Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 16 - OTTOBRE 1995


Una soluzione per rilanciare l'occupazione e stimolare nuove capacità imprenditoriali in campo ambientale: l'esperienza della Provincia autonoma di Trento
Orlando Galas *

Con il piano urbanistico provinciale del 1987, strumento guida di tutta l'azione urbanistica della Provincia autonoma di Trento, il concetto di salvaguardia dell'ambiente viene riferito a tutto il territorio trentino. In questo quadro generale le aree definite ed individuate nel piano sono organizzate in sottosistemi differenziati che riguardano la protezione idrogeologica, la tutela complessiva del paesaggio e dei singoli beni culturali e ambientali, le foreste e i parchi. Quest'ultimo sistema comprende anche le riserve naturali e i biotopi che assieme ai parchi, secondo i dati riportati dal "Rapporto sullo stato dell'ambiente 1992" della Provincia autonoma di Trento, assommano a 100.310 ettari pari al 16,16% dell'intero territorio provinciale. Ma l'Ente pubblico non ha risposto alla domanda di ambiente solo attraverso le aree di tutela specifica.
Un forte impegno è stato rivolto alla protezione e valorizzazione diffusa di tutto il territorio trentino e la massima attenzione è stata rivolta ai riflessi occupazionali di ogni investimento.
Con l'entrata in vigore della legge provinciale n. 32 dd. 27 novembre 1990, istitutiva del Servizio ripristino e valorizzazione ambientale, la Provincia autonoma di Trento si è dotata di un'adeguata strumentazione che consente di proseguire in maniera stabile iniziative di interesse generale nel comparto ambientale e turistico-culturale, corrispondendo nel contempo alle esigenze di sostegno occupazionale per particolari fasce deboli di forza lavoro.
La legge sancisce il passaggio della competenza, già affidata all'Agenzia del lavoro, relativa all'attuazione del "Progetto speciale per l'occupazione attraverso la valorizzazione delle potenzialità turistiche ed ecologico-ambientali", direttamente all'amministrazione provinciale, che li fa propri e istituzionalizza i compiti.
Il "Progetto speciale", attivato nel corso del 1986 per dare un'urgente risposta occupazionale ai molti lavoratori espulsi dai processi produttivi, si è imposto all'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa nazionale ed internazionale per l'intuizione avuta non solo di impiegare i lavoratori rimasti disoccupati in attività di recupero ambientale, ma soprattutto per la capacità di creare occasioni di lavoro durature e nuove imprenditorialità nel settore ambientale.
L'esperienza legata all'attuale "Servizio ripristino e valorizzazione ambientale" prese le mosse a metà degli anni ' 80
La congiuntura economica era molto pesante. In tutt'Italia si toccavano i minimi storici di disoccupazione e di cassa integrazione dal dopoguerra. Anche in Trentino nel 1985 il tasso di disoccupazione raggiunse un livello molto vicino a quello nazionale (10% ca.). Lo stesso anno parallelamente le ore di cassa integrazione guadagni erogate in Trentino toccarono il massimo storico, pari a 6.987 milioni. Le rivendicazioni sindacali e del movimento dei lavoratori diventarono sempre più pressanti. Si invocava un piano straordinario per il lavoro.
Poi, il 19 luglio 1985, il terrapieno di contenimento di un bacino artificiale cedeva a causa delle infiltrazioni d'acqua e cancellava dalla cartina geografica la frazione di Stava. Quasi trecento le vittime: l'opinione pubblica rimase fortemente scossa. C'era da ricostruire, ma soprattutto c'era da ripensare il rapporto con il territorio. Si diffuse la consapevolezza che lo sfruttamento indiscriminato del territorio e il consumo delle risorse ambientali potrebbero portare a punti di crisi senza ritorno e a costi umani inaccettabili. Si affermò anche il fondato timore che "l'effetto Stava" cadesse come una scure sul florido movimento turistico provinciale. Nel pieno dell'emergenza, il governo provinciale intese rispondere alla duplice domanda di posti di lavoro e di difesa e valorizzazione del territorio anche ai fini turistici, affidando all'Agenzia del lavoro un progetto speciale. Questo strumento, denominato "Progetto speciale per l'occupazione attraverso la valorizzazione delle potenzialità turistiche ed ecologico-ambientali" decollò nel 1986, con oltre 400 occupati e fino al 1990 fu gestito dall'Agenzia del lavoro. Il punto di partenza fu l'intuizione di poter coniugare occupazione, difesa dell'ambiente e sviluppo turistico poggiando sulla valorizzazione e capitalizzazione del patrimonio naturale.
L'ambiente è la materia prima per il turismo trentino, che negli ultimi decenni ha avuto un autentico boom, imponendosi come settore economico trainante. E' accertato che il turista che viene in Trentino cerca soprattutto un ambiente sano, suggestivo, naturale.
Nel primo anno di operatività il 'Progetto speciale" diede una risposta immediata a centinaia di individui espulsi dalle fabbriche che da un giorno all'altro abbassavano le saracinesche.
I primi ad essere assorbiti furono gli ultra 50enni e le donne ultra 45enni cui veniva meno la protezione della "cassa integrazione guadagni" e che non avevano ancora maturato il diritto alla pensione.
Col "Progetto speciale" vennero subito impiegati e valorizzati anche molti giovani neodiplomati e neolaureati. Il progetto, inoltre, diede occupazione anche a decine di diplomate magistrali con la mansione di operatrici ambientali.
Il braccio esecutivo del progetto fu individuato da subito nel movimento cooperativo. La scelta era dettata da una serie di ragioni.
Innanzitutto le imprese mutualistiche garantivano una sensibilità intrinseca alle esigenze di solidarietà sociale. In secondo luogo erano già allora, e lo sono maggiormente oggi, profondamente radicate sul territorio. In terzo luogo esse potevano vantare una lunga tradizione, benché non fosse molto sviluppato il settore delle cooperative di produzione e lavoro. Proprio in questo comparto produttivo il progetto di ripristino e valorizzazione costituì la spinta decisiva allo sviluppo.
Nel 1990 il Consiglio provinciale, ritenendo esaurita la fase più strettamente legata all'emergenza occupazionale del progetto, ma giudicando assolutamente vitale la continuazione dell'esperienza in termini di combinazione tra risposte lavorative e sociali, turistiche ed ambientali, diede un impianto stabile al progetto assumendolo tra i compiti istituzionali dell'Ente. Con legge n. 32 del 27 novembre 1990 fu affidato il progetto ad una nuova apposita articolazione dell'amministrazione provinciale: il "Servizio ripristino e valorizzazione ambientale".
In basse alla legge, il numero e la tipologia dei lavoratori da impiegare nei vari progetti attivati dall'ente pubblico vengono indicati dalla Commissione provinciale per l'impiego. L'assunzione avviene quindi attraverso il movimento delle cooperative, più in particolare tramite il Consorzio territorio ambiente ed il Consorzio trentino ecologico di Trento. Gli interventi vengono gestiti dal "Servizio ripristino e valorizzazione ambientale" sulla base di un piano triennale e di un programma annuale approvati dalla Giunta provinciale. Le opere sono inserite secondo le indicazioni del piano urbanistico provinciale, in base a logiche di priorità ed equità territoriale ed alle proposte dei Comuni. I lavori inclusi nel piano triennale vengono poi affidati dalla Giunta provinciale alle cooperative mediante convenzioni, nelle quali sono specificate le assunzioni obbligatorie di soggetti deboli.

Tipologie degli interventi
Sentieri turistici

In Trentino si trovano migliaia di chilometri di sentieri a tutte le altitudini.
Il Servizio prevede la sistemazione di una parte di questi tracciati, al fine di renderli sicuri e agibili, ma evitando la proliferazione e l'ampliamento indiscriminato dei percorsi montani. Uno degli itinerari più famosi realizzati in Trentino è il "sentiero della pace": si snoda per oltre 450 chilometri in sentieri, strade forestali, camminamenti e trincee, dal Parco dello Stelvio alla Marmolada, ripercorrendo il fronte della prima guerra mondiale.

Aree di sosta
La diffusione della popolazione turistica e la presenza di numerose direttrici di traffico lungo i fondovalle hanno determinato la crescita esponenziale della circolazione su strada. Di qui l'attenzione verso le aree interessate a condizioni di elevato traffico umano e veicolare. E' stata felicemente sperimentata la creazione di aree di sosta di diverse dimensioni e caratteristiche, inserite nell'ambiente che le ospita ed attrezzate con parcheggi, gruppi di tavolo-panchine, cesti e bacheche.

Aree di fermata dei trasporti pubblici
Anche per questi punti disseminati su tutto il territorio si prosegue in un'opera di razionalizzazione, ammodernamento e uniformazione delle strutture, nel disegno di una caratterizzazione a verde e di abbellimento.

Zone lacustri e fluviali
L'acqua è ingrediente indispensabile per ogni forma di vita, mezzo di trasmissione e conservazione di energia, fonte economica inestimabile. Ma è anche un fattore estetico straordinario. Le principali aree lacuali sono meta nel periodo estivo di flussi turistici che spesso diventano veri e propri assalti di massa. Tale fattore, congiunto a situazioni di prolungata incuria e allo sfruttamento idroelettrico, ha determinato, in molti casi, l'innescarsi di problemi di più o meno rilevante degrado ambientale e paesaggistico. I lavori si ispirano a due obiettivi diversi: da una parte il recupero ecologico e la protezione dalle minacce di inquinamento; dall'altra la fruizione antropica di aree altrimenti abbandonate.

Aree ricreative
L'ambiente può e deve essere tutelato nel contesto di uno sviluppo organico ed equilibrato delle potenzialità culturali e turistiche. Tra i b di questo sforzo di sintesi ci sono anche le aree sportivo-ricreative. Percorsi di vita, itinerari per ippotrekking e rampichino e altri punti attrezzati vengono realizzati facendo attenzione a non propiziare un afflusso disordinato e distruttivo in spazi con delicato equilibrio ambientale. Uno sforzo è stato anche indirizzato all'allestimento di palestre di roccia per l'arrampicata sportiva.
Infine si svolge un preciso compito sul versante della valorizzazione dei parchi, delle aree alberate e verdi esistenti nei tessuti urbani anche ai fini della pratica sportiva e ricreativa.

Aree di interesse naturalistico
Di fronte alla crescente domanda di spazi naturali, la Provincia autonoma di Trento ha individuato e organizzato delle porzioni di territorio a parchi, riserve od aree di interesse ambientale. Questi perimetri non possono tuttavia soddisfare completamente la domanda di ambiente che viene dalla popolazione, residenziale e turistica. Il Servizio offre il suo contributo al miglioramento della vivibilità, attraverso la cura e rinaturalizzazione di aree di pregio ambientale, anche ai margini dei centri abitati.

Aree dissestate
Come noto, il Trentino è territorio ad alta fragilità idrogeologica. I fenomeni franosi, di crollo, di erosione, di sbarramento sono visibili lungo i versanti di tutte le vallate. I fattori naturali alla base dei dissesti sono quelli ricorrenti: notevole varietà di formazioni rocciose, accentuata pendenza dei versanti, azione dell'acqua dei torrenti, abbondanti precipitazioni atmosferiche. A questi si aggiunge l'azione dell'uomo.
Sulle ferite del territorio si interviene avvalendosi delle metodologie di ingegneria naturalistica felicemente sperimentate in questi anni.

Beni storico-culturali
Ovunque sul territorio si possono rinvenire chiese, castelli, capitelli e altri tesori, sia di grande impatto, sia cosiddetti minori.
Il Servizio offre un suo prezioso sostegno all'opera istituzionale delle autorità storico-culturali, operando su due versanti. Innanzitutto si interviene recuperando l'ambiente in cui i beni culturali e storici più importanti sono inseriti (prati e giardini circostanti, castelli, sagrati di chiese, muraccioli e scalinate di accesso, eccetera). Altresì su moltissimi elementi di interesse minore quali capitelli, lavatoi, reperti archeologici, eccetera, curando anche il consolidamento statico e ripristinando l'aspetto estetico delle strutture.

Piste ciclabili
Il Trentino si sta dotando di una rete ciclabile e ciclo-pedonale di oltre 400 chilometri che collegherà tutte le principali vallate. In capo a pochi anni si disporrà di una serie di percorsi sicuri e collegati tra loro che toccheranno le principali direttrici e centri turistici. Si vuole così fornire ai cicloamatori una reale alternativa agli spostamenti motorizzati casa-scuola o casa-lavoro ed un luogo sicuro per svolgere un'attività ricreativa.

Indagini e ricerche
Tra le funzioni espressamente attribuite al Servizio, c'è anche quella di supporto ad altre strutture pubbliche, per indagini e ricerche in campo territoriale ed ambientale. Grazie all'impiego di tecnici e operai, è stato possibile realizzare un'indagine a tappeto sullo stato degli allacciamenti fognari civili nel Basso Sarca, nella Valle di Ledro, Alta Valsugana, eccetera. Sono emersi dati interessanti sugli inconvenienti esistenti e sulla necessità di razionalizzare la situazione, ovviando a numerose puntuali cause di inquinamento delle acque.

Aiuto alla custodia di musei e castelli
Un'integrazione indispensabile alla fase del recupero è data sul versante della gestione e custodia del piccolo e grande patrimonio di arte e cultura esistente. La Provincia autonoma di Trento, anche attraverso il Servizio ripristino e valorizzazione ambientale, sta tentando di dare una soluzione duratura ed efficace a questa esigenza, impiegando in mansioni di custodia lavoratori delle fasce deboli, non utilizzabili nelle tradizionali attività di cantiere (in particolare le donne ultra 45enni).

Operatori ambientali
Uno degli aspetti maggiormente innovativi consiste in un approccio preventivo e culturale ai problemi del controllo e contenimento dei fenomeni di impatto antropico sull'ambiente.
Il Servizio individua nella figura degli operatori ambientali i soggetti professionalmente idonei a svolgere dette funzioni preventive. Attualmente sono in forza 53 giovani diplomati, selezionati e aggiornati grazie a costanti corsi di preparazione ed assunti a tempo indeterminato dai Consorzi cooperativi. Essi svolgono un'azione educativa nelle scuole di informazione per gli utenti, di controllo sul territorio e collaborano in attività di indagine e monitoraggio.

Conclusioni
Già nel 1949 il legislatore aveva previsto che gli interventi pubblici a sostegno dell'occupazione trovassero un equilibrio con la realizzazione di opere di pubblica utilità, ovvero nel perseguire interessi non solo dell'insieme dei lavoratori ma anche dell'intera collettività. Ma a causa di una visione distorta della spesa pubblica e dell'incapacità operativa, le previsioni normative del '49 non hanno avuto il giusto riscontro. Secondo alcuni economisti italiani il concetto di "work for welfare" ha invece trovato una sua applicazione proprio nell'esperienza fatta nel Trentino dal 1986, nel campo del ripristino e della valorizzazione ambientale in quanto, attraverso una forte e convinta convergenza tra le parti sociali, ha saputo coniugare una giusta solidarietà con una doverosa efficienza ed efficacia degli stessi interventi permettendo: il recupero di aree territoriali abbandonate o deteriorate, il miglioramento dei livelli di qualità della vita, il contenimento delle forme di emarginazione delle fasce deboli della popolazione, il mantenimento di flessibilità nel mercato del lavoro nonché lo stimolo a nuove imprenditorialità e a nuove professionalità tecniche nelle cooperative.
L'esperienza trentina potrebbe quindi essere un punto di riferimento, sia nel confronto aperto sulla riforma dei lavori socialmente utili, sia nel dibattito pubblico sul criterio di "economicità" (costi e benefici) dell'intervento pubblico.

* Dirigente Servizio ripristino
e valorizzazione ambientale
della Provincia autonoma di Trento