Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 17 - FEBBRAIO 1996

Faccia a faccia a Firenze tra
Regioni - Parchi - Ministero

Al secondo piano della sede della Regione Toscana, in via Cavour, di fronte al palazzo che fu di Lorenzo il Magnifico, in un piovoso mercoledì di fine gennaio, si sono ritrovate rappresentanze degli assessorati ai parchi di quasi tutte le Regioni italiane, in alcuni casi guidate dall'assessore (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Abruzzo), negli altri casi dai massimi dirigenti amministrativi (Piemonte, Sicilia, Valle d'Aosta, Veneto, Friuli, Lazio, Basilicata, Lombardia, Marche, Trento, Bolzano) .

Al tavolo della presidenza, sotto al gonfalone della Regione che dava il nome alla sala, c'erano il padrone di casa, assessore Claudio Del Lungo; il promotore dell'incontro, Bino Li Calsi, presidente del Coordinamento nazionale dei parchi e delle riserve naturali, che aveva chiesto a Del Lungo questa riunione nel corso della sua assemblea generale svoltasi a Firenze a fine ottobre 1995; Bruno Agricola, direttore generale del servizio conservazione della natura del Ministero dell'ambiente; e Cristina Daoussi, direttore del Centro delle Regioni euromediterranee per l'ambiente (Crea), una struttura della Comunità europea nata nel settembre 1995, e già in attività attraverso commissioni di lavoro che fanno capo anche ad alcune Regioni italiane "pilota" (I'Abruzzo, per la commissione "Spazi naturali e biodiversità"; la Sardegna, per "Qualità e gestione delle risorse idriche"; la Toscana e le Marche per i "Paesaggi mediterranei").

Dopo un'informazione di Cristina Daoussi sugli appuntamenti che il Crea propone, I'incontro èentrato nel vivo delle problematiche italiane, che sono certamente parte del discorso europeo e mondiale (la Conferenza di Rio), ma che presentano aspetti specifici che le Regioni, il Ministero ed i parchi debbono affrontare presto, bene, e - possibilmente - uniti, affinchèla nuova alleanza, con la natura assunta a Rio anche dalla Comunitàeuropea come obiettivo per il mondo intero, si traduca in italiano in fatti concreti.

Del Lungo, Li Calsi ed Agricola, nei tre interventi introduttivi, hanno - appunto - tradotto in italiano il richiamo alla protezione attiva dell'ambiente fatto, a nome dell'Unione europea, dalla Daoussi. Del Lungo ha ricordato la "Carta di Valencia" delle Regioni europee sui problemi dell'ambiente, ma ha anche notato come sia essenziale che l'ltalia "porti a casa" nel suo periodo di gestione del semestre europeo il massimo di posizioni di vantaggio nelle diverse strutture che la Comunità sta predisponendo; contemporaneamente è essenziale che si attuino pienamente le leggi italiane e regionali esistenti, dando vita finalmente al sistema nazionale di aree protette, coordinato con i sistemi regionali.

Li Calsi ha inquadrato il ruolo che il Coordinamento nazionale dei parchi puòavere come interlocutore delle Regioni e del Ministero, evidenziando il valore del libero associazionismo di 85 tra parchi regionali e nazionali, equivalente ad oltre un milione e mezzo di ettari effettivamente protetti da Enti funzionanti. Dopo aver formulato precise proposte in ordine al miglior funzionamento del Comitato Stato-Regioni a seguito del primo triennio di "rodaggio", ha illustrato nel dettaglio l'attività del Coordinamento e le occasioni di collaborazione che si presenteranno nei prossimi mesi.

Agricola ha ripreso il tema del Comitato per le aree protette scaduto, proponendo alcune possibili variazioni ed integrazioni, ed ha l'ornito preziose informazioni su molti problemi aperti (dai finanziamenti piùo meno incerti, alle questioni procedurali per la liquidazione dei fondi del piano triennale, dalle prospettive nei rapporti tra strutture regionali e strutture ministeriali, che si potenziano in misura notevole, grazie al trasferimento dei dipendenti e delle strutture dell'ex Ente cellulosa e carta, allo stato di attuazione della 'carta della natura".

Sulla collaborazione con il Coordinamento nazionale dei parchi, Agricola ha esplicitamente affermato: "Nulla vieta di tenere presente il Coordinamento, che rappresenta l'esperienza di chi lavora effettivamente e quotidianamente nei parchi, riprendendo una antica collaborazione. Il 1996 puòessere davvero un anno di svolta, purchèsi riesca a lavorare assieme. Con i parchi, e con le Regioni. Perchè una seria politica per i parchi non si fàsenza o contro le Regioni.

Il dibattito, come era inevitabile, ha posto molte ulteriori domande, ed ha reso piùcomplicate le possibili risposte, perchèquando si affrontano insieme problemi vecchi di anni, e complicati da spinte e controspinte politiche, economiche e culturali si entra davvero nella realtàprofonda delle cose che, a questi livelli, sono complicate. Renzo Moschini, direttore di Parchi, intervenendo aveva affermato che una delle ragioni che avevano reso necessaria la riunione era la necessitàdi riequilibrare il discorso complessivo che si sta facendo in Italia sui parchi verso i parchi regionali, essendo in corso uno sbilanciamento di attenzione verso i parchi nazionali, comprensibile ma pericoloso. Infatti sono molti i parchi regionali esistenti, ed hanno una serie di problematiche aperte, da affrontare, proprio perchèle situazioni concrete sono molto diverse tra loro, e proprio perchènon esiste un modello unico, applicabile ovunque. Sicchè diventa essenziale per tutti che nel sistema dei parchi previsto dalla legge 394 resti ferma la presenza comune di parchi regionali e nazionali, con pari dignità , e governati dal principio della "collaborazione leale". Occorre quindi una riflessione nazionale complessiva ed una visione unitaria da parte anche del Ministero: ed èper questo che non ci vanno bene le settimane nazionali organizzate solo per mostrare i parchi nazionali. Nella nostra festa nazionale invitiamo e promuoviamo sia i parchi nazionali che quelli regionali. Perchèil Ministero non fàaltrettanto'? Renzo Moschini ha anche sottolineato, con una battuta, che esiste una reale difficoltà ad avere in tempo utile informazioni precise sui finanziamenti o sull'attività del Ministero. "Di tutte le cose interessanti che Agricola ci ha detto oggi, non èuscito nessun articolo o nessun documento. Come facciamo ad avere normalmente queste necessarie informazioni? Mica possiamo ricorrere alle intercettazioni telefoniche. . . ! "

Alcuni dirigenti regionali hanno lamentato il carattere "misto" della riunione. A loro avviso, occorrono incontri di assessori, o incontri di funzionari, mentre il "mix" sarebbe fuorviante. L'opinione complessiva di tutti gli intervenuti, però, è stata un'altra. Si avvertiva da molto tempo la necessitàdi fare il punto sui problemi, coinvolgendo nella stessa sede quello che Stefania Pezzopane, assessore ai parchi della Regione Abruzzo, ha chiamato "il triangolo equilatero", costituito dai parchi, dalle Regioni e dal Ministero. Se quel triangolo si squilibra, se i lati si allungano o si accorciano, il sistema dei parchi non decolla e non funziona, ed il 1996 non saràun anno di svolta. Questa immagine del "triangolo equilatero" è piaciuta, ed èstata ripresa da molti. Ma se è vera la tesi che l'immagine sostiene, a me pare evidente che ciascun "lato" nel momento del confronto deve essere rappresentato al meglio delle sue componenti strutturali (politiche e tecniche).

Insomma, se assieme ad Agricola ci fosse stato il Ministro, sarebbe stato meglio; se tutti gli assessori fossero stati presenti assieme ai funzionati, idem. Se il Coordinamento parchi avesse avuto presenti tutti i presidenti e tutti i funzionari... avremmo fatto la Conferenza nazionale sui parchi, che chiediamo da anni. Ma anche così, l'incontro di Firenze del... "triangolo equilatero" ha avuto un valore alto di primo passo, di primo pietrone in uno stagno da troppo tempo piatto.

E ora vediamo i contenuti del "pietrone" tirato nello stagno. Intanto da pare di tutti si èlamentata l'assenza di un effettivo coordinamento tra gli assessori regionali ai parchi. Del Lungo, concludendo, si èimpegnato a riferire al coordinamento nazionale affinchèla questione si risolva al piùpresto. L'assessore ligure, Egidio Banti, ha alfermato che mentre esiste un coordinamento anti parchi che èattivo e presente nel Paese, non esiste l'indispensabile "alleanza" istituzionale per i parchi, e non esiste una collaborazione leale ed efficace tra i parchi nazionali e quelli regionali.

Sulla base dell'esperienza dei sei parchi liguri (che formano un doppio corridoio, appenninico e costiero), Egidio Banti ha esposto alcuni temi di riflessione relativi ad alcuni aspetti attuativi delle leggi nazionali e regionali (esempio il rapporto tra Consiglio direttivo e Comunitàdel parco).

L'assessore ai parchi della Regione Umbria, Ada Girolamini, ha approvato il taglio complessivo dell'incontro, ed ha puntualizzato una serie di questioni aperte che dovranno essere risolte in breve tempo per poter rendere efficaci le legislazioni regionali giàoperative, come quella umbra, e per rendere produttiva la collaborazione interregionale all'interno di parchi nazionali come quello dei Sibillini, che coinvolgono territori di diverse Regioni. L'assessore all'ambiente della Regione Emilia-Romagna, Renato Cocchi, ha osservato che nel coordinamento tra le Giunte regionali ètempo di decidere che ci sia una differente capacitàpropulsiva: il settore dei parchi non puòrimanere uno dei piùtrascurati. La rappresentanza regionale nel Comitato per le aree protette dovrebbe essere la piùampia possibile: al limite le si invitano tutte, "interpretando" un passaggio poco chiaro della legge in senso estensivo. Una nuova attenzione delle Regioni nel loro complesso, un loro diverso coinvolgimento in sede ministeriale e governativa, nuove procedure nella distribuzione dei fondi del triennale, non sono peròpassaggi sufficienti al decollo del sistema dei parchi.

Occorre infatti - a parere di Renato Cocchi - definire i criteri degli interventi nazionali a favore dei parchi regionali per obiettivi seri, e non solo sulla base dell'estensione territoriale. Inoltre l'intero rapporto tra Stato e Regioni deve cambiare.

Non èpossibile che alle Regioni spettino doveri ed oneri, e allo Stato gli onori. Non va bene che le Regioni vengano convocate dal Ministero solo per sentirsi dire cosa devono fare. Non va bene che la Conferenza Stato-Regioni sia diventata solo un organismo burocratico di ratifica. E' possibile ed opportuno studiare e mettere in opera forme di partnership tecnica e di collaborazione nell'individuazione delle politiche e delle strategie tra le Regioni, il Ministero e il Governo.

Ci sono temi (il rapporto agricoltura/ambiente, il rapporto turismo/ambiente) che coinvolgono necessariamente piùMinisteri e tutte le Regioni. Le diverse politiche vanno integrate assieme ai parchi. Ed occorrono sedi efficaci affinchèquesto avvenga davvero. La stessa proposta "Ape" in questa logica e con questo respiro puòessere anche una grande idea. Ma non puòdecollare efficacemente se i parchi nazionali sono figli del Ministero, quelli regionali delle Regioni, e non c'ènessun sistema nazionale complessivo all'interno del quale si stabiliscono le priorit&agrave, le politiche e gli interventi.

Questo, nelle sua varie componenti, èil contenuto del "sasso" che a Firenze il triangolo equilatero Parchi - Regioni - Ministero ambiente ha gettato nello stagno del dibattito nazionale sulla nuova alleanza con la natura. Le tre repliche finali dei tre relatori (Li Calsi, Del Lungo e Agricola) non hanno aggiunto materiali ulteriori, pur fornendo chiarificazioni rispetto a differenze di posizioni che restano nette tra lati del triangolo. Ad esempio, il lato ministeriale ha risposto al lato Regioni, in particolare alle richieste dell'assessore dell'Emilia-Romagna, con un "distinguo" tra opinioni tecniche e posizioni politiche che ha rinviato la sostanza del dissenso ad altra occasione, mentre le differenze tra il lato del triangolo equilatero rappresentato dagli interventi di Li Calsi e Moschini ed il lato ministeriale ha visto Agricola riproporre la distinzione tra parchi nazionali e regionali, sulla base del pronunciamento della Corte costituzionale e delI'Unione europea, lasciando anche in questo caso spalancato un terreno di ulteriore confronto e di approfondimento.

Tuttavia, al di làdelle differenze che permangono, l'incontro chiesto dal Coordinamento parchi e voluto dall'assessore toscano ha fornito a tutti gli intervenuti un quadro complessivo di tematiche attorno alle quali èpossibile un lavoro comune, efficace e puntuale, tale da rendere davvero il 1996 un anno di svolta. Sono stati ricordati gli appuntamenti che ciascun "lato" per suo conto e senza pretendere di invadere spazi altrui si èdato. Ma si sono ricordati anche appuntamenti troppo a lungo mancati, come la Conferenza nazionale sulle aree protette, che dovràvedere tutti impegnati, sempre che chi avrebbe il dovere di convocarla, la convochi.

Nel pomeriggio piovoso di quel mercoledìdi fine gennaio, l'incontro di Firenze era giàalle spalle del... "triangolo" non ancora equilatero, ma, forse per la prima volta dopo tanto tempo, di nuovo in movimento, in collegamento, e con un'agenda comune. I prossimi mesi ci diranno se èun peccato di ottimismo pensare che si sia trattato di una mattinata ben spesa, che potràprodurre - se il clima resteràquello, le premesse saranno sviluppate e le promesse saranno mantenute - positive ricadute nei parchi regionali e nazionali, negli assessorati e negli uffici parco delle Regioni, e nelle varie stanze ministeriali, compresa la sala del trono.
(M. G.)