Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 16 - OTTOBRE 1995


Le imprese nei parchi 
Andrea Ferraretto *

Le aree naturali protette possono rappresentare, adottando una definizione più aderente alla situazione italiana, uno strumento per la rivitalizzazione del tessuto economico e sociale delle cosiddette regioni deboli e marginali.
Partendo dalla disponibilità di risorse esistenti, l'ambiente naturale nel suo aspetto più completo è possibile con l'attuazione di specifiche politiche di conservazione attiva, rendere vantaggiosi per l'economia locale i vincoli imposti sull'uso del territorio.
Nell'immagine complessiva di "parco" vengono ad essere concentrati tutti gli elementi di attrazione presenti in una regione, dagli aspetti naturalistici a quelli architettonici, da quelli tradizionali a quelli culturali. In questo senso si indica il parco come distretto rurale-ambientale dove l'unione ed il "coordinamento" degli elementi caratteristici creano l'idea di una regione con peculiarità forti e ben visibili. La riconoscibilità della regione determina la possibilità di valorizzare e promuovere questi elementi, racchiudendoli in un'immagine, un marchio, tali da poter essere "commercializzati". Proprio in quest'ottica assume un ruolo determinante la capacità di gestire, in modo efficiente e manageriale, il "parco-distretto", volgendo le scelte e le iniziative verso un unico denominatore "ambientale" e contraddistinguendo il parco come località con caratteristiche uniche. E' su questo modello che, ad esempio, è stata improntata la gestione dei parchi della Gran Bretagna e che nel caso del Peak District National Park trova una delle più avanzate realizzazioni: qui il parco è perfettamente inserito nel contesto locale e svolge un ruolo di coordinamento tra i vari enti di governo del territorio, coinvolgendo la popolazione locale nelle scelte di sviluppo.
Le attività economiche che trovano spazio all'interno di un parco devono essere riconoscibili per la loro appartenenza a questo "distretto", contribuendo all'affermazione di un'immagine naturale e sostenibile. Tutte le attività sono, in qualche modo, collegate tra loro e creano un circuito economico che poggia sul marchio del
parco, simbolo di genuinità e di rispetto dell'ambiente naturale. Sono queste le cosiddette imprese "nell'ambiente", che, proprio nella conservazione e nella fruizione dell'ambiente naturale trovano la loro fascia di mercato.
In particolare gli imprenditori che si trovano ad operare nel settore della fruizione turistica del parco, dall'ospitalità alla ristorazione, dalle guide agli organizzatori turistici in generale, avranno di fronte a sé la necessità di compiere precise scelte che caratterizzino notevolmente la loro collocazione in questa particolare nicchia del mercato. Scelte che determinano la dimensione dell'impresa, i servizi che offre, le strategie di marketing, il rapporto con l'ambiente e con i potenziali clienti, la specializzazione della produzione.
Ogni aspetto di queste imprese realizzate nel parco le caratterizza per la loro appartenenza al contesto locale, per la loro aderenza all'idea stessa di parco e di turismo sostenibile. Allora, in questo quadro di riferimento, sarà opportuno realizzare imprese che rispettino i canoni di un turismo dolce, a basso impatto ambientale e con un alto grado di connotazione in chiave naturale, in termini di genuinità dei servizi offerti.
Non si renderanno necessarie grandi strutture né servizi di altissima qualità mentre saranno richiesti tutta quella serie di elementi che rendano riconoscibile il soggiorno in quella località specifica quali l'offerta di piatti tipici, la riscoperta di valori e tradizioni locali, la disponibilità di poter visitare e conoscere il territorio, la possibilità di rendere il soggiorno nel parco un'esperienza indimenticabile.
Ciò si riflette necessariamente sulle scelte di investimento e di dimensione dell'impresa: non occorrerà un investimento iniziale molto ingente e sarà opportuno pensare ad un'impresa "integrata" con il territorio e con il resto del sistema imprenditoriale locale.
Il modello più vicino a questa tipologia di impresa è sicuramente offerto dalla rete Gites de France, un'associazione che riunisce più di 50.000 strutture ricettive francesi, tutte contraddistinte dalle caratteristiche di piccole dimensioni, prezzi adeguati e buona qualità dei servizi. L'associazione pubblica 11 guide che catalogano gli esercizi per le loro caratteristiche, rendendo ogni catalogo il punto di riferimento per una determinata fascia di mercato. Una buona parte di questi esercizi si trova in regioni rurali, che talvolta coincidono con i 27 parchi naturali regionali e con i sette parchi nazionali. Da due anni è stata realizzata una collaborazione tra il WWF Francia e Gites de France: una guida segnala 100 indirizzi di gites panda particolarmente interessanti per effettuare un soggiorno nella natura, visitando i parchi. Per ognuno degli esercizi la guida fornisce informazioni specifiche sui periodi particolarmente suggeriti, sulle specie animali e vegetali caratteristiche della località, sui principali luoghi naturali, sulla presenza di osservatori e di sentieri natura, garantendo una serie di facilitazioni per gli ospiti iscritti al WWF.
In questo modo trova realizzazione la rete di "ospitalità diffusa" che consente di offrire strutture ricettive all'interno delle aree naturali protette, conservando, al tempo stesso, l'ambiente naturale ed offrendo un prodotto nuovo, richiesto dal mercato turistico. Tra l'altro questo tipo di ricettività offre la possibilità di recuperare il patrimonio architettonico esistente (masserie, casali, nuclei rurali) conservando il paesaggio e producendo effetti sociali positivi in termini di mantenimento della presenza umana in territori abbandonati.
Il tentativo di creare una rete di ospitalità diffusa in Italia è stata avviata dal WWF, nel Parco nazionale dell'Aspromonte, nell'ambito del progetto Cadispa (Conservazione e sviluppo in aree scarsamente popolate) che si svolge contemporaneamente in cinque regioni europee: Grecia, Italia, Portogallo, Scozia e Spagna e, nel corso di quest'anno, sarà esteso anche in Svezia. L'area prescelta, l'Aspromonte, simbolo dell'incapacità dello Stato di controllare il territorio, è stata per molto tempo legata alla sola immagine della criminalità organizzata e mai sarebbe stato possibile immaginare che dei turisti, provenienti dal Nord-Europa, potessero sceglierla per trascorrervi un periodo di vacanza.
L'altra area interessata dal progetto è il parco nazionale del Cilento-Vallo di Diano. Qui si è puntato sulla riscoperta e sulla valorizzazione delle produzioni tipiche locali, l'olio extra vergine d'oliva e le castagne. Un'opportuna scelta di produzione biologica dell'olio e la conseguente commercializzazione con il marchio di garanzia del Cadispa hanno consentito di diffondere Cilento verde, un olio di alta qualità, che, pubblicizzato sul catalogo del panda shop del WWF Svizzera è divenuto il simbolo della genuinità di questi luoghi, sinonimo di un ambiente ancora incontaminato, traino per le proposte di vacanze nel parco. E' questo l'esempio che dimostrata l'integrazione che si verifica tra i vari settori produttivi locali: l'agricoltura, la trasformazione dei prodotti agricoli, l'artigianato beneficiano dell'istituzione di un parco, inserendosi a pieno nel circuito di promozione e valorizzazione delle caratteristiche locali. In entrambi i casi, nell'Aspromonte e nel Cilento, il Cadispa ha coinvolto la popolazione locale nella riscoperta del proprio territorio e delle sue risorse: i progetti sono gestiti in collaborazione con cooperative locali che svolgono la funzione di battistrada per altri che vorranno seguire il loro esempio.
Sono esperienze importanti, in grado di incidere sul grado di consenso della popolazione locale nei confronti dell'istituzione dell'area naturale protetta che, in questi casi, dimostra di non essere soltanto un decreto governativo contenente norme e divieti ma un efficace strumento di sviluppo economico e sociale, in grado di offrire l'opportunità per la rinascita delle aree marginali.
Proprio per diffondere il messaggio che individua nei parchi nuove opportunità per la creazione di imprese legate alla conservazione attiva dell'ambiente naturale il WWF Italia ha avviato una collaborazione con la società per l'imprenditorialità giovanile (già Comitato per la legge 44/1986).
Nell'ambito del progetto missioni di sviluppo, programma operativo industria e servizi UE, il WWF ha affiancato la IG negli interventi di animazione territoriale. In tre regioni del Mezzogiorno, Calabria, Sardegna e Sicilia, sono state individuate le aree "deboli" che potessero rappresentare l'opportunità per realizzare progetti di creazione di impresa legati all'istituzione di aree naturali protette. Il Parco nazionale del Gennargentu, il Parco naturale regionale delle Madonie ed il Parco naturale del Pollino sono le aree dove, in nove scuole secondarie superiori di Comuni rientranti in questi parchi, si sono
svolti, nel corso dell'anno scolastico 1994-95, incontri tesi a creare una nuova motivazione personale alla scelta imprenditoriale nel settore del turismo sostenibile e della conservazione dell'ambiente naturale, indicando questa come concreta alternativa per il futuro di queste zone. Il campo d'azione della IG è peraltro stato esteso, di recente, proprio al settore turistico e di fruizione dei beni culturali non statali, in virtù della legge 236/1993: si tratta di un'importante opportunità, in grado di favorire proprio la nascita di nuove imprese innovative in questi due settori che, per prospettive di crescita del mercato, sono in espansione.
L'esperienza consolidata del Parco nazionale d'Abruzzo, dove il parco ha offerto lo stimolo per la creazione di una rete di strutture turistiche a basso impatto, puntando sui cosiddetti posti letto "a rotazione", sulla caratterizzazione del pacchetto turistico in chiave ambientale rappresenta l'esempio più concreto del modello di sviluppo sostenibile. Oggi, nei Comuni della zona, un grande numero di microimprese ruota attorno alle attività indotte del parco, prima tra tutte il turismo sostenibile.
I parchi quindi possono realmente trasformarsi in opportunità imprenditoriali, diventare il terreno fertile sul quale far crescere nuove imprese, create dai giovani che vivono in regioni considerate in ritardo, marginali allo sviluppo industriale e manifatturiero tradizionale. Però, perché ciò si realizzi davvero, è necessario spingere perché il sistema nazionale di aree naturali protette divenga realtà, uscendo dalle lungaggini burocratiche e dalle polemiche. E' necessario che i parchi siano dotati di organi efficienti e di manager competenti e diviene ancor più urgente destinare alle aree naturali protette finanziamenti consistenti, capaci di attirare investimenti e visitatori.
I parchi possono diventare gli strumenti per realizzare la politica di coordinamento degli aiuti e delle agevolazioni previste dalle normative nazionali e comunitarie, dagli aiuti all'agricoltura al sostegno a nuove attività imprenditoriali, per non contare le risorse finanziarie rese disponibili volte alla difesa degli habitat o del paesaggio rurale e, più in generale, per la conservazione dell'ambiente naturale. La realtà italiana, riguardo al problema dei finanziamenti, è, a dir poco, inesistente, tolte poche ed isolate eccezioni. Il programma triennale per le aree naturali protette 1991-1993 stenta ancor oggi a decollare, ritardando ulteriormente la possibilità di innescare un processo di sviluppo. Altri fondi, tra cui molti di emanazione comunitaria, non vengono neanche attivati per l'incapacità di redigere progetti credibili ed efficienti.
E' evidente che soltanto superando la fase attuale, pionieristica e priva totalmente di una programmazione seria degli interventi, agendo perché i parchi si trasformino realmente in strumenti di politica economica, sarà possibile cogliere le possibilità per realizzare un modello di sviluppo sostenibile basato sulla conservazione attiva dell'ambiente naturale. Trent'anni per giungere alla definizione di una normativa organica che desse vita al sistema nazionale di aree protette sono troppi, anni di grave ritardo e di mancanza di volontà politica che hanno impedito di elevare l'Italia all'altezza delle altre nazioni che, da tempo, hanno individuato e compreso l'importanza di questo settore. Occorre impegnarsi perché non passino altri 30 anni per vedere finalmente realizzati e funzionanti i parchi in Italia.

Intervista a Carlo Borgomeo,
presidente della Società per l'imprenditorialità giovanile

Una valida risposta ai problemi di sviluppo locale ed al fenomeno ormai dilagante della disoccupazione giovanile potrebbe scaturire anche dalla promozione e dalla creazione di nuove imprese nel settore ambientale.
Una convinzione che ha spinto la Società per l'imprenditorialità giovanile ad organizzare, alla fine dello scorso mese di giugno, un seminario internazionale sul tema "Ambiente e crea-
zione d'impresa in Europa", in collaborazione con l'Università europea dell'ambiente. Un'occasione importante per discutere delle opportunità offerte dalle nuove attività legate all'ambiente, ma anche per fornire agli operatori pubblici e privati le conoscenze per analizzare, valutare e sostenere i progetti di creazione di imprese nel settore ambientale.
Già dalla primavera del 1994 la IG SpA ha intrapreso un progetto sperimentale per la promozione di microimprese nei Parchi nazionali del Gennargentu e del Pollino ed in quello regionale delle Madonie, in collaborazione con il WWF Italia. Dal 1996, grazie al supporto finanziario dell'Unione europea, verrà realizzato un pro. gramma di formazione di manager ambientali per lo sviluppo sostenibile locale. Il programma, inserito nel Q.C.S.1994-1999, rappresenta una novità sullo scenario e rafforza il ruolo delle aree naturali protette come occasione per la creazione di nuove imprese. Abbiamo chiesto al presidente della IG SpA, Carlo Borgomeo, di approfondire questi argomenti.
Parchi: Ambiente ed impresa. Secondo lei è veramente possibile coniugare questi due termini nell'ambito di nuove politiche di sviluppo?
C.B.: L'esperienza di creazione di impresa fatta nel corso di quasi un decennio nel Mezzogiomo ha, senza dubbio, messo in risalto la distanza tra cultura dello sviluppo e cultura dell'ambiente. In molti casi, anzi, quest'ultima è stata recepita dal mondo imprenditoriale come una cultura avversaria. L'ambiente è stato considerato solo come area di vincoli e non come possibile area di sviluppo.
Parchi: Quali sono le attività legate al settore ambientale che in questo momento risultano in crescita o che comunque mostrano prospettive di sviluppo?
C.B.: Dal dibattito svoltosi in occasione del Seminario "Ambiente e creazione d'impresa in Europa" (26-27 giugno, ndr.) ho tratto la conclusione che gli spazi dove scegliere di operare siano molti e tutti con ampie prospettive di crescita. In generale si può dire che esistono due tipologie di imprese: quelle che operano "nell'ambiente" e quelle che operano "per l'ambiente". Proprio le imprese nell'ambiente sono quelle che maggiormente si presentano come opportunità di sviluppo per le aree marginali e rurali, aree che spesso coincidono con le aree naturali protette. Del resto gli esperti sono concordi nel ritenere che le opportunità esistenti siano ancora al di sotto delle potenzialità di crescita del settore. In particolare potrei citare alcune attività in espansione; disinquinamento dell'acqua e dell'aria; trattamento e riciclaggio dei rifiuti; produzione di energia rinnovabile; consulenza ambientale, audit, gestione; conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette; agricoltura a basso impatto ambientale; architettura e trasporto urbano; servizi per il miglioramento della qualità della vita; formazione ed educazione ambientale.
Parchi: Quali sono le prospettive per le imprese "nell'ambiente" offerte dall'attuazione della legge 236193?
C.B: L'articolo 1 bis della legge 236/93 ha, di fatto, esteso le agevolazioni previste per la nuova imprenditoria giovanile a settori di grande potenzialità (turismo, escluse le opere murarie, fruizione dei beni culturali non statali, manutenzione dei beni civili ed industriali, ndr.) in una prospettiva di promozione di nuove piccole e piccolissime imprese. Credo che la promozione e l'accompagnamento di nuove imprese legate all'ambiente meritino maggiore attenzione, soprattutto nelle regioni più svantaggiate. La legge 236/93, il cui regolamento di attuazione è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 agosto, può rappresentare un'importante occasione in questo senso.
Parchi: E' realistico pensare ad una strategia di promozione di nuove imprese nell'ambito delle aree naturali protette?
C.B.: Può essere realistico se interventi di questo tipo vengono collegati ad un piano più generale di sviluppo, tenendo presente che si opera in ambiti strettamente locali. E' ancora presto per valutare i risultati del progetto pilota avviato con il WWF Italia, ma vorrei ricordare che si è trattato di un esperimento collegato ad un ben più vasto programma di promozione di cultura d'impresa (missioni di sviluppo, ndr.) che la IG SpA sta conducendo in Calabria, Sardegna, Sicilia. Ciò non toglie che gli studenti delle scuole secondarie superiori che si trovano all'interno dei tre parchi abbiano potuto apprendere l'esistenza di una nuova opportunità legata alla conservazione attiva dell'ambiente naturale ed alla sua valorizzazione. Si tratta di proseguire su questa strada, creando le basi per nuove microimprese che operino "nella natura".

* Economista, Settore oasi ed aree protette WWF Italia Ha collaborato Francesca Mazzà