Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 15 - GIUGNO 1995


Editoriale
Il ministro Baratta ha assicurato che il governo considera "centrale" la questione ambientale.
Ha confermato inoltre il suo impegno a istituire i cinque enti parco nel mezzogiorno, a gestire le competenze trasferite da tempo al Ministero dell'ambiente dal Ministero della marina mercantile, a coordinare meglio gli interventi sul territorio ed altre cose ancora.
Si tratta di buone notizie che fugano anche i timori suscitati dall'accorpamento del Ministero dell'ambiente e dei lavori pubblici e non possiamo non rallegrarcene. Ora però questi impegni debbono tradursi in comportamenti coerenti ed in atti concreti. Troppe cose si sono incancrenite in questi mesi perché alle parole non debbano ora seguire i fatti.
Strutture, organi, strumenti preposti alla programmazione, indirizzo e controllo del sistema nazionale della aree protette risultano oggi quasi sempre scarsamente funzionanti, insufficientemente utilizzati e non di rado praticamente inesistenti come la segreteria tecnica.
Dalle sedi ministeriali perciò pervengono ormai segnali fievolissimi, contraddittori e la loro capacità di ricezione non è certo migliore.
C'è un vero e proprio autismo che va assolutamente e al più presto superato. Il Comitato Stato-Regioni e la Consulta tecnica debbono funzionare perché possano svolgere il ruolo che ad essi assegna la legge. Per questo occorre un servizio conservazione della natura ed una segreteria tecnica degni di questo nome.
I direttori dei nuovi parchi nazionali vanno nominati.
Insomma è necessario un vero colpo di reni per ripartire se non vogliamo mancare improrogabili e importantissimi appuntamenti e scadenze nazionali e comunitarie.
Questo chiediamo al ministro; metta in pratica le indicazioni più volte ribadite dal Parlamento ma finora rimaste in larga misura disattese.
Anche alle Regioni e agli Enti locali è richiesto analogo impegno.
Con le elezioni del 23 aprile e del 7 maggio governi regionali e locali potranno contare su una stabilità che in passato gli è mancata o è stata precaria, con gravi conseguenze sul loro operato. Ebbene, ora non ci sono più alibi perché l'intero sistema istituzionale non possa funzionare a regime e collaborare.
Va superata innanzitutto l'attuale situazione a 'pelle di leopardo' la quale non ha più, se mai ne ha avuta, alcuna giustificazione.
Oggi vi sono Regioni dotate di parchi ed in regola con la legge nazionale.Ve ne sono altre che hanno recepito la legge nazionale ma continuano a non avere parchi. Ci sono poi Regioni le quali hanno istituito propri parchi, ma non hanno ancora provveduto a gestirli conformemente alla nuova legge-quadro. Vi sono infine Regioni prive di parchi e di qualsiasi tipo di legislazione in materia, pur avendo in molti casi speso non poco per effettuare ricerche e studi mai attuati.
Ugualmente differenziata è la situazione degli Enti locali. Oggi vi è certamente una maggiore attenzione e sensibilità per un tema fino ad ieri estraneo alle competenze e alle funzioni dei Comuni e delle Province. Sono cresciuti, ad esempio, i Comuni che non solo non si oppongono ma chiedono di far parte dei parchi. Anche le Provincie mostrano in genere un maggiore interesse per le aree protette che in taluni casi si è concretizzato nella istituzione di parchi e riserve provinciali.
Sono indubbiamente segnali positivi che è giusto registrare, ma siamo ancora ben lontani da un impegno continuativo e generalizzato.
Anche i parchi naturalmente debbono dimostrarsi sempre più all'altezza del compito al quale sono chiamate le istituzioni, ma anche l'associazionismo e la cultura del nostro Paese.
La fase attuale di faticosa, contrastata attuazione sul piano nazionale e regionale della nuova legislazione sulle aree protette vede i parchi, vecchi e nuovi, impegnati in un passaggio cruciale, in molti casi alle pre-se con una trasformazione istituzionale estremamente complessa; si pensi, ad esempio, alla maggiore snellezza prevista per gli enti di gestione e all'entrata in campo delle comunità del parco.
Procedere spediti e sicuri, lo sappiamo, non è semplice, ma è innegabile che è la prima volta che si aprono prospettive sino a ieri impensabili sia per quanto riguarda le competenze che le risorse di cui i parchi possono finalmente avvalersi.
Cadono, infatti, sia pure tra resistenze di ogni tipo, vecchi condizionamenti istituzionali e amministrativi, e dopo tanti anni si può contare su maggiori ed effettive competenze e professionalità.
C'è, insomma, una situazione in movimento, tutt'altro che statica nonostante tutti i ritardi, i sabotaggi e le incomprensioni che rendono tuttora il percorso accidentato. Di tutto questo avremo modo di discutere approfonditamente nell'assemblea nazionale del nostro coordinamento fissata per il prossimo settembre a Firenze.
Sono temi e problemi ai quali d'altronde la rivista ha dedicato e dedica molta attenzione, puntuali riflessioni e sui quali vorremmo semmai vedere maggiormente e più direttamente coinvolti i nostri lettori ed in modo particolare gli amministratori e gli operatori dei parchi.
Per quanto ci riguarda cercheremo di arricchire ulteriormente i contenuti della rivista, offrendo all'attenzione e riflessione del lettore nuovi problemi ed esperienze.
Gli allegati pubblicati in questi mesi, dedicati a realtà importanti come quella della Lombardia, a cui seguiranno fascicoli dedicati ad altre Regioni, riteniamo costituiscano oltre ad un significativo riconoscimento del nostro lavoro, un prezioso contributo ad una sempre più diffusa conoscenza delle realtà regionali delle aree protette.