Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 16 - OTTOBRE 1995


Prime prove di ascolto delle voci dei parchi:
l'incontro a Portonovo di Ancona
Nella confusione fin de siècle, non è mai chiarissimo se quello che si sta facendo rappresenti un passo avanti verso necessarie modernizzazioni, oppure se si è - magari involontariamente - parti di derive, frane o conseguenze della legge dell'entropia. I parchi sono passati dall'era delle lamentazioni sul loro essere prevalentemente "di carta" piuttosto che davvero funzionanti ad una fase nella quale parrebbe addirittura vicino il raggiungimento dell'obiettivo del 10% della superficie nazionale protetta e gestita da enti parco. E' un segno buono, di forza delle correnti culturali che a Camerino a suo tempo posero questo obiettivo, oppure il solito mostro onnivoro delle pubbliche burocrazie sta digerendo perfino quell'obiettivo, in assenza di una vigilanza critica da parte della cultura ambientalista che sia almeno pari al potenziale propositivo espresso in quegli anni a Camerino e dintorni? E questi nostri parchi reali, diversi da quelli ideali che ci immaginavamo a Camerino, producono esempi e valori tali da arricchire le spinte alla modernizzazione ecosostenibile, oppure sono la riprova delle ragioni degli scettici o - addirittura - dei nemici di allora? E' vero, oggi esistono importanti strutture di collegamento e di coordinamento, che permettono periodiche verifiche e che hanno portato addirittura ad una manifestazione nazionale ufficialmente voluta ed organizzata dal Coordinamento dei parchi. Inoltre altri modi di rapporto con il territorio e con la cultura vengono attuati dalla Consulta dei parchi, neonata ma già in azione. Tutto questo ci permette di essere realisticamente fiduciosi in un processo che si evolve positivamente? Non completamente e - soprattutto - non definitivamente. La realtà dei parchi non è diversa dalla realtà generale del Paese, che ovviamente riesce a condizionarla molto più di quanto si lasci condizionare. Pertanto far circolare le esperienze e le informazioni è per noi, che abbiamo l'opinione che i parchi siano uno dei laboratori della società del prossimo secolo, è questione assolutamente primaria. Già il Coordinamento nazionale dei parchi si era posto il problema dell'informazione ambientalista, ed aveva discusso allo stage di Passo Rolle cose che in buona parte nascevano dall'esperienza e dall'importante convegno di Torino del dicembre 1991, Media e ambiente, promosso dalla Regione Piemonte.
A Passo Rolle si fece tutti un piccolo passo avanti, perché salutammo la nascita dell'Aiga, l'associazione nazionale che raccoglie 120 giornalisti ambientalisti, e ci confrontammo prevalentemente con rappresentanti di grandi riviste nazionali fiorite negli ultimi dieci anni (in principio c'era solo Airone, oggi la situazione è molto cambiata), mettendo ancor meglio a punto le nostre tematiche. Nella riunione della Consulta nazionale dei parchi, che si è tenuta a metà maggio al Parco del Pollino, la mezza giornata conclusiva è stata dedicata proprio all'informazione ambientale, con una relazione specifica nella quale veniva tra l'altro preannunciato l'imminente incontro di Portonovo, diretto specificamente ai notiziari dei parchi, alla loro realtà ed alle loro prospettive. Nell'incontro di Portonovo le informazioni sono state fornite ancora una volta dal centro e dal nord d'Italia. Il Piemonte ha fornito esperienze ed analisi, l'Emilia-Romagna e la Toscana, ma anche la Lombardia, hanno detto la loro tenendo conto di un panorama di testate e di esperienze ricco e differenziato. A Portonovo si è realizzato un primo approccio tra la Scuola di giornalismo di Urbino e l'Ordine dei giornalisti delle Marche e una parte di quanti nei parchi curano la comunicazione, e la stampa dei notiziari. Si tratta di un rapporto in parte nuovo, che ha prodotto immediatamente analisi e contenuti interessanti in ordine al valore del prodotto giornalistico elaborato dai parchi. L'intervento di Mario Pastore e quello di Gianni Rossetti sono stati, anche a questo proposito, esemplari. Sul versante dei parchi, Gianni Boscolo, Oscar Bandini, Pier Giorgio Oliveti e molti altri hanno precisato il quadro delle testate già al lavoro, riprendendo le analisi contenute nella relazione di Boscolo, in quella della Del Mastro e in quella di Bruno Bravetti. Renzo Moschini ha avuto buon gioco, in sede di conclusioni dell'incontro, nell'individuare come nemico principale dei parchi non più lo speculatore ma la disinformazione, fatta di pregiudizi ma anche di ignoranza di realtà, e nel proporre una serie di rimedi, piccoli finché si vuole ma possibili da attuare nell'immediato: borse di studio alla scuola di giornalismo, stages, agenzia o coordinamento attraverso la stessa rivista da lui diretta, Parchi, e l'allargamento del discorso a tutta la gamma di comunicazioni che i parchi sono chiamati a fornire, compresa l'editoria, i video, eccetera. L'obiettivo è quello di fornire notizie agli stessi giornalisti, e di migliorare di molto la visibilità dei singoli parchi, e del complessivo fenomeno del sistema dei parchi e delle aree protette italiano.
Tornando, anche per concludere, ai "tormentoni" più generali relativi al fin de siècle, alle derive e all'entropia, mi pare che, dopo l'incontro di Portonovo, si possa mettere all'incasso una informazione certa: in forme peculiari e poco confrontabili tra loro, nascono isole di nuova informazione ambientalista prodotta da alcuni parchi. Nella Valle d'Aosta questo significa 47 fascicoli già usciti della Revue valdotaine d'histoire naturelle e la corposa esperienza del notiziario L'Evancon che, assieme a periodici rapporti con altri segmenti del modo dell'informazione, in qualche modo fanno sistema. Il Piemonte ha una realtà molto più ricca, della quale si è occupato Gianni Boscolo, fatta di Piemonte Parchi, del centro stampa della Regione messo a disposizione dei fogli dei parchi, del due per cento del ricco bilancio regionale per l'ambiente destinato a questo genere di investimenti, e di una rete di relazioni con i periodici di cui è ricco il Piemonte. E anche questo è un sistema, da capire e da confrontare con quello del Trentino, della Lombardia, dell'Emilia, della Toscana, della Liguria, eccetera, e con quello che sta nascendo in Regioni come la Lucania o la Campania, o l'Abruzzo, o le stesse Marche. Parcapuane e Crinali in Toscana non sono ancora un sistema, e non è detto che lo debbano diventare; il Gigante e Parco Secchia, in Emilia, assieme a Il giornale dei Boschi di Carrega sono l'avvio di nuove forme di rapporto con il territorio che vanno seguite con attenzione (specialmente l'esperienza de Il Gigante) per i differenti approcci e per l'attenzione al contatto con la gente. Il neonato Parco nazionale del Cilento ha già prodotto quattro testate diverse, che si stanno contendendo il titolo di periodico ufficiale del nuovo parco, con prodotti giornalisticamente ricchi e validi. Insomma: stanno fiorendo i tradizionali cento fiori, ciascuno geloso delle proprie caratteristiche, e ciascuno figlio della realtà che lo esprime. Una parte di essi, un "campioncino", si è ritrovata all'incontro di Portonovo ed ha ricevuto alcune proposte di collaborazione futura, in un contesto di nuova collaborazione tra giornalisti e operatori ambientali. Una ventina di testate autoprodotte hanno risposto all'appello della rivista Parchi, dell'Ordine dei giornalisti delle Marche e del Parco del Conero. Abbiamo verificato che a fronte di esperienze ormai chiuse ("scoppiate", ha detto Renzo Moschini) altre stanno per nascere in giro per l'Italia, e che la tendenza nazionale è ad aprire fogli, e non a chiuderli. Con la giornata dedicata ai parchi stampati, ci è parso di ricevere (e magari anche di dare) un buon contributo per andare a passo più spedito verso la modernità. Sarà vero? In questo fin de siècle, non si può scommettere su niente...
(M. G.)