mirabello-Gemetto e viale Cavriga (ovest-est). A nord di quest'ultimo troviamo il viale Vedano e il viale dei Maroni e, a sud, i giardini reali progettati dal Piermarini e trasfommati dal Canonica, come si può vedere in carte conservate presso la biblioteca cantonale di Lugano e in particolare "Il disegno che rappresenta un progetto topografico per la formazione del parco annesso al Palazzo reale di Monza" e il "Tipo dimostrante il progetto per i giardini e parco annessi alla Real Villa di Monza", carte con note esplicative di disegni topografici andati perduti.
I giardini vengono iniziati nel 1778 seguendo i dettami del "giardino formale", un elaborato "sistema" di geometrico disegno realizzato intorno alla Villa con parterres e broderies "alla francese", i boschetti reali, i frutteti, gli orti botanici, le serre. Nella parte retrostante la Villa oltre le terrazze si apre il "giardino all'inglese" costituito da prati con rade essenze "solitarie" prolungato oltre il fiume Lambro, attraverso il ponte delle catene. In tale zona il giardino era caratterizzato da ampi viali alberati incentrati sui rondò detti dei Castagni d'India e del Cedro del Libano. Molte note del fondo documentario e un ricco apparato iconografico costituito da oltre mille disegni ci forniscono interessanti notizie. I primi carteggi partono dal 1805 quando i giardini ideati dal Piermarini sono già in trasformazione secondo le direttive del Canonica; in quell'anno sono in corso grandi lavori di piantumazione, di ristrutturazione o demolizione di edifici rustici preesistenti, di costruzione dei serragli per gli animali selvatici.
Gli atti parlano della piantumazione di essenze acquistate dal giardiniere Luigi Villoresi nei vivai del Lago Maggiore e dello sfruttamento razionale delle acque. Per una "visualizzazione" descrittiva del parco si può sintetizzare che a nord-ovest del viale Cavriga sorgeva il cosiddetto "frutteto matematico", espressione straordinaria di razionale conduzione agricola dei fondi avviata dal Canonica, secondo un preciso disegno romboidale; ad est della villa Mirabello si trovavano i terrazzamenti fluviali della Valle del Lambro, ed al centro una vasta area agricola si estendeva oltre il viale dei Maroni fino all'inizio del "Bosco Bello" che a nord-est confinava con la vasta area del Serraglio dei Cervi. All'interno del parco vi erano molini, cascine e costruzioni varie (attualmente ne contiamo ancora 27), oltre alle Ville Mirabello e Mirabellino. Cito le più significative: la cascina S. Fedele, la "Frutteto", la Fagianaia, il molino S. Giorgio, la Torretta, il Tempio dorico del Laghetto, il portico del Serraglio.
Il patrimonio arboreo era ricchissimo, il paesaggio con il progetto del Canonica, vera e propria rivoluzione urbanistica degli inizi dell'800, venne completamente ridisegnato e definito con l'uso differenziato delle piantumazioni. Ai soggetti tipici della nostra pianura, famie, carpini, aceri, roveri, castagni, faggi, gelsi, noci eccetera, si aggiunsero un'infinità di varietà esotiche, querce rosse, cedri del libano, tulipiferi, tuje, ginko, eccetera; ai boschi si accostarono gli orti botanici e le serre dove le specie coltivate sono tantissime e particolari.
I documenti del 1806 e 1807 elencano tra l'altro 440 piante di tiglio,4000 peri selvatici,800 pomi selvatici, 12455 piante selvatiche di frutti, 1000 pini, eccetera. Nei documenti d'archivio del 1806-1808 notiamo una interessante notizia, più volte riportata, della demolizione delle terrazze e delle vasche presenti nel giardino "alla francese" che il Canonica sta trasformando "all'inglese", della demolizione del "caffè" e della darsena, di due giardini "Frutier e Potage", dell'inserimento di cancellate, compresa quella del "grande cancello principale", di manufatti edilizi e giochi ginnici; inoltre è dei medesimi anni la formazione del tracciato della Roggia del Principe per portare acqua al Laghetto del giardino. A partire dal 1814 sappiamo che vengono avviate opere di trasformazione delle serre dotandole di impianto di riscaldamento, vengono realizzate architetture varie, per il diletto, come, ad esempio, il Tempietto dei Cigni, le imbarcazioni del laghetto e il loro ricovero.
Dagli anni 1815 fino al 1860 segue i giardini e il Parco l'architetto Giacomo Tazzini e molti sono i suoi disegni conservati nelle carte d'archivio, e tra il 1840 e il 1850 una scuola per giardinieri è diretta da G. Manetti. Ancora con il passaggio ai Savoia della Lombardia (1859) il verde è molto valorizzato, il principe Umberto trascorre in Villa lunghi periodi di vacanza e il parco diventa il luogo ideale per le sue cacce.
Nel 1900 con il regicidio di Umberto I comincia 1 ' abbandono, le carte d' archivio non rivelano più la presenza di giardinieri in servizio a Monza e nel 1921 il parco segue le sorti della Villa, cessando di appartenere alla Casa Reale.
Non tanto migliore attenzione ha oggi tutto l'immenso complesso. Il patrimonio arboreo è stato molto compromesso nel disegno storico dalle radicali trasformazioni subite per l'inserimento dell'autodromo, dell'ippodromo, del golf, e da numerosi altri usi che hanno portato alla frammentazione e al degrado ecologico l'area verde; le specie vegetali deperite e abbattute sono state spesso sostituite in modo casuale e occasionale, gli stessi giardini "formali" all'ingresso della Villa sono scomparsi. Attualmente un ripristino della struttura originaria dell'insieme è certo improponibile, pur ritenendo occorra fame emergere e rivivere gli elementi fondamentali rimasti, cannocchiali, rondò, viali prospettici, alberature autoctone, attuando un urgente e doveroso programma di organizzata manutenzione insieme al restauro degli edifici e ad una gestione particolare e attenta della conservazione di questo eccezionale "unicum" bene monumentale.

* Soprintendente ai Monumenti e Beni culturali della Lombardia