Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 17 - FEBBRAIO 1996


Ipotesi di un sistema regionale di aree protette in Calabria
Cosimo Cuomo *

L'assetto del territorio regionale si avvierà verso delle significative trasformazioni in materia di aree protette se si darà corso concretamente a quanto previsto nelle disposizioni legislative degli ultimi 5-6 anni.
Si può schematicamente identificare con la legge n. 394/91, "legge-quadro sulle aree protette", il momento legislativo che segna il passaggio dal vecchio al nuovo assetto territoriale e che delinea le coordinate generali della prossima politica di tutela ambientale per gli anni a venire.
Prima della legge-quadro, nel vecchio assetto quindi, la rete delle aree protette era sostanzialmente costituita da:

- Parco nazionale della Calabria 15.976 ettari

- Riserve naturali biogenetiche 5.500 ettari circa -

- Riserve naturali orientate 10.780 ettari circa

- Riserve faunistiche 1.306 ettari circa

- Riserve regionali (già delimitate) 3.500 ettari circa

- Parchi intercomunali 940 ettari circa

Totale (aree già delimitate) 38.002 ettari

In termini percentuali il rapporto tra la superficie delle aree protette (38.002 ettari) e la superficie territoriale regionale (1.508.032 ettari), risultava estremamente basso, pari a circa il 2,5%. E' utile confrontare questo dato con la percentuale di superficie forestale presente in Calabria, la quale risulta essere pari a 1.346.161 ettari, corrispondente all'89,3% della superficie regionale.
Risultava evidente a questo punto la sproporzione tra aree protette (2,5%) e patrimonio forestale (89,3%) che, molto sinteticamente, può essere considerato un indicatore generico ma abbastanza significativo (anche se non l'unico) della consistenza nel suo complesso del patrimonio ambientale presente in Calabria.
Bisogna considerare anche altri due aspetti.
Il primo è che negli stessi anni (1988) a livello nazionale la quota di superficie protetta era del 4,3%; il secondo è che il dibattito culturale promosso dalle associazioni ambientaliste faceva registrare formalmente, già dal 1982 nel terzo congresso mondiale sui parchi nazionali tenutosi a Bali in Indonesia, la definizione della quota minima necessaria di percentuale di superficie protetta a livello di almeno il 10%. Questa linea culturale ha condizionato positivamente la definizione della legge-quadro in Italia, che ha recepito l'obiettivo del 10% uniformandosi in questo modo alla tendenza internazionale.
Un secondo elemento di debolezza delle aree protette in Calabria è quello relativo alla loro estrema frammentazione sul territorio regionale; significativo, a titolo di esempio per tutte le altre situazioni, la configurazione del Parco nazionale della Calabria suddiviso in tre porzioni di cui una nella Sila Grande (CS) con 7.084 ettari, una in Sila Piccola (CZ) con 5.688 ettari ed infine un'altra in Aspromonte (RC) con 3.200 ettari.
In termini di efficienza gestionale finalizzata ad un corretto equilibrio tra conservazione e valorizzazione, l'estrema polverizzazione sul territorio e la scarsa consistenza dell'estensione di tali aree ha comportato una serie di problemi, tra i quali:

  • bassa capacità di carico e quindi scarsità dell'offerta di beni ambientali con conseguente perdita di "domanda" a favore di altre aree regionali concorrenti più organizzate (in particolare Basilicata e Sicilia)
  • minori possibilità di sperimentazione di tecniche di ripopolamento faunistico e di salvaguardia di specie rare o comunque tipiche del patrimonio regionale
  • frammentazione e difficoltà di coordinamento della ricerca scientifica universitaria nel campo della conservazione ambientale e dello sviluppo compatibile in aree protette
  • mancanza di raccordo con le politiche comunitarie attraverso le quali sarebbe stato possibile favorire il mantenimento e l'incentivazione di attività legate alle tecniche di produzione agricole e artigianali tradizionali nelle aree protette
  • mancanza di influenza, da parte delle aree protette verso le aree limitrofe, in termini di indirizzo e coordinamento delle politiche territoriali
  • limitazione delle attività di educazione e di promozione dei valori ambientali ad obiettivi di medio-breve periodo
  • assenza di una banca dati sulle attività di conservazione ambientale
  • assenza di una rete di monitoraggio finalizzata al coordinamento, al controllo, alla prevenzione e al supporto delle azioni di programmazione.

La politica di tutela del territorio in generale e delle aree protette in particolare, in Calabria ha risentito di questi problemi. Nel quadro della programmazione socio-economica e della pianificazione territoriale di livello regionale, infatti, non si è registrato fino a questo momento nessuna azione strutturale volta al consolidamento della rete delle aree protette nonché al potenziamento della strumentazione necessaria ad avviare concretamente azioni di tutela sul territorio.
E' da registrare, infatti, l'assenza del piano territoriale di coordinamento regionale, del piano paesistico, dei piani di bacino e di qualsiasi altro strumento di programmazione settoriale inerente la tutela e la valorizzazione ambientale.
L'esperienza del primo piano triennale per l'ambiente non ha portato sostanziali elementi di novità in questa direzione, proponendo non una logica di "sistema" del settore ambientale bensì una visione particolare e frammentaria degli interventi. In questo contesto le politiche di tutela ambientale a livello nazionale, invece, hanno fatto registrare, seppur con ritardo, dei significativi passi in avanti con positive ripercussioni anche sul territorio regionale.
L'aspetto più significativo è costituito dall'istituzione dei nuovi parchi nazionali in Calabria:

  • Parco nazionale del Pollino, 200.000 ettari in totale di cui 102.937 in Calabria.
  • Parco nazionale dell'Aspromonte, 90.000 ettari circa.

Sommando le nuove superfici a quelle già esistenti si avrà:

  • 1. aree protette già esistenti (esclusa la porzione di Parco nazionale della Calabria ricadente nell'area dell'Aspromonte perché compresa nella nuova delimitazione del Parco nazionale dell'Aspromonte) 34.798 ettari 2. Parco nazionale del Pollino 102.937 ettari 3. Parco nazionale d'Aspromonte 90.000 ettari 227.735 ettari L'assetto territoriale complessivo della Regione cambia notevolmente a favore di una maggiore tutela del patrimonio ambientale: si passa sostanzialmente dal 2,5 % circa al 15% della superficie regionale sottoposta a tutela. Se consideriamo anche le riserve regionali per le quali la Regione Calabria ha già deliberato favorevolmente nel merito (Parco regionale delle Serre Calabre, Riserva della Foce del fiume Crati e Riserva del lago di Tarsia), nonché tutta un'altra serie di tipologie di aree protette (riserve marine, parchi di livello intercomunale, eccetera), è possibile stimare un ulteriore aumento della superficie che sarà sottoposta a tutela, ipotizzando nel medio periodo una percentuale complessiva rispetto alla superficie regionale pari al 16% circa. Risulta evidente che parallelamente al positivo cambiamento previsto in termini quantitativi, passaggio dal 2,5% al 16%, bisogna considerare anche una serie di problemi relativi a:
  • qualità della distribuzione delle aree protette, nel senso che deve essere verificata la corrispondenza tra queste e la localizzazione del patrimonio ambientale esistente
  • lo specifico settore delle aree protette deve raccordarsi con le linee generali del processo regionale di programmazione dello sviluppo socio -economico e territoriale
  • definizione di un modello gestionale del patrimonio dei beni ambientali attraverso una legge regionale quadro che, facendo leva sulla rete delle aree protette, punti ad avviare nuove forme di sviluppo compatibile tali da garantire nel tempo forme adeguate ed incisive di tutela e di valorizzazione del patrimonio disponibile.
Proposta di intervento
Le proposte rispetto al quadro prima delineato sono le seguenti. Relativamente al problema della nuova distribuzione territoriale delle aree protette in Calabria bisogna partire dal seguente ordine di considerazioni.
Il territorio regionale comprende, dal punto di vista della copertura vegetale ed, in particolare, della copertura forestale, alcuni grossi sottosistemi:
  • il massiccio del Monte Pollino
  • la dorsale appenninica tirrenica (catena costiera paolana)
  • l'altopiano silano
  • le Serre catanzaresi - il Monte Poro
  • il massiccio aspromontano.

A fronte di questo consistente patrimonio ambientale, il nuovo assetto territoriale delle aree protette in Calabria, così come delineato dalla legge-quadro, tende a coprire essenzialmente la parte a nord con il Parco del Pollino, e la parte a sud con il Parco dell'Aspromonte.
Rimane sostanzialmente debole la parte centrale della regione coincidente con l'altopiano silano, una delle aree di maggiore consistenza e valore ambientale; dopo la legge-quadro, infatti sulla Sila rimangono le due porzioni dell'originario Parco nazionale della Calabria (area della Sila Grande e area della Sila Piccola) sempre separate tra di loro e declassate a parco regionale (articolo 35, legge-quadro 394/1991). A questo proposito, in considerazione anche della distribuzione territoriale delle risorse ambientali, si può ipotizzare un riequilibrio della distribuzione territoriale delle aree protette, organizzate secondo una logica di "sistema regionale".
Lo scenario che si propone comprende un nuovo assetto delle aree protette all'interno del quale ogni singolo elemento del sistema contribuisce al rafforzamento della rete regionale nel suo complesso.
L'elemento centrale della proposta di "Ipotesi di un sistema regionale di aree protette" è costituito dall'istituzione del nuovo Parco nazionale della Sila, tendente a ricucire le due porzioni attualmente separate del precedente Parco nazionale della Calabria (Sila Grande e Sila Piccola). Gli altri elementi del sistema che sono stati individuati corrispondono alle aree da destinare a parchi regionali; questi coincidono, in gran parte, con i territori delle comunità montane situate intorno all'altopiano silano.
I nuovi parchi regionali che si verrebbero a determinare sono disposti a corona intorno al Parco nazionale della Sila:

  • Parco naturale regionale dei Monti Reventino-Tiriolo-Mancuso (coincidente con i territori ricadenti nella Comunità montana dei Monti Reventino-Tiriolo-Mancuso)
  • Parco naturale regionale del Patire (prevalentemente coincidente con i territori della Comunità montana della Sila Greca Cosentina)
  • Parco naturale regionale della dorsale appenninica tirrenica (cosiddetta dorsale paolana, ricadente per la gran parte nei territori delle Comunità montane dell'Appennino Paolano, del Busento e delle Serre Cosentine).

Il ruolo dei parchi naturali regionali, all'interno della proposta di "sistema regionale", è essenzialmente quello di svolgere un'importante funzione di filtro verso le aree del nuovo Parco nazionale della Sila dove maggiori sono le esigenze di controllo per una più efficace azione di tutela e conservazione.
Le altre funzioni legate alle peculiarità proprie di ogni area sono quelle:

  • dell'azione educativa e promozionale verso un corretto approccio alle modalità di fruizione delle aree protette
  • del coordinamento di sperimentazioni di nuove forme di valorizzazione turistica e di fruizione naturalistica
  • della promozione di attività produttive secondo i principi generali dello sviluppo compatibile. Oltre all'istituzione di un sistema regionale di aree protette, sono emerse dal dibattito regionale una serie di altre proposte; tra le più significative vi è la "proposta di legge regionale recante &laqno;norme per l'istituzione di aree protette» nella Regione Calabria", d'iniziativa delle associazioni ambientalistiche e dell'Università della Calabria, del 1991.

La proposta di legge regionale prevede l'istituzione di una serie di aree da sottoporre a tutela suddividendole in diverse tipologie:

  • parchi naturali regionali
  • parchi pubblici comunali o intercomunali
  • riserve naturali regionali, a loro volta distinte in riserve naturali integrali/orientate/parziali
  • monumenti naturali.

In conclusione, nella Regione Calabria, il futuro dei parchi e delle aree protette in generale nonché lo sviluppo socio-economico possono diventare obiettivi di una comune prospettiva di crescita civile e culturale, a condizione che si crei il necessario sostegno degli enti pubblici, degli operatori culturali e delle forze imprenditoriali.

* Architetto